Ovviamente, essendo qui Alberto Sordi il protagonista e mattatore assoluto, la parola “eroe” va letta con le virgolette. Alberto Menichetti dell'eroe non ha proprio niente; ne rappresenta invece l'esatto contrario: pusillanime, meschino, privo di spina dorsale. Terrorizzato dalla possibilità di fare un passo sbagliato, cerca di evitare qualsiasi situazione difficile finendo inevitabilmente per cascarci dentro fino al collo, in una spirale di piccoli e grandi equivoci che nel finale si avvita portandolo sull'orlo della follia. Il film di Monicelli si colloca esattamente a metà strada tra il comico e la pungente commedia all'italiana, offrendo a un Sordi in gran vena l'occasione di salire sopra...Leggi tutto le righe fin quasi all'esagerazione. L'attore romano è comunque assecondato da un cast di tutto rispetto e i suoi rapporti con i colleghi d'ufficio (Mario Carotenuto, Leopoldo Trieste, Franca Valeri e il “boss” Alberto Lattuada) disegnano uno spaccato sociale interessante e divertente. Meno centrato, ma sempre ben studiato, lo spazio interfamiliare: Alberto vive con due vecchie signore (una è l’esplosiva Tina Pica, qui sottotono). Per quanto riguarda l'amore il suo sogno sarebbe la giovane Marcella (Giovanna Ralli), ma lei sta già con l’enorme e sbrigativo Fernando (Carlo Pedersoli, ovvero Bud Spencer, riconoscibile da alcune espressioni più che dal viso). Tutta l'attenzione di Monicelli è per Sordi, che domina la scena dall'inizio alla fine lasciando agli altri le briciole. La storia così perde un po' in verosimiglianza, pur restando a suo modo simpatica. Un film per ridere, non a crepapelle ma a bassa voce, pensando che i “nostri tempi” di Rodolfo Sonego (soggettista e cosceneggiatore) e Monicelli in fondo non sono ancora passati e di gente come Alberto Menichetti ne esiste ancora tanta. Un film tipicamente sordiano.
Sordiano, prefantozziano, debordante. Sordi inventa espressioni e atteggiamenti strepitosi, che a un certo punto, quando troppo si pigia sull’inverosimiglianza, girano a vuoto, per poi tornare a buoni livelli nelle operazioni finali di confronto presso il commissariato. Ma i primi 40’ sono strepitosi. Uomo meschino, tremebondo, che si ficca nei guai prima in ufficio poi nella vita personale, il personaggio di Sordi è circondato da caratteristi adorabili.
Formidabile caratterizzazione sordiana al massimo del suo viscidume, dell'untuosità servile, dell'arrivismo. Impagabile nei piccoli gesti, nelle espressioni (la scena del cappello... ), e con un gruppo di colleghi (in senso reale e filmico) clamoroso, dalla Valeri a un maestoso Carotenuto. C'è anche Pedersoli non ancora Bud Spencer e sbarbato, davvero irriconoscibile. Ma è un film di Sordi, che lo monopolizza e lo domina. Graffiante.
Una delle migliori incarnazioni dell'italica viltà da parte di quello specchio di tutti noi che è stato, nel bene e nel male, Alberto Sordi. Il personaggio che annota su un quaderno tutto quello che gli accade (indicandone luogo ed ora) per aver sempre disponibile un alibi è di quelli che restano nella memoria. Merito dello sceneggiatore Rodolfo Sonego e della regia del grande Monicelli. Pedersoli, non ancora Bud Spencer, compare nei panni del manesco fidanzato di Giovanna Ralli
Eccezionale, sottovalutatissimo film di Monicelli, precisissimo nel descrivere con leggerezza gogoliana le miserie di un travet romano, impiegato in un cappellificio, con una capufficio esaltata, un direttore cinico e due zie asfissianti. Uno di quei film dove solo Sordi poteva esserne il protagonista, capace di essere vile ed infingardo fin al penultimo. Nonostante si rida come solo Monicelli e solo un certo cinema italiano sapevano far fare, il film è acuto, un ritratto dell'Italia e dell'italiano puntuale e sconsolante. Formidabili Trieste e Carotenuto.
MEMORABILE: La prova del cappello; il racconto della gita a Venezia; "C'è pericolo?"; Bud Spencer; l'incontro con le ballerine; l'esplosivo; la firma al commissariato..
Pavido e meschino: così è il personaggio interpretato magistralmente da Sordi in un ottimo film costruito su una splendida sceneggiatura e diretto con intelligenza da Monicelli. Per paura di essere "incastrato" e per evitare responsabilità, il protagonista si caccia in guai enormi: genialmente la storia è collocata in periodo elettorale, per portare a galla quell'amorfa e perdurante maggioranza silenziosa che cova negli italiani nonostante la recente ricostruzione e le passioni politiche. Impareggiabili come sempre Franca Valeri e Tina Pica.
Buon film, purtroppo tra i meno conosciuto del maestro Monicelli e per di più straordinariamente attuale nella descrizione di un personaggio (e di una società) che sono tipici dell'italia di ogni tempo (specie come in questo caso nel periodo elettorale). Magnifica la prova del grande Alberto Sordi ma il cast di contorno (con grandi caratteristi come la Pica e la Valeri) non gli è da meno.
Sordi al massimo delle sue capacità mimiche, gestuali, istrioniche, è strepitosamente bravo in questo film di Monicelli, costruito sul prototipo di un certo tipo di italiano medio (sempre attuale) afflitto da paure di ogni genere e da un opportunismo tutto sommato innocuo. Qui la guerra è finita da appena un decennio e l'uomo "qualunque" vuole vivere senza troppi problemi il suo tempo; desidera affrancarsi dalle anziane zie, ma senza di loro si sente perso. Affronta le vicende della vita con poco coraggio e con infinita prudenza. Homo italicus.
MEMORABILE: Sordi finge un attacco d'ernia e finisce in sala operatoria (la zia: "Già che ci sei, fatti togliere anche l'appendice!"). Le povere zie maltrattate!
Sordi al massimo delle sue capacità recitative interpreta qui lo scomodo ruolo di Alberto Menichetti, un uomo meschino che, "senza peccato" e con gli alibi a portata di taccuino, rifugge vigliaccamente ogni responsabilità. Puntualmente – ahimè accade solo nei film però – saranno proprio la sua viltà e inettitudine che lo condurranno dritto verso guai grossi. La caricatura dell'uomo che si tira sempre indietro quando c'è da rischiare, ossessionato da fobie, timori e diffidenze per tutto ciò che lo circonda è oggi più attuale che mai. Bravo Monicelli.
Sordi dà una caratterizzazione del personaggio davvero formidabile, oltre che una gestualità e una mimica davvero straordinarie. Un personaggio viscido, arrivista, ma che risulta in tutto ciò davvero molto simpatico, anche per la leggerezza del film e del personaggio stesso. Leggero, ma non troppo, perché questa è una satira contro l'arrivismo dell'italiano medio (del resto è diretta da Monicelli...). Validissimi comprimari sono Carotenuto, Trieste, la Pica e soprattutto la Valeri. Monicelli è sempre lui.
Film impostato sulla figura di un individuo meschino, pavido, fellone, cialtrone, codardo, amorale, capace di mentire a se stesso con la stessa semplicità con cui lo fa con il prossimo, sempre disposto a pugnalare alle spalle. Sordi interpreta a meraviglia il personaggio, o è il personaggio ad essere tagliato appositamente per lui? A ogni modo la sua omnipresenza toglie purtroppo spazio alla Valeri e Carotenuto, rendendo un po’ stucchevole il film. Le condizioni in cui sono tenuti i lavoratori della cappelleria avrebbe fatto sorridere fino ad un anno fa, oggi molto meno.
MEMORABILE: La scena balneare sul Tevere con la bellissima Ralli in costume e Sordi in canotta, calzini corti e fazzoletto annodato in testa!
Un campionario "eccellente" di italianità, in cui Sordi primeggia e tutti gli altri non son da meno. Una sceneggiatura perfetta che mette tutti alla berlina (un occhio di riguardo verso le Istituzioni, la Polizia), dove sono evidenziati i vizi e le poche virtù dei personaggi che rappresentano le classi medie e basse del primo dopoguerra. Film corale, in cui ognuno da il meglio di sè. Quel tanto sopra le righe che non infastidisce, ma fa sorridere e riflettere sull'"evoluzione" che c'è stata a quasi 60 anni di distanza. Buono il commento musicale di Rota.
Una pellicola di Monicelli non molto citata della sua formidabile filmografia ma efficace e ricca di una moderna verità anche se non sempre mette a fuoco e giustifica tutti gli snodi narrativi. La storia di un fifone e pusillanime che, quando più fugge le sue responsabilità tanto più si mette nei guai, parte come una novelletta canzonatoria ma poco verosimile, caricandosi, invece, strada facendo, di lacerazioni aspre e dolorose fino a sfiorare l’apologo sull'infelice condizione dei rapporti umani nella società contemporanea. Un film amaro e acuminato.
MEMORABILE: Sordi è memorabile nella ruolo del vile Alberto Menichetti; Franca Valeri, vedova De Ritis, è una delle pochissime attrici che riesce a tenergli testa.
Coadiuvato da grandi spalle e ottimi comprimari Sordi ricama un personaggio poco apprezzabile (dal punto di vista umano), che potrebbe benissimo trovare una collocazione stabile e persino risalto nel mondo attuale. Questo Monicelli è vergato di cinismo e amarezza ed è un peccato che questa pellicola sia sconosciuta ai più. Particina per l'allora Carlo Pedersoli, oggi meglio conosciuto (e amato) come Bud Spencer. Da riscoprire. ***
Vorticosa commedia degli equivoci sordicentrica ai massimi livelli: il nostro qui incarna il volto peggiore del suo campionario di italiani medi: goffo, pavido, opportunista... cinico e insieme ingenuo, ambizioso e insieme inetto: se alla fine non perde, è solo perché in fondo da perdere non ha nulla. Ottimi tutti gli attori di contorno, tra cui spiccano una delicata Franca Valeri (protagonista di un toccante finale) e un giovane e irriconoscibile Bud Spencer.
Buona commedia con un Alberto Sordi canagliesco diretto con mano sicura da Mario Monicelli. Ma il merito va anche a un azzeccatissimo cast tra cui spiccano le ottime Franca Valeri e Tina Pica e gli altrettanto bravi Mario Carotenuto e Leopoldo Trieste. Tante scene buffe (in particolare quella sul treno) fanno sì che il film si segua dall'inizio alla fine senza pensieri. Curiosa presenza del futuro Bud Spencer nei panni del fidanzato geloso e di una Giovanna Ralli giovane e graziosa.
Commedia ricca di trovate ma dalla sceneggiatura non particolarmente compatta, che disperde l'interesse tra vari episodi talvolta pure arguti e simpatici ma validi più presi singolarmente (molto ben gestita la presa di coscienza della Valeri, verso la fine) che nel loro complesso. Sordi (nei panni di un "mostro" più inetto della media) funziona, ma il film non è tra i più memorabili dell'attore romano. Divertente trovare Bud Spencer, giovanissimo e sbarbato, nei panni del fidanzato violento della belloccia.
Il travet Menichetti è un esemplare umano particolarmente diffuso, un concentrato di sbruffoneria, qualunquismo, arrivismo e pusillanimità, puntualmente nei guai per la sua pavidità, al quale Sordi dà vita caratterizzandolo in modo energico e impeccabile, spalleggiato da efficaci comprimari come Carotenuto e Trieste, ma soprattutto dalla Valeri (una delle migliori partner cinematografiche di Albertone, qui in un ruolo malinconico). Piuttosto sottovalutato, è tra i film più caustici di Monicelli.
MEMORABILE: La vita d’ufficio; Il taccuino degli alibi; “Allora me volete incastrà!”; L'enorme energumeno Pedersoli.
Divertente commedia di Monicelli, che inventa un personaggio perfettamente cucito su Sordi, vulcanico nella sua interpretazione e irresistibile nel suo modo di fare paranoico e ossessivo. La sceneggiatura non è altro che un insieme di sketch, dove il protagonista può sfoggiare la sua vis comica senza troppe costrizioni, coadiuvato da un bel cast di comprimari (su tutti i colleghi Carotenuto e Trieste) e due grandi attrici come la Valeri e la Ralli. Ritmo veloce, regia già attenta di Monicelli.
Il protagonista è un uomo pavido, opportunista, meschino, che ha sempre cercato per tutta la vita di non mettersi nei guai, ma saranno proprio le sue paure a cacciarlo nei peggiori impicci... Titolo lermontoviano per questo film di Monicelli che pur potendo contare su Sordi in buona forma ed un cast di ottimi caratteristi (compreso un giovane e prestante Carlo Pedersoli nel ruolo dell'irascibile fidanzato della Ralli) stenta a decollare dal macchiettismo per colpa di una sceneggiatura sfilacciata e poco incisiva. Godibile solo a tratti, deludente nel complesso.
MEMORABILE: "Che l'avuta tu l'idea?" è la frase che Sordi ripete più volte a Tina Pica
Sceneggiatura divertente e per molti versi attualissima con protagonista un borghese piccolo piccolo. Sordi mattatore ma contornato da un cast assolutamente all'altezza, dalla gelida Valeri allo scorbutico Bud Spencer già nei panni del manesco. Monicelli, come sempre, anticipa i tempi e l'idea che Salce e Villaggio si siano almeno in parte ispirati a "Alberto Menichetti" non appare così peregrina: patologicamente sfortunato, servile coi superiori, prevaricatore con i suoi pari. Si ride in molte occasioni, un film decisamente da vedere.
Titolo caustico: l'eroe, qui, naviga a vista nella sua meschina quotidianità con equipaggiamento da canaglia pusillanime biecamente opportunista; ha delle ambizioni ma sono minate dall'inettitudine. Sordi è perfetto nel disegnare con espressività i tratti di un personaggio-archetipo dalla discreta lista di caratteristiche. Monicelli dirige ebbro di vetriolo, in un'Italia che sta per sbronzarsi di miracolo economico. L'oggetto ha conservato freschezza e immediatezza, carica umoristica e giustezza teatrale. Strepitosa la Valeri.
Considerato un Monicelli minore, ma non per questo privo di valore e/o di interesse. Un grandissimo Sordi impersonifica tutti i difetti dell'uomo medio, sempre pronto a tirarsi indietro per mantenere lo status quo. Vincente l'idea di scegliere la paura come fonte di guai che con lo scorrere della pellicola si fanno sempre maggiori. L'opera vive di tante intuizioni riuscite (il rapporto con le zie, il personaggio della Valeri), ma nel complesso si sente la mancanza di una trama precisa e delineata. Buono, seppur con qualche riserva.
MEMORABILE: La meravigliosa interpretazione di Carotenuto; La gita in barca; Il fidanzato geloso (interpretato da un giovane Bud Spencer); Il calzino bucato.
Trama, intenti e sceneggiatura, tutto viene risucchiato dalla prova di Alberto Sordi che costituisce, di fatto, il film. Il romano riesce a far convivere miracolosamente tic fisici, bassezze morali (il servilismo coi superiori, la codardia), accensioni sadiche (l'odio per le "vecchie") e impennate ridicole da vittima sacrificale (l'atteggiamento coi poliziotti). Un tour de force da sublime commediante che annulla, come detto, ogni altro spunto lasciando sul terreno solo curiosità cinefile (Pedersoli, Lattuada). Riuscito a metà.
Se si dovesse scegliere un girone infernale nel quale collocare Alberto Menichetti non potrebbe essere che quello degli ignavi. Un personaggio caratterizzato magnificamente e dalle tante sfaccettature, tutte negative e concentrate per una summa sull’uomo mediocre. Un film per certi versi sempre valido data l’attualità di certi comportamenti meschini e servili che imperversano da sempre nella società. Lo spazio è tutto per Sordi, mentre ai comprimari viene lasciato il minimo indispensabile per far quadrare il cerchio e forse è un peccato.
Impiegato pavido si caccerà nei guai anche per colpa sua. Imperniato sulla figura meschina che soffre di manìe di persecuzione disegnata da Sordi (eccellente nel suo crescere al limite della disperazione), il film descrive anche il sottobosco di sospetti e congetture in cui regna la sfiducia verso il prossimo. Divertenti la mimica del protagonista, i duetti arguti con la Pica e i dialoghi in commissariato. Monicelli non esprime novità registiche ma va apprezzato per la coesione narrativa.
MEMORABILE: La fuga in barca senza remi; La ragazza diciottenne incinta; La ricerca della calza sul luogo della bomba; L'impronta dei piedi.
Sordi e Sonego inscenano l'italiano medio, s'è detto spesso; e qui ne danno un compendio nell'impiegato Menichetti: pusillanime, mestatore, qualunquista. Nei suoi caratteri anni 50 Albertone stilla argento vivo, non riposa un secondo e a volte gli nuoce. Gli stanno dietro col fiatone la Ralli e la Valeri, Carotenuto, Trieste e pure Pedersoli, futuro Bud Spencer. La commedia perde via via mordacità e la risoluzione in commissariato è scombiccherata. Ma la battuta "Non sono di destra né di sinistra, ma non vorrei si pensasse che fossi di centro" ha fatto epoca!
Sordi e Monicelli (con la collaborazione di Sonego) confezionano un altro personaggio simbolo della commedia all'italiana dal quale si riesce a fatica a prendere le distanze. Albertone disegna con impareggiabile cinismo l'antieroe Menichelli lasciandosi andare a qualche eccesso di istrionismo, mentre la Valeri si conferma una delle sue spalle più efficaci. Buona prova anche del resto del cast, di grande spessore. Peccato che alcuni spunti di critica sociale siano ignorati a vantaggio di un andamento a tratti farsesco che con giova al prodotto finale, comunque molto buono.
MEMORABILE: Sordi durante l'operazione; I calzini; L'interrogatorio a Sordi nel finale; Le musiche di Rota.
Una pellicola cucita su misura per Alberto Sordi, in grado di vestire molto bene i panni del paranoico pieno di paure. Il film vive di alti e bassi e la trama non è il massimo, ma grazie a Sordi non ci si annoia mai e si ride spesso nelle infinite gag che lo vedono protagonista. Tra gli altri, bene la prova di Carotenuto, Trieste e di una giovane Giovanna Ralli. Piccola parte anche per un giovane Bud Spencer. Nel complesso un buon film, che i fan di Sordi apprezzeranno senza dubbio.
Sottovalutato film di Mario Monicelli che precisa con grande maestria i personaggi di Alberto Sordi e di Franca Valeri, che dominano davvero la scena. Si parla molto di politica, di campagna elettorale e persino di bombe che all'epoca, per fortuna, erano solo evocate e non fatte scoppiare. Nei ruoli secondari ottima interpretazione del giovane Bud Spencer e di Mario Carotenuto, come sempre bravissimo
Che Sordi sia bravo è fuori dubbio; e nessuno come lui sa interpretare l'omuncolo strisciante che gonfia il petto quando è in sicurezza e si fa piccolo, ossequioso e servile in presenza di superiori e spavaldi. Purtroppo però qui si esagera, trasformando la pellicola in una sorta di montagne russe della comicità. Certo, quando la gag è ben studiata ci si diverte, ma se ci fosse stato un maggior equilibrio nella sceneggiatura, sfruttando senza amplificare troppo la tapinaggine del protagonista, il risultato sarebbe stato decisamente migliore. Comunque, nel complesso non male.
MEMORABILE: Dice dello zio anarchico: "Lo mettevano dentro ogni volta che il Re usciva in carrozza"; "Hai mai baciato un uomo?". "Ma che dice dottò, so incinta".
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