Terzo film per l'allora nuovo astro nascente dell'action movie americano Steven Seagal. Dopo il botto del film d'esordio e un secondo film molto più moscio, ma comunque di ottimo incasso, il ferro vien battuto finché caldo con questo poliziesco. Si tenta di rivitalizzare la formula con un tocco di esotismo e qualche accenno di soprannaturale. Ma il risultato non cambia, rimane solo un filmetto veloce senza pretese, di cui balza agli occhi ancora oggi l'eccessiva violenza. È soprattutto merito di Little se alla fine il film è perlomeno guardabile.
MEMORABILE: Il tizio braccato all'inizio durante i titoli di testa: è un ancora sconosciuto Danny Trejo.
Discreto action movies ben diretto da Little, che orchestra alcune belle scene d'azione. Il cast è più che discreto, a cominciare dal protagonista, il simpatico Seagal. Certo, non sarà una cima quanto ad espressioni, ma lui ci mette la volontà e va premiato. Keith David è un ottimo cattivo e la Pacula vale almeno una visione. In seguito Seagal farà di peggio.
Uno dei migliori film con Segal. L'ambientazione cupa che riprende il mondo del woodoo e alcune sequenze davvero inquietanti rendono il film un poliziesco con leggere venature horror. Buoni gli interpreti, con un protagonista che, anche se un po' ingessato come attore, dal punto di vista atletico è in splendida forma e lontano dai polpettoni di retorica ambientalista degli ultimi anni.
Forse il miglior Seagal in assoluto (ma personalmente non mi dispiacciono neppure i due "Under Siege" e, curiosamente, "The Belly of the Beast"), con un ambientazione parzialmente caraibica che riecheggia un pochino film quali Agente 007, vivi e lascia morire e Il serpente e l'arcobaleno. Io trovo abbastanza riuscita la mistura di esotismo, horror e action. Bellissima l'attrice che balla con l'abitino traforato. È verissimo: in seguito Seagal farà anche MOLTO di peggio, fra l'altro imbolsito e ingrassato da far schifo...
Il miglior Steven Seagal, all'apice del suo edonismo, in un poliziesco/action dalle tinte horror (il regista Little viene da li) piuttosto convincenti. Il cattivo è memorabile, come la maggior parte delle location e delle musiche davvero molto curate. Ottime le coreografie dei combattimenti e la fotografia. Strepitoso l'inizio nello striptease bar. Da recuperare.
Dei vari film con Seagal è forse il più famoso. In generale è proprio come gli altri, col mitico codino a sfoggiare il suo limitato campionario fatto di muscoli, morti ammazzati e battute spiritose (in quest'occasione davvero poche). Quel tocco di eccentricità lo dà la "giamaicanità" dei cattivi, degli autentici pazzi scatenati tutti presi tra macumbe e deliri spiritual/predicatori. Il film concede loro addirittura l'ultima tappa in quel di Kingston. Tolta qualche turgida scena al limite dello splatter è un film poco robusto e accattivante.
Nulla possono i cattivi (giamaicani questa volta) contro super-macho Steven Segal!. Tra i numerosi film interpretati dall'attore (?) americano, questo è uno dei più divertenti; nulla di originale, sparatorie ed arti marziali, ma gli appassionati del genere troveranno pane per i loro denti ed usciranno soddisfatti dalla visione.
Probabilmente il più riuscito tra tutti i film di Seagal. Merito sicuramente del regista, che anche senza aver sfornato capolavori, tra piccolo e grande schermo, ha dimostrato comunque di saperci fare con action o horror. La pellicola scorre via semplice: azione, sparatorie, combattimenti ecc. con la solita morale che il buono vince sempre e comunque. Si riesce ad arrivare in fondo senza annoiarsi. E questo è già un gran merito per un film di Seagal. Come diceva qualcuno c'è davvero di molto peggio nella sua filmografia. Soprattutto di recente.
Si respira un'innegabile atmosfera horror in questo ottimo "Seagal movie", grazie alla regia del fautore di Halloween 4 e Il fantasma dell'opera (remake-splatter con mister Englund). Teste decapitate, riti voodoo, arti spezzati e sacrifici umani, il tutto immerso in una buona atmosfera macabra e tetragona. L'azione e le esagerazioni non mancano (Seagal che si libera dai legaggi con estrema facilità, muri sfondati in lotte a corpo a corpo), ma il film regge bene. Impressionante Basil Wallace come feroce santone voodoo. Decisamente un piccolo cult.
MEMORABILE: La bella maga dedita alla santeria, che fa riti tutta ignuda; la lotta di Seagal contro i giamaicani in una galleria d'arte; il violento inizio.
Classico con Seagal leggermente diverso dal solito in quanto sono chiamati in causa riti voodoo e una trasferta giamaicana. Il ritmo è in crescendo e nella seconda parte il protagonista si esibisce in qualche buon combattimento, culminante in un ottimo doppio scontro finale. Più violento della media, con una colonna sonora leggera azzeccata e un bel reparto di comprimari (la Pacula, David...). Buono.
Uno Steven Seagal ancora giovane e in forma si mostra in quello che è uno dei suoi migliori film (il che è tutto dire). I cattivi di turno sono una banda di giamaicani col vizio dello spaccio e dei riti voodoo. Il nostro (antipatico) eroe ci diverte tra interessanti arti marziali e teste mozzate, il tutto condito con un po' di sparatorie e qualche inseguimento in auto. Il film è quello che è, nulla di che, ma superiore alla sua media.
Santeria, magia nera, spaccio, un cattivo quasi soprannaturale circondato da rasta invasati e Seagal. Cosa volere di più? Diciamo una sceneggiatura meno banale e prevedibile nei vari passaggi, colpetto di scena finale (già intuibile molto prima) compreso. Certo, si sa che questo genere di pellicole è tutto incentrato sulla violenza tra il protagonista, chi gli ruota attorno e, soprattutto, chi gli tocca gli affetti familiari. Ma un minimo di costruzione, oltre a sparatorie, mazzate e dialoghi messi giusto perché non è un film muto, ci vorrebbe. Resta comunque vedibile.
MEMORABILE: Seagal al delinquente "Voglio solo dirti due parole" (come no...); L'uragano Seagal in gioielleria; L'assalto alla villa stile Commando.
Forse tra i migliori dell'attore, ormai entrato appieno nel proprio personaggio, qui alle prese con spacciatori giamaicani invischiati nella magia nera. Pare ci sia stata una certa ricerca sul fenomeno da parte di Seagal per cercare di offrire qualcosa di aderente alla cronaca; poco importa, a fronte di un'atmosfera comunque efficace e dal retrogusto horror, che forse avrebbe potuto spingere ulteriormente sul pedale dello splatter, invero quasi sempre fuori campo. Spettacolare il villain di Wallace, ben riuscite le sequenze di lotta e azione, in tema la ost con brani di Jimmy Cliff.
Non porta grande entusiasmo, nonostante le numerose scene d'azione e l'umorismo di Seagal. Trama piuttosto semplice, chi ama il genere trova pane per i propri denti. Cosa non funziona? Essenzialmente l'eccessivo tono horror di alcune scene, specie nel finale. Il meglio l'attore lo darà con film successivi. Il titolo italiano poi appare fuorviante: sembra che il protagonista sia un cyborg, ma non è proprio così...
MEMORABILE: La fuga di Hatcher dall'auto in fiamme.
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HomevideoXtron • 8/03/12 16:13 Servizio caffè - 2192 interventi
La storia parte a Chicago, poi si sposta in Giamaica per dare la caccia a Screwface. A un certo punto, dopo che Seagal l'ha ucciso, parla con gli altri rasta dicendogli che il loro capo è morto e che se ne devono andare via da qui. Ma da qui dove, se erano a casa loro, in Giamaica? Vuole per caso che ritornino a Chicago?
DiscussioneZender • 6/05/21 14:26 Capo scrivano - 48337 interventi
Beh ,magari si riferiva alla città, non alla Giamaica intera :)
Non avrebbe senso, perché la sintesi della storia è che Seagal vuole eliminare dal proprio quartiere i giamaicani perché hanno fatto tanti danni in zona con droga e violenza, anche tentando di ammazzare lui e la sua famiglia. Per cui, una volta lontani dal quartiere, l'obiettivo è stato raggiunto. Se tornassero a Chicago si ripeterebbe la storia da capo, e per Seagal è molto meglio che restino a centinaia di chilometri da lui e dai suoi familiari, perciò gli conviene che rimangano lì dove sono l'ultima volta che li ha visti, cioè ben lontani da Chicago. La frase originale è "Screwface is dead! Now, you get the fuck outta town or die!", cioè lasciate la città o morirete, sembra quasi sottinteso "la mia città", mentre non erano a Chicago. La frase più logica sarebbe stata "se tornate a minacciare la mia famiglia (quindi se lasciate la Giamaica per tornare nel mio Paese) io vi ammazzo tutti".
Una sceneggiatura così caratteristica avrebbe meritato ben altro titolo che un banalissimo Programmato per uccidere, qualcosa tipo Giamaica Connection o Screwface, in omaggio a uno dei migliori cattivi di sempre nelle storie di Seagal, personalmente il mio preferito.
Una sceneggiatura così caratteristica avrebbe meritato ben altro titolo che un banalissimo Programmato per uccidere, qualcosa tipo Giamaica Connection o Screwface, in omaggio a uno dei migliori cattivi di sempre nelle storie di Seagal, personalmente il mio preferito.
Farebbe sorridere, in angloitaliano.. Semmai Jamaica Connection
Una sceneggiatura così caratteristica avrebbe meritato ben altro titolo che un banalissimo Programmato per uccidere, qualcosa tipo Giamaica Connection o Screwface, in omaggio a uno dei migliori cattivi di sempre nelle storie di Seagal, personalmente il mio preferito.
Farebbe sorridere, in angloitaliano.. Semmai Jamaica Connection
Comunque, l'ho rivisto per l'ennesima volta e ribadisco che la parte finale non ha senso, quando Seagal intima loro di andarsene (cioè dalla Giamaica, dov'erano in quel momento). E per recarsi dove, in Alaska?