Quattro puntate (di un'ora circa) che portano ognuna il nome di altrettanti personaggi individuati tra i più importanti all'interno della storia. Si comincia con Carol (Brochard), che durante i titoli di testa vediamo camminare per le strade di un suggestivo borgo destinato a ospitare scene brevi ma importanti. Il primo ad entrare in scena è però Thomas Cardiff (Sernas), un misterioso inglese che all'uscita di un aeroporto a Roma viene investito da un'auto. E' il delitto sul quale il magistrato (Nicolai) che condurrà le diverse indagini comincia a far luce e che, parallelamente, porta a cercare di capire cosa c'entri nella vicenda il quadro di una...Leggi tutto "sconosciuta alla finestra" battuto all'asta per oltre tre milioni nonostante sia una mezza crosta. Vi è ritratta Carol, ma non si capisce proprio che interesse abbia ad acquistarlo un ricco signore che ha spedito all'asta il nipote un po' frivolo (Dettori) e perché la stessa Carol voglia a sua volta entrarne in possesso ad ogni costo. Una pista che ci accompagnerà in breve verso un secondo delitto, del quale ci viene mostrato con chiarezza l'autore. Saranno da scoprire soprattutto i moventi, che si nascondono tra le pieghe di un complesso intrigo portato in scena da Daniele D'Anza con la consueta perizia e sapendo coinvolgere a dovere (in particolar modo nelle prime due puntate). Perché l'intreccio è vario e perché è buono il disegno di molti personaggi, specialmente quelli più ironici come il Taladis di Adolfo Celi, funzionario dell'ambasciata britannica, factotum bizzarro il cui ruolo nell'intera vicenda non si riesce a stabilire (almeno fino a quando non si arriva alla concusione); o il conte Bonaldi di Giancarlo Dettori, spiantato nipote d'uno zio ricco che conduce una vita da perfetto nobile in bolletta e si ritaglia i dialoghi più genuinamente divertenti (almeno nelle prime due puntate, poi giocoforza sarà costretto ad assumere toni più seriosi). Più di rilievo le figure femminili, cui spetta di sostenere le fasi chiave: la Brochard è un'algida femme fatale che s'intrattiene in intimità anche con la Pignatelli (divertita dal frequente appellativo di "baldracca" rivoltogli da più personaggi), le due sorelle Dionisio con Silvia sugli scudi e Sofia più di rincalzo si ritrovano con lo stesso grado di parentela anche nello sceneggiato, Olga Bisera compare quando meno te l'aspetti in un ruolo sorprendente. Non tutto però fila come dovrebbe: le ramificazioni finanche eccessive dello script si reggono a fatica e dalla terza puntata in poi tendono a far scemare l'interesse inoltrandosi nello spinoso territorio dello spionaggio. Sfruttata meno del dovuto la cornice di Positano, che si lega agli spunti più intriganti del soggetto, quando ancora tutto sembra ruotare intorno alla "sconosciuta" ritratta nel quadro. Nelle ultime fasi le maglie della trama si sfilacciano, ma a voler seguire ogni traccia si può comunque restare soddisfatti per la capacità mostrata da D'Anza nel mantenere una lodevole coerenza stilistica (talvolta un po' penalizzata dal ritmo soporifero) e una chiarezza minima sufficiente a non confondere troppo lo spettatore. Non tutte le interpretazioni convincono (Silvia Dionisio decisamente non è al suo meglio), ma il meccanismo gira e la professionalità messa in campo è indubbia. Echi del Morricone più thriller nella piacevole colonna sonora di Enrico Polito.
Un restauratore di quadri viene volontariamente investito da un auto e da qui incomincia una storia molto intrigante e anche un po' suggestiva che tiene viva l'attenzione (visto anche per come è ingarbugliata), anche se il livello dei primi due episodi è notevolmente superiore a quello dei successivi. Grande cast: fantastiche le Dionisio (anche qui sorelle) e tutti gli altri, con Dettori e Celi che aggiungono un po' di umorismo. Bello il tema della colonna sonora.
Quattro donne e un mistero di natura spionistica, che si infittisce nel corso delle puntate secondo la tipica matrice degli sceneggiati Rai del periodo. La tensione è ai minimi termini - si alza di livello negli omicidi, rapidissimi ma impressivi -, così l’interesse dello spettatore è trasferito verso la fosca fotografia di Giurato, il rapporto “particolare” tra la Brochard e la Pignatelli e lo humour che aleggia intorno ai personaggi di Dettori, perdigiorno che conquista entrambe le sorelle Dionisio, e dell’affaccendato diplomatico Celi. Polito firma la straniante colonna sonora elettronica.
MEMORABILE: La Brochard e la Bisera che si incontrano all’ingresso dell’oggi famigerato Hotel Raphael.
Sceneggiato corale e dalla trama intricatissima. Ogni personaggio nasconde qualcosa e l'assenza di una figura centrale che investighi (la polizia si limita a una comparsata) non agevola certo la chiarezza, anche se nel finale tutti i conti sembrano tornare. Manco a dirlo c'entra lo spionaggio, ma i tempi stanno cambiando, come dimostra la liason tra la Brochard e la Pignatelli. Ottimo cast, con il comparto femminile sugli scudi a cominciare dalle sorelle Dionisio (per Silvia sarà l'ultimo ruolo). Bella colonna sonora di Enrico Polito.
MEMORABILE: I finali di tutte le puntate, in particolare della seconda e dell'ultima.
Pressoché sconosciuto, questo sceneggiato Rai degli anni 80 che segue la scia del filone mystery-spy-thriller che tanto suggestionò il decennio precedente. Il canovaccio prevede alcuni elementi tipici: un quadro da interpretare, una donna che sembra riapparire dall'aldilà, false piste varie. Qui i delitti appaiono piuttosto svelati, ma questo non nuoce troppo al fascino della sorpresa finale. Gli attori, purtroppo, sono un po' meno sfolgorantemente "professionali" di quelli di un tempo.
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Hai ragione, ma purtroppo io non so con che testa ragionino questi della Rai, dato che trasmettono sempre le stesse cose a ripetizione, ma non si curino di trovare negli archivi delle Teche film o sceneggiati che magari non trasmettono da secoli, ma che comunque sono di qualità.
Trasmettono solo repliche di vecchie fiction di 7,8 anni fa e solo di rado qualche vecchio sceneggiato, peraltro trasmesso in linea di massima di notte.