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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

LA TERRA DELL'ABBASTANZA non era evidentemente abbastanza: ci voleva più nero, più decisione nell'affondare i dialoghi nel romanesco fino a renderli a tratti incomprensibili (complice la presa diretta), più spietatezza trascinando nell'incubo i bambini... Chi racconta la vicenda dice di farlo continuando il diario di una bambina che l'ha interrotto. Da lì partendo immagina, confonde volutamente ciò che si presume vero con quello che si dice falso perché non è questo che importa. Potrebbe accadere e tanto basta. Siamo a Spinaceto, periferia ovest di Roma, le villette...Leggi tutto col giardino affiancate e riprese dall'alto; perché il campo lungo conta, la distanza diventa l'ottica di chi osserva ma soprattutto di chi in ogni inquadratura comunica l'ansia di stupire ricercando ostinatamente il punto di vista, il taglio che colpisca. Al punto che la forma travolge la sostanza, la ricopre e la deforma, ne altera la percezione nel costante tentativo di creare un'opera omogenea nella sua difformità, cucita da un reticolato di parole che si fanno suoni, talvolta magma indistinguibile (si provino ad ascoltare i commenti dei mariti che spiano, dall'interno della casa, la signora in verde in piedi fuori dalla finestra), sussurri, biascicamenti, rigurgiti romaneschi. Così come si confondono le famiglie, i padri, i figli... che vivono il loro quotidiano con un atteggiamento dipinto come più maturo rispetto a quello dei loro genitori, capaci di quei sentimenti genuini non ancora induriti, caplestati e riadattati agli isterismi quasi sempre ingiustificati, al dibattersi di chi sembra non sapere mai dove sbattere la testa. La netta separazione generazionale diventa quindi estremamente più significativa e anzi l'unica vera distinzione in un flusso di azioni e incontri che procedono a binari separati. Genitori da una parte, figli dall'altra, per nulla emanazioni gli uni degli altri, trascorrono le giornate senza che - prima dell'ultima fase - nulla segnali anormalità che eccedano quella stessa anormalità fattasi norma. La vuotezza descritta in tutta la sua rotondità avrebbe anche la forza di centrare il bersaglio giusto, se non fosse annacquata da una cascata di vezzi registici che certo, quando sono ben realizzati e trovano la loro giustificazione emotiva lasciano i segno, ma nella gran parte dei casi restano estetismi ancor più vuoti del mondo che illustrano. Troncando la sincerità del messaggio e dell'operazione tutta, nascondendo intuizioni notevoli (il rapporto imprevedibile tra alunni e insegnante, mai mostrato direttamente ma fondamentale) in un patchwork che mescola tracce di sesso freddo alla Larry Clark (ma più poetico) a sfoghi non univocamente interpretabili (la piscina bucata), improvvise frenate o rallentamenti che sottraggono godiblità all'opera lasciando che tutto navighi in un limbo asettico, in un'apatia destinata a concretizzarsi nell'inevitabile tragedia. Perché dev'essere chiaro che una vita così non lascia speranze. Sollevando la patina di sofisticato cinema d'autore ciò che resta non sembra poi molto. Recitazione corretta e niente più (buona la direzione dei bimbi), indubbiamente qualche immagine di grande effetto cui manca tuttavia l'incisività in grado di nobilitarla.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/05/20 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/08/20
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Cotola 12/05/20 10:54 - 8998 commenti

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Signore e signori...le favol(acce) della (mala)notte. Eh sì, perché qui di favolistico e rassicurante non c'è proprio nulla. Al loro secondo film, i fratelli D'Innocenzo confermano il loro talento registico e la loro propensione per storie difficili che non lasciano quasi nessuno spazio alla speranza gratuita, all'edulcorato e a valori edificanti inutilmente ottimistici. E così mettono in scena una galleria di mostri, in cui a pagare il prezzo più alto sono i bambini. Bella la sobria regia; notevole la sceneggiatura; grandissima direzione degli attori con degli stratosferici bambini. Gran film!

Mickes2 14/05/20 00:33 - 1670 commenti

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Dopo il sincero ma poco riuscito esordio, i fratelli D’Innocenzo rilanciano con questa piccola favolaccia (è il caso di dirlo) allegorica tutta italiana sull’universo genitoriale, le gravità dei suoi errori e le difficoltà nel soppesarli. Un racconto con molti lati in chiaro-scuro dove le assenze e il poco sentimento sovrastano cuore e anima dei bambini, i quali in automatico riflettono su loro stessi le colpe e le responsabilità delle problematiche familiari. A tratti toccante e divertente, ma anche diseguale, con del potenziale inespresso.

Vice 16/05/20 13:41 - 33 commenti

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Dopo il sufficiente La terra dell'abbastanza, i fratelli D'Innocenzo creano un'opera che vorrebbe colpire ma non lascia il segno. Regia e fotografia di alto livello (anche se molto distaccate), ma la scrittura è troppo improntata a voler far affiorare una compilation di brutture, senza mai mostrare l'altra faccia della medaglia. I D'Innocenzo mostrano ma non analizzano, alla mera ricerca di un pugno allo stomaco che stufa subito, creano una buona atmosfera raggelante che rimane però spesso in superficie, con personaggi delineati troppo similmente.

Capannelle 17/05/20 12:03 - 4394 commenti

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Aspro e incalzante nel descrivere una galleria di personaggi che fanno della mediocrità e del disinteresse la regola di vita, influenzandosi a vicenda e trascinando nel gorgo della miseria civile gli incolpevoli figli. Ottimo il cast e soprattutto i bambini, diretti con bravura dai D'Innocenzo. Ambientazioni e sonoro funzionali; la trama all'inizio può apparire autoriale, ma poi è spietata (senza ricorrere a scene esplicite) nel descrivere i comportamenti poco maturi degli adulti contrapponendoli agli sguardi, alle aspettative dei più piccoli.

Zampanò 18/05/20 09:44 - 381 commenti

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Atmosfere à la Stephen King meno cruento e più pericoloso in un ambiente prettamente americano, perché così il film sarà percepito all'estero. Del resto romanissimi appaiono solo i genitori; i figli sembrano lunari. I D'Innocenzo si svenano nell'accendere lo scuro esistenziale di un ceto meno che medio. Si servono di estetismi allusivi, a volte congrui altre di maniera; scatti che nel precedente La terra dell'abbastanza erano più controllati. Si dimostrano comunque autori maturi, ed è una buona notizia.
MEMORABILE: Elio Germano buca la piscina gonfiabile al chiaro di luna.

Kinodrop 18/05/20 20:22 - 2908 commenti

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Una realtà piccolo borghese di gente che vive nel pregiudizio e nell’invidia, facendo della propria frustrazione motivo di malinteso orgoglio che travolge i più sensibili, figli in primis. Un’impostazione ultrarealistica e manichea che, paradossalmente risulta come costruita sull'idea di un pessimismo “epocale” e anche di un moralismo a effetto troppo “chiuso” in una casistica per essere esemplare. Una narrazione per addizione, senza fluidità e costantemente "a tesi", con personaggi ridotti a figure, a tipi, a categorie.

Rambo90 19/05/20 16:06 - 7659 commenti

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Era lecito aspettarsi di più dopo il premio a Berlino, invece questo insieme di bozzetti amarognoli/spietati sconcerta a tratti senza mai colpire davvero. C'è qualcosa del primo Pasolini ma senza la sua poesia, un po' del grottesco dei Brutti, sporchi e cattivi ma senza mai arriva alla risata liberatoria per gli eccessi. Indubbiamente ben girato e con attori diretti benissimo, ma alla fine tutto resta in superficie. Non male viene da dire, ma non gridiamo al capolavoro.

Bubobubo 20/05/20 17:19 - 1847 commenti

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Eccolo, finalmente, il ritratto della Remoria mattioliana: un mondo all'inverso in cui il sommerso si fa carne, il rimosso verità. Anche senza scomodare il Korine di Gummo (pure esplicitamente citato in un paio di scene), il pontino periferico dei fratelli D'Innocenzo è un pullulare verista di freak ipersessualizzati dalla dizione incomprensibile e dal pantagruelico egoismo, di preadolescenti già condannati a una vita d'inferno e di cattivi maestri dalla vendetta facile, oggetti in caduta libera verso un baratro di nulla. Potente.
MEMORABILE: Taglio alla piscina; Ringo al gusto latte; Geremia e Vera; Lezione diabolica sul malatione.

Nando 30/05/20 00:35 - 3806 commenti

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Una pellicola indubbiamente sorprendente che miscela melodramma con una ironia straniante, talvolta fastidiosa (nel senso buono) a livello cinematografico. Situazioni, momenti di un gruppo familiare nella periferia sud di Roma narrate in maniera evocativa evidenziando soprattutto i pensieri degli adolescenti, grande merito. Cast impeccabile (in particolare i meno noti, nonostante il grande mestiere di Germano). Finale duro ma è giusto così.

Paulaster 15/06/20 09:56 - 4373 commenti

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Un ragazzino fabbrica una bomba nella sua cameretta. Sceneggiatura sulla vita di Spinaceto di un gruppo di famiglie in cui regna il nulla assoluto per gli adulti e con i figli come estranei. Quadro sconfortante non nuovo: manca un vero collante alla storia e qualche passaggio è poco chiaro. Discreta regia che o osserva da lontano oppure filma le espressioni intime. Zoppicante la dizione attoriale e la voce fuori campo: sarebbero stati più utili i sottotitoli. Bravi la D'Ambra e Germano (solita garanzia nei contesti romani).
MEMORABILE: Germano che taglia la piscina di plastica; Germano che finge di dormire; Il nome sbagliato all'anagrafe.

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Decimamusa 17/06/20 09:36 - 102 commenti

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Graffiante apologo del disamore e dell’incomunicabilità in cui si inscena la dannazione dell’esistenza, condannata a un percorso privo di illuminazioni. Per diventare definitivamente fantasmi – tali i bambini, di cui non vengono recepiti gli appelli dolenti o i giovani, vanamente gettati verso un futuro che non può avverarsi – manca solo il gesto autodistruttivo. L’alternativa è al pari inquietante: diventare adulti significa perdersi nell’universo della nevrosi e dell’inconcludenza. Film disturbante, di un’asprezza a volte straniata e irrisolta, ma di indubbia efficacia espressiva.
MEMORABILE: “Sei uguale a me”, grida Amelio al figlio Geremia che fa giravolte con il pick-up.

Piero68 10/07/20 11:12 - 2955 commenti

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Ma perché certo cinema d'autore deve essere sempre così eccessivamente noioso? Ottima regia, ottima fotografia, buono il cast. Si, ma la sceneggiatura? Perché in questi film la sceneggiatura sembra essere diventata solo un inutile orpello che deve cedere il passo ai virtuosismi della mdp fini a se stessi? Scene protratte all'infinito solo per autocompiacimento. Il cinema, prima di tutto, è raccontare una storia e far vivere emozioni. In "Favolacce" questo rimane una cosa estremamente marginale. Male davvero!

Muttl19741 11/07/20 14:47 - 162 commenti

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Pellicola piuttosto caotica, non molto ben raccontata, a fronte di un sceneggiatura che aveva delle potenzialità ma che è stata dipanata male. Alcune scene risultano gratuite,  e gratuitamente turpi; sembrano voler riempire la durata del film, film che avrebbe avuto tanto bisogno invece di collante per risultare coeso, quadrato. Invece non va così. Peccato perché la fotografia è buona e alcune scene sono molto ben realizzate tecnicamente. Validi gli attori, a volte i dialoghi sono poco intelligibili.

Enzus79 14/07/20 21:23 - 2863 commenti

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Sorta di favola nera in cui si mettono in risalto segreti, angosce e dissidi che intercorrono fra genitori e figli di una comunità che vive alla periferia romana. Pellicola abbastanza convincente, da cui però ci si aspettava molto di più. Buona la regia. Discreto il cast, con ovviamente Elio Germano che risulta essere una spanna sopra gli altri. Consigliabile,  dopotutto.

Xamini 15/07/20 00:49 - 1244 commenti

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Le probabili canicole di baustelliana memoria vengono qui impresse su pellicola, assumendo toni tra l'amarezza e il ricordo. Il tempo è sospeso come in Chiamami col tuo nome ma le connotazioni sono di drammatica favola triste. Eccellente la regia: lo si evince sin dall'introduzione ma non cala mai, alternando quadri a colpi di classe, pavoneggiandosi d'estetica. Da Germano in giù, gli attori sono ben diretti e in palla; persino i bambini offrono un'ottima prova. Il difetto? Se il dialetto romano conferisce ai dialoghi l'adeguato realismo, risulta talora difficile alla comprensione.
MEMORABILE: I dettagli estivi della sequenza iniziale; Germano che torna a letto e finge di dormire; il gesto della piscina in notturna.

Pigro 15/07/20 07:31 - 9623 commenti

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L’inadeguatezza dei genitori e l’infelicità dei figli in una microsocietà marginale, specchio deformato di una società incapace di responsabilità nei confronti di sé e dei bambini che “ci guardano”. L’intento è buono, ma la narrazione volutamente trasognata (para-favolistica) si inceppa in una sceneggiatura rarefatta e in una voluttà da cinema d’autore dalla ricercatezza furbetta, che alla fine genera disinteresse (complice anche un’incomprensibile dizione roman-strascicata), a parte qualche inquadratura sfiziosa e rari momenti interessanti.

Fromell 15/07/20 09:41 - 77 commenti

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Non sarà un azzardo raccontare una favola realista? I fratelli D’Innocenzo devono esserselo chiesto più volte durante la preparazione di questo loro secondo lungometraggio, che si distacca dall’esordio per il coraggio di raccontare una storia inusuale per il cinema italiano. Il DNA del film si dipana in duplice traiettoria: le immagini creano un’atmosfera trasognata, mentre la trama esplode in un climax iperrealista, coi personaggi che sembrano delle miniature che si muovono in un plastico scelto per loro da un demiurgo sadico come un bimbo che si diverte a torturare una lucertola.  

Galbo 17/07/20 05:45 - 12372 commenti

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Le favole nerissime dei fratelli D'Innocenzo sono dedicate a famiglie incattivite della periferia romana disumana e verbalmente (e non solo) aggressiva e violenta. I registi dimostrano un talento visivo non indifferente, così come una rilevante capacità di scegliere e dirigere gli attori, con le prove dei bambini nettamente superiori alla media. Dimenticano però la storia, presente solo in flebili tracce e mostrano una notevole tendenza all'autocompiacimento visivo e narrativo. Nel complesso non male, ma inferiore alle attese. 

Harrys 19/07/20 17:25 - 687 commenti

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Inscritto nel paradigma alla ricerca dell'indagine su quell'Italia nascosta, taciuta, per molto versi controversa (Dogman ne è un recente esempio); inflazionata nella quotidianità al di fuori di una metonimica Capalbio, ma mai degnamente rappresentata. Un percorso di notevole valenza nell'asfittico panorama odierno, che traccia un'unione coi Maestri del passato neorealista. Amaro e sferzante, a tratti appare tuttavia didascalico nell'ossessiva ricerca del disagio e nella spasmodica necessità di attenersi a dialoghi tavolta foneticamente incomprensibili persino per un romano.

Jandileida 11/11/20 12:33 - 1558 commenti

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Il nero, specie se è pece, bisogna saperlo portare. I fratelli D'Innocenzo fanno del loro meglio per indossarlo con stile ma quello che viene fuori è un defilé un po' posticcio del profondo vuoto che riempie le vite quotidiane dei moderni, inadeguati, adulti. Il gorgo nichilista in cui sprofondano (quasi) tutte le storie narrate appare infatti troppo costruito a tavolino per riuscire a smuovere qualcosa in chi guarda: c'è il tragico ma è un tragico quasi da cartolina, girato in maniera egregia ma distante. I paragoni impegnativi con il passato sembrano decisamente troppo ingombranti.

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Giùan 25/07/20 11:58 - 4528 commenti

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Persa la verginità registica, i fratelli D'Innocenzo ne hanno abbastanza di tenere i piedi a terra e prendono a librarsi sospesi nell'aria cinematografica tra il grottesco poetico alla Citti, certe crudezze ferreriane e rimasticazioni per nulla dozzinali di Lanthimos e, udite udite, perfino buñueliane. L'operazione, va detto, non solo è audace ma si mantiene in un dialettico confine, tra velleitarismo e iperrealismo, contradditoriamente produttivo, facendo cadere "in corso d'opera" le remore dello spettatore e indicando una direzione precisa e tangibile. Il cast asseconda partecipe.
MEMORABILE: "Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata".

Thedude94 29/07/20 12:33 - 1084 commenti

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I fratelli D'Innocenzo decidono, con questa storia, di andare oltre il normale e realistico racconto di una periferia romana cattiva e crudele; infatti la voce fuori campo mette subito in chiaro le cose e ci lascia consapevoli e coscienti delle brutture della vita che andremo a vedere. Bravissimi tutti i ragazzini del cast, che interpretano parti davvero difficili, così come gli altri membri delle famiglie tra cui spicca un ottimo Germano. Registicamente impeccabile, fotografia intensa e colonna sonora calzante; i registi hanno osato e meritano di essere premiati con la visione.

Pinhead80 29/07/20 17:45 - 4715 commenti

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Dopo La terra dell'abbastanza i fratelli D'Innocenzo cambiano completamente registro e ci trasportano in una favola da incubo frutto delle scritture della propria giovinezza. In una qualsiasi periferia romana il divario incolmabile tra adulti e bambini deflagra letteralmente in una lotta fatta di colpi bassi e violenze fisiche e psicologiche inaudite. Nei volti deformati dalle superfici capaci di rimandare questo tipo di immagini, possiamo intuire la natura deviata e proteiforme di un'umanità arida e incattivita dai tempi. Nessuna speranza, nessuna redenzione. Bellissimo e crudele.
MEMORABILE: Germano che si rannicchia da codardo a fianco alla moglie senza avvertirla dell'orribile accaduto.

Nancy 3/08/20 19:39 - 774 commenti

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Un buon affresco di periferia in una Roma sud che potrebbe essere anche l'America, per quanto ne sappiamo - solo dalla parlata si intuisce l'ambientazione - che è un ritratto di due generazioni che si scontrano. Genitori buzurri di provincia che pensano solo a ciò che gli altri pensano di loro in una falsità da buon vicinato generalizzata che sfocia in frustrazione sfogata sui figli, che sono distaccati, superiori, genietti che progettano bombe e hanno tutti dieci in pagella. Spiazzante, nonostante tutto, l'epilogo. Poco funzionale la narrazione di Tortora.
MEMORABILE: Il momento in cui viene cantata "Sara" di Paolo Meneguzzi.

Puppigallo 18/08/20 07:47 - 5250 commenti

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Un certo talento registico c’è; e i protagonisti si fondono piuttosto bene con l’ambiente circostante dove il degrado, anche umano, si riflette inevitabilmente sui figli, che finiscono per pagare il prezzo più alto. La pellicola però vive più di momenti; e la stessa, voluta staticità di alcune scene risulta poco naturale e piuttosto forzata (si può sottolineare un fatto anche senza arrivare ai limiti del fermo immagine). Resta comunque singolare e qua e là accattivante (meglio l’amico con figlia coi pidocchi “sti porcari”, del disoccupato cronico). Non male.
MEMORABILE: "Ma ora passiamo alle cose belle… Le pagelline!”; Il figlio sgomma col furgone e il padre, orgoglioso “Sei fio Mio!”; L’ultima lezione del professore.

Caesars 27/10/20 10:52 - 3772 commenti

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La sensazione predominante davanti a prodotti simile è l'irritazione. Perché fare di tutto per rendere difficile, quando non impossibile, allo spettatore la comprensione di quanto dicono i protagonisti? In aggiunta lo si sfianca con riprese infinite di primi piani sui volti degli attori. La cosa può essere utile per narrare il vuoto esistenziale che avvolge la comunità rappresentata, ma è anche quanto di più anti-cinematografico si possa immaginare. Le cose si fanno più interessanti solo nel nerissimo e disperato finale, ma ci si arriva davvero stremati. Boh...
MEMORABILE: L'ultima lezione del professore di scienze.

Deepred89 5/04/21 01:34 - 3701 commenti

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Il bell'incipit lascia sperare in qualcosa di fascinoso e fiabesco, ma ciò che segue ha ben poco da offrire: storie di famiglie tristi prive dei guizzi necessari per rendere interessanti le loro (mancate) evoluzioni, giusto con un gustoso colpo di coda, un po' alla Solondz (l'insegnante e il maliatone), in dirittura d'arrivo. Confezione formato festival, con bella fotografia e regia mediamente elegante ma non priva di qualche gratuità. L'inquadratura di Germano a letto con gli occhi aperti in attesa dell'inferno è identica a quella, ben più dolorosa, di Hereditary.

Marcolino1 30/08/21 01:03 - 553 commenti

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Evitabili  ma non disprezzabili in sé alcune inquadrature di finezza registica, superflua la voce fuori campo, ridondante la questione del diario. Il regista muta i quartieri romani in periferia americana fac-simile, e si diletta a giocare all'Harmony Korine "de' noantri" all'acqua di rose (al bambino emaciato mancano le orecchie da coniglio e i gatti morti per diventare l'icona di Gummo) alleggerito della devastazione e dell'eros deviato, mantenendo il cinismo con sporadica tenerezza e chiosando con un delizioso motivetto medievale-contemporaneo dal sapore di danza macabra.
MEMORABILE: Il ritornello "bisogna morire"; Le proposte della ragazza gravida; I biscotti al latte materno; L'improbabile, tenera e disastrosa "prima volta".

Orson 13/12/21 20:45 - 118 commenti

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I D'Innocenzo erano partiti bene con un'ottima opera prima, ma già al secondo film si montano la testa collezionando tutti i difetti del cinema d'autore più narciso: sgradevolezza ricercata a bella posta, involuzione narrativa, confezione arthouse. Qualche buona sequenza c'è, come la scena di Germano che sbrocca contro il figlio in auto, ma tutto rimane slegato, meramente esibizionistico. Inutile cercare il ghigno satirico o il gusto dello sberleffo alla Todd Solondz: i gemelli sono qui seriosi, pesanti, presuntuosi. Delusione.

Jdelarge 31/01/22 18:34 - 1000 commenti

I gusti di Jdelarge

Il film si presenta come una favola che, in quanto tale, si serve del reale per dare vita a qualcosa di fittizio. Con il passare dei minuti, però, la storia acquisisce connotati decisamente realistici e il finale mette in bella mostra la sostanziale uguaglianza, terrificante, tra film e realtà. I fratelli D'Innocenzo firmano una regia che è capace di valorizzare i campi lunghi e il fuori campo, nei quali il dramma acquisisce una dimensione estremamente verosimile. Un film di spessore.

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Medicinema 10/01/24 11:31 - 122 commenti

I gusti di Medicinema

Bisogna ammettere che l'opera dei D'Innocenzo colpisce. Colpisce perché, rimossa la volontaria patina di grottesco, che in alcuni punti rischia di sfociare nel comico involontario, nel caricaturale, ciò che emerge è una bruttura morale ed estetica che spaventa e rattrista, è l'ignoranza che ci circonda, che sommerge ciò che di buono potrebbe derivare dai bambini sino ad annientarlo. Ottima fotografia e molto bravi i piccoli attori, soprattutto nel rendere tangibile la rassegnazione al peggio, menzione per Ileana D'Ambra. Si percepisce un senso di incompletezza, ma è un buon prodotto.
MEMORABILE: La fuga dal rapporto sessuale.
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DISCUSSIONE GENERALE:
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  • Discussione Daniela • 16/05/20 10:39
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sì, ma differentemente dal cinema, dove esistevano siti che li segnalavano tutti, non ho un sito di riferimento che mi indichi quali siano appena usciti on deman.

    Ci sono vari siti che hanno un servizio di segnalazione del genere per le novità streaming, però i film di nuova uscita non mi risultano siano differenziati rispetto a quelli già usciti al cinema e riproposti in streaming sulle varie piattaforme, quindi è difficile individuarli a colpo d'occhio.
  • Discussione Zender • 16/05/20 14:14
    Capo scrivano - 47698 interventi
    E' quello che temevo.
  • Discussione Capannelle • 17/05/20 00:38
    Scrivano - 3471 interventi
    Come dice Cotola, una grande recitazione da parte dei piccoli, cosa non facile specie in Italia. Bravo quindi a chi li ha scovati e a chi li ha diretti. *** pieni.

    PS peccato affidare la voce narrante a Max Tortora, in certi passaggi se magnava le parole.
    Ultima modifica: 17/05/20 11:25 da Capannelle
  • Musiche Bubobubo • 20/05/20 13:03
    Archivista in seconda - 271 interventi
    Interessantissima e inusuale la scelta di ripescare le musiche di "Città Notte" di Egisto Macchi, uno dei dischi migliori di un artista geniale ma ahimè ancora sottoesposto, che vi invito caldamente a riscoprire.

    Qui il disco intero: https://www.youtube.com/watch?v=IcFoV5BOvQs
  • Discussione Bubobubo • 20/05/20 17:21
    Archivista in seconda - 271 interventi
    La dizione in effetti a tratti è un problema, troppo marcata l'inflessione dialettale (almeno per me, polentone). Unica pecca marchiana di un film, a mio avviso, molto buono.
  • Discussione Appleaday • 20/11/20 14:13
    Disoccupato - 3 interventi
    Bubobubo ebbe a dire:
    La dizione in effetti a tratti è un problema, troppo marcata l'inflessione dialettale (almeno per me, polentone). Unica pecca marchiana di un film, a mio avviso, molto buono.
    Sono nato e vissuto a Roma. Eppure, verso la fine del film non ne potevo più di sentire quella parlata da rozzone del padre del bambino taciturno, era straziante. Questo per dire che l'inflessione molto marcata è secondo me strumentale per rappresentare un'umanità persa, per rappresentare bassifondi culturali che sono secondo me materia centrale della narrazione. Quel modo di parlare, come registro quasi fisso, e non come sfumatura occasionale, è tipico di un'umanità che nella zona di Roma purtroppo abbonda, fa tutt'uno con un certo stile di vita e non promette qualcosa di diverso da quel che di triste è rappresentato nel film.
    Non intendo snobbare chi parla solo in quel modo, nel senso che sono pronto a lasciare aperta la porta della fiducia nel buono che ci può essere in ogni persona, ma dico che inevitabilmente il fatto che uno si proponga parlando solo o quasi solo in quel modo costituisce per me un lugubre biglietto da visita.
    Ultima modifica: 20/11/20 14:16 da Appleaday
  • Discussione Galbo • 5/11/21 12:58
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Non so se sia stato segnalato altre volte, notavo che l’attore Tortora è inserito a volte con il nome Max, altre come Massimiliano e le ricerche non sempre coincidono …..
  • Discussione Zender • 5/11/21 14:01
    Capo scrivano - 47698 interventi
    A me risulta sempre inserito nei cast come Max Tortora (Massimiliano Tortora)...
  • Discussione Galbo • 5/11/21 14:42
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Zender ebbe a dire:
    A me risulta sempre inserito nei cast come Max Tortora (Massimiliano Tortora)...

    Ho notato ad esempio che cercando Max Tortora ad esempio non compare la scheda dell’ultimo film di Verdone …
  • Discussione Zender • 5/11/21 15:10
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Sistemato, ma in ogni caso va sempre cercato il nome tra parentesi, mai quello fuori parentesi, nei nostri cast. L'importante è cioè che ci sia sempre Massimiliano Tortora, non Max. Anzi, adesso tolgo tutti i Max tortora tranne uno, così diventa più chiaro.
    Ultima modifica: 5/11/21 15:13 da Zender