A classic horror story - Film (2021)

A classic horror story
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Anno: 2021
Genere: horror (colore)
Note: Aka "Una classica storia dell'orrore". Prodotto e distribuito da Netflix.
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In attesa di comparire nel box Ultimi commenti: Mr.chicago (19/03/24 15:19)
TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/07/21 DAL BENEMERITO ANTHONYVM
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Anthonyvm 14/07/21 15:18 - 5615 commenti

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Il meta-folk-horror all'italiana si fa scudo di un titolo quanto mai esplicativo, nonché di dialoghi apertamente ironici ("È la scopiazzatura di tanti altri film"), per difendersi da prevedibili accuse di scarsa originalità. In effetti ogni frammento è in qualche modo derivativo: non solo i vecchi cliché (la casa nel bosco, i riti pagani, la final girl), ma pure il ribaltamento degli stessi, incluso il twist ending ironico. A livello tecnico e visivo, uno dei migliori prodotti di genere nostrani, ma la "furberia" di fondo snerva un po'. La Lutz di Revenge è comunque uno spettacolo.
MEMORABILE: I danni oculari; Il sacrificio; Osso, Mastrosso e Carcagnosso; La Lutz coperta di sangue sulla spiaggia in ralenti; L'ultima "metafilmata" nel finale.

Areknames 15/07/21 09:13 - 45 commenti

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Il film trova un ottimo punto d'incontro tra un immaginario, di origine statunitense, condiviso in tutto il mondo (e quindi perfetto per la piattaforma che lo distribuisce), e una sua specificità tutta italiana. La regia è buona, gli interpreti (soprattutto le ragazze) reggono, la violenza è ben dosata tra gore e fuori campo. Il twist, però, affossa il film. Non solo perché prevedibile fin dall'inizio, ma anche perché conduce a una svolta girata frettolosamente, scritta male e peggio interpretata. Si riscatta un po' con l'ultima bella sequenza.

Ira72 15/07/21 11:14 - 1305 commenti

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Dal titolo si temeva l’ennesimo splatter americano “adolescenti in campeggio, sperduti nel bosco che incontrano l’uomo nero”. Ed effettivamente è così, ma made in Italy. Valore aggiunto palpabile fin dall’inizio grazie alla colonna sonora che non ci azzecca nulla con le scene cruente ma che, sorprendentemente, le esalta, risultando una scelta azzardata vincente. Buona anche la fotografia e apprezzabile il sarcasmo, ironico, che permea la pellicola. Della serie: non prendiamoci troppo sul serio. Osando di più ed eliminando tanti stereotipi poteva essere non male. Un po’ incompiuto.

Gabigol 18/07/21 16:27 - 569 commenti

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Esercizio di destrutturazione del genere riuscito a metà, con il coraggio di innestare il soggetto in un contesto completamente italiano. Alcune buone intuizioni narrative o visive - il mito dei tre fratelli, la tavolata della sindaca, la camminata sulla spiaggia - vengono diluite da una fiumana di citazioni verso il cinema horror americano (ignorato completamente quello italiano); non aiuta nemmeno il raggruppamento di personaggi-archetipo che si barcamenano in dialoghi tra il calabro e l'americano. Film irrisolto nella poetica e non troppo originale, ma dalle buone intenzioni.
MEMORABILE: Il contrasto tra efferatezze e musica italiana; La tavolata alla Midsommar; Il triplice sacrificio; Il roulotte-camerino; La spiaggia.

Lupus73 18/07/21 16:35 - 1485 commenti

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Folk horror all'italiana, con pregevole fotografia e cura delle ambientazioni/costumi, che richiama alla mente Il rituale, Apostolo, e dopo un'ora anche Midsommar, il tutto frullato in salsa calabrese a base di 'nduja e 'ndrangheta (nel folclore del soggetto); ma ecco che il twist innesta una chiave di metacinema da reality horror (Le colline sanguinano) che però funziona solo in parte e finisce per trascinarsi. Tuttavia il significato è notevole: l'arte richiede enormi "sacrifici" per poi essere fruita in skip dall'utente medio del web e liquidata con "pollice verso" in un clic.
MEMORABILE: Le citazioni al subentrare della parte metacinema: Jason, Freddie, Leatherface; La leggenda realmente esistente di Osso, Mastrosso e Carcagnosso.

Kinodrop 18/07/21 20:55 - 2909 commenti

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De Feo e Strippoli cavalcano con disinvoltura e con maestria visiva tutta la serie delle situazioni tipiche del genere, concentrandole in un viaggio tra i misteri e il folklore del sud Italia, con in più un sovratesto narrativo (anche questo non certo nuovo) che riporta le vicende a una dimensione quasi ironica e autoironica, strizzando l'occhio al decisivo ruolo del coinvolgimento del pubblico. Molto riuscite le scene più cruente, in particolare quelle ritualistiche con relative maschere e apparato sonoro efficace e molto evocativo; una lode al disinvolto cast, specie Lutz e Russo.
MEMORABILE: La baita in mezzo al bosco; I dipinti dei rituali; Gli orrori sacrificali (lingua, occhi, orecchie); La grande tavolata silenziosa; Sapore di sale.

Herrkinski 19/07/21 04:26 - 8052 commenti

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Se la prima parte sembra ricalcare il tipico canovaccio alla Wicker man e derivati, il prevedibile twist intorno all'ora riporta il film sui binari tipici del torture-porn moderno; in generale l'originalità non è di casa, non fosse per un uso interessante delle musiche e per qualche labile suggestione folkloristica. Confezione internazionale degna di plauso ma audio pessimo, con dialoghi a tratti inintellegibili, non aiutati dai vari accenti; cast non eclatante, con una Lutz particolarmente spaesata. I mezzi per un rilancio dell'horror italiano ci sono ma servono aggiustamenti.

Pinhead80 19/07/21 14:05 - 4715 commenti

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Nell'epoca in cui i film si devono adeguare ai target delle piattaforme streaming, ecco quest'opera che risponde al palato del pubblico abbinando un cast italiano ai classici stilemi di un certo tipo di horror rurale americano. Il risultato è più che sufficiente, perché se non altro c'è l'onestà in sceneggiatura di non prendersi troppo sul serio. Tralasciando la recitazione alquanto approssimativa, si possono sottolineare in positivo alcuni momenti (le torture, il risvolto finale e la colonna sonora). Si pesca a piene mani da tutto il cinema horror, ma lo si fa bene.

Nicola81 19/07/21 15:47 - 2831 commenti

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Passo indietro per De Feo dopo l'incoraggiante The nest. La prima parte, pur frullando dichiaratamente tutti gli stereotipi del cinema horror americano, e malgrado un sonoro non all'altezza, si lascia seguire con interesse, creando una certa inquietudine e qualche scena gore non di bassa macelleria. Poi però ecco una svolta narrativa all'insegna dell'autoironia (o forse dovremmo dire parodia?) e della critica sociale che lascia decisamente perplessi, nonostante una bella sequenza conclusiva. Gli attori se la cavano (soprattutto la Lutz), ma alla fine è molto più fumo che arrosto.

Jandileida 19/07/21 20:52 - 1558 commenti

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Prendendo un po' da tutte le sponde dell'oceano horror (inizio alla college horror americano, prosieguo sulle note dei vari "uomini maligni" passati e presenti), De Feo e Strippoli provano ad irrorare con sangue fresco l'horror nostrano. L'operazione non riesce del tutto, il twist decisivo è una ciambellina con un piccolo buco, però il film ha il suo perché: sul piano del girato i nostri giovani due devono abbassare la testa veramente davanti a pochi. L'uso di musica industrial e alcuni giochi di colori creano una bella atmosfera malsana. Attori funzionali. Calabria felix.

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Leandrino 19/07/21 21:47 - 506 commenti

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L'operazione dei due giovani registi italiani è apprezzabile, ma un po' furba. Questa storia horror è davvero "classica" e poco importa, in fin dei conti, che tutti gli ingredienti della trama siano riciclati per costruire un intreccio affamato di colpo di scena, perché la storia sarà sempre quella. Un film non peggiore di tante produzioni USA che affollano il mercato, che fa ben sperare per un riavvio nostrano del genere ma che non sembra riuscire nell'intento di creare un intreccio verosimile e al contempo "feroce" - almeno a livello di "critica sociale" - come vorrebbe.

Daniela 21/07/21 11:08 - 12606 commenti

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Non ha la statura del "classic", ma può essere definito un "honest" horror che non fa mistero dei suoi debiti nei confronti di altre pellicole riuscendo comunque a speziare il pot-pourri citazionista con i sapori legati alle leggende della criminalità nostrana. Non tutti gli snodi narrativi risultano convincenti, così come accade per le prestazioni attoriali, e talvolta la sensazione del déjà è troppo forte per non smorzare la tensione, ma il film si fa seguire con interesse, la messa in scena è buona, certe scelte musicali sorprendono piacevolmente. Promosso con qualche riserva,
MEMORABILE: La sequenza finale sulla spiaggia.

Hackett 21/07/21 16:37 - 1865 commenti

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De Feo torna alla (co)regia dopo il successo meritato del precedente The nest. Ovviamente l'attesa aveva creato una certa aspettativa che il regista in buona parte non delude. Partenza abbastanza folgorante e ultracitazionista che spazia da The wicker man a Midsommar ma ricorda a tratti anche lo Shadow di Zampaglione. Tanta carne al fuoco, forse troppa, ma la buona idea è giocare sulle citazioni, servirsene per prendere un po' in giro lo spettatore horror-onnivoro e cercarsi un posticino fatto di coraggio e originalità nel cinema nostrano. Ottimi accostamenti musicali.

Jdelarge 26/07/21 17:28 - 1000 commenti

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Per il semplice fatto che il film è in grado di offrire molteplici spunti di riflessione che spaziano dal cinema fino ad arrivare a considerazioni di carattere sociale, il giudizio finale non può che essere estremamente positivo. A ciò si aggiunge una confezione davvero brillante, avvalorata da un'ottima fotografia e da una prova attoriale credibile. La sceneggiatura è coraggiosa e, salvo risultare a tratti pretestuosa, si configura come l'elemento in grado di rendere il film senza ombra di dubbio originale e curioso.

Cotola 27/07/21 13:29 - 8998 commenti

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Non è certo disdicevole il citazionismo spinto - non sarà né la prima né l'ultima volta e non è una sola caratteristica italica - poiché questo centone del genere horror riesce ad essere godibile nonostante non ci sia una sola idea originale ed i presunti colpi di scena siano tutti abbastanza telefonati. La pellicola scorre via veloce, fluida, senza intoppi e tra l'altro, il che non guasta, ben realizzata. De Feo è bravo, ma fa un passo indietro rispetto al suo film precedente. A disturbare sono un eccesso di autoindulgenza, paraculaggine e, per certi versi, "vittimismo".
MEMORABILE: La chat durante i titoli di coda, pienamente rispondente alle dinamiche del web; "In America mi avrebbero già fatto il contratto per il sequel".

Rebis 28/07/21 11:48 - 2331 commenti

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Si è tolto qualche soddisfazione De Feo: con il fandom horror, che ingurgita di tutto ma spaghetti 2.0 no grazie; citando e ricollocando le fonti nell'epica criminale all'italiana (la Calabria come il Texas, Cosa Nostra come famiglia cannibalica); conferendo a Matilda Lutz il (meritatissimo) ruolo di nuova final girl. Sollazzevole, anche un po' trashoso quando cala il sipario e scopre i retroscena della mattanza, ma sempre un passo avanti quanto a ironia (la colonna sonora), consapevolezza (l'horror come riproduzione) e stile (il finale sulla spiaggia, bellissimo). Continuate così.

Bubobubo 2/08/21 12:44 - 1847 commenti

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Se lo si dovesse giudicare da una prospettiva unicamente funzionalista non ci sarebbe granché da dire, in quanto il soggetto (anche nei suoi twist e controtwist) si guarda bene dall'uscire da indicazioni metodologiche di genere che si conoscono oramai a menadito. A suscitare interesse è però un (fin troppo?) pronunciato elemento metafilmico che si articola su due piani, quello dell'autocoscienza deontologica di troupe e registi verso il prodotto in fase di realizzazione e quello, pungente, del "sacrificio" appena assaggiato e rigettato con sufficienza dal fruitore. Interessante.
MEMORABILE: Gli ultimi 15', certo ammiccanti ma originali.

Enzus79 7/08/21 22:13 - 2864 commenti

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Horror italiano condito di una buona dose di suspense e tensione, con scene macabre di buon impatto visivo e che può esser letto anche come una sorta di denuncia sociale. La prima parte è quella riuscita meglio, mentre nella seconda si scivola nel già visto e nello scontato. Regia di De Feo/Strippoli e trucchi più che efficaci. Pellicola degna di nota, nonostante tutto.

Orson 15/12/21 15:00 - 118 commenti

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De Feo coadiuvato da Strippoli vira verso il torture horror e il survival anni 70, frullando insieme un po' di Non aprite quella porta con Hostel e financo il folk horror di Midsommar. Il riferimento più evidente, tuttavia, è il poco ricordato My Little eye, da cui riprende l'idea base. Il film ha la giusta tensione, è ben diretto e vanta una fotografia di alto livello che lo discosta dal cinema horror nazionale. I difetti sono una certa freddezza da film-compilation e soprattutto la totale mancanza di splatter che cozza con i modelli di riferimento.

Capannelle 30/12/21 22:43 - 4394 commenti

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Non era facile confermare le qualità messe in mostra la prima volta ma De Feo ci riesce pur cambiando l'approccio, meno tradizionale e lineare come vicenda e contaminando il classico horror redneck con elementi nostrani (società mafiose, solarità e dialetto) e voyeurismo moderno. Un'operazione ad alto rischio del ridicolo che il regista riesce a schivare, maneggiando con personalità il comparto visivo e sonoro e dirigendo discretamente la compagine attoriale. Non si può pretendere l'originalità e qualche aggiunta pare superflua (la chat finale), ma dal mixer esce un buon prodotto.
MEMORABILE: La tavolata calabrese sotto al sole con la ragazza in carrozzina.

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Thedude94 2/03/22 23:43 - 1084 commenti

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Già dal titolo si intuisce l'ambientazione da horror classico, con incidente stradale e bosco maledetto, toni rosso sangue e blu notte e tipici personaggi stereotipati. Se all'inizio può sembrare qualcosa di visto e rivisto, è con il passar del tempo che le sorprese iniziano ad arrivare e si entra in un circolo vizioso di meta-cinema che tocca il limite dell'assurdo, ma in un contesto che rimane comunque molto realistico. Ed è proprio questa novità che azzera tutto ciò che può sembrare facilmente criticabile e fa si che il tutto risulti non male.

Rocchiola 5/04/22 12:29 - 952 commenti

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De Feo continua la sua riflessione sul genere horror un po' come fece Craven con Scream. Purtroppo il suo film resta più valido sul versante metafilmico, che su quello della tensione e rispetto al maestro non riesce ad unire la citazione con un'adeguata dose di thrilling. Tra Wicker man e Wrong turn la pellicola non offre particolari momenti di tensione e, a parte qualche ovvia sorpresa, scorre senza grandi spaventi. Simpatico e significativo il finale nascosto dopi i titoli di coda.
MEMORABILE: Le figure mascherate ispirate ai leggendari Osso, Mastrosso e Carcagnosso; L'ambientazione calabrese; La tavolata capitanata dalla boss mafiosa.

Pumpkh75 24/08/22 13:27 - 1736 commenti

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Un gustoso Morzello con la ciccia pregiata di una dozzina di film: la coppia De Feo/Strippoli spilucca e rimestola rosolando a puntino un hype superficialmente infondato, lucida e smalta la carrozzeria di un metacinema con il motore già fuori produzione sbiellando una morale (chissà) ormai anacronistica, in generale dirige di gran lusso fino a un finale (ma non all’ultima scena, quella bellissima) che sembra un colpo di genio ma che passato un giorno è più un colpo di spugna. Ruffiane ma indovinate le musiche, indovinato ma poco ruffiano il cast. Gli manca solo un po’ di nduja.

Schramm 13/11/22 16:29 - 3490 commenti

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Punctum est che classici lo si è proprio malgrado e inconsapevolmente, non lo si diventa aggiustandosi in corsa e coricandosi su un neoclassicismo di riporto, tanto più se veicolati da acting agghiaccianti. L'ultima casa nel bosco, subaffittata da wiccantropi dal terzo occhio, bacchettoni-banchettanti che non disdegnano l'hooperitivo col latte scremato. Presi-persi nello slancio camouflagico e camouflagellante, Defeo/Strippoli mancano di pudore segnico e reticenza retorica ma il papier collé ha i suoi momenti, e alcuni potrebbero imbucarsi quatti quatti alle feste del subconscio.
MEMORABILE: Bloodflix; Le microciitazioni da Fulci, Kumakiri, Tarantino, Du Welz, Raimi, Fargeat...

Magerehein 17/11/22 11:26 - 977 commenti

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Talmente "classic" da copiare più o meno spudoratamente (sebbene ciò risulti poi voluto) da un lungo elenco di altre opere. Forte è la predilezione per Hardy, Raimi e Aster, ma i richiami si spingono fino a Hooper, Bailey-Bond, Reiner, Goddard, perfino (velatamente) Argento. Il vero problema del film non è tanto questo (è un buon lavoro d'imitazione, finché dura), bensì il fatto che quando c'è da creare qualcosa di originale (dal colpo di scena in poi), esso si incarta malamente (complice un villain più ridicolo che malvagio) e si risolve davvero troppo in fretta. Approssimativo.
MEMORABILE: "C'era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina...".

Valcanna 19/12/22 11:45 - 32 commenti

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Un horror italiano di tutto rispetto girato e recitato molto bene. Nota di merito alla fotografia. La storia, seppur non brillando per originalità, resta comunque godibile per tutta la visione. Svolta folk nella seconda metà. Molto interessanti anche gli stereotipi che riconducono al profondo sud. Dal matriarcato ai bimbi in sovrappeso elementi che si inseriscono in maniera fluida e naturale. Unica nota stonata il riferimento alla mafia, del tutto fuori luogo. Nel complesso un buon film, godibile.

Alex-1971 9/07/23 01:22 - 29 commenti

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Scopiazzature varie, soprattutto nei confronti di Midsommar (i sacrifici umani, l’imitazione dei gemiti di dolore, l’ ”amico” che poi tanto amico non è…). Un po' di luoghi comuni qua e là (“Gli italiani non sono bravi a fare gli horror”), un po' di vittimismo (il tizio guarda l’inizio, la protagonista non gli è simpatica, salta direttamente al finale dove la protagonista ammazza il “cattivo”, mette “non mi piace”). Beh, si mette “non mi piace” o, meglio, un pallino e mezzo, perché è un film da poco, che non fa neanche onore alla Calabria, con quei fastidiosi luoghi comuni.
MEMORABILE: In negativo: il finale inconcludente.

Pigro 16/02/24 10:04 - 9624 commenti

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Cinque persone perdute nella foresta calabrese, con casa misteriosa e villici assatanati. Che l’autoironia sia la chiave lo si deve capire fin dal titolo: sì, l’horror c’è, fondamentale, assoluto e parecchio cruento, eppure c’è ben altro e quei piccoli segni anomali, assurdi, eccessivi, incongruenti disseminati nella prima ora devono tenere in allerta per la svolta rivelatrice, che magari non sarà clamorosa ma certo è folgorante nell’indicare il vero punto centrale e il vero tono, sotterraneamente umoristico e parecchio stuzzicante.

Mr.chicago Ieri 17:06 - 60 commenti

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Straordinario, dall'inizio alla fine! Giocando sul citazionismo e sugli stereotipi sia culturali (vedi i leggendari capostipiti delle mafie italiche e la satira su di loro) che cinematografici (ovviamente riguardante il genere horror), i registi confezionano una pellicola dalla struttura eccezionale. Scelta musicale illuminata che fa da contraltare, quasi da ossimoro, alle scene gore (poche ma incisive), una fotografia icastica e un cast davvero efficace (menzione particolare alla performance di Francesco Russo).
MEMORABILE: La prima tortura con "Il cielo in una stanza" in sottofondo.
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  • Discussione Daniela • 21/07/21 09:27
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    LA LEGGENDA di Osso, Mastrosso e Carcagnosso 
    Nel film si parla della di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, tre fratelli cavalieri spagnoli del 1400 che la leggenda vuole siano stati imprigionati per trent'anni a Favignana per aver vendicato nel sangue l'onore della sorella. Una volta liberi, i tre fratelli si sono separati e, seguendo i principi che avevano messo a punto durante la prigionia, hanno fondato ciascuno una società segreta retta da proprie leggi e con propri rituali: Osso decise di restare in Sicilia per divenire il fondatore di Cosa Nostra, Mastrosso, si stabilì in Calabria dove gettò le basi per la creazione della ‘Ndragheta, Carcagnosso proseguì il cammino fermandosi in Campania dove diede vita alla Camorra.
    Netflix, che figura tra i produttori del film e lo ha distribuito sulla sua piattaforma, ha rilasciato un video in cui lo youtuber GioPizzi parla brevemente di questa leggenda.  
  • Discussione Anthonyvm • 21/07/21 09:49
    Scrivano - 803 interventi
    Kinodrop ebbe a dire:
    Questo film ha un'ulteriore meta-meta-merito, quello di averti ispirato questo bellissimo commento che sa leggere tra le tante righe dei molti strati in cui la tecnica e soprattutto l'ironia dei due registi si sono intersecate. Complimenti davvero per questo contributo appassionato sì, ma senza peli sulla lingua, che oltretutto e questo è un altro merito, si fa leggere tutto d'un fiato.
    Saluti K.

    Ma davvero troppe grazie, Kino! :) E mi fa piacere che tu abbia gradito il film. Dopo tante delusioni tricolori era anche ora!
  • Discussione Daniela • 21/07/21 11:40
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    x Anthonyvm 
    Mi unisco ai complimenti di Kino per la tua disamina tanto acuta, letta subito dopo aver visto il film. Confesso che, in prima battuta, il mio giudizio si era attestato sui 2 pallini e mezzo, non per la mancanza di originalità, data per scontata, ma perché non mi aveva convinto la svolta meta-cinematografica e avevo trovato modeste le prestazioni attoriali, esclusi Lutz e in parte Mazzotta.
    Però, proprio leggendo il tuo post, ho riavvolto la pellicola in testa e ho aumentato la valutazione. Imperfetto certo, ma un horror che si fa guardare dall'inizio alla fine senza provocare orticaria per manifesta bischeraggine di questi tempi è merce piuttosto rara e quindi accetto volentieri l'invito alla clemenza :o) 
  • Discussione Anthonyvm • 21/07/21 16:28
    Scrivano - 803 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    x Anthonyvm 
    Mi unisco ai complimenti di Kino per la tua disamina tanto acuta, letta subito dopo aver visto il film. Confesso che, in prima battuta, il mio giudizio si era attestato sui 2 pallini e mezzo, non per la mancanza di originalità, data per scontata, ma perché non mi aveva convinto la svolta meta-cinematografica e avevo trovato modeste le prestazioni attoriali, esclusi Lutz e in parte Mazzotta.
    Però, proprio leggendo il tuo post, ho riavvolto la pellicola in testa e ho aumentato la valutazione. Imperfetto certo, ma un horror che si fa guardare dall'inizio alla fine senza provocare orticaria per manifesta bischeraggine di questi tempi è merce piuttosto rara e quindi accetto volentieri l'invito alla clemenza :o) 
    Grazie mille, Daniela! Troppo buona. :D Sono lieto di aver suggerito una "spintarella" a un giudizio indulgente. Fra i recenti horror nostrani che ho visionato credo sia quello che la merita di più.

    Grazie anche per la digressione sulla leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso e il relativo video, molto interessante!
  • Discussione Kinodrop • 21/07/21 20:06
    Contratto a progetto - 141 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    LA LEGGENDA di Osso, Mastrosso e Carcagnosso 
    Nel film si parla della di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, tre fratelli cavalieri spagnoli del 1400 che la leggenda vuole siano stati imprigionati per trent'anni a Favignana per aver vendicato nel sangue l'onore della sorella. Una volta liberi, i tre fratelli si sono separati e, seguendo i principi che avevano messo a punto durante la prigionia, hanno fondato ciascuno una società segreta retta da proprie leggi e con propri rituali: Osso decise di restare in Sicilia per divenire il fondatore di Cosa Nostra, Mastrosso, si stabilì in Calabria dove gettò le basi per la creazione della ‘Ndragheta, Carcagnosso proseguì il cammino fermandosi in Campania dove diede vita alla Camorra.
    Netflix, che figura tra i produttori del film e lo ha distribuito sulla sua piattaforma, ha rilasciato un video in cui lo youtuber GioPizzi parla brevemente di questa leggenda.  
    Grazie Daniela, non conoscevo affatto la leggenda su cui poggiano i tre pilastri della malavita nostrana. Mi guardo anche il video su youtube. Saluti K.

  • Discussione Rebis • 28/07/21 12:47
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Grazie Anthonyvm per l'intervento sostanzioso e ben argomentato, ti leggo sempre con piacere. A me il film è piaciuto, anzi, era da un po' che non mi divertivo tanto con un horror, e la tua disamina ha incoraggiato il mio commento positivo.

    Credo sia ora di uscire da due gabbie concettuali: aspettarsi qualcosa di nuovo dal cinema horror e contrappore quello italiano a quello europeo o internazionale (evocando i gloriosi '70 - '80 che aveva caratteristiche produttive specifiche non riproducibili oggi, per certi aspetti anche per fortuna). Non c'è niente di nuovo né in Aster né in Eggers, se non a livello stilistico, nella messa in scena autoriale, come non c'era niente di nuovo in Scream (basta pensare a L'occhio che uccide o L'abominevole Dottor Phibes che già inquadravano in meta narrazione e lavoravano sulle attese del pubblico). L'horror è riproduzione e riciclo dalla nascita, è sequels senza che ci sia un fondo, è spin off e prequel, è remake e citazionismo, è emulazione, frode, sfruttamento e plagio a partire dal Nosferatu di Murnau che saccheggiava Stoker e gli affibiava un altro titolo. L'horror è così, furbo e cialtrone, ingenuo e spudorato, ma e gli vogliamo bene perché ci fa sentire a casa: ci aspettiamo la colazione al mattino e la minestra la sera, quel che conta davvero è il servizio, l'accoglienza, l'affidabilità, lo stile insomma. Spesso è il dessert a riservare qualche sorpresa. E mi sembra che De Feo, già con The Nest, abbia dimostrato di essere un buon padrone di casa.
     
    E penso abbia ragione anche sulla questione dell'horror italiano: la sfiducia è prima negli spettatori che nei produttori. Proprio quel cinema anni '70 e '80, oggi fruito tanto al chilo dalle nuove generazioni come fosse un inesauribile e strabiliante freak show di amenità o conservato nel cuore del fandom come una riserva indiana, ha creato un modello di riferimento fuorviante, deleterio, pregiudicante. Se nessuno si aspetta Franju mentre guarda Laugier, allora godiamoci De Feo senza aspettarci Fulci o D'Amato. La tavola è ben imbandita e ce n'è abbastanza, mi sembra, per trascorrere una bella serata in famiglia. Anche senza scomodare il nonno imbalsamato in soffitta :D 
  • Discussione Anthonyvm • 28/07/21 23:15
    Scrivano - 803 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Grazie Anthonyvm per l'intervento sostanzioso e ben argomentato, ti leggo sempre con piacere. A me il film è piaciuto, anzi, era da un po' che non mi divertivo tanto con un horror, e la tua disamina ha incoraggiato il mio commento positivo.

    Credo sia ora di uscire da due gabbie concettuali: aspettarsi qualcosa di nuovo dal cinema horror e contrappore quello italiano a quello europeo o internazionale (evocando i gloriosi '70 - '80 che aveva caratteristiche produttive specifiche non riproducibili oggi, per certi aspetti anche per fortuna). Non c'è niente di nuovo né in Aster né in Eggers, se non a livello stilistico, nella messa in scena autoriale, come non c'era niente di nuovo in Scream (basta pensare a L'occhio che uccide o L'abominevole Dottor Phibes che già inquadravano in meta narrazione e lavoravano sulle attese del pubblico). L'horror è riproduzione e riciclo dalla nascita, è sequels senza che ci sia un fondo, è spin off e prequel, è remake e citazionismo, è emulazione, frode, sfruttamento e plagio a partire dal Nosferatu di Murnau che saccheggiava Stoker e gli affibiava un altro titolo. L'horror è così, furbo e cialtrone, ingenuo e spudorato, ma e gli vogliamo bene perché ci fa sentire a casa: ci aspettiamo la colazione al mattino e la minestra la sera, quel che conta davvero è il servizio, l'accoglienza, l'affidabilità, lo stile insomma. Spesso è il dessert a riservare qualche sorpresa. E mi sembra che De Feo, già con The Nest, abbia dimostrato di essere un buon padrone di casa.
     
    E penso abbia ragione anche sulla questione dell'horror italiano: la sfiducia è prima negli spettatori che nei produttori. Proprio quel cinema anni '70 e '80, oggi fruito tanto al chilo dalle nuove generazioni come fosse un inesauribile e strabiliante freak show di amenità o conservato nel cuore del fandom come una riserva indiana, ha creato un modello di riferimento fuorviante, deleterio, pregiudicante. Se nessuno si aspetta Franju mentre guarda Laugier, allora godiamoci De Feo senza aspettarci Fulci o D'Amato. La tavola è ben imbandita e ce n'è abbastanza, mi sembra, per trascorrere una bella serata in famiglia. Anche senza scomodare il nonno imbalsamato in soffitta :D 
    Grazie mille, Rebis, e ricambio i complimenti per il tuo bel commento. Ovvio, la mancanza di originalità di un soggetto, oggi più che mai, non pregiudica di per sé il valore di un'opera (a meno che la somiglianza con un precedente non sia così lampante da annichilire del tutto l'effetto sorpresa): come si usa dire, "nessuno s'inventa più niente", "non conta la storia, ma come la si racconta", o "i grandi artisti non copiano, rubano". Credo che nel caso di questo film siamo giusto sulla linea di confine, nel senso che lo stupore non attecchisce ma l'assetto generale è top-notch, tanto da mettere in ombra certe similitudini troppo marcate. Sempre parlando di De Feo, pure The nest doveva parecchio a certi cuginetti internazionali o di epoche passate, ma lì il regista è riuscito a mio avviso a ricomporre le varie influenze in un disegno più appagante ed equilibrato. Somiglia ad altro, ma non all'imitazione di altro, cosa che invece ho avvertito guardando per esempio Il legame: ottime premesse, sterile compilation di jumpscare all'inseguimento di James Wan (un altro che sa "rubare" con stile) nella seconda parte, per di più poco spaventosi. E alla fine il succo sta lì: puoi essere l'artista più derivativo in circolazione, ma se alla fine raggiungi i tuoi scopi (che siano spaventi, risate, lacrime, sussulti o stravolgimenti mentali), posso dirti solo chapeau e tante strette di mano. Ma specie in questo caso è ovviamente questione di gusti e impatto soggettivo.

  • Discussione Rebis • 29/07/21 15:09
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    Penso che De Feo si sia cimentato con due filoni del genere horror: prima quello gotico, intimista e necroforo che apre su scenari apocalittici, poi quello folk, boschivo e selvaggio che apre su scenari meta narrativi.
    È vero che The Nest è più coeso, ma credo anche per ragioni scenografiche: tutta l'azione si risolve in una villa, in cui ha potuto lavorare sia sulla rotondità dei personaggi, sulle dinamiche relazionali e psicologiche, che su una resa più omogenea del ritmo e della fotografia. A classic horror story invece è un survival movie, più truzzo, dinamico e grottesco, incentrato sullo slasher e sulla mattanza. Credo abbia svolto in entrambi i casi un bel lavoro di messa in quadro, usando il citazionismo - inevitabile e persino atteso - con intelligenza, affetto e umiltà. Non capita spesso e non è per niente scontato.

    Non ho ancora visto Il legame, ma recupererò a breve. 
  • Discussione Capannelle • 30/12/21 22:54
    Scrivano - 3473 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    È vero che The Nest è più coeso, ma credo anche per ragioni scenografiche: tutta l'azione si risolve in una villa, in cui ha potuto lavorare sia sulla rotondità dei personaggi, sulle dinamiche relazionali e psicologiche, che su una resa più omogenea del ritmo e della fotografia. A classic horror story invece è un survival movie, più truzzo, dinamico e grottesco, incentrato sullo slasher e sulla mattanza. Credo abbia svolto in entrambi i casi un bel lavoro di messa in quadro, usando il citazionismo - inevitabile e persino atteso - con intelligenza, affetto e umiltà. Non capita spesso e non è per niente scontato.
    Pienamente d'accordo e quest'ultimo film è stato una piacevole e non facile riconferma perchè il mixer dove De Feo e Strippoli hanno frullato di tutto poteva facilmente portarli verso il derivativo e/o ridicolo. Invece hanno saputo metterci sopra anche le spezie nostrane più prelibate e meno scontate senza rovinare il piatto.
  • Discussione Rebis • 31/12/21 21:46
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Mi fa piacere che hai gradito il menù della casa :)