In una villa della campagna inglese gli ospiti convenuti per la lettura di un Testamento cominciano a morire uno dopo l'altro, mentre un ispettore di Scotland Yard e un poliziotto locale (Moschin) cercano di far luce sui delitti. Michele Lupo cerca con scarsi risultati di mescolare il giallo classico alla Agatha Christie (con tanto di convocazione finale dell'intero gruppo per l'annuncio del colpevole) alla commedia sofisticata dallo humour vagamente britannico. Il risultato è, però, di raro tedio, con battute che ben di rado colpiscono nel segno ed evidenti ambizioni frustrate da una sceneggiatura modesta che la regia evidenzia impietosamente. Cast scelto bene dal punto di...Leggi tutto vista dell'aderenza a stereotipi inglesi, ma che forse anche proprio per questo appare più ingessato del consueto. L'unico a vivacizzare a fatica la scena è Moschin, che nel ruolo del poliziotto mezzo scemo (si lega il caschetto sotto le labbra!) ma sorprendentemente acuto è l'unico a dar l'impressione di poter gestire le due anime del film. Ingegnosa l'arma del delitto, svelata solo nel finale; però l'abuso irritante di zoom e primi piani sui volti attoniti dei sospetti conferma quanto Lupo abbia confezionato un giallo legato a uno stile ormai datato che, unito a un intreccio più attento a sorprendere futilmente che a coinvolgere, non riesce mai a farsi interessante. Soluzione tirata per i capelli, epilogo simpatico (ma ormai è tardi...).
Giallo britannico girato vicino a Londra e che si rifà ai gialli classici di Agatha Christie, non anticipando per nulla tutto effetti ed omicidi dell'imminente Dario Argento. Il risultato finale non è certo eccezionale, ma neanche da disprezzare del tutto. Il film ha un buon ritmo, ma forse è eccessivamente lungo e mischia troppo la commedia con il giallo, finendo per rovinare un po' l'atmosfera e la suspence. Moschin molto bravo nel ruolo del sergente imbranato, ma non troppo, Thorpe. Si segnalano infine le ottime musiche di Francesco De Masi.
MEMORABILE: I momenti che precedono lo scoccare delle ore 12 sull'orologio che servirà a smascherare il colpevole.
Oggetto curioso questo giallo dell'ottimo Lupo che, mentre già s'avanza il Dario, rispolvera l'abusatissimo (ma sempre funzionante) cliché dell'eredità contesa fra parenti serpenti nella villa di campagna inglese, dove ci si ammazza e si commettono inenarrabili nequizie, ma con accenti impeccabili e modi squisiti; ingegnosa però la soluzione. Rovina un po' il tutto - oltre a una certa lentezza, peraltro anch'essa appropriata - un cast di serie B (Moschin a parte), salvato dai doppiatori (il fior fiore). Divertente.
Ambientato nella campagna inglese, ha tutti gli ingredienti tipici del giallo classico: un'antica magione, un testamento, un gruppo di parenti che si contendono l'eredità, vari delitti apparentemente inspiegabili, l'ispettore "cittadino" che si crede intelligente, il poliziotto di campagna che lo è davvero. Finale abbastanza inaspettato, colonna sonora che parafrasa un classico. Unica nota stonata, la recitazione un po' sopra le righe, accentuata da qualche dissonanza espressiva tra attori e doppiatori. Comunque da vedere.
Anomalo giallo all'italiana che riprende i classici schemi di Agatha Christie, stemperati con grandi dosi di humor nero. Il cast è molto variegato soprattutto sul versante femminile: la Moffo che ci concede un fugace nudo, la Galli, la Cunnigham, la De Santis... Buono anche il cast maschile (Rossi Stuart, Moschin). Ingegnosa la soluzione finale. Eccede però un po' nello humor nero a mio avviso, comunque più che buono.
Divertente e ben congegnato, anche se la situazione di partenza era classica ed iper-sfruttata già nel 1970. I molti virtuosismi con la MdP hanno forse un po' invecchiato il film, ma tecnicamente parlando è un prodotto di prim'ordine (l'operatore era Aristide Massaccesi). Anche il cast funziona egregiamente, con Moschin in un ruolo brillante (con la voce di Carlo Romano), la splendida Evelyn Stewart ed un inquietante Robert Hundar.
L'originalità della soluzione finale è un pronto riscatto per un andamento lento e un plot derivato dai gialli ereditari anglosassoni. La presenza degli ottimi Parmeggiani e soprattutto di Moschin - entrambi in Signore e signoridi Germi - introduce elementi di comicità volontaria, mentre il resto degli attori e le starlets segnano la continuità con il cinema di genere italiano dell'epoca.
Bellissimo misto tra giallo e commedia nera, trama banale visto che siamo al solito Dieci piccoli indiani con eredità contesa tra parenti, alcuni dei quali dalla discutibile moralità. Ci si diverte. Ottime le interpretazioni di Lance Percival e Gastone Moschin nei panni di due poliziotti.
Poco Argento e molta Agatha Cristie in un giallo sicuramente piacevole e intrigante, nonostante qualche lentezza e alcune parentesi umoristiche un po' troppo insistite. Non molto originale ovviamente, ma coerente e ben strutturato, con un personaggio principale (un Moschin che ricorda Jerry Lewis, grazie a delle particolari espressioni ed al doppiaggio di Carlo Romano) che prima lascia perplessi, ma che poi diventa irresistibile. Confezione di buon livello, nonostante lo zoom spesso utilizzato con poco criterio. Niente male.
Film di chiaro stampo christiano che rispolvera uno dei topoi del genere: la disputa
di un'eredità che scatenerà la solita catena di delitti. Spunto trito ma ben svolto
dal regista che forse avrebbe potuto usare un po' meno ironia. Il personaggio del
poliziotto di campagna (interpretato da Moschin) stempera troppo la tensione che invece si richiederebbe ad una pellicola di questo genere. L'epilogo ricorda i gialli
della grande scrittrice inglese, non solo per lo spiegone finale, ma anche per la soluzione, che è molto simile a quella di un suo giallo.
Ambientazione inglese e classica, taglio italiano e molto 1970. Le facce di respiro internazionale (Rossi-Stuart, la Galli, la Cunnigham) mantengono l'ambientazione credibile solo finché non c'è intorno il maggiordomo col volto truce di Claudio Undari. Comunque i colpi di scena funzionano e il regista Lupo, solitamente incolore, si concede qualche virtuosismo ben supportato da un cast tecnico di gran livello (Tomassi al montaggio, Massaccesi operatore, musiche fondamentali di De Masi che danno praticamente il titolo al film).
Divertente (Morandini lo aggettiva bene con “avvincente, piacevole, convenzionale”). All'inizio il doppiaggio di Moschin (Carlo Romano) lascia un po' perplessi, ma poi si rivela azzeccato, fino all'esilarante dialogo finale. Il film è degno rappresentante del cinema italiano non d'autore dell'epoca, per via di una regìa spigliata, di un grande operatore, della capacità di mescolare i generi, di un gran nome buono per tutto il mondo, di recitazioni più che accettabili, di belle figliole (la Galli e Orchidea) e di grandi doppiatori.
MEMORABILE: Moschin che ha timore di Londra e dei "casi difficili"...
Bello, questo episodio rosanero, diretto molto bene dall'ottimo Michele Lupo. Efficace il mix tra commedia e giallo che, seguendo classici canoni di genere (il poliziotto un po' stralunato ma perspicace, per esempio), riesce a divertire ed appassionare, senza tensione e con qualche largo sorriso. Ci sono tanti "eroi" italiani collocati senza timore in un patinato ambiente d'oltremanica, dove il movente più ricorrente nel genere porterà ad una serie di delitti veri (dopo alcuni finti). Non gridate "al lupo", in quanto il Lupo è qui da vedere.
Curioso e interessante giallo, italiano di produzione ma inglese di ambientazione (hinterland londinese per esattezza), dalle atmosfere sublimi e con alcuni colpi comici e thriller. Ottimo cast, a partire da Moschin (che ricorda un po' Clouseau in alcuni tratti) passando per Rossi Stuart Senior, Quinto Parmareggiani, Lance Percival, Anna Moffo, Claudio Undari, Berly Chunningam e le bellissime Eveline Stewart e Orchidea De Santis. Non male il finale, anche se ci si aspettava di più. La fotografia è di Massaccesi e si vede: bellissima.
Senza arrivare alla quasi perfezione di Colpo maestro, Michele Lupo conferma il suo talento. Non era per niente facile non far perdere quota al film puntando su attori arguti quali Moschin e una superba Marisa Fabbri, privilegiando il lato umoristico e quasi comico in un thriller sulla carta serissimo e ad altissimi livelli per marchingegni e per diabolicità globale... Già la scena del bagno lascia sbalorditi, ma quella delle visioni con la De Sanctis è mitica. Brave anche la Moffo e la Stewart, non demeritano gli altri.
MEMORABILE: "Solo gli animali e gli americani si lavano in piedi, i gentlemen fanno il bagno!"
Visto quarant'anni dopo, sembra poco più di uno sceneggiato poliziesco dell'epoca in cui la televisione di stato ancora produceva fiction che, tutto sommato, sembravano decorose. Il tentativo, solo in parte riuscito, è quello di evocare il mondo giallo-rosa di Agatha Christie; la realizzazione è assai modesta se il metro di valutazione è quello cinematografico: sul piccolo schermo avrebbe potuto anche funzionare. Certo, se si pensa che il film è coevo dei primi thriller argentiani, ci si rende conto della distanza siderale...
Felisatti e Pittorru, bella coppia di giallisti nostrani, confeziona un prodotto molto english che per ambiente, trama e... finale ricorda molto lo stile della Christie. Moschin poi, con baffetto e parlata strana, è il Poitot del caso; gli altri, convenuti al castello per la classica eredità contesa, si barcamenano e dilungano un po' mentre il regista, cercando di uscire dagli schemi del genere, spruzza qualche superfluo spunto comico. Nel complesso risulta comunque curioso e godibile.
Nonostante la campagna inglese, le classiche divise dei bobbies, un cast internazionale dove spiccano il viso british di Lance Percival e il giallo alla Christie, il film rivela inequivocabilmente il suo carattere italiano. Un pregio certo, ma che un po' stride con la messinscena sopraddetta. Fosse stato ambientato in una villa veneta, con Moschin (e la sua voce) brigadiere della stazione dei carabinieri, in supporto a un commissario venuto dalla città, sarebbe stato perfetto. Anche così è un piacevole intrattenimento, quasi difficile da definire giallo.
I 98 minuti scorrono lenti, all'insegna del già visto, con una struttura alla Agatha Christie e/o relativi epigoni. Primi piani che dovrebbero essere espressivi nei momenti drammatici risultano irritanti, dialoghi banali (borghesia inglese, ma potrebbe essere di qualunque altra nazionalità), insopportabile l'adattamento del concerto per piano nr. 1 di Tchaikovsky. Notevole il manifesto, apprezzabile l'interpretazione di Moschin (difficilmente riconoscibile coi baffi). A differenza del film, è il trailer a lasciare un buon ricordo.
Ruba il plot a svariate produzioni inglesi del periodo e ha un'incedere altalenante che non giova alla scorrevolezza. Si fa apprezzare per la magione (set principale), la campagna inglese e il parterre di attori che recitan bene nei rispettivi ruoli. Stona vistosamente il personaggio del poliziotto coi denti da coniglio e il rispettivo inaccettabile doppiaggio: un conto l'originalità, altra cosa la farsa. Gli amanti del giallo alla Agatha Christie troveranno pane per i loro denti.
Conferma il talento artigianale di un regista colpevolmente refrattario alla piena riscoperta e rivalutazione cinematografica. Lupo confeziona infatti l'ennesima opera di pregevole professionalità tecnica (notevoli la fotografia di Mancori/Massaccesi e lo score di De Masi) e performante godibilità di racconto. Così il plot narrativamente "conformista" viene sostenuto da una sapiente gestione del ritmo e corroborato da uno scaltro utilizzo del cast (dalla Moffo a Perceval alla Fabbri bravi tutti). Unico neo: l'eccessivamente caricaturale cop di Moschin.
MEMORABILE: Orchidea che "scherza" il povero edipicamente complessato Georgie.
Un maniero immenso, un'eredità succulenta, tanti parenti che sperano di arricchirvisi: sembrano gli ingredienti di un giallo alla Agatha Christie e infatti i toni da commedia infarcita da humour britannico lo confermano. Fra colpi e spari secchi, presunti e veri, finte e reali morti, si dipana la matassa nelle mani di un sergente dentuto e un commissario di Scotland Yard inetto. Buone le caratterizzazioni dei vari personaggi.
A manovrare la mdp (e a farsi le ossa) c'è Aristide Massaccesi. L'oggetto, non indegno ma nemmeno esaltante, è una commedia giallo-nera, un giallo umoristico di ascendenza (derivazione) anglosassone e taglio italiano che si lascia seguire bene se preso in leggerezza e per quel che è. Qua e là ha qualcosa di concettuale senza tracimare nel concettoso. Talvolta eccede in ironia ma la cosa sembra rientrare negli intenti produttivi. Intrattenimento pop con sfilata di bellezze femminili, un bravo Moschin (curiosamente doppiato) e giuste musiche.
Notevole giallo all'italiana, che per atmosfere e classicità delle indagini richiama ai più celebri mystery inglesi, senza sfigurare affatto nel confronto. Lupo dirige bene, in modo veloce, tanto che il film scivola via piacevolmente senza intoppi (ma con qualche forzatura) fino a una soluzione abbastanza sorprendente. Il cast è ottimo, con l'accoppiata Moschin-Percival davvero divertente a spezzare i momenti più tesi. Persino lo spiegone finale ricorda Agatha Christie e sicuramente non deluderà i fan del genere.
Lupo ricalca tutti i più vieti luoghi comuni del genere "ammazzatina fra nobiluomini inglesi un po' decadenti": e fa bene. La sua ricognizione è sempre di buon gusto, con personaggi azzeccati (la coppia del gradasso di Scotland Yard e dell'agente campagnolo) e un'ironia facile, ma godibile: una merce, almeno da noi, molto rara. Sulla lunga distanza il gioco perde un poco di verve, tuttavia. Brava la Fabbri, ottimo Moschin.
Riuscitissima combinazione di commedia e giallo à la Agatha Christie. Lupo dirige con brio un cast interessante, con Moschin in evidenza nei panni dell'ingenuo ma intuitivo poliziotto di campagna, contrapposto all'ottuso e borioso ispettore di Scotland Yard (l'inglesissimo Percival) in una divertente parodia di Watson e Holmes. L'intreccio mystery non è affatto scontato e si mantiene in equilibrio con la controparte umoristica. In mezzo c'è anche un pizzico di erotismo e una vena psyco-morbosa con ambigui rapporti madre-figlio. Consigliato.
MEMORABILE: I finti omicidi in stile 5 bambole per la luna d'agosto; Georgie prova ad avere rapporti con le donne, ma ha visioni della madre; Lo spassoso finale.
Film che evidentemente si ispira ai gialli alla Agatha Christie, quelli dei cosiddetti sistemi a eliminazione. Un giallo con sfumature di commedia in cui a sprazzi si riesce anche a sorridere. Purtroppo nella seconda parte si cade un po' troppo nel ridicolo e si fa "scivolare" la storia in una mediocrità che il film certamente non meritava. Gastone Moschin una spanna sopra gli altri.
Ci vuole grande abilità a coniugare commedia e giallo. Molti hanno fallito. Michele Lupo si ferma a metà del guado. Riesce a creare una buona atmosfera ma sbaglia spesso i tempi comici. Cosa che non impedisce però la realizzazione di un film tutto sommato discreto e godibile, per il buon cast e per la vicenda ben congegnata. Gastone Moschin straordinario anche in questo bizzarro ruolo, come molto buona è la prova della maggioranza del cast. Colonna sonora dimenticabile. Molto buona invece la location. Coinvolgente e divertente, nonostante gli errori e le stecche di sceneggiatura.
Mentre il giallo italiano cambia pelle, Lupo (supportato da sceneggiatori del calibro di Donati, Pittorru e Felisatti) rispolvera il meccanismo alla Agatha Christie con tanto di ambientazione in una ricca magione inglese, contaminandolo però con innesti da commedia. L'amalgama non riesce alla perfezione a causa di una comicità spesso sballata e un ritmo ondivago, ma la soluzione dell'enigma è ingegnosa come il genere esige. Nel variegato cast emergono Moffo, Galli, Rossi Stuart e naturalmente Moschin, malgrado lo straniante doppiaggio di Romano. De Masi non va oltre il riciclo.
MEMORABILE: La lettura del testamento; La spiegazione del mistero.
Giallo complottistico ereditario che guarda più ai modelli d'oltremanica che al coevo filone nostrano inaugurato da Lenzi, sia per la quasi totale assenza di elementi erotici sia per i toni umoristici di netta ispirazione british. Piuttosto farraginoso e confuso nella sceneggiatura, con uno spiegone finale assai poco credibile, il film trova i suoi momenti migliori nella caratterizzazione dei personaggi e nell'ambientazione autenticamente inglese. Oltre al duo Percival/Moschin si segnala la presenza di un piacevole stuolo di bellezze d'epoca fra cui la splendida e algida Ida Galli.
MEMORABILE: Il tiro di golf che scopre il cadavere della Cunningham.
Uno dei tanti film che Michele Lupo ha girato in Gran Bretagna con cast prevalentemente italiano. Qui l'ispirazione è decisamente Agatha Christie, con alcune sottolineature del periodo (il giovane ribelle con il complesso edipico, il razzismo reazionario) e un'ottima interpretazione da parte di Moschin, qui poliziotto di campagna molto più in gamba dell'altezzoso membro di Scotland Yard. Lupo dirige con l'abituale senso del ritmo e il film è gradevole.
Un afternoon tea a casa di Agatha Christie con pasticcini rigorosamente tricolori: beffardo morboso o surreale non per necessità ma per plurime virtù, distende un whodunit non entusiasmante ma ben progettato nel perché e nel quando (riguardo al chi, con un po' di esperienza si può individuare senza affanni) e lascia i comandi alla coppia Moschin/Percival, il primo al solito bravissimo anche alle prese con una caratterizzazione un po' picchiatella, il secondo amabile maestro di incoercibile inettitudine. Momento top: l’incipit al campo di golf, inquieto e straniante. Saporito.
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Anna Moffo è doppiata da Rita Savagnone
Ida Galli è doppiata da Maria Pia Di Meo
Giacomo Rossi Stuart è doppiato da Pino Colizzi
Chris Chittel è doppiato da Massimo Turci
Beryl Cunnigham è doppiata da Vittoria Febbi
Peter Baldwin è doppiato da Pino Locchi
Lance Percival è doppiato da Nando Gazzolo
Orchidea De Santis è doppiata da Fiorella Betti
La musica riarrangiata da Francesco De Masi sui titoli di testa è il noto incipit del Concerto n. 1 in Si bemolle minore op. 23 per piano e orchestra di Peter Tchaikovsky , usato anche da Gianni Ferrio per il film di Duccio Tessari Una farfalla dalle ali insanguinate.