Siamo a Glasgow, Scozia. Joe è un ex alcolizzato disoccupato che cerca un riscatto sociale allenado una sgangherata squadra di calcio ed intrattenendo una relazione amorosa con un'assistente sociale. Ambientazione di degrado sociale ed emarginazione dove emergono valori come l'amicizia, l'amore, la solidarietà. Emozionante e commovente!
In questo film Ken Loach ci catapulta per un'ora e mezza in una Glasgow livida e spietata, dove tutti i personaggi della storia cercano di reagire ad un destino che pare loro ineluttabilmente segnato. Persino l'amore chiede il suo prezzo, laddove anche una semplice squadra di calcio può trasformarsi nell'unica famiglia. Un grande Peter Mullan (Joe) riesce a far percepire allo spettatore ogni suo singolo stato d'animo con profonda delicatezza. Assolutamente da vedere.
Nella quotidiana battaglia per la sopravvivenza, l'operaio ex alcolista e disoccupato Joe che allena una scalcinata squadra di calcio, si dimostra uno dei personaggi più riusciti del cinema di Ken Loach. Come sempre l'autore britannico si occupa del proletariato, rappresentandolo (nella rabbia energica e ribelle del suo protagonista, un bravissimo Peter Mullan) come pochi altri registi sono in grado di fare.
Spaccato, questa volta in salsa scozzese, del proletariato britannico, magistralmente narrato da Loach. Joe fa dell'amicizia e della solidariaetà il suo credo dopo un passato da ex-alcolista. La trama è abbastanza scorrevole e propone momenti altamente drammatici e toccanti. Buono l'apporto degli interpreti.
Storie borderline dell’Inghilterra proletaria. Droga, criminalità organizzata, vissuti tormentati. Storie di riscatto, di vite appese a un filo, consumate dall’interno, con poche possibilità e vie di scampo. A tratti molto intenso, Loach narra le gesta di Joe: un uomo che cerca in tutti i modi di riprendersi la vita che l’alcol in passato gli stava strappando. Il cineasta inglese è in grado di sondare gli animi, farci empatizzare con i personaggi senza mai giudicare le loro gesta. L’amore e l’amicizia, la forza di battersi per dare voce: questo è Loach.
MEMORABILE: Il finale; Joe che racconta il motivo per cui ha smesso di ubriacarsi.
Loach riesce a documentare uno stile di vita suburbano modulando l’emotività. Fasi più leggere come il calcio o il flirt tra i protagonisti, abbinate alle dipendenze da droghe o bere. Né totalmente dramma né commedia, vive in una terra di mezzo dove la cultura dei personaggi e l’ambiente povero si fondono e Mullan ricopre il ruolo del paladino risorto a dar l’esempio alla comunità. Finale che raddrizza le carte, anche se non convince del tutto.
Loach è al solito molto bravo e delicato a tratteggiare la la classe britannica ai margini, quella che vive di sussidi ed espedienti, tra un'ingiustizia e l'altra, tra assenza sociale dello stato e criminalità. Questa volta seguiamo il personaggio di Joe, interpretato splendidamente da Mullan, ex alcolizzato allenatore di una sgangherata quadra di calcio che si fa in quattro per tenere la sua vita in piedi nonostante tutto sembri volerlo scoraggiare. Al solito un cinema dell'impegno e del rigore. Per riflettere.
Operaio ex alcolista disoccupato campa di sussidi e lavoretti al nero, Joe non ha legami familiari ma è molto legato alla squadra di calcio giovanile che allena. Quando uno dei ragazzi si mette nei guai, per aiutarlo mette a rischio la relazione con l'infermiera di cui si è innamorato... Film fra i più riusciti nella filmografia del regista di cui riprende le tematiche sociali tipiche, racconta un cammino di redenzione personale unendo vigore e sensibilità. Straordinaria interpretazione di Mullan, di grande impatto emotivo l'epilogo con il pudico spiraglio di luce dopo la tragedia.
Risalire la china e scivolare di nuovo: un ottovolante esistenziale che non è frutto del fato ma di una condizione sociale, che Loach osserva lucidamente e appassionatamente in tutti i chiaroscuri dei suoi personaggi, anzi persone reali, vibranti di verità, come il protagonista ex alcolista che cerca di salvare il giovane finito in un brutto giro di droga, nella pancia di una classe sociale che oscilla tra proletariato e piccola borghesia, accomunate da sussidi di disoccupazione e dettagli di una vita modesta, degnissima di essere vissuta.
Cinema sociale di forte spessore in cui il cantore del proletariato inglese non perde mai la bussola: il merito è anche della sceneggiatura molto credibile di Laverty, capace di costruire personaggi a tutto tondo e con dialoghi ben calibrati. Loach dà voce a chi non ha scelta, ma al film non mancano momenti più distensivi (le partite di calcio, la storia d'amore - complessa ma appassionata - tra Joe e Sarah) che fanno da contraltare ai drammi legati all'alcolismo e alla tossicodipendenza. Ottimo il cast, in cui spicca il magnetismo rabbioso del carismatico Mullan.
MEMORABILE: Il monologo iniziale; Joe racconta a Sarah l'aggressione alla precedente compagna; Il finale.
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