Rassegna THICK AS A BRICK – Livello 12
America oggi di Robert Altman (3 ore 8 minuti)
Meno male che ho visto prima questo di
Nashville (che proprio non mi è piaciuto, meglio che non scriva quanti T gli darei), altrimenti difficilmente avrei trovato il coraggio di imbarcarmi nell'impresa. La prima cosa da dire è che ho rintracciato, al cospetto di tale pellicola, il prototipo di tutti i film corali (versante amaro) americani futuri, da Solondz a Paul Thomas Anderson, forse con un cinismo ancora maggiore.
I personaggi sembrano fare a gara nel loro squallore così candidamente americano, con episodi di un senso grottesco sorprendente come quello della pesca con cadavere. Il poco di buono che momentaneamente sopravvive viene risucchiato dal vortice e inevitabilmente soccombe, con in quella scena del garage che Altman riesce nel miracolo di non far cadere nella stucchevolezza. Ottima poi l'idea di inserire in un film dall'estetica completamente accomodante e nineties alcune schegge insolite e perturbanti, con porno-telefonate, pisciate frontali verso le mdp, mani sanguinanti, delitti e, questa se la segnino i fan, oltre un minuto del pelo di Julianne Moore in bella vista.
Manca forse quel colpo di grazia finale che coronerà film come
Magnolia e
Happiness (o meglio, un tentativo c'è ma non scombussola troppo), ma si comprende come esso sia un modo per evitare volutamente la catarsi o il sorriso liberatorio. Cast con alcuni dei più grandi nomi della Hollywood anni novanta che recitano in ruoli volutamente vuoti e sgradevoli, uscendone sempre a testa alta. Infine, elemento non da poco (che avrei sperato di trovare anche in Nashville), le tre ore scorrono che è un piacere e dopo un'oretta di film ci si rende conto di non pensare più ai propri problemi personali, bensì a quelli dei personaggi del film. Direi che come effetto non è male...
voto:***
peso specifico: piuma