Scialba trasposizione cinematografica del più celebre libro di Stefano Benni, già di per sé piuttosto sopravvalutato, che si divertiva a portare a iperbole i tipici personaggi “da bar" di quegli anni (era il 1976) descrivendone i caratteri con arguzia e spirito critico. Emergeva una varia umanità che ben simboleggiava nell'insieme la società del tempo, un ritratto sincero (per quanto caricaturale) di un'Italia strapaesana animata da figure macchiettistiche ma non lontane dalla realtà. Il film cerca di recuperare tutto questo fin dall'incipit nella preistoria (tristanzuolo proprio come nel libro), assegnando ad ogni personaggio un volto...Leggi tutto più o meno famoso: Battiston è il proprietario del locale nonché il narratore, Bisio il "tennico" (ovvero il tuttologo), Cornacchione il riparatore eterno dell'insegna al neon, Teocoli il playboy (ma solo di passaggio, per uno sketch insipido quanto gli altri), Catania, la Finocchiaro, Vito e gli altri i frequentatori abituali, maschere anonime nemmeno caratterizzate e terribilmente deboli. Si recuperano episodi noti (il ciclista Pozzi) e tormentoni (la "Luisona", ovvero la pasta immangiabile) del libro, ma è la dimostrazione che quel tipo di umorismo funzionava allora e con le parole di Benni, perché visto oggi produce un effetto imbarazzante riscontrabile pure nell'interpretazione poco convinta del cast. L'Italia è cambiata e per dipingerne il passato serviva un tocco meno superficiale.
Funziona a fasi alterne: a momenti esilaranti e originali (le sequenze animate, il racconto del playboy Teocoli) si alternano episodi nulli e che non coinvolgono (la disfida col bar Moka, la partita contro la Fiorentina). Un film riuscito a metà, che sicuramente si vede con tranquillità ma che lascia inespresso il potenziale comico delle storie e del cast. Su tutti bravissimi Bisio e Battiston, ma anche la fugace apparizione di Amendola è degna di nota. Non male, dopotutto.
Storie della piccola comunità di avventori che frequentano il Bar Sport di un paese della provincia bolognese. Dopo parecchi anni dalla pubblicazione del libro omonimo, viene realizzato un film che giunge fuori tempo massimo. L'italia descritta da Benni è definitivamente dietro le spalle e l'operazione nostalgia del film è stucchevole e superficiale. Raramente il film colpisce e il più delle volte le situzioni descritte suscitano indifferenza, nonostante l'impegno di un cast ben assortito. Il migliore, benché in un piccolo ruolo, è Teocoli.
Tratta dal libro di Stefano Benni, una commedia grottesca e surreale ambientata in un bar nella metà degli anni 70 della provincia Bolognese. Interessante perché il film è molto diverso, rispetto alle commedie italiane odierne. Alcune trovate sono molto piacevoli e divertenti, altre meno, ma nel complesso è un film assai curioso. Deludente Teocoli, inutile Amendola.
MEMORABILE: La macchina da presa inquadra i flani di alcuni film della metà degli anni 70 tra cui La liceale e L'arbitro...
Benni è al tempo stesso troppo grottesco e poetico perché si possa osare un film, e infatti qui non si è osato: i personaggi sono poco abbozzati e le storie incomprensibili per chi non conosce il libro (come nasce la Luisona?) e irritanti per chi il libro lo ha amato; salvo Battiston e Teocoli, davvero divertente, mentre il resto del cast, Bisio compreso, non rifulge per i motivi già detti. In questo modo anche l'operazione vintage sugli anni 70 non ha senso. Amendola inutile.
Dispiace sempre commentare male un film italiano, ma questa volta è davvero insalvabile. Bar sport non funziona e fallisce su tutti fronti, sia sotto l’aspetto comico (non si ride mai), sia sotto quello sociologico (i personaggi appaiono abbozzati e di maniera). Gli attori – quando non sono inadeguati al ruolo - sono malamente impiegati e i pochi spunti d’interesse (per esempio la storia della tortina “luisona”) son risolti con uno scarso finale che lascia basiti; insomma, tanto fumo e poco arrosto. Fuori tempo massimo. Visto a Genova.
Adattamento fedele dell'esilarante libro di Benni, anche se non all'altezza del testo di partenza. L'operazione nostalgia non funziona sempre, con alcune sequenze che stridono con il ritmo generale (la sfida con il bar di fronte, ad esempio) perché troppo caricaturali o al contrario troppo spente. Ma in altri momenti il film mostra una grande energia comica, grazie soprattutto al cast che recita con grande istrionismo. Molto bravi Battiston e Bisio con i loro duetti verbali, esilarante Teocoli nei panni del playbody da quattro soldi.
MEMORABILE: "Boia d'un mònd lèder, in Siberia quelli come te!"; Il coccodrillo della Lacoste animato che si tuffa nella granita; La Luisona.
Inguardabile. Sceneggiatura pessima ed attori (profughi di Zelig?), anzi macchiette, che vorrebbero rappresentare un'Italietta di periferia che non esiste neppure nei ricordi di chi l'ha vissuta. Brutta e sciatta copia dell'Amarcord felliniano, che lascia, in chi è riuscito a vederlo fino al termine della proiezione, l'amaro disappunto di aver sprecati i soldi del biglietto. Meglio la lettura (che è quanto dire) di "Anima di mia" di Fazio.
Film molto deludente tratto dal bellissimo libro omonimo di Stefano Benni. Sicuramente non era una sceneggiatura facile da rendere al cinema, ma forse allora sarebbe stato meglio fare un film intero a inserti animati, piuttosto che con attori veri. Nel cast l'unico che non sfigura è Teo Teocoli nei panni del playboy. Per il resto solo tanta noia e pochissime risate.
Un'inutile, stucchevole e abbastanza pietosa infornata di luoghi comuni e personaggi megacaricaturali, ultrastereotipati impegnati in avventurette da quattro centesimi, che il sottoscritto ha già visto in molteplici film del genere e che per giunta erano realizzate decisamente meglio (la fauna da bar, la trasferta in pullman, la partita a boccette, gli equivoci, le "vecchiette" acide e necrofile, i fessi di turno...). Persino i cartoni animati esplicativi, dal tratto comunque interessante, sembrano forzati e riempipellicola. Attori in quantità, ma la qualità umoristica latita. Passare oltre.
MEMORABILE: Era difficile non avere un guizzo, un piccolo cambio di marcia, ma qui ci sono riusciti (la cosa è degna di nota).
Per chi come me leggeva il libro nel 1979 con le lacrime dal ridere qui forse l'effetto è opposto. Obiettivamente difficile da riproporre ai giorni nostri una vita da bar a distanza di trent'anni che solo chi ha "frequentato" può apprezzare. In realtà quindi, a mio avviso, ne esce un film che alla fine è melanconico, con personaggi per lo più sfigati, pur se non negativi. Bisio non rende abbastanza il personaggio del tecnico e Battiston ha fatto di meglio; simpatico Teocoli, inutile Amendola. Simpatica l'idea dei cartoon evocativi.
Il compito di questo film è arduo, dal momento che riportare su pellicola l'umorismo e l'ironia di Benni è cosa complessa. Ad ogni modo il film presenta delle situazioni comiche ottime e riesce a trasmettere una buona atmosfera anni '70. Simpatici anche se abbastanza inutili gli inserti animati.
Un peccato che la trasposizione cinematografica di Benni venga rispecchiata poco degnamente. Le figure del bar sono caricature, la storia è spezzettata dagli aneddoti e anche l’escamotage di usare qualche cartone animato dà la parvenza di avere poche idee. Si sorride poco, anche se Teocoli fa la sua porca figura. Forse qualche attore più nostrano al posto dei protagonisti avrebbe dato un tocco di provincia in più.
Bar Sport è quello che succede quando un regista decide di cimentarsi nell'opera di adattamento e riscrittura per il grande schermo di un noto libro con l'intento di stravolgere quello che già c'era onde creare qualcosa di nuovo, ma senza condividere né il talento né la verve creativa dell'autore originale. Il risultato è un film modesto, ingenuo, buonista, a tratti un po' presuntuoso nel modo in cui pretende di rielaborare le surreali gesta dei personaggi creati da Stefano Benni. Ottime le prestazioni attoriali. Insipido tutto il resto.
Dal romanzo di Benni una trasposizione cinematografica sicuramente fedele ma particolarmente desueta, per i tempi nostri. Varie situazioni che rasentano il macchiettismo più marcato nonostante talvolta si sorrida a denti stretti. Valido Battiston e sensuale la Rolenzetti, mentre Bisio appare caricaturale nelle sue improbabili storie sportive. Cameo per Amendola ingordo avventore.
Il libro di Benni non era fatto per il cinema, così come non lo erano i racconti di Don Camillo. Ma là c'erano due personaggi notevoli, la cui dimensione sopperiva un andamento talora slegato, mentre qui abbiamo figurette che sono simpatiche prese singolarmente, ma che non funzionano inserite in una trama raccogliticcia. Si pensi al professor Piscopo (l'esperto di posteriori femminili), geniale nel libro, patetico e inutile qui. Un buon cast, ma quanto mai sprecato. Solo *½, e a esser larghi.
Insufficiente. Non basta qualche macchietta e un cast di buoni caratteristi per salvare un film senza cuore né anima: ciò che funzionava e perfettamente su carta stampata non può essere riproposto in rapida sequenza, forzatamente fuori tempo massimo ma soprattutto senza verve né convinzione reale. Ne esce una rappresentazione sfilacciata, in cui i pochissimi momenti divertenti si perdono in un oceano di noia. La Finocchiaro, poi, travestista da anziana (e non è la prima volta) è francamente insopportabile. Delusione.
Nonostante sia tratto dal libro di Benni, il film fa il verso al mediocre Gli amici del bar Margherita di Avati. Ma se in quest'ultimo la mano del Maestro bolognese e un cast tagliato per questo genere di commedia davano dei risultati qui ci troviamo davanti a una regia che non ne prende una e a un cast assolutamente inadatto per commedie del genere. Fallimentare anche la sceneggiatura che, invece di raccontare personaggi, racconta storie stereotipate e noiose lasciando le caratterizzazioni a zero. Finocchiaro e Savino pessimi. Teocoli unico.
MEMORABILE: La storia di Teocoli e il parallelismo tra il raccontato e il veramente accaduto; La "Luisona".
Gli intermittenti siparietti animati suggeriscono di molto adamantino che l'incontenibilità della galassia benniana può essere tradotta solo con un affondo di illimitata fantasia. Vale a dire che solo un altro Benni potrebbe restituire in immagini Benni, e che il film avrebbe dovuto essere per intero d'animazione, magari reinterpretato da primatisti come Bozzetto, Massi, Plympton o Svankmajer, e probabilmente anche così non sarebbe bastato. Invece dei testacoda si ha bava di lumaca, invece dell'estro un'atonia che ammanta tutto, ci si fregia di fuoriclasse ma la scotta regia li ingessa.*!
Non era facile trasporre il libro di Benni in pellicola, e il risultato lo rivela fin troppo chiaramente: l'atmosfera che traspirava dalle pagine originali è qui totalmente assente, vi sono troppi volti televisivi e, in generale, si respira una certa aria da fiction. Per un'operazione così ci volevano un cast e una regia di tutt'altra caratura e una cura maggiore in certe scene. L'unico momento davvero divertente è quello con Teocoli protagonista.
Film che avrebbe un buon potenziale ma che viene sfruttato solo in modo limitato. Tanti "bravi" attori, un testo famoso che viene maltrattato e qualche scenetta piazzata ad effetto. Teocoli bugiardo e molto piacevole, Amendola in preda a diarrea non lo è altrettanto. Bisio saputello funziona e perchè non rifarsi gli occhi con la cassiera? Comunque bocciato.
La pellicola vanta un cast valido sul quale si eleva Bisio; ha ritmi e ambientazioni provinciali e si svolge negli anni 70, di cui rappresenta pregi e difetti, con aria indulgente verso questi ultimi. L’umorismo non è fatto da battute memorabili, quanto dal ripetersi di situazioni irrisolte – l’insegna che non si accende, l’enorme pasta che nessuno vuole mangiare – salvo sciogliersi nel finale, dando circolarità alla narrazione. Nell’ambito di un’opera non memorabile, si salva la ricostruzione dello spirito del periodo, con sapore nostalgico.
Scialba e noiosissima commedia tratta dall'omonimo best seller di Stefano Benni che, nonostante l'ottimo cast, non riesce a strappare praticamente nessuna risata. Peccato perché viste le premesse doveva essere un film gustoso. Attori sprecatissimi che non salvano la baracca.
Personalmente non sono riuscito a vederlo fino alla fine, tanta è la noia e l'inconsistenza di una trama ben lontana dal raccontare la vita dei veri Bar dello Sport. Tentativo inutile di riportare alla memoria i ricordi di un'epoca ormai lontana. Inguardabile.
Il film, tratto da uno dei capolavori della letteratura comico-umoristica italiana, si rivela una totale delusione per diversi fattori: innanzitutto per la regia totalmente inadatta a sostenere un progetto di questa natura, con la conseguente mancata definizione di genere (sono lontane le regie di Salce su sceneggiature di Villaggio!), poi per diversi attori da mani nei capelli e i frequentissimi effetti in CGI davvero fastidiosi e fuori luogo. L'unico episodio salvabile è quello con Teocoli; per il resto è semplicemente un film sbagliato.
Non so se il fatto che sia difficile portare sullo schermo un libro di Stefano Benni possa essere considerata una giustificazione sufficiente per il film di Martelli, ma se così è, perché farlo? Personalmente penso che con il materiale umano a disposizione si sarebbe potuto fare molto, ma molto di più. Il film è brutto e, anche se la valutazione è semplicistica, di qui non si scappa; bisogna però considerare che forse non è il momento giusto per Amarcord (mi scuso per la citazione) di questo tipo, a meno che non sia un capolavoro. Improbabile.
Film sostanzialmente a episodi, con qualche spruzzata alla "Pupi Avati", sulla quotidianità in un piccolo bar del bolognese. Manca nel ritmo e molte battute sono fiacche e tirate con in denti; anche certe soluzioni animistiche (pallina che frena sul tavolo da biliardo, coccodrillo Lacoste che si muove e parla) sono un po' forzate ed eccessive. Il cast vede brillare Bisio e Teocoli, che appare poco ma interpreta molto bene l'episodio più divertente del film.
Tipico film da intruppata di comici "di centro-sinistra" tra Amarcord e Fantozzi che replica male la surrealtà benniana. Tutto sembra nuovo, clone di modernariato. Gli interpreti rimirano loro stessi e le argute icone dei racconti (specie la Luisona) ne escono spenti. Vale quanto un Vanzina anche se "a sud", e son film nati piccoli per una platea soprattutto televisiva. Uomini brutti, donne piacenti e sciocche. Bellissima la Rolenzetti.
MEMORABILE: I flani de "La carovana dei mormoni" di Ford; I cartoon, ben disegnati.
Non conviene fare parallelismi con il testo di Benni o con altri film che ritraggono la vita da bar della provincia emiliana (viene in mente ad esempio il buon Radiofreccia), perché non c'è storia. Se però si abbassano le aspettative si può comunque sorridere con leggerezza e apprezzare il clima grottesco di sana allegria, venata da una certa malinconia esistenziale, di questo gruppo di avventori, ciascuno con le proprie manie e debolezze. Cast con molti dei noti attori comici italiani di cinema e fiction del momento.
Già l'ispirazione è di difficile (se non impossibile) adattamento, ma qui il risultato è davvero desolante. L'accozzaglia di attori di un certo (lo sottolineo) calibro non rende affatto l'originalità dei personaggi di Benni e, come aggravante, le situazioni proposte non fanno per nulla ridere. Sceneggiatura scadente e cast da bocciare; si salva solo Teocoli, sebbene in un ruolo marginale. Tentativo inutile di rinverdire un provincialismo tutto italiano ormai morto e sepolto. Davvero non ci sono nuove idee per nuove commedie? Forse no...
Pellicola il cui merito maggiore è infondere nostalgia per una vita da bar che fu e per un Benni fresco e scoppiettante di fantasia. Evidente oltremodo l'impossibilità di rendere al cinema l'arte dello scrittore di Bologna; tuttavia, anche grazie a un cast in parte (eccetto Savino/Finocchiaro) si passa una buona visione. Stridono o meglio non rendono i siparietti cartoon, stuzzicano le disavventure. Non riuscito ma magari invoglia qualcuno a leggere il bel romanzo.
MEMORABILE: Le cinque regole del cinno; Eros e gli aneddoti; Il dongiovanni.
Pellicola piuttosto scarsa, dove la passerella di innumerevoli attori del grande schermo non basta per salvare la baracca. La sceneggiatura di Benni sarà pur buona, ma non pare essere sfruttata molto bene e così il film si trascina, aggrappato a poche scene simpatiche. Per lo più si dipingono luoghi comuni degli italiani frequentatori del tipico bar di provincia. Appena sufficiente la prova del cast, ma con una base scarsa non si potevano fare miracoli.
MEMORABILE: Il racconto del campione di ciclismo da parte di Bisio.
Si tratta di un effetto placebo che dura lo spazio di un caffè. Ci illude per un attimo di trovarsi di fronte a una commedia in grado di ricreare il piccolo microcosmo di personaggi italici dall’abitudine di frequentare assiduamente un bar. Purtroppo non coinvolge, non diverte mai e per la categoria a cui appartiene è un difetto invalidante. La caratterizzazione di quelle che possono essere definite maschere scovabili in una qualsiasi piazza cittadina non è neanche malvagia, ma sta di fatto che il film non funziona e vien voglia di spegnere.
Il celebre libro di Stefano Benni in una trasposizione molto deludente. Del testo da cui è tratto manca quel brillante umorismo elegantemente tinto di malinconia, né perviene lo spessore con cui ogni personaggio è caratterizzato, seppur con un piede nel verosimile e uno nel surreale. Il risultato è una sgangherata e anacronistica accozzaglia di macchiette frettolose e gag evanescenti, in un'inutile e sovraccarica sceneggiatura fumettistica che tenta persino di strizzare l'occhio alla dimensione paesana di Don Camillo e Peppone. Burattinata decisamente da evitare.
Partendo dal presupposto che i fan dello scrittore bolognese Benni saranno delusi in partenza, questa trasposizione del suo più celebre romanzo ha in realtà diverse qualità più o meno insite, tra cui il suo andamento surreale che ricorda molto il cinema di Maurizio Nichetti. Una miscela insolita (almeno per il 2011) di comicità, malinconia e nostalgia. Esilaranti animazioni di Giuseppe Laganà, il pupillo di Bozzetto. Fotografia calda e soffusa unita a scenografia vintage. Da guardare con occhio ingenuo ed animo poetico.
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Devo dare ragione a Tarabas, io il libro l'ho letto nei giorni scorsi in vacanza. Deluso dal film volevo fare un inevitabile paragone con la pagina scritta e devo dire che la delusione è stata pari. Probabilmente anche il libro è invecchiato anche se il sottoscritto non è un grande estimatore di Benni.
Concordo anche con Gugly anche se l'ho trascurato nel mio commento: la parte migliore sono i disegni animati che mi hanno ricordato le atmosfere di Appuntamento a Belleville.
DiscussioneZender • 2/11/11 09:04 Capo scrivano - 48957 interventi
Ma neanche a me il libro era poi così piaciuto eh...
DiscussionePinhead80 • 7/11/11 00:48 Controllo di gestione - 357 interventi
Il sottoscritto è un grande estimatore del libro di Benni, ma il film è stato una grandissima delusione. Salvo solamente Teocoli nei panni del playboy (e la scenetta che lo riguarda) e la coppia Finocchiaro/Savino. Molto riusciti i disegni animati.
DiscussioneZender • 25/02/12 10:21 Capo scrivano - 48957 interventi
Ok, benissimo Markus, però mettiamoli in discussione generale i link a altre recensioni, sia perché così eventualmente si può discuterne sia perché se no le curiosità finiscono teoricamente un cumulo di altri link. Giusto metterli se sono cose molto particolari, non se sono semplici recensioni.