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La nostra recensione di Il cuore altrove

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Commovente storia d'amore nella Bologna degli Anni Venti affidata all'insolito volto di Neri Marcorè, cui spetta d'interpretare il colto figlio di un sarto pontificio (Giannini) che al nord l'ha spedito sperando che trovi moglie e si faccia una famiglia. Lui, Nello Balocchi, trovato posto come insegnante di latino e greco, va ad abitare in una pensione (retta da Sandra Milo, poco più che una comparsa) ove divide la camera con un barbiere napoletano (D'Angelo). Quest'ultimo, molto più sveglio e pieno di vita, un giorno decide di presentargli l'attempata sorella della sua fidanzata sperando di poterla piazzare. Ma all'istituto per non vedenti dove la...Leggi tutto conosce, Nello incontra la splendida Angela (Incontrada) e se ne innamora, scoprendo però che la giovane, cui manca la vista non da molto, ha un carattere tutt'altro che arrendevole e pare preoccupata solo di far ingelosire il suo ex fidanzato. Timido, introverso, gentile, composto, sempre ben vestito e con una bassissima considerazione di sé, Nello è con tutta evidenza il punto di forza del film, il personaggio originale che parla quasi sussurrando (mentre invece, quando canta in coro, alza la voce senza accorgersi sovrastando tutti), che abbassa la testa e accetta ogni umiliazione col sorriso, che non smette un attimo di pensare ad Angela la quale sembra stare al gioco, ricambiare l'affetto... ma con quali vere intenzioni? Quando Nello scrive lettere ai suoi la definisce bella e “particolarissima” (cosa che un po' lascia da pensare, al padre pratico e sbrigativo), ma di certo nessuno può immaginare quale sia il vero “difetto”. Anche perché per Nello è nello stesso momento il suo pregio, convinto che se ci vedesse non lo degnerebbe di alcuna considerazione. Avati (anche autore unico del copione) scrive con il tocco leggero di sempre, ancora sa inserire passaggi ironici da non sottovalutare e suscitare spontanei sorrisi in passaggi che sgravano ogni traccia drammatica riuscendo a presidiare territori puramente avatiani, sospesi, cullati dalle soavi note di Riz Ortolani. La Incontrada è di una bellezza preziosa e straordinaria: pur senza arrivare a dare sfumature troppo convincenti al suo personaggio riesce con la sola presenza a renderlo credibile, mentre Giannini padre rozzo sposato a una bonaria Anna Longhi stacca, con i suoi atteggiamenti profondamenti schietti e maschilisti, le fasi romane da quelle bolognesi. Modeste le scene in classe in cui Nello sostituisce nell'insegnamento la prevista Eneide col “De Rerum Natura” di Lucrezio costringendo il preside (Romano) a richiamarlo all'ordine, qualche sdolcinatura in eccesso e un finale programmatico che può deludere ma bene riassume in poche sequenze il carattere del protagonista sottraendosi alle tradizionali regole del cinema sentimentale. Impeccabile la direzione del cast, solida la regia. Non tra gli Avati migliori per via di qualche banalità di troppo nel tratteggiare la figura di Angela, ma un disegno sincero per un protagonista insolito, al quale è difficile non associare l'espressività contenuta di Marcorè.

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Tutti i commenti e le recensioni di Il cuore altrove

TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/04/07 DAL BENEMERITO GIGLIATO74 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/10/20
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Gigliato74 27/04/07 12:16 - 12 commenti

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Intenso, soave, raffinato, intimo ed illuminante. Immersa in una solare e "rugginosa" Bologna, quest'ultima perla del regista emiliano ci regala sensazioni sublimi. E' come una carezza avvolgente, tenera, inaspettata. Il grande pregio del film è quello di far tornare alla mente dello spettatore la più bella storia d'amore che si sia mai vissuta. Si fatica a trattenere la commozione al termine di questo "cammino d'amore" che nel bene o nel male Noi tutti avremmo voluto vivere almeno una volta nella vita e che (come nel film) vorremmo non finisse mai.

Caesars 14/06/07 13:30 - 3920 commenti

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Ennesimo film "intimista" di Pupi Avati ambientato nella sua Bologna, anche se questa volte negli anni'20. Sostanzialmente buona la prova di Neri Marcorè mentre meno riuscita è la scelta di affidare il ruolo femminile a Vanessa Incontrada, bella ma non molto espressiva. E' tra gli attori non protagonisti che troviamo però le prove migliori: Giancarlo Giannini nella parte del padre e un sorprendente Nino D'Angelo. Ancora un amore sofferto e difficile da realizzare per un film non perfetto ma comunque bello.

B. Legnani 2/07/07 01:07 - 5626 commenti

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Talmente avatiano che più avatiano non si può. Sopra la media della produzione del regista, che riesce nelle imprese di rendere simpatica Sandra Milo e di far disegnare a D'Angelo un personaggio notevole. In aggiunta ci sono i grandi Giancarlo Giannini e Giulio Bosetti. Corretto Marcorè; non brava, ma almeno decente, la Incontrada. Da non perdere.

Homesick 26/10/07 18:29 - 5737 commenti

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Un Avati al di sotto della media. Pur mantenendo la consueta ambientazione emiliana e la sua vena intimista e agrodolce, stavolta scivola in un sentimentalismo eccessivo e sdolcinato, che non riesce a creare l'atmosfera magica e sospesa di film del passato (su tutti, Una gita scolastica). È ribadita invece la sua maestria nel dirigere gli attori e nel saper trarre il meglio anche ad interpreti finora estranei al cinema, come la Incontrada.

Galbo 28/10/07 00:19 - 12587 commenti

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Un classico film "Avati style": storie quotidiane della piccola borghesia (generalmente emiliana) quale il regista bolognese ci ha abituato dai tempi di Festa di Laurea e Una gita scolastica. Cinema indubbiamente ben fatto ma che non riesce a volare più in alto rispetto ad una decorosa medietà. In questo film è pregevole l'ambientazione anni '20 (con tutto il contorno del caso) e discreta la sceneggiatura. Non tutti gli interpreti convincono: accanto ad un bravo e calzante Marcorè un'inadeguata Incontrada.

Cif 22/07/08 12:36 - 272 commenti

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Avati mostra tutti i suoi stile, tocco e maestria. Il suo modo leggero e raffinato di raccontare le storie. Indubitabilmente un bel film: molto bravi gli attori e la caratterizzazione dei personaggi, da Nino D'Angelo a Giannini, con una cattivissima Incontrada (rompendo qualsiasi schema di pietismo di fronte all'handicap, tutta la solidarietà dello spettatore va al professorino sognatore). Su tutti Marcorè. Curiosità: Avati, musicista mancato, durante il film fa suonare spesso e sempre in maniera disastrosa il pianoforte a vari personaggi.
MEMORABILE: L'uso disturbatorio del pianoforte e della musica nel film, suonata sempre malamente.

Daniela 23/07/09 10:20 - 13071 commenti

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Uno dei migliori Avati "minor" doc (il "massimus" resta La casa dalle finestre che ridono), ossia piccole storie borghesi, raccontate con grazia e filtrate dalla nostalgia. Rispetto ad altri suoi film, c'è un accentuazione sentimentale, con l'amore impossibile di un timido insegnante di latino per una ragazza ricca e viziata, che potrà essere (provvisoriamente) sua solo per colpa/merito della cecità. Marcorè dolcissimo, ben affiancato da bravi comprimari, mentre per Incontrada non c'è niente da fare, è proprio negata.

Nando 16/09/10 20:42 - 3877 commenti

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Una delicata caratterizzazione ambientata negli anni 20 prima in Emilia ed in seguito a Roma. Girata ed interpretato garbatamente, non offre tuttavia mordente nonostante tutti giri decorosamente. Avati conosce validamente il tratteggio caratteriale dei protagonisti. Bravo Marcorè, lievemente avulsa Vanessa.

Stefania 18/09/10 16:59 - 1599 commenti

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Crepuscolare, gozzaniano (anche se il protagonista è cultore di poesia latina) dramma intimista: la storia di Nello, col cuore sempre "altrove", mai qui, mai ora, sempre in una dimensione letteraria, immaginaria, fondamentalmente onanistica. Nello idealizza la realtà fino a non vederla più: è lui il cieco, forse, non Angela. E la realtà lo ferisce, lo mortifica ma non lo corrompe: aeternus puer, resta un folletto malinconico che vola e che atterra da solo. Film delicato, non molto profondo. Valorizzato il talento di Nino D'Angelo-Domenico!

Myvincent 17/04/12 07:13 - 3910 commenti

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Una storia alla Avati che racconta di un timido, virgineo trentacinquenne alle prese con la letteratura classica e l'amore romantico per una bella e civettuola non vedente. La storia, sebbene un po' sfruttata, ci sarebbe, ma lo stile è poco vivace, sottolineato da una recitazione sussurrata di un Neri Marcorè dai sorrisi ebeti e fastidiosi (più di quanto il copione suggerirebbe). Abbiamo visto di meglio dal regista bolognese. Mediamente stucchevole.

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Spazio vuotoLocandina La mazurka del barone, della santa e del fico fioroneSpazio vuotoLocandina BordellaSpazio vuotoLocandina La casa dalle finestre che ridonoSpazio vuotoLocandina Tutti defunti... tranne i morti

Il Dandi 6/08/12 04:11 - 1917 commenti

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Film garbato e crepuscolare come il suo protagonista, quel professor Marcoré che non avrebbe mai potuto insegnare il Carpe diem ai suoi studenti tanto spesso non è in grado di fare lezione, o perché esagitato da una buona notizia o perché devastato da una cattiva. E' lui, costantemente immerso nell'idealismo del suo sogno amoroso, ad avere il cuore "altrove" rispetto alla realtà. L'efficace correttezza dei protagonisti è però surclassata dal padre Giannini e dal preside Romano (ex cabarettista dei trettré che diverrà un feticcio avatiano).
MEMORABILE: "Alouette, gentille alouette, je te plumarai..."

Pessoa 13/08/14 11:55 - 2476 commenti

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Gran bel film di Avati che ha sfiorato la Palma d'Oro. Vicenda originale dove il romanticismo viene stemperato dagli interventi dei caratteristi in gran spolvero. Giannini giganteggia come sempre, poi Marcorè, D´Angelo, la Milo e la rediviva Anna Longhi (RIP) sugli altri. OST di Ortolani all'altezza della situazione. La scelta della Incontrada, fatta forse in funzione del botteghino, non convince. L'Alouette dei titoli forse cita un film con Chabrol di Pierre Zucca; Avati, si sa, è un cinefilo di tutto rispetto. Vale la visione.
MEMORABILE: Bosetti e Giannini insieme.

Lythops 1/09/15 16:32 - 1019 commenti

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Se de "Il cuore altrove" fosse stato fatto un libro, sarebbe stato sicuramente bellissimo. Il film invece risulta gradevole nei momenti tipicamente avatiani, ma irritante nel vedere l'ingenuo e immaturo Nello così innamorato perso di Angela che, nel loro primo incontro come nei successivi, si dimostra razionalmente inaffidabile e calcolatrice. Il personaggio di Nello può essere associato al Delle Piane di Regalo di Natale: dice quasi le stesse cose e con lo stesso tono. Grandi Giannini e Bosetti, mal doppiata la Incontrada.
MEMORABILE: I ragazzi della classe.

Noodles 26/08/22 21:02 - 2553 commenti

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Non il miglior Pupi Avati sicuramente, ma è un buon film, intriso di uno dei sentimenti principali del regista bolognese ovvero l'amarezza, inserito in un contesto da primi del '900, come piace a lui. La storia è bella, nel finale anche commovente, ed è raccontata con semplicità e realismo. In questo senso è bravissimo Neri Marcorè, ma la spalla Vanessa Incontrada non convince per nulla per via di una recitazione molto forzata. Molto belle le ambientazioni d'epoca e la fotografia. Il tocco di Pupi Avati c'è ed è sempre piacevole. È ancora uno dei pochi registi italiani degni di questo nome.

Paulaster 4/10/23 18:02 - 4732 commenti

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Professore romano si trasferisce a Bologna per cercare moglie. Soggetto delicato per un ingenuo illibato disposto ad accettare una qualsiasi forma di amore. Avati si distingue per le ambientazioni bolognesi e per la ricerca delle caratterizzazioni. Purtroppo fa un errore decisivo nel ruolo della Incontrada: lei sembra fuori contesto per la sua bellezza da modella e per la scelta sciagurata del doppiaggio senza inclinazione dialettale. Marcorè sembra un giovane Delle Piane. Rivelazione per il ruolo di D’Angelo.
MEMORABILE: Il ballo con la ragazza ipovedente; L’incontro coi genitori; La grazia.

Enzus79 11/12/24 20:28 - 3104 commenti

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Un timido vergine, figlio del sarto del Papa, viene mandato a Bologna per trovarsi una donna. Dramma sentimentale piuttosto fiacco. Troppo sofisticato nel rappresentare un certo ceto sociale degli anni Venti. Neri Marcorè poco convincente, non risulta sufficientemente simpatico. Forse uno dei film meno riusciti di Pupi Avati. Apprezzabile in particolar modo la fotografia.
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