il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

IL COMMISSARIO PEPE
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358684 commenti | 68103 titoli | 26830 Location | 14122 Volti

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Location Zone

  • Film: Umberto D. (1952)
  • Multilocation: Ex Ospedale degli incurabili di San Giacomo in Augusta
  • Luogo reale: Via del Corso, Roma, Roma
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  • Film: Confidenza (2024)
  • Luogo del film: Il primo appartamento di Pietro (Germano) e Nadia (Puccini)
  • Luogo reale: Via dei Ciceri 19, Roma, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Antonio De Rosa

    Antonio De Rosa

  • Billa Billa

    Billa Billa

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Cerveza
Uno dei soggetti più riveduti e corretti della storia del cinema, non poteva sfuggire a Villaggio, in questo caso nei panni di Fracchia. Dopotutto la splendida vampira Pieroni aveva bisogno di sangue vergine. Immerso in una confezione apprezzabile, il prodotto mantiene per assurdo una sua dignità finché si appoggia alle solite mimiche rimanendo nei confini del già visto. I problemi nascono quando azzarda delle originalità che avrebbero la pretesa di aggiungere qualcosa. L’ingresso dell’ “avvocato” Franky fa saltare in aria tutto, lasciando il film a boccheggiare fino alla fine.
Commento di: Deepred89
Non priva di una certa ruffianeria, una commedia adolescenziale in bilico tra le goliardate nostalgiche di un Pop lemon (e i vari epigoni sia italiani che americani) e le disillusioni di chi voleva cambiare il mondo, ma poi il mondo ha cambiato lui. Gli stereotipi non si contano, ma il film è dotato di una certa spigliatezza e leggerezza e di un gruppo di personaggi piuttosto ben amalgamato ed equilibrato, tanto da riuscire a scorrere senza intoppi pur senza situazioni o gag realmente divertenti. Straniante la scena della festa hippy con "ménage à trois" incluso, discreto il cast.
Commento di: Apoffaldin
Steinmetz ha il potere di creare cose ed esseri viventi con il pensiero. Però le sue creature dopo un po' scompaiono. Allora ha bisogno dell'aiuto di un noto neuropsichiatra: il dottor Holst. Ravn rinuncia alle inquietanti suggestioni fornite in loco dalle brume scandinave e punta efficacemente sullo sviluppo del tema del doppio e del perturbante e su una regia che cura molto le possibili varianti allegoriche sul kandinskiano tema della linea. Evidenti anche i richiami al surrealismo e la voglia di giocare con l'attenzione da parte dello spettatore. Sanamente angosciante. Da scoprire.
Commento di: Ultimo
Splendido film con Jim Carrey assoluto protagonista nei panni di un uomo che vive in un reality show senza esserne consapevole. Meglio la prima parte, in cui si rende bene l'idea del mega studio televisivo dove vive il protagonista, un po' forzata la seconda, con tanto di finale coerente ma dal quale era lecito aspettarsi qualcosa in più. Molto bravo Ed Harris, irritante invece Laura Linney. Rimane in ogni caso un grande film molto originale e riflessivo che merita più di una visione.
Commento di: Enzus79
Tratto dall'omonimo romanzo di Ian McEwan. Buon film. Storia abbastanza toccante, con momenti che rasentano il poetico e un sentimentalismo che non è mai eccessivo o fastidioso. La prima parte è quella migliore. Location suggestive. Eccetto la Ronan e la Redgrave, il cast non convince appieno. Film candidato all'Oscar, dall'apprezzabile fotografia e dalla buona colonna sonora.
Commento di: Gabigol
Nuovo ragazzo al college viene coinvolto nello scherzo di creare un serial killer "telematico", sulla scia di un vero omicidio. Thriller whodunit mascherato da teen-slasher anemico; interessante nelle premesse e dall'ambientazione più che promettente, ma zavorrato da un regia videoclippara che raggiunge gli apici nei montaggi epilettici dei segmenti d'azione. Poca la tensione e imprevedibile il finale: nel senso che ci vuole fantasia per recepire uno spiegone affannoso che non fa tornare più nulla. Espressiva e in parte Lindy Booth.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Ottima idea, quella della puntata di un vecchio show televisivo (andata in onda la notte di Halloween del 1977) rinvenuta casualmente dopo che era stata lungamente creduta perduta e che, a quanto ci viene detto, "fece la storia della televisione" (si capirà il perché). Il principio è naturalmente sempre quello del mockumentary, ma applicato per l'appunto alla diretta di una celebre trasmissione (inventata) del tempo. Si parla di "Night Owls", condotta da Jack Delroy (Dastmalchian), ricostruita al meglio come se fosse davvero esistita e in perfetto stile...Leggi tutto Seventies (il 4:3 era d'obbligo), quindi con i costumi di allora, il tipo di personaggi e di troupe che si possono facilmente immaginare. Delroy tuttavia non è un presentatore qualunque: frequenta un misterioso club occulto per soli uomini (con sede in una foresta) e ha perso da poco l'amatissima moglie (Haig) per un cancro ai polmoni.

Dopo una prima parte che riassume le vicissitudini del programma, con la lotta perenne agli ascolti e la rivalità con lo show di Johnny Carson che vede Delroy regolarmente sconfitto e relegato in seconda posizione, si può finalmente cominciare. Il film, interamente ambientato all'interno dello studio dove ha luogo il "Night Owls", si struttura come una possibile autentica puntata, per quanto piuttosto anomala. La trovata è quella di introdurvi l'occulto invitando come primo ospite un medium, tale Christou (Bazzi) e, in rappresentanza degli scettici, l'illusionista Carmichael (Bliss), il quale non perderà occasione per accusare di mistificazione coloro che ritiene dei semplici ciarlatani; come Christou, certo, che invece sembra davvero in contatto con le anime dei defunti.

Poi però il clou della puntata sono la parapsicologa June Ross-Mitchell (Gordon) e la sua giovane paziente Lilly (Torelli), sorta di Regan esposta al pubblico ludibrio. La donna ha scritto un libro, "Conversations with the Devil", in cui racconta delle sedute con Lilly, unica sopravvissuta di una setta sanguinaria che adorava Abraxas. La ragazzina, in apparenza placidissima (nonostante uno sguardo inquietante), quando cade in ipnosi viene posseduta da un demone che lei chiama "Mister Guizzo" e che la trasforma letteralmente, anche se l'illusionista insiste a dire che si tratta solo di chiacchiere.

I fratelli australiani Colin e Cameron Cairnes sono abili a far montare la tensione, sfruttando bene lo straniamento che coinvolge sempre più il conduttore, in difficoltà nel capire dove risieda lo stacco tra realtà e immaginazione, incapace di gestire con fermezza una situazione che sembra potergli sfuggire di mano in ogni momento. Piuttosto discutibile invece la scelta di mostrare (in bianco e nero) i "fuori onda" durante gli short pubblicitari, che riprese troppo artefatte e costruite (improvvisi focus su dialoghi privati, controcampi, primi piani) non possono rendere credibili, spezzando un po' ciò che invece si restituisce al meglio con inquadrature tipicamente televisive durante la diretta.

Sempre in attesa che accada qualcosa di straordinario, si riesce comunque ad apprezzare una sceneggiatura che ha tratti ironici, buffi nella figura di un presentatore che sembra sempre più fuori fase e che trova nel supponente, irritante illusionista un perfetto contraltare agli eccessi dei personaggi legati al paranormale. E non delude neanche l'ovvia esplosione soprannaturale nell'ultima parte; semmai a lasciare perplessi è il caos che la segue, i diversi piani di realtà che si sovrappongono a una dimensione onirica destinata a confondere il tutto in un delirio faustiano di dubbio gusto. Però si ha la sensazione di aver visto un horror diverso dal solito e non è poco, un horror che dosa bene gli effetti e non pensa a strafare, convincente nella messa in scena e nel suo pregevole involucro finto-documentaristico.

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Un uomo e la sua amante si guardano negli occhi: la loro storia non può continuare. Lui ha una moglie, lei non accetta di continuare a vivere nell'ombra. Eppure si amano, e quando lui la sta riaccompagnando a casa in auto ancora si scambiano dolci tenerezze, si guardano negli occhi. Invece di guardare la strada. E infatti fanno un bel frontale che spedisce entrambi in ospedale, salvi per miracolo. Lei, April (Leverette), la dimettono quasi subito, lui (Boyd) resta in coma a letto, assistito dalla moglie Susan (Sisinni) la quale, non appena vede April (che sa benissimo essere l'amante...Leggi tutto del marito), la guarda malissimo spedendola fuori dalla stanza.

La giovane protagonista è in crisi: oltre all'incidente sogna pure il padre morto senza che nessuno ancora ci spieghi perché, si abboffa di ansiolitici e un giorno al bar incontra Jimmy (Jebo), un ragazzone col quale fa subito amicizia e che sembra tenere molto a lei. In un'occasione lui le salva pure la vita impedendole di finire sotto un'auto mentre sta correndo in preda al panico; come non concedergli parte del proprio tempo? Le amiche del cuore di April, tuttavia, nutrono qualche sospetto su Jimmy: non frequenta i social e nessuno sa chi sia. E' il caso di indagare sul suo passato.

Conosceremo intanto anche la madre (Lanier) di April, che ci spiegherà che fine ha fatto il marito (quello che compariva negli incubi di sua figlia), tanto per aggiungere un po' di succo a una storia che sembra mettere insieme tanti spunti approssimativi per stare in qualche modo in piedi. La cosa nuoce con tutta evidenza alla credibilità dell'intreccio e rende artificiosi e fasulli i rapporti tra i personaggi: se fin dall'inizio appariva come patetico quello tra April e il suo maturo amante, presto non riesce a rendersi plausibile nemmeno il comportamento di Susan, la quale prova verso April un odio che va oltre quello della moglie preoccupata dagli eventuali futuri ritorni di fiamma con l'amante. Così come sbalestrato pare l'atteggiamento di Jimmy, e tale rimarrà per l'intero film.

Insomma, un collage di figure mal assortite che danno vita a una storia mai in grado di rendersi interessante, priva di ogni tipo di tensione e che, nonostante tale evidenza, viene comunque impostata a mo' di thriller. L'apparenza a dire il vero non sarebbe nemmeno delle peggiori (musiche e fotografia ad esempio non dispiacciono), ma la città di Atlanta, facilmente riconoscibile dai suoi grattacieli, fa da sfondo abbastanza anonimo e il tutto pare preconfezionato e completamente senz'anima, piatta replica di mille altri tv movie di fattura identica, priva di un casting che possa lasciare il segno. La storia si trascina non riuscendo mai a incuriosire, l'azione è ridotta al prevedibile faccia a faccia con pistola in chiusura, la Polizia non mette piede in scena, sangue e violenza sono banditi e per di più madre e figlia si ripetono "Ti voglio bene" "Anch'io" ogni volta che si guardano negli occhi. Si salva una certa professionalità di fondo, ma è davvero troppo poco.

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Una ragazza corre disperata nel verde, grida, forse è inseguita. Tre mesi dopo sempre lei, Fey Connelly (Forsberg), si risveglia in un letto ancora preda di incubi. Venne ritrovata in fondo a un crepaccio, al tempo, da Curt (Lane), un suo coetaneo che le salvò la vita e ora è ogni sera ospite in casa loro. Beth (Bogart) e Frank (Boaz), i genitori di Fey, gli sono riconoscenti, ovviamente, mentre Fey comincia a sospettare che Curt voglia un po' troppo, da lei. Ma la cosa più importante, per la ragazza, è capire cosa accadde quel giorno, perché l'amnesia...Leggi tutto le impedisce di ricordare: sa solo che l'amica che era con lei, Maddie, si suicidò presumibilmente poco prima che lei finisse nel crepaccio. Lentamente, tuttavia, la memoria riaffiora e Fey si rivede insieme a Maddie in una spiaggia di sabbia rossa che nessuno, sull'isola dove è ambientata la vicenda, dice di conoscere.

Fey si confida allora con una nuova amica, Ali (Delva), che vorrebbe aiutarla, mentre una gran bella bionda (Holliday) si presenta nell'agenzia immobiliare di famiglia dove lavora Beth chiedendo di Frank. Sarà l'amante? In realtà, in precedenza, fu Beth a tradire il marito, non il contrario. Lui seppe perdonarla mostrandosi integerrimo in ogni situazione, perché i Connolly hanno una reputazione, sull'isola (il nonno fu tra i fondatori della prima comunità). Ma intanto le condizioni di Fey non sono affatto buone: continua a soffrire di improvvise crisi legate a quel momento tragico del suo passato, e c'è un po' da capire la vera natura dei protagonisti; di Curt, ad esempio, che chiede insistentemente a Fey di uscire con lui; ma anche del padre, che la bella bionda prosegue a cercare non si sa per quale motivo. Sul computer dell'uomo, intanto, sua moglie trova un movimento inspiegabile di diecimila dollari.

Sono molti i segreti nascosti in un soggetto strutturato in modo da non lasciare niente di non svelato, come si può immaginare. Una storia quindi fitta di accadimenti, con qualche inatteso colpo di scena compreso quello finale, parzialmente inatteso e che fa capire come l'intreccio sia studiato con una certa accuratezza. E' la realizzazione a lasciare a desiderare, come spesso accade in questi thriller televisivi di modesta fattura. Un po' per la recitazione - che comunque in questo caso si attesta su livelli dignitosi - un po' per dialoghi semplicemente di servizio, per una fotografia piatta e, soprattutto, per una regia che manca di quella brillantezza che marca la differenza tra le produzioni di qualità e quelle che non lo sono.

La Forsberg è lagnosa, lamentosa, preda di crisi che durano troppo senza motivo, la Bogart (habitué del genere) anonima mentre, per una volta, sono le figure maschili a lasciare semmai il segno: ambigue entrambe (Frank e Curt) eppure sfumate e di una certa solidità (soprattutto il padre), si segnalano come quelle che danno un senso al film, altrimenti prigioniero di una piattezza che sconfina nel patetico, con la storia del povero pappagallino in gabbia che diventa in seguito metafora della fuga da una vita che non offre quello che si sperava. Se non altro ci viene risparmiata la solita inutile scena consolatoria pre-titoli di coda: si chiude in fretta senza troppa gloria sulla scena del rendez-vous finale. Peccato, perché una storia dietro c'era...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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