Ispirato da Sessomatto (1973) e dal più "limitrofo" (cronologicamente) 40° all'ombra del lenzuolo (1976), Tarantini sceneggia quello che - con il sènno di poi - rimane titolo di punta dell'intera sua filmografia a base di erotismo e commedia (forse lo stesso Risi ne è in debito, quando ritorna al genere, nel 1982, con Sesso e volentieri). I tre divertenti e scorrevoli episodi della pellicola possono vantare presenze d'attori significative (su tutti Walter Chiari) ed il reparto femminile fa la sua brava (meglio bella) figura...
Tre episodi sull'infedeltà coniugale. Si parte malissimo con un estenuante Tarantini (*) e il suo goffo tour de force sessuale tra gli arrapati adulteri Maccione e Viviani; si risale con Paolella (**½) e la classe di Chiari, che bacchettano con garbo la gelosia, terzo incomodo nei rapporti di coppia, e si ridiscende di nuovo con Tarantini (*½) e i fratelli Giuffrè, impegnati in una banale commediola degli equivoci. Giustamente finito nel dimenticatoio, vale un recupero senza impegno per la presenza di Chiari e i perenni topless elargiti con naturalezza dalla Viviani e dalla Leadbetter.
Pessimo film ad episodi. Terribilmente noioso il primo (Maccione), con il bravo protagonista costretto a fare smorfie pur di riempire il ripetitivo vuoto assoluto della vicenda, più minuscola di una barzelletta. Stiracchiatissimo il secondo (Walter Chiari), con soluzioni che non reggerebbero neppure in un cartone animato (la Poggi che finge di dormire!). Tolta l'idea iniziale, naufraga presto pure il terzo, con i fratelli Giuffré. Girato quasi escusivamente in interni, ha un che di televisivo e di claustrofobico. Spintarello, per la visione tv.
Pietosa farsaccia con tre episodi sull'eterno tormentone italico delle corna. Il primo, di Tarantini, è un goffo remake de La telefonata di Risi, che 15 anni prima e con tutt'altra classe apriva Le bambole. Nel secondo, Paolella lancia a ruota libera un poco sopportabile Walter Chiari, mentre il terzo, tarantiniano, vede i fratelli Giuffrè impegnati in una noiosissima commedia degli equivoci. Sceneggiature raffazzonate e regie svogliate sono la cifra portante dell'intera operazione, guardabile solo per il suo appetitosissimo casting femminile.
MEMORABILE: La Viviani in topless, che riesce a far dimenticare il penoso contesto in cui si muove.
Tre episodi più o meno allo stesso livello; se il primo è quello più vuoto e semplice, c'è da dire che offre un gineceo incredibile con un trio (De Selle, Viviani, De Santis...) molto generoso con lo spettatore. Il secondo, con Walter Chiari, è forse l'episodio migliore ma è chiuso malissimo (ed è un peccato che la Poggi non si spogli), infine l'ultimo con i fratelli Giuffrè è noiosetto ma guardabile. Insomma, un film da guardare esclusivamente per le bellezze femminili (specialmente il primo episodio).
Tre storielle stiracchiate dirette svogliatamente. Spiace vedere sfruttati così male interpreti di vaglia: il primo episodio è solo una vignetta umoristica a luci rosse, con Maccione che si sforza di render divertente uno spunto impalpabile. Nel secondo Chiari cerca, invano, di salvare col mestiere un racconto loffio. Non va meglio ai fratelli Giuffrè, con una dimenticabile farsetta alberghiera. Vale la pena vederlo solo per le bellissime interpreti femminili: la De Selle, la Viviani, la Poggi, la Leadbetter e una prorompente Webley.
Solite questioni di corna per tre fiacchi episodi farseschi. Si parte con "Sabato mattina" (*): Maccione ci mette la professionalità, ma la storia è insulsa. La Viviani è solo sexy; si continua con "No, non è per gelosia" (*!): l'ennesimo spreco di Chiari compiuto dal cinema Anni '70 di bassa lega. Consola la prorompente bellezza della Poggi; si finisce con "L'omaggio" (*): bello vedere Aldo (con voce già bassa: di lì a pochi mesi la nota operazione) e Carlo Giuffré (ridotto a macchietta en travesti) insieme, ma la cosa inizia e finisce qui.
Insapore farsa divisa in tre episodi, che spreca un cast potenzialmente notevole con tre barzellettine mal sceneggiate e dirette con palese svogliatezza. L'umorismo è di grana grossa, e tolti i nudi delle belle attrici coinvolte nel progetto non c'è davvero motivo di consigliarne la visione. Gli episodi di Maccione e Walter Chiari sono pessimi; forse un filo meglio quello conclusivo, con i fratelli Giuffré sugli scudi; ma è sempre robetta. Venantino Venantini, regolarmente accreditato nel cast, non è visibile.
Gli attori ce la mettono tutta ma la storia è talmente mediocre da non lasciare scampo. Il veterano Domenico Paolella e il più giovane Michele Massimo Tarantini non riescono a spremere divertimento da attori svogliati e da storie che non stanno in piedi. Unica nota positiva le bellezze femminili (soprattutto la Leadbetter), che spingono la pruderie un po' al di sopra degli standard del periodo.
Tre episodi a sfondo corna/gelosia, in questa commedia che segue lo stile di titoli più famosi del periodo. Nel primo troviamo il trio Maccione/Viviani/De Selle; tolta la bellezza delle attrici e la simpatia di Maccione, comunque sotto tono, non resta molto. Il secondo vede il sempre eccentrico Chiari e la Poggi in quello che forse è l'episodio più riuscito; probabilmente peggiore è l'ultimo segmento coi Giuffrè, che non lascia traccia nella memoria. Tra le comparsate, la sempre bellissima De Santis, l'altrettanto fascinosa Patrizia Webley e Venantini; moderatamente guardabile.
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