I bei film di fantascienza sono rari. Che uno di questi sia scritto e diretto da un venticinquenne spagnolo capace di riscuotere in patria un successo enorme e di stimolarne un remake hollywoodiano (VANILLA SKY, peraltro inferiore nonostante sia quasi identico) lascia stupefatti. Eppure è così: ABRE LOS OJOS, condotto con grande maestria e coerenza in bilico tra sogno e realtà, è un eccellente esempio di fantascienza mascherata da thriller, modernissima e allo stesso tempo classica. Ma la bravura di Alejandro Amenábar non sta solo nell’aver dato al suo lavoro struttura rigorosa e regia impeccabile. La direzione del cast ad esempio è straordinaria:...Leggi tutto Eduardo Noriega (nel ruolo che sarà di Tom Cruise in VANILLA SKY) è perfettamente in parte, così come l’emergente Penelope Cruz. Ma bravi pure lo psichiatra, l’amico, il direttore della L.E... Uno sforzo corale che premia, in termini di credibilità, il risultato finale. E a una prima parte godibile e fruibile anche solo come psicodramma con qualche risvolto sentimentale, corrisponde un finale spiazzante ma capace di riprendere in mano il filo perso dagli spettatori più disorientati. Il fascino puro della fantascienza si libera e avvince, nonostante sia presente solo come un lontano fantasma fino all’inedita conclusione. Amenàbar, che si fa carico assieme a Mariano Marín dell'intera colonna sonora, non sbaglia nemmeno qui e accompagna il suo capolavoro con ammirabile competenza. E’ solo nella fotografia un po' cupa e in una messa in scena non troppo ricca che si possono muovere appunti al talento di questo sorprendente regista spagnolo, in grado di conquistarsi, grazie a questo film, un posto al sole.
Sicuramente un buon film, che dà l'idea del valore di Amenabar; girato con pochi personaggi e una vicenda visionaria che coinvolge senza scadere nel sensazionalismo o in assurdi contorcimenti. La tensione espressa dal personaggio di Noriega, in costante bilico tra diverse realtà temporali, si accompagna bene al fascino di una Penelope Cruz ammaliante e disinibita. Forse l'interprete maschile è un po' troppo stereotipato ma se la cava comunque bene.
Buonissima prova per Amenabar, alle prese con un bel plot di fantascienza venato di dramma, intricato quanto basta per tenere sempre alta l'attenzione senza mai scadere in eccessi lynchani d'accatto. La prima parte, in taluni passaggi, si trascina un po' stancamente pur rimanendo godibile, mentre nella seconda ogni secondo è importante e ben calibrato. Pecca forse la confezione, a livello fotografico e a livello di performance attoriale. Niente di eccessivamente penalizzante, s'intende. Ripetiamolo, buonissima pellicola. Tre e mezzo.
Un bel soggetto e una bella idea, declinati con sufficiente mestiere. Interessante il contrasto tra la normalità suggerita dall'ambientazione ma soprattutto dai colori (piuttosto banalotti) e l'elemento surreale che occasionalmente punzecchia, a disorientare lo spettatore. Difficile l'identificazione con il protagonista, un po' troppo stereotipo; non eccellente sotto il profilo dialogico. Tuttavia la forza e la bontà dell'idea lo rendono assai consigliabile. O, per meglio dire, davvero notevole!
MEMORABILE: Il gioco di alternanza tra le due donne; il finale.
Amenabar è un buon regista e questo thriller in bilico tra realtà e registro onirico lo dimostra palesemente. La storia è abbastanza affascinante e coinvolgente ed anche se non tutto funziona e convince alla perfezione, il regista è capace di controllare con una certa abilità un narrato a dir poco complesso e labirintico. Molte citazioni e tanto virtuosismo. Godibile.
L'idea della vita dopo la morte, vissuta come in un sogno che però può diventare incubo, non è male. Il film però non riesce a svilupparla coinvolgendo e interessando lo spettatore che invece ha una sensazione di disturbo e noia enfatizzati da dialoghi poveri e scenografie non troppo ficcanti, con una fotografia piatta e senza contrasti, troppo solare. Eduardo Noriega non è proprio il massimo, meglio la Cruz aiutata soprattutto dalla sua bellezza. Solo nella parte finale il film si risolleva e dice in 10 minuti tutto quello che c'era da dire.
Storia di sovrapposizioni temporali, di intrecci tra sogni e realtà, di vicende di cronaca o sentimentali che si incastrano in prospettive fantascientifiche e in analisi psicologiche e psicanalitiche. Nonostante la complessità del plot, peraltro sviluppato in una narrazione tutt'altro che lineare e facile, il film è una vera folgorazione, ricco com'è di suggestioni e inquietudini, che instillano dubbi e insicurezze fino ad arrivare a temi esistenziali. L'eredità antica di Calderon (La vita è sogno) rivive in questo spiazzante thriller moderno.
Un film particolare, non facile da seguire e capire fin dall'inizio ma che sicuramente colpisce e incuriosisce lo spettatore. Realtà e finzione si mescolano in questo viaggio nel subconscio, dove tutto ciò che sembra certo, in realtà non lo è poi tanto.
Il secondo film del regista spagnolo Amenabar è un'originale (a dire poco) rappresentazione di una storia d'amore che si svolge rovesciando e confondendo continuamente gli schemi temporali e i rapporti tra realtà ed immaginazione. Il risultato è gradevole e il regista mostra una certa padronanza del mezzo. Anche la prova del cast è convincente. Decisamente migliore del remake americano.
"Io sono vivo e voi siete tutti morti". Il leitmotiv di Ubik, il capolavoro di PK Dick, potrebbe raccontare il film, che parrebbe avere qualche debito verso il racconto. Con notevole inventiva e relativamente pochi mezzi, il quasi esordiente Amenabar mette in scena un bel film, spiazzante, profondo, non consolatorio. Molte le suggestioni visive, le maschere, i ritratti, le foto. Il tema dell'impianto dei ricordi sembra venire da Total recall (sempre Dick), ma l'uso qui è completamente diverso e originale. Con attori migliori, zona capolavoro.
Trama bellissima, coinvolgente declinazione in chiave fantascientifica dell'assunto calderoniano "La vita è sogno", con un quasi miracoloso intersecarsi di piani temporali che aumentano il fascino per la complessa bellezza della costruzione narrativa. Se la realizzazione, pur buona anche nelle scelte di cast, fosse stata totalmente all'altezza, saremo di fronte ad un capolavoro assoluto. Così non è, ma comunque onore al merito all'originalità e anche al coraggio di fidarsi dell'intelligenza del pubblico invece di propinare la solita minestra.
MEMORABILE: La scena finale sul tetto dell'edificio
Il regista che firmerà più tardi The others confeziona qui un thriller fantascientifico di rara perfezione formale, efficace e sorprendente nella trama e nella regia attenta e coinvolgente. Il film è talmente perfetto e compiuto che non si capisce, una volta di più, per quale motivo ne sia stato fatto uno scialbo remake dai soliti geni holliwoodiani. L'inventiva e il talento di Amenabar rendono quest'opera un vero gioiello.
Bellissimo film in cui thriller, fantascienza e dramma psicologico si mescolano come in una ricetta perfetta. Finale stupendo, da antologia. Unica pecca una regia molto lineare, non troppo ricercata e con inquadrature molto standard, ma probabilmente la riuscita del film sta anche in questo: lo spettatore si concentra sulla storia fin dall'inizio, distratto solo dalla bellissima Penelope Cruz. Il protagonista maschile, Noriega, non mi sembra niente di che, comunque di buon livello.
Molto (in)sicuro d'aver capito tutto, scorrono i titoli di coda. Di quello che la pellicola ha appena finito di mostrare, cosa è reale e cosa no? Tutto sommato, più di tanto non importa: il finale comunque spiega praticamente tutto (o no?), ma più che altro l'intero svolgimento della storia è, in sè, ineccepibile. Sorretto da una splendida regia essenziale ma di gran classe, il film ci conduce in un labirinto in cui ad ogni angolo cambia la percezione fra sogno e realtà, ma che, ogni volta, tutto è (sembra) chiaro come il sole. Anche se...
A suo modo un apripista dei "film cervello" declinati poi in generi svariati e versanti dissimili (dalla fantascienza al thriller): a più di dieci anni di distanza dalla sua uscita la soluzione può già apparire facile e risaputa ma all'epoca dovette sembrare ardita quanto inattesa. Amenabar, rispettoso della componente emozionale, costruisce un incubo sensoriale ad alto tasso di empatia, arricchendo la complessa costruzione narrativa di soluzioni visive - a posteriori - pertinenti e mai gratuite. Visionarie citazioni da Il fantasma dell'Opera e Vertigo ne amplificano la forza di suggestione.
Particolare film di fantascienza con sfumature da thriller caratterizzato da una storia abbastanza complessa che disorienta molte volte durante la visione. Ottima la sceneggiatura e riuscito il finale. Buona anche la regia di Amenabar e bravi tutti gli attori (tra cui una giovane e bella Penelope Cruz). Bel film.
L'ho guardato per curiosità, dopo aver visto casualmente il più pomposo e auto-celebrativo Vanilla Sky. Significherà qualcosa il fatto che, nonostante la stessa trama che già conoscevo, mi è piaciuto anche più del remake? Qui c'è il fascino dell'originale, di un cinema spagnolo fatto senza invidia verso le super produzioni americane; gli attori sono più bravi e più credibili (la stessa Cruz, tra l'altro). Sceneggiatura senza sbavature, di tutto rispetto, bella musica e valida fotografia in un racconto emozionante.
Decisamente un ottimo thriller fantascientifico che si sviluppa tra realtà, sogni e incubi. La trama è abbastanza complessa e lo spettatore è confuso fino all'epilogo chiarificatore. Il ritmo del film e la sceneggiatura (ripresa quasi in toto nel remake hollywodiano Vanilla sky) sono ottimi, così come la prova degli attori (la Cruz, qui è più bella che nel remake). Da vedere e rivedere...
Notevole thriller futuristico diretto con piglio e mestiere dall'enfant prodige spagnolo Amenàbar. La sceneggiatura solida e le ottime prove degli attori contribuiscono in maniera determinante alla riuscita del film che si snoda egregiamente in vari ambiti temporali, disorientando e al contempo affascinando lo spettatore. Bello. Il remake con Tom Cruise, invece, è insulso e inutile.
MEMORABILE: Il silenzio del night con le persone immobili e mute; Lo psichiatra che di colpo scompare dal terrazzo e riappare quando Cesar lo nomina.
Buona questa seconda prova di Amenábar, che tratta un tema non molto facile da portare sullo schermo, dove molti hanno fallito (come Gondry ne L'arte del sogno); qui, invece, l'esperienza onirica non è meravigliosa e comica, bensì drammatica (come, in effetti, spesso si rivela) e ciò viene sottolineato mirabilmente dal disagio di César in cui lo spettatore si ritrova. Poi arriva il fantastico colpo di scena, davvero inaspettato, che ribalta l'intera questione, la completa idea che lo spettatore si era fatta della vicenda. Lodevole Amenábar.
Parte come un film giovanile, sfocia nel dramma, irrompe nel cinema dell'assurdo e infine deflagra nella distopia fantascientifica: Amenabar inscena un'orgia di eventi/visioni che pongono costantemente in dubbio la struttura narrativa in essere. Proprio quando un quadro parziale dei fatti sembra formarsi, questi crollano come castelli di sabbia dinanzi all'onnipresente domanda: è tutto vero oppure no? Noriega ottimo mattatore e la Cruz, sensuale e ipnotica, buca l'obiettivo. Spiazzante e opprimente. Cameron Crowe ne trarrà uno sciatto remake.
MEMORABILE: Le trasformazioni Sofia-Nuria e viceversa; L'incidente; Lla scena alla sede della L.E.; "È solo un sogno! È solo un sogno!!!".
Originale thriller psicologico dagli inattesi risvolti fantascientifici che ha il suo pregio maggiore nella sceneggiatura, capace di oscillare tra sogno e realtà spiazzando continuamente lo spettatore ma senza perdere mai veramente il filo. Amenabar mostra una padronanza invidiabile per un giovane semi esordiente e ottiene anche una prova convincente da parte del cast, in cui spicca, ovviamente, una magnetica Penelope Cruz. Forse un po' pretenzioso, magari anche leggermente sopravvalutato, ma sicuramente un bel film.
MEMORABILE: L'alternanza tra Sofia e Nuria; Il finale.
Film genial(oid)e con uno sviluppo labirintico in bilico tra sogno e realtà. Con profondità di analisi tocca tematiche esistenziali e dettagli psichici. Sono tanti e complessi i suoi ingredienti: scambi d’identità, illusione onirica tra normalità e follia, sfasamenti temporali tra presente, futuro e ritorno al passato e infine una conclusione sospesa tra il logico (in riferimento all’illogica trama) e l’illogico (in riferimento alla logica della vita). Bella la sensuale Penelope Cruz in un film su cui aprire gli occhi, ma non solo per lei.
Amenabar, studioso serissimo dell'interiorità e del destino incontrollabile dai suoi personaggi, affronta un genere non pienamente definibile ma che garantisce una piena partecipazione alle vicende di Cesar, che percepiamo tragiche e angoscianti fin dalle prime sequenze (che poi decollano nonostante una narrazione atemporale). Grandi l'interprete, la sceneggiatura e il montaggio, oltre che naturalmente la regia. Inutile remake, dopo soli quattro anni, con Vanilla sky.
Grande cinema. In equilibrio perfetto fra dramma, thriller psicologico e fantascienza, in cui niente è lasciato al caso e trova spiegazione solo negli ultimi, concitati minuti. Facile perdersi nel labirinto creato magistralmente da Amenabar, perennemente sospeso fra realtà e sogno, con protagonista un Noriega in grande forma, sia come bello e sbruffone che come deforme e disperato, coadiuvato da una giovane ma già talentuosa Penelope Cruz, che parteciperà anche al remake Usa. Da non perdere.
Buonissimo film di Amenabar, capace come pochi di disorientare lo spettatore, il quale viene coinvolto in uno schema di difficile comprensione. Il protagonista è continuamente sospeso tra realtà e immaginazione, complice un'operazione al viso che pare aver causato in lui molteplici disturbi. Ottima la prova del cast, in cui spiccano Noriega e una giovane Penelope Cruz. Da guardare con attenzione, perché molte cose non sono come sembrano.
Rinchiuso in un ospedale psichiatrico,Cesar deve ricostruire un puzzle doloroso: quello della sua vita andata in pezzi dopo un incidente che ha spazzato via i lineamenti del suo volto, e forse anche la sua sanità mentale: cosa è successo davvero dopo quel fatidico giorno? Amenábar,appena venticinquenne e al secondo film, centra il capolavoro con un' opera che cita La donna che visse due volte, sfoggia tecnicismi argentiani e si appropria di assunti fantascientifici; generi svariati vengono amalgamati con abilità e personalità rare e il racconto trasuda amarezza. Pessimo il remake!
MEMORABILE: "Cos'è per te la felicità?"; "Nel mio sogno non piove"; "Hai un ultimo desiderio prima di... morire?"; "La verità? Forse non la sopporteresti".
Ragazzo sfigurato da un incidente si iscrive a un programma di ibernazione. Plot di fantascienza originale per una vicenda in bilico tra realtà e sogno, che però nella parte centrale sembra smarrire il filo. La conclusione è necessaria per chiarire bene gli eventi. Rispetto al remake successivo Vanilla sky (molto glamour) soffre di una confezione più scarna che punta più sui ruoli che sugli attori in campo; la Cruz è in entrambi i film nel medesimo ruolo e qui si fa notare di meno. Bene gli abbinamenti musicali.
MEMORABILE: L'incidente giù dalla scarpata; La spiegazione sulla vita ibernata; I ritratti disegnati.
Il film che ha rivelato il talento di Amenabàr è un ottimo e originale thriller fantascientifico in cui i continui passaggi tra sogno e realtà e gli andirivieni temporali sono gestiti con notevole padronanza dal giovane regista. Nella sua complessità affascina e cattura lo spettatore, ricco com'è di sorprese e soluzioni visive efficaci nella loro semplicità; inoltre non mancano belle riflessioni sulla manipolazione della mente. Se non fosse per qualche stereotipo nella scrittura di alcuni personaggi saremmo di fronte a un autentico capolavoro. Molto buona anche la direzione del cast.
MEMORABILE: La strada deserta; Al parco sotto la pioggia con Sofia mimo; Cesar in discoteca; L'incidente; I ritratti; L'alternanza Sofia/Nuria; Il finale.
Psicodramma sentimentale su base fantascientifica molto più dickiano di quanto possa sembrare a prima vista, darà vita anche a un remake hollywoodiano dal buon successo commerciale. Amenábar intreccia sogno/realtà e salti temporali con discreto stile registico e narrativo. E quando Noriega sembra impazzire, il film si fa davvero interessante. Finale valido, per quanto un pelo troppo didascalico. Adeguato il cast.
MEMORABILE: Noriega si sveglia e trova Nuria nel letto; Al ristorante tutti si fermano.
Aprite gli occhi, ma soprattutto la mente, voi che vi apprestate a godervi quest'opera. Realtà e illusione si inseguono, giocano tra di loro, si fanno i dispetti e le burle; tutto per disegnare un arco narrativo che pare senza senso ma per il quale tutto avrà un senso, a giochi compiuti. Ciò che eccelle non sono gli attori, né la fotografia o tantomeno gli scarni effetti speciali, ma un'idea di base originale e una sceneggiatura illuminata. Con attori più di rilievo e un budget maggiore sarebbe stato un capolavoro? Non è detto, vedere il remake. Una buona idea vince sempre.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.