Alla fine del film, mi son chiesto dove Serra voleva andare a parare.
Non e un thriller (almeno non in senso stretto), horror nemmeno a parlarne, hunted movie? Survivor movie? Bhò...
L'inizio e anche ficcante (bellissimi i titoli di testa molto settantiani), dove il regista spagnolo cala subito in un atmosfera straniante e disturbante , in luoghi sperduti e lontani dalla civiltà, con un indovinato senso dello smarrimento come in
Ma come si può uccidere un bambino?, un mondo a parte retrogrado e superstizioso come il Fulci di
Non si sevizia un paperino (nella locanda) e la perdita del contatto con la civiltà e una minaccia interna che incombe come in
Long Weekend
Peccato però che la tiri per le lunghe con beghe coniugali e battute di caccia che girano a vuoto, che rallentano di molto il ritmo e lambiscono , spesso, la noia.
Le suggestive location boschive fanno da cornice a quello che sembra più un dramma da fine settimana.
E tra un nudo integrale in campo lungo (quello di Aitana Sànchez -Gijòn) sulle rive del fiumicello, le donne che cianciano del nulla, gli uomini che si improvvisano cacciatori , cittadini in un mondo che non le appertiene, discorsi (più o meno interessanti) su discorsi, dialoghi su dialoghi, il tedio cala inesorabile.
Ok giocare con i solchi lasciati da Peckinpah (di
Cane di Paglia riprende lo zoccoleggiare della Ledoyen come faceva Susan George coi villici inglesi, dentro alla locanda, o la trasformazione di Considine in timoroso cittadino/preda a spietato nemico/cacciatore, ma omette l'assedio) , rivangare echi boormaniani (ormai
Deliverance ha la stessa funzionalità che ha
Psycho nello "psycho thriller") e rammentare le paludi silenziose dello zio Hill (il cane, l'atmosfera plumbea e umidiccia, i "cajun" dei paesi baschi), ma manca la sostanza, la cattiveria, la ferocia, la violenza, cioà tutto quello che necessita alla riuscita di questo genere di film.
L'atmosfera e ben resa, stranianti le canzoni di Leonard Cohen alla radio, la pioggia battente e inarrestabile ti entra nelle ossa,ottimo Gary Oldman cacciatore/cacciato nelle scene migliori del film (cani infilzati, lotte corpo a corpo, esecuzione finale), non male la bimba con le mani deformi (probabilmente frutto di incesto), trovata in un lercio tugurio, che canticchia alla luna e si esprime come un animale, tra
Il ragazzo selvaggio e
The Woman, che da al film una lieve incrinatura fiabesco/horror, ma che non viene approfondita, lasciata lì solo come ornamento.
Così come la scena più exploitation del film, l'intrusione di due bifolchi brutti, sporchi e sudaticci, nella baita dei turisti inglesi, rovinata in parte dalla Ledoyen, che subisce un tentato stupro da tergo, sul tavolo, con rara e poco credibile passività.
Anche la resa dei conti finale delude, dove Serra cita il classici western, ma che ti chiude il film con un-più o meno- adesso chiariamo tutto andando alla polizia (mha?!)
Serra gira bene, sfrutta le location boschive, regala anche qualche buona atmosfera, imprime un certo realismo (i villici spagnoli parlano castellano con i sottotitoli italiani, aumentando il senso di estraneità e distanza culturale) ma sembra indeciso su quale tipo film voglia fare e penalizza il risultato finale.
Spesso sembra di vedere un tv movie da prima serata, che scivola nell'anonimato.
Suggestiva la fotografia di Unax Mendia, pessimo il doppiaggio italiano.
Un occasione in parte mancata in un opera, alla fine, di poca sostanza e molte chiacchiere a vuoto, dalla consistenza di uno straight to video
O sei cacciatore o sei preda in questo mondo di merda