Solo Dio perdona - Only God forgives - Film (2013)

Solo Dio perdona - Only God forgives

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

L'estro di Refn s'impenna e dopo DRIVE, che l'ha portato al grande successo internazionale, il regista apre al cinema più criptico e ricco di ermetico simbolismo (non un caso che l'opera sia dedicata a Jodorowsky), infischiandosene di rispettare i canoni minimi dell'intrattenimento e infilando il suo Ryan Gosling (ma originalmente il ruolo doveva essere di Luke Evans) in un incubo denso di rifrazioni cromatiche, di passaggi muti riempiti dai suoni di una musica che spesso si avvicina al rumore, che s'alza e s'abbassa e non necessariamente in parallelo al montare della tensione. Di fronte a film così, nati e...Leggi tutto cresciuti per dividere, è abitudine dire che si amano o si odiano, ma pare invece più naturale osservare quanto l'anima estetica, di qualità notevolissisima, s'infranga contro i limiti di un soggetto pretestuoso sviluppato in una sceneggiatura minimale che poco va oltre il solito gioco di vendette incrociate, esposto inizialmente alternando inglese e cinese. Pur tuttavia lo straordinario livello della messa in scena, della fotografia, della scelta di prospettive è tale da lasciare a tratti a bocca aperta, stupefatti e ammirati a osservare la composizione dell'inquadratura, rapiti da una ricerca estetica che ha dell'incredibile. Ci si avvicina davvero a quello che si poteva amare in Jodorowsky, il quale però coltivava uno stile personale e una ricerca simbolica ricca di significati (almeno nei suoi momenti migliori, come in LA MONTAGNA SACRA) che qui manca. La storia è quella di Julian (Gosling), che insieme al fratello Billy gestisce una palestra all'interno della quale si traffica in droga pesante. Quando Billy dà improvvisamernte di matto e uccide una ragazza, il padre di lei lo fa fuori con l'aiuto di tale Chang (Pansringarm), che in breve diventerà l'antagonista. Intanto a Bangkok giunge la madre (Scott Thomas) di Julian, decisa a vendicare l'uccisione del figlio (“Billy ha violentato e ucciso una ragazza di 16 anni”, le dice Julian. “Avrà avuto le sue ragioni”, la secca risposta di lei) e che darà il via al turbine di violenza selvaggia che ad un certo punto, durante una feroce tortura, si fa insostenibile al punto da diventare centrale. Ancor più dell'ossessione del regista per le mani, inquadrate in ogni modo, tagliate, spezzate, insanguinate e destinate a farsi protagoniste (indirette) della scena finale. Se quindi si riesce ad andare oltre all'elementarità dello script, che tanto più appare superficiale di fronte a un impatto visivo così virtuosisticamente impostato, se ci si lascia trasportare nell'incubo tenebroso e lento progettato da Refn, non sarà facile negargli una potenza non indifferente, che riporta il regista a uno stile che già in passato sentiva suo. Gosling è una maschera di pietra perlopiù passiva che poco o nulla parla (come gli altri), e l'unica figura davvero tridimensionale, quasi lynchiana nel suo fascino conturbante e perverso, è quella di Kristin Scott Thomas, che si guadagnerà le scene più significative e forse meno gratuite. Un film da osservare ammirandone i singoli dettagli, senza guardare al quadro pulp d'insieme che in sé poco comunica: quando appena vi si rientra per esigenze di plot abbandonando gli ambienti deputati a ospitare le scene di maggior effetto, il distacco si fa netto e la povertà dello script evidente.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/05/13 DAL BENEMERITO DIDDA23 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 11/02/21
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Puppigallo 2/06/13 01:22 - 5273 commenti

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Siamo al cospetto di un lento percorso, che porterà il protagonista a una drastico taglio, probabile conseguenza dell'incomunicabilità fisica. Rispetto a ciò che capiterà a chi gli ruota attorno (fratello, madre, sicari) sarà comunque robetta. Detto ciò, la mostruosa lentezza imposta e quel forzato retrogusto Lynchano d'autore (le atmosfere) minano l'insieme di eccessiva staticità. Se non fosse per il boss, spietato e imperturbabile (a parte quando canta), a un certo punto verrebbe voglia di avere un acceleratore temporale per giungere al sodo (le esecuzioni). Sconsigliabile ai narcolettici.
MEMORABILE: Parla del fratello: "Ma ha violentato e ucciso una ragazzina di sedici anni". E la madre: "Avrà avuto le sue ragioni"; Il puntalame umano.

Didda23 30/05/13 17:46 - 2426 commenti

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Triplo salto mortale con avvitamento all'indietro per Refn, che dopo l'ottimo Drive confeziona una pellicola orientaleggiante senza aver carpito nulla della poetica e dei tempi cinematografici. Novanta minuti che sembrano il doppio per raccontare una storia pregna di ambizione, ma che si dimentica nell'arco di cinque nanosecondi. Sceneggiatura fra le più orribili del decennio e forma formidabile che accentua la sterilità dell'operazione. Qualche momento violento (e ben concepito) permette di resuscitare dal coma profondo. Deludente.

Harrys 31/05/13 17:30 - 687 commenti

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Only God Forgives è Refn che non ha digerito i bagordi di Drive e ne accusa i relativi postumi. È tutto quel che non serve all'accademia delle scartoffie: un costrutto fatalmente artificioso per una singola, sporca e lugubre vittima. Bangkok come meta random di un anti-europeismo indotto che fomenta misoginia, relativismo, barriere... Un excursus instabile e onirico che suggerisce l'ipotesi del non-luogo e della schizofrenia del protagonista che concepisce un'improbabile nemesi allo scopo di "evirare" i propri arti in quanto unica fonte di contatto (perlopiù sessuale) con l'esterno. ****1/2

Dr.presago 1/06/13 14:47 - 22 commenti

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Chi si aspetta un nuovo Drive rimarrà deluso da quello che merita di essere definito un film d'arte. Fra il precedente (notevole film d'azione) e questo (notevole film di riflessione) c'è infatti uno scarto di perfezione registico-formale davvero ampio. Refn sfrutta al meglio un plot fiacco operando all'insegna della ricerca di essenzialità e icasticità espressiva. La recitazione lascia il posto a un Gosling ridotto a pura fotogenia, personaggio questa volta umano (Julian), antieroe antitetico al Driver di sospettata metafisica natura. Raro.
MEMORABILE: Wanna fight?

Cotola 5/06/13 00:13 - 9043 commenti

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Non brutto ma comunque deludente film di Refn in cui vengono amplificati pregi e difetti del danese. Il talento tecnico e visivo (checché se ne dica) è innegabile, così come la capacità di costruire scene e situazioni. Però Refn sa di essere bravo e si piace un po' troppo e certi scoppi di violenza sono eccessivi, gratuiti e compiaciuti. In più i ritmi sono abbastanza compassati. Bella la prova della Scott Thomas. Ineccepibile la forma, con tanto di fotografia sontuosa, che però puzza troppo di maniera. Poco l'arrosto; di più il fumo ma dall'odore gradevole o, secondo i gusti, (in)sopportabile

Jandileida 4/06/13 18:17 - 1565 commenti

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Il discrimine tra genio e ciarlatano è molto sottile: fino alle 16.45 di oggi pomeriggio Refn l'avrei avvicinato più alla genialità che all'imbonimento. Dalle 16.46 in poi ho dei dubbi: il danese il meglio di sé lo dà quando parla di vite storte e metropolitane. Questo pseudo "rape and revenge" thailandese mi è sembrato talmente forzato, artificiale, inutilmente citazionista e con una sceneggiatura talmente amorfa da risultare infine indigesto, degno dell'Aronofsky più plastificato. La classe dietro la mdp c'è tutta, ma il film è mediocre. Delusione.

Rebis 7/06/13 09:58 - 2337 commenti

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Jodorowsky deve aver prescritto a Refn un atto psicomagico per sciogliere qualche nodo pulsionale: rappresentare uno schema (psico)logico del noir fatto di complicazioni edipiche e ingerenze super-egoiche. Scarnificando il racconto in un'ellissi metafisica, stilizzando le immagini sotto l'egida di David Lynch, dilagando in una megalopoli alla Blade Runner, addentro ai misteri di Shanghai, perviene a un'allegoria dell'impotenza congelata in un dilemma amletico: le uniche immagini vive sono ormai quelle morte o il cinema di Refn è una truffa? Come dire: l'umorismo è liberatorio o involontario?

Mickes2 8/06/13 02:05 - 1670 commenti

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Virtuosa rarefazione del gangster-noir sull’estetica di Hong Kong. Dall’iperrealismo alle incursioni liriche, è una rappresentazione estatica di un sottobosco criminoso bipolare. Madre-tiranno e soldati; giustizia-redenzione imbevuti nel sangue di una castrazione fisica e psicologica che sottrae ossigeno più questa si palesa. Gestione degli spazi trascendente e sospesa. Grottesco, nichilista, parossistico in sottrazione. Tecnica abbagliante, sulfurea, che riflette tutta la dolente sconfitta di un’insormontabile Onnipotenza divina. Infernale.
MEMORABILE: La scena degli spilloni.

Viccrowley 8/06/13 02:17 - 814 commenti

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Gigantesco, è l'unica parola per descrivere il nuovo lavoro di Refn. In un contesto visivo abbacinante per pregnanza tecnica, il regista danese crea il la sua opera più quadrata e allo stesso tempo teorica. Il cinema inteso come metafora, i 90 minuti del film sono stracarichi di trovate che già  il regista aveva accennato in Valhalla rising e che qui trovano compimento. Inquadrature geometriche che incorniciano personaggi da tragedia dell'orrore, eleganza e sottrazione, riletture da Woo a Jodorowsky in un caleidoscopio che appaga i sensi. Imperdibile.
MEMORABILE: La meravigliosa Kristin Scott Thomas nel ruolo della vita; La cena a tre con la mamma; Il volto tumefatto di Gosling.

Deepred89 9/06/13 23:08 - 3706 commenti

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Sorprendente, onirico, visionario... La narrazione noir nella sua forma più essenziale, fatta di personaggi orgogliosamente tagliati con l'accetta (e infatti il film cade solo quando tenta di scavare - si intenda ovviamente la parentesi edipica) e trama essenziale, il tutto servito con stile ipnotico e coraggio da vendere, senza timore per il ridicolo (la cena a tre) né per gli eccessi (con una scena di supplizio degna di Daniela Doria). Il tutto coronato da OST calibratissima, notevoli cromatismi argentiani e un Pansringarm stratosferico.

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Cloack 77 12/06/13 14:10 - 547 commenti

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Non è semplice entrare in sintonia con questa opera di Refn, come non lo era con Valhalla rising, a cui assomiglia “mortalmente”, ma è ridicolo stupirsi della cura, dell'attenzione maniacale che il regista infligge al “proprio” sguardo quando è la sua filmografia l'atto di fede al quale far riferimento. L'azzardo di questa operazione è coraggioso e senza confini, spesso si va fuori giri, i dialoghi lasciano un po' perplessi, Ryan Gosling non sempre si concede al meglio, ma Solo dio perdona resta negli occhi.

Nancy 13/06/13 12:58 - 774 commenti

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Lo definirei un noir ipnotico, questo nuovo film di Refn: le sue atmosfere dipinte da trame di luce intensa, a ridefinire i volti, a dare staticità e a ingigantire i suoi personaggi come se fossero dei dell'Olimpo. È infatti alla mitologia greca che si fa diretto riferimento qui: Gosling un Edipo perdente, sottomesso fino alla rinuncia di sé, la Scott Thomas (fantastica) una giunonica vendicatrice. Una sorta di anti-Drive, pur mantenendone tutte le suggestioni derivanti da Kenneth Anger. Refn si mette contro il cinema d'azione alla Marvel e vince.
MEMORABILE: La scena della sparatoria.

Capannelle 22/08/13 02:07 - 4411 commenti

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Refn gioca fuori casa, impiantando una storia di conflitti edipici irrisolti sul terreno delle vendette orientali. Ipnotico per come strizza l'occhio a Kubrick e al suo precedente Valhalla rising, meno convincente in alcuni dialoghi (tra i pochi disponibili) e personaggi (quella madre dal turpiloquio facile, lo stesso Gosling). Potente in alcune raffigurazioni (la madre accovacciata sotto la tenda, Gosling tumefatto) ma non proprio riuscito, tanto da augurarsi un ritorno in terra europea.

Beffardo57 21/07/13 22:51 - 262 commenti

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Pasticciaccio edipico con plurime citazioni cinefile (da Lynch, a Tarantino, al cinema di Hong Kong...). Originale la caratterizzazione di Kristin Scott Thomas: abituati a vederla come algida anglosassone, qui è bionda, sboccata, tamarra, quasi incestuosa e sopratutto criminale. A parte ciò, il resto, se non è noia, lo si è già visto: ambientazione esotica, ritmi orientali, solennità rituale, arti mozzati e altre efferatezze assortite. Pretenzioso e superfluo. Però anche Drive, in fondo, cominciava alla grande e si perdeva poi per strada.

Greymouser 24/07/13 00:24 - 1458 commenti

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Premesso il mio amore viscerale per il cinema di Refn, posso riconoscere che in questo caso può esserci un eccesso di narcisismo registico, con qualche scelta discutibile (un montaggio insolito e poco fluido, qualche personaggio dalla funzione non chiarissima, una voluta decontestualizzazione della vicenda). Tuttavia, non posso nemmeno tacere della potenza visionaria ed espressiva dell'insieme, della fascinazione voluttuosa ed ipnotica delle immagini... e alla fine si viene comunque trascinati, senza fiato, nell'abisso.

Rullo 6/08/13 19:04 - 388 commenti

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Lentezza perpetua in questa ultima fatica di Refn. È una sorta di esercizio stilistico che sfocia nell'autocompiacimento del regista. Sebbene la qualità di riprese e fotografia sia innegabile, gli eccessivi silenzi, un'azione piuttosto pacata (quando non si sfoga in raptus di violenza), la storia estremamente lineare e prevedibile, rendono la pellicola eccessivamente pesante nonostante la breve durata. Refn e Gosling formano una coppia vincente (anche il contorno è molto forte), ma devono stare attenti a non esagerare chè poi si scottano...

Schramm 23/09/13 11:26 - 3495 commenti

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Refn abbraccia la via di un estetismo iper-pedante ai limiti del pacchiano, ipersatura ogni singolo frame, sfida la stucchevolezza a ogni minuto, si infischia dell'evidente e invalidante iato tra regia e scrittura, fa del cinema una pietanza ipergrassa che fa schizzare i trigliceridi a mille solo a sentirne il profumo o un dolce iperzuccherato che dopo uno o due morsi sazia e già al terzo lascia stomacati. Le risonanze del miglior cinema lisergico alienato e allucinato si sprecano, ma il rischio di una festa riservata ai soli occhi con emozioni che non salgono sopra lo 0 è alto, troppo alto.

Paulaster 3/10/13 09:53 - 4417 commenti

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Refn decide per uno svolgimento governato dalla potenza delle immagini. Curate all’eccesso, si esaltano nonostante la scelta di una quasi assenza di dialoghi e da alcuni simbolismi sparsi. Forma senza anima, ravvivata dalla presenza della Scott Thomas, dà poca empatia e resta un esercizio che sopravvive a se stesso. Anche le violenze restano poco impresse a parte il rosso incombente, ricordandomi inquadrature di Carax.

Galbo 28/10/13 05:59 - 12392 commenti

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Dopo essersi ispirato (ad essere benevoli) al cinema di Mann, Nicholas Refn si rivolge al cinema orientale per un revenge movie intriso di sangue e cadaveri, ma altrettanto permeato di freddezza. Suggestivo come la copia di un bel quadro, mostra senza ombra di dubbio il talento visivo del suo regista ma altrettanto chiaramente l'incapacità di trasmettere alcunché di emotivo. Ryan Goslin ottimo per Drive è totalmente inadatto a questa storia. Curiosa ma non fondamentale Kristin Scott Thomas. Meno che mediocre.

Deliver 17/12/13 14:43 - 3 commenti

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Refn vorrebbe fare l'autore, ma gli riesce di fare solo il manierista. Molte le consonanze con il suo Fear X e, proprio come in quel caso, i debiti verso Lynch e il Lars Von Trier della prima ora si fanno sentire tantissimo a livello estetico. Ma se andava bene una volta due, l'ermetismo e la freddezza tipici di Refn cominciano a rivelarsi fin troppo ripetitivi, abusati, anonimi. Da notare la presenza di una violenza atroce e disturbante. Film un po' presuntuoso, per i miei gusti.

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Hackett 7/01/14 12:01 - 1867 commenti

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Refn ha fatto di meglio. Dramma della vendetta molto estetico e poco viscerale. Le immagini scorrono ispirate e violente (come sempre) ma i personaggi sono vuoti e stilizzati. Probabilmente l'effetto è voluto ma il risultato è un film asettico, puramente stilistico, senza trasporto né anima. Puro prestesto per una messa in scena talentuosa e presuntuosa.

Homesick 13/01/14 11:11 - 5737 commenti

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Tediante, nauseabonda sagra della violenza e del sangue per distrarre dalla pochezza di un noir epidermico e manieristico dai pretestuosi risvolti edipici. Se non ci fossero quella fotografia rosso cupo e gli attenti movimenti di macchina del qualificato regista di Drive, Refn sarebbe solo un astuto venditore, consapevole di come al giorno d’oggi l’ostentazione della violenza fine a se stessa sia in grado di vellicare gli istinti voyeuristici del pubblico. E se l’impassibilità di Ryan Gosling calzava a pennello nel film di cui sopra, qui lo rende ridicolo e imbambolato come un Tom Cruise.
MEMORABILE: La cena in cui la Scott Thomas disquisisce sulle dimensioni falliche dei due figli.

Fauno 18/01/14 12:40 - 2212 commenti

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...Veramente anche uno spettatore come me deve saper perdonare un film che fa lui da sottofondo alle fioche luci orientali e all'Orchestra Filarmonica di Praga e che è solo un tentativo maldestramente riuscito di indorare o filosofeggiare su un qualcosa di estremamente limitato... Arti marziali come copertura di un traffico di eroina, matriarcato occidentale, invidia tra frateli per la grossezza del pene (secondo la madre poi!) e il solito commissario giustiziere più violento che mai. Classico film validissimo esteticamente ma nullo nei contenuti.
MEMORABILE: Nei sottotitoli il fatto che sia dedicato a Jodorowski (solo che il Gran Maestro non faceva film di 80 minuti che sembravano un secolo)...

Delpiero89 29/01/14 21:36 - 263 commenti

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Senza mezzi termini: difficile pensare a un film più brutto di questo. Silenzi imbarazzanti, volti inespressivi, violenza gratuita, personaggi fastidiosi. Davvero nulla da salvare. Dopo il buon (anche se sopravvalutato) Drive, Refn torna al cinema con questo ambiziosissima pellicola dove a regnare sono la noia e l'inconsistenza del tutto.

Myvincent 8/04/14 07:38 - 3741 commenti

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Una specie di faida senza esclusione di colpi si attorciglia in una Bangkok stilizzata, dove protagonista è un sanguinario ex-poliziotto in pensione. Il film risulta troppo ermetico per dare respiro a una trama povera che neanche le immagini suggestive riescono a confondere e a nobilitare. Falsamente simbolico, con un Ryan Gosling decorativo.

Chimera70 30/04/14 22:06 - 34 commenti

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A distanza di mesi lo ripenso ancora, segno che nel bene e nel male è un'opera che rimane in testa. Più autoriale di Drive e dunque più indigesto, specialmente nel ritmo. Metaforico, a tratti disturbante, simbolico (le mani, lungo tutto il film, hanno un certo peso) con un'estrema cura per inquadrature e fotografia. La trama non è granché, la recitazione un inno all'inespressività. Molto lento eppure non male, dopotutto...

Rambo90 18/06/14 22:54 - 7697 commenti

I gusti di Rambo90

Un film dal ritmo letargico, dove le belle inquadrature e la fotografia vengono sprecate in una storia noiosa, ripetitiva e per nulla interessante. Il lavoro sui personaggi è appena abbozzato e reso vano dalle pessime interpretazioni (in particolare Gosling mantiene la stessa espressione da stoccafisso per tutto il tempo). Ci sono qualche riuscita esplosione di violenza, un buona colonna sonora e il personaggio di Chang che risulta a tratti inquietante per spietatezza e lucidità, ma è un film che non appassiona.

Edecubo 24/07/14 04:19 - 48 commenti

I gusti di Edecubo

Dopo la bella prova di Drive, il nostro Refn presenta questo piccolo gioiello, figlio di notti insonni passate a unire lo stile onirico e catartico di David Lynch e il più scanzonato ed eclettico di Tarantino. La fotografia è sublime e si sposa bene con l'ambientazione e il contesto della trama. Ogni sequenza si prende il giusto tempo e sembra che sia studiata nei minimi dettagli, senza lasciare nulla al caso. La sceneggiatura sembra che sia lunga due pagine o poco più, ma sono i tempi e la lentezza di quest'ultima che lo rendono unico. Lynchiano.

Nando 7/10/14 15:12 - 3814 commenti

I gusti di Nando

Una pellicola destinata a dividere in quanto davanti a una scenografia pacchianamente poderosa e teatrale si contrappone un ritmo bradipesco. Situazioni rarefatte e ricche di simbolismo in un tourbillon di sana ed efferata violenza. Gosling è la solita imperturbabile maschera mentre la Scott Thomas si mostra come femme fatale ancora in grado di affascinare. Cinicamente trash le esibizioni canore dell'antagonista di Gosling.

Pinhead80 6/02/15 19:39 - 4758 commenti

I gusti di Pinhead80

Forse è tutto un grande sogno, un'illusione, un po' come il cinema. Partendo da questo punto di vista allora il film congela la logica del presente per scaraventarci nelle profondità del male. Un male che si manifesta nel mondo reale per poi purificarsi in quello immaginario. Nessuno potrà mai perdonare i protagonisti del film, forse nemmeno Dio.

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Tarabas 4/02/15 14:10 - 1878 commenti

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Una tarantinata col silenziatore. Ecco cos'è questo film, un'ennesima riproposizione di luoghi comuni dello stile già esangue di QT, senza colonna sonora, mixata con vezzi autoriali già visti altrove (la prima mezz'ora è un silente monocromo in rosso che autocita i viraggi cromatici di Valhalla rising) con i medesimi, pessimi esiti. Tutto squilibrato: le atmosfere pseudoricercate con il personaggio tremendo e patetico della Thomas, madre criminale sboccata e sanguinaria. Gosling, se c'era, dormiva. Disastro da fast forward.

Jdelarge 29/12/15 17:56 - 1000 commenti

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Dietro scarni dialoghi e inquadrature studiate nel minimo dettaglio si cela il senso di questo gran film di Refn, che pone al centro della storia il rapporto tra un figlio che non riesce a essere all'altezza delle aspettative di una madre padrona completamente folle. La fotografia allucinata rende il film come una sorta di incubo in cui la figura del poliziotto sembra rappresentare un surrogato di Dio, che punisce al posto di perdonare. Fantastico Ryan Gosling e bellissime le musiche. Originale e coerente nell'esposizione.

Giùan 15/06/16 11:51 - 4559 commenti

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Cartina di tornasole di un cinema, quello di Refn, vieppiù incapace di trovar il giusto "Sè" tra un Es pulsionale e un Super Io registico in cui lo ieratico sconfina nell'esoterico. Così qui restiamo distanti sia dagli esalta(n)ti esiti della trilogia Pusher sia dalla classica complessità di Drive, ancorandoci alla deriva urlatoria di Bronson e al puerilmente ambizioso Valhalla rising, con una trama che spocchiosamente civetta con il cinefilo irretendolo senza empatia. Certo resta l'oscura plasticità delle immagini, semantema potente di un film però sterile.
MEMORABILE: Kristin Scott Thomas versione virago.

Herrkinski 6/09/16 05:48 - 8109 commenti

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Virata stilistica rispetto a Drive; le atmosfere si fanno di nuovo cupissime e senza speranza come nelle prime produzioni del regista, anche se tecnica e confezione sono ormai a livelli ben distanti (in positivo), tra cromatismi accesi (rossi e blu che dominano su tutto) e movimenti sinuosi di mdp. Se l'ambientazione thailandese è suggestiva, Refn però finisce a confrontarsi col revenge-movie all'orientale e perde inevitabilmente la sfida, pur offrendo ancora scorci di splendido cinema. Ottima la Scott Thomas, Gosling bravo in un ruolo arduo.

Piero68 17/01/17 09:48 - 2957 commenti

I gusti di Piero68

Dopo ottime prove come Pusher o Drive, Refn va incontro a un'involuzione riscivolando in un film onirico e surreale e dominato dai silenzi, come già con Valhalla rising. Peccato che la sceneggiatura sia inesistente, il film noioso - a tratti persino puerile - e la prova attoriale di Gosling terribile. A questo va ad aggiungersi una fotografia davvero brutta e un montaggio a dir poco caotico. In due parole: un disastro. E dire che pellicole del genere Kitano le faceva già più di 20 anni fa con risultati infinitamente migliori. Da dimenticare.
MEMORABILE: La chiacchierata a cena tra la mamma e la fidanzata di Gosling sul lavoro dei figli e loro dimensioni falliche.

Daniela 20/05/17 03:11 - 12660 commenti

I gusti di Daniela

Revenge movie alla moviola in salsa orientale: il morto da vendicare è un tipo che ha stuprato ed ucciso una ragazzina, il fratello (Gosling in stato catatonico) tituba allora subentra la madre, ossia Scott Thomas conciata come Donatella Versace, ma il responsabile è un poliziotto bastardo, oltre che canterino, ed allora il sangue scorre a fiumi, senza peraltro suscitare la benché minima emozione. Refn imbocca la strada del look laccato e leccato che l'avrebbe condotto poco lontano, il film è anche bello da vedere, ma loffio, noiosissimo da seguire, irritante nella sua pretenziosa autorialità.
MEMORABILE: Opinione della madre quando il figlio superstite le spiega cosa ha combinato l'altro che è stato ammazzato: "Avrà avuto le sue buone ragioni".

Buiomega71 20/01/18 01:18 - 2910 commenti

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Esteticamente ammaliante (forse troppo, i cromatismi argentiani, alla lunga, nauseano), quasi fittizio e "plastico" quando vuole mischiare il cinema di Takeshi Kitano a quello di Gaspar Noè, puramente refniano fino al midollo. Dopo la fatica iniziale a empatizzare, restano negli occhi le straordinarie schegge splatter (toraci tranciati, gole squarciate) di soave armonia della violenza, che sfociano nella tortura stile Le iene ai danni di Byron Gibson e Gosling che si addentra nelle viscere materne. Tolta l'efferatezza non resta molto, se non la spocchiosa autorialità refniana.
MEMORABILE: La madre/virago alla ragazza thai: "E quanti cazzi fai cantare con quella boccuccia da pompinara"; Il combattimento tra Chang e un patetico Julian.

Bubobubo 17/12/18 17:25 - 1847 commenti

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Un Violent cop dalle svenevoli pretese autoriali (da capogiro le liquide immersioni cromatiche nei separé del box club) dove il giustiziere in questione incarna il Taglione, senza alcuna concessione al privato. Funziona molto bene quando tralascia il virtuosismo per concentrarsi sulla solidità della violenza grafica (sparatoria, olio bollente e leng tch'e artigianale su tutti); sopravanza la noia quando dell'oriente si pretende di ricreare forma e non contenuto, come, a esempio, nello sciapo finale. Comunque meglio di The neon demon.
MEMORABILE: Punteruoli sempre più grandi per inibire movimento, vista e udito.

Enzus79 5/02/20 22:25 - 2895 commenti

I gusti di Enzus79

Dopo il bellissimo Drive, Nicolas Winding Refn e Ryan Gosling ritornano a collaborare insieme, ma il risultato è leggermente diverso. Si assiste a un film estremamente "silenzioso" nel quale i dialoghi sono pochissimi, per quanto incisivi (ad esempio quelli fra madre e figlio). Non mancano scene al limite dello splatter, genere che sembra il regista ami particolarmente.
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  • Discussione Schramm • 23/09/13 11:30
    Scrivano - 7694 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    per tutta la visione ho oscillato tra incanto e scetticismo.

    sono anch'io di questa parrocchia: la partita tra delizia e perplessità termina pari e patta. cosa attribuibile a una radicale divaricazione tra regia e scrittura, tra forma e contenuto. il pallinaggio datogli (***!) potrebbe benissimo oscillare come le quotazioni in borsa da 1 a 5 di giorno in giorno o di minuto in minuto. e questa se vogliamo è la forza più grande dell'opera.
    Ultima modifica: 23/09/13 11:31 da Schramm
  • Discussione Rebis • 23/09/13 21:05
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    Rebis ebbe a dire:
    per tutta la visione ho oscillato tra incanto e scetticismo.

    sono anch'io di questa parrocchia: la partita tra delizia e perplessità termina pari e patta. cosa attribuibile a una radicale divaricazione tra regia e scrittura, tra forma e contenuto. il pallinaggio datogli (***!) potrebbe benissimo oscillare come le quotazioni in borsa da 1 a 5 di giorno in giorno o di minuto in minuto. e questa se vogliamo è la forza più grande dell'opera.


    Sono perfettamente d'accordo, il problema è che è il suo ennesimo film a scatenarmi questo effetto... alla lunga cominci ad evere qualche perplessità.
  • Discussione Fauno • 18/01/14 12:43
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Molto bello il colpo di sciabola dal basso all'alto e l'inquadratura del sicario agonizzante col torace aperto, e molto affascinanti i tavolini sparsi un po' dovunque nella Dolce Vita orientale, ma per altri motivi non mi è piaciuto...FAUNO.
  • Discussione Buiomega71 • 20/01/18 10:10
    Consigliere - 25998 interventi
    Non saprei, ma comincio a credere che Refn sia un autore un pò troppo sopravvalutato (o forse sono io che non sono riuscito a entrare in sintonia totale con questa sua opera-che dovrebbe racchiudere, per sua stessa ammissione-tutto il suo cinema-pur riconfermando che Pusher III sia un grandissimo film e questo Solo Dio perdona un passo indietro)

    Non che Solo Dio perdona sia un brutto film, anzi, ma se ci tolgo le straordinarie coreografie della violenza efferatissima, mi rimane dentro poco

    Anche i cromatismi argentiani della fotografia di Larry Smith alla lunga nauseano (come le stanze lynchiane o cronenberghiane dominate da un rosso purpureo, dedali della mente umana o del ventre materno) dando un senso di "artificioso"

    Sembra un misto tra il cinema di Takeshi Kitano e quello di Gaspar Noè, dove Refn frulla le sue ossessioni, il suo cinema e la sua viscerale cinefilia (bellissimi gli omaggi a Un tranquillo week end di paura-il bambino idrocefalo- A better Tomorrow-nel locale con spilli e spuntoni nascosti un pò ovunque, dai fermagli nei capelli delle ragazze, nei contenitori della frutta-L'anno del dragone-le canzonette, la spietatezza di un mondo completamente diverso dal nostro e impenetrabile-Le Iene-la crudele e atroce tortura ai danni di Byron Gibson e una Bangkok che sembra l'Osaka di Black Rain con tanto di ragazze esposte in vetrina nel bordello "futuristico" come in Alpha Blue e facce spatasciate e deformate come in Irreversible e un episodio di Adrenaline)

    Ma al di là della cinefilia refniana e del suo personalissimo modo di fare cinema, e proprio una spocchia un pò troppo d'auteur che ne limita la piena riuscita (Pusher III mi è sembrato molto più genuino e sincero), dove all'inizio faticavo a empatizzare non riusciendo a "entrare" nel film (e nella mente di Refn)

    Un pò troppo allegorico (al di là della non sceneggiatura), freddo e distaccato nelle parti con Gosling che bighellona tra stanze e night con la prostituta (che si strofina come la gheisa di Videodrome-ma senza dildo-), nel suo tormento interiore che le fà spiaccicare due o tre parole in tutto il film, dell'onirico pre-finale nel bosco con il taglio delle mani (di stucchevole autorialità, uno scivolone un pò troppo azzardato), di un intelaiatura da "rape and revenge", cinema orientale e gangster movie non dissimile da mille altri.

    Restano le magnifiche esplosioni di grandissima violenza e Kristin Scott Thomas (un incrocio tra Lady Macbeth e Donatella Versace, per ammissione dello stesso Refn), milf/mather/virago castratrice in zeppe e tacco 12, belva dalla pelle di donna, incestuosa e avida (pare pure del cazzo del figlio morto), vero e proprio deus ex machina, sanguigna e ferina, volgare e insensibile, mostro vendicativo di rara ferocia, strega nel senso più dispregiativo del termine, madre/padrona intrisa di sangue e spietatezza, che riduce i figli all'impotenza (uno stupratore e massacratore di ragazzine, l'altro impotente che usa solo le mani come contatto sessuale) e scatena l'inferno in quel di Bangkok. Impostata magnificamente da Refn come una dark lady tamarrissima, sigaretta in bocca, tra pantagrueliche tavole imbandite, che si sollazza tra streaptease maschili di culturisti e ripresa tra chiaroscuri e stanze buie illuminate dal rosso o nel bianco geometrico "kubrickiano" nella stanza dall'albergo.

    ATTENZIONE SPOILER

    Un torace tranciato in due, gole squarciate, spilloni conficcati negli arti, negli occhi e enucleando occhi (da rimarcare la bellissima sequenza in cui lo sgherro di Chang dice alle ragazze presenti in sala di chiudere gli occhi per non urtare la loro sensibilità), la Scott Thomas sgozzata argentianamente davanti al finestrone della stanza dall'albergo, olio bollente gettato in faccia, la stanza della bambina ridotta a mattatoio, l'agguato nel locale con massacro, Gosling che sbrocca e pesta due clienti in un night club, in mezzo a queste gemme viscerali di brutalità e di soave poesia della violenza, rimangono il combattimento tra Chang e un goffo e patetico Julian e Julian che "entra" nelle viscere materne, ricettacolo macabro e malato del ventre materno, una sorta di "rientrare" da dove è nato, non dissimile dalla grottesca feritoia oscena nello stomaco di James Woods in Videodrome

    FINE SPOILER


    Un pò troppo invasiva la musica di Cliff Martinez (che và da sonorità carpenteriane a quelle dei Tangerine Dream)

    Notevole la figura di Chang, giustiziere alla katana, biblico vendicatore con un codice morale non dissimile dal Milo di Pusher III

    Tecnicamente ineccepibile, profondamente refniano, ma non ha soddisfatto pienamente le mie aspettative, dove l'astrazione diventa un pò maniera, continuando a preferirle Pusher III.


    E quanti cazzi fai cantare con quella boccuccia da pompinara
    Ultima modifica: 20/01/18 15:33 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 20/01/18 10:15
    Consigliere - 25998 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla 01/IIF

    Formato: 2.35:1

    Audio: italiano 5.1, inglese 5.1

    Sottotitoli italiano

    Dvd 9 singola faccia, doppio strato

    Come extra: backstage, trailer cinematografico, intervista al regista Nicolas Winding Refn, commento del regista sul film.

    Durata effettiva: 1h, 26m e 33s
  • Curiosità Buiomega71 • 20/01/18 10:20
    Consigliere - 25998 interventi
    Il film nasce dall'idea di un uomo in lotta contro Dio e, secondo Refn, rappresenta la summa di tutti i suoi film precedenti, con l'aggiunta delle suggestioni provenienti dai lavori di Richard Kern. Refn ha scritto il film in un periodo buio della sua vita, durante una forte crisi economica dopo l'insuccesso di Fear X. Il rosso predonimante è segno del daltonismo del regista e il personaggio di Kristin Scott Thomas incarna un'ardita combinazione tra Lady Macbeth e Donatella Versace.

    Fonte: Scheda di CIAK del film
  • Discussione Raremirko • 20/01/18 22:46
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    A me piacque alla grande (poi Gosling è un mito, un grandissimo); atmosfere, luci e musiche anticipano un pò pure The neon demon.
    Ultima modifica: 20/01/18 22:46 da Raremirko
  • Discussione Capannelle • 21/01/18 10:38
    Scrivano - 3510 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Non saprei, ma comincio a credere che Refn sia un autore un pò troppo sopravvalutato (o forse sono io che non sono riuscito a entrare in sintonia totale con questa sua opera-che dovrebbe racchiudere, per sua stessa ammissione-tutto il suo cinema-pur riconfermando che Pusher III sia un grandissimo film e questo Solo Dio perdona un passo indietro)
    Vero quanto dici su questi due film però ti mancano sue opere fondamentali quali Bleeder, Bronson e Drive che credo possano piacerti. E magari Valhalla rising, ambientato nel passato e con aspirazioni più autoriali ma con sequenze ugualmente potenti.
  • Discussione Galbo • 21/01/18 10:39
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Io userei un francesismo e lo definirei una ciofeca....aggiungo che anche Bronson a mio giudizio è ampiamente sopravvalutato....
    Ultima modifica: 21/01/18 10:40 da Galbo
  • Discussione Buiomega71 • 21/01/18 10:41
    Consigliere - 25998 interventi
    Capannelle ebbe a dire:
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Non saprei, ma comincio a credere che Refn sia un autore un pò troppo sopravvalutato (o forse sono io che non sono riuscito a entrare in sintonia totale con questa sua opera-che dovrebbe racchiudere, per sua stessa ammissione-tutto il suo cinema-pur riconfermando che Pusher III sia un grandissimo film e questo Solo Dio perdona un passo indietro)
    Vero quanto dici su questi due film però ti mancano sue opere fondamentali quali Bleeder, Bronson e Drive che credo possano piacerti. E magari Valhalla rising, ambientato nel passato e con aspirazioni più autoriali ma con sequenze ugualmente potenti.


    Ma infatti. Forse avrei dovuto vedere Solo Dio perdona dopo quasi tutta la filmografia refniana (per apprezzarlo di più, magari) e non solo i tre Pusher (di cui, però, ha parecchi punti in comune)

    Sospetto che la mia piccola insoddisfazione sia dovuta anche a questo

    Comunque è un opera, che nonostante i suoi difetti, brucia dentro a fuoco lento.
    Ultima modifica: 21/01/18 10:46 da Buiomega71