L'incipit e una botta di gran cinema (l'arrivo alla stazione di polizia sotto la pioggia) e la classe registica di Amenabar non si discute
Parte come un thriller in odor di satanismi e Belzebù sotto cieli plumbei fincheriani, poi divaga nell'horror (nel granaio, le visioni della nonna, gli incubi di Ethan Hawke), diventa un film d'indagine che sembra uscito dagli anni '70, un robusto poliziesco, un trattato sulla cospirazione e la paranoia degno del miglior Polanski.
Amenabar tiene incollati alla schermo, non solo tecnica sopraffina ma anche una tensione che gravita sotto pelle e non fà distogliere l'attenzione.
Però, ahimè, al regista spagnolo non riesce l'effetto a sorpresa (un pò come in
The Others, meno in
Apri gli occhi) e già a metà film si mangia la foglia e la sorpresa (già intuita) non e poi così sorprendente.
Un vero peccato, perchè Amenabar , pur raccontando nulla di nuovo, riesce a costruire un thriller da anima oscura davvero pregnanate e con spunti affatto banali (chessò: la signora sul cartellone pubblicitario , il taccuino lasciato in bianco nella confessione finale, per dirne un paio) e , nonostante il diavolo, spesso, vesta abiti innocenti all'apparenza, si ha un senso di leggera insoddisfazione dopo i titoli di coda
Notevoli alcuni sprazzi horror che Amenabar ti piazza e ti spiazza durante il racconto (nel granaio tra fornicazioni in auto, flash alla
Hostel e banchetti cannibalici a base di infanti alla
Profumo della signora in nero, le figure incappucciate che sembrano gli albini di
1975 occhi bianchi sul pianeta terra col ghigno macabro del friedkiano Capitan Gaio, la visita notturna riservata a Ethan Hawke, tra amplessi con le vecchie di
Shining e baccanali satanici stile
Sentinel, le visioni della nonna tra gatti idrofobici alla
Black Cat e sangue che scorre sotto le porte di casa, con defenestramenti sul modello di un
The Omen) e che lasciano il segno.
Come il cinema della cospirazione dà il meglio di sè nella scena al semaforo o quando Hawke perlustra la via della città suggerita da Angela.
Il polizesco (Hawke mal visto dal distretto come Chuck Norris nel
Codice del silenzio), il "satanic movie", l'indagine che travolge il poliziotto emotivamente (come succedeva a Jack Nicholson nella
Promessa), la suggestione, l'isteria di massa, l'amore paterno, la cattiveria e la perfidia umana al cubo, che tutto travolge e sconvolge.
Un film che si prende i suoi tempi, che odora di classico, con una regia che sà il fatto suo (e la stoccata gay , Amenabar, non se la fà scappare)
Se non fosse che a Amenabar si rompe, quasi subito, il giochetto del twist (e in una scena
ATTENZIONE SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER perchè mi mostri la Watson che fà le telefonate mute a Hawke ad un bel pezzo prima dalla fine, che così rafforzi quello che già avevo intuito da un pezzo?
FINE SPOILER SPOILER SPOILER) forse starei qui a parlare di un mezzo capolavoro (purtroppo, ahimè, mancato)
La malvagità della mente umana e quella che fà davvero paura (perchè reale, tangibile, subdola)
Il diavolo (im)probabilmente...