Note: Originato dal cortometraggio del 2011 dallo stesso titolo e dello stesso regista" e spin-off di "All Hallow's Eve" (2013)". Seguito da "Terrifier 2" (2022).
In uno slasher di Halloween la maschera è tutto o quasi: ci hanno provato in tantissimi a emulare l'icona Michael Myers e non era immaginabile che ad avvicinarcisi potesse essere l'ennesimo pagliaccio (ehm, nel senso di pagliaccio da circo, proprio). Perché Art The Clown è solo l'ultimo di una lunga trafila di pagliacci che da sempre popolano gli incubi dello spettatore a caccia di spaventi. Cos'ha di differente? Non parla, e fin qui... Utilizza però una interessante gestualità, curiosamente non accentuata, e trova la maschera giusta: bianco, col cappellino in testa, gli occhi...Leggi tutto e la bocca cerchiati pesantemente di nero, l'abito un pigiamone metà bianco e metà nero.
Fin da quando appare in scena, dopo un prologo in cui una presentatrice televisiva viene brutalmente assassinata da una donna "senza volto", attira l'attenzione per la sua singolarità. Non facile da spiegare ma che indubbiamente lo rende magnetico, e bravo è il regista Damien Leone (anche autore unico del copione) a inquadrarlo nella giusta luce, al tavolo di una scalcinata pizzeria da asporto. Vicino a lui solo una coppia di ragazze evidentemente di ritorno da una festa: Tara (Kanell) è la mora, la meno espansiva, quasi annoiata; e anche la più inquietata, dalla figura del clown che siede a pochi metri di distanza. Dawn (Corcoran) è la bionda, che al contrario lo scambia per uno scemo qualsiasi e ci va pure vicino a farci un selfie insieme. Quello non parla, lascia fare. Poi va in bagno e torna, ma il proprietario lo caccia insultandolo. Che ha combinato? Un autentico disastro, prima di scomparire nella notte. Ma poco dopo le due amiche lo ritroveranno, all'interno di un edificio semiabbandonato all'esterno del quale Tara chiede a uno strano tipo che sta fuori di poter entrare per andare in bagno.
Non c'è molto altro di importante in una trama minimale, utilizzata solo per presentare il terreno ideale su cui muovere il cattivissimo clown: girando quasi sempre nella semioscurità Leone ha modo di inquadrare il suo killer nella luce migliore per esaltarne la cupa maschera. Il resto lo fa in gran parte una ferocia splatter con pochi eguali, che tra colpi sferrati con violenza e squartamenti realmente impressionanti - pur senza avere a disposizione troppe vittime sacrificali - esplode lasciando il segno prima di un epilogo che contiene pure un piccolo colpo di scena. Leone non inventa nulla, semplicemente gioca bene le sue carte e azzecca un nuovo omicida mascherato da sfruttare al meglio ad Halloween. La messa in scena, per quanto povera, è efficace, i silenzi sono utilizzati con intelligenza, la creatività nell'uccidere (anche chi magari non ti aspetti) sedurrà i fan del genere, le musiche assistono validamente andando a racchiudere uno slasher con tutti i crismi, moderno e seducente. Sequel obbligatorio...
Slasher ultragore e violento con pochi fronzoli e tanto sangue. Non vengono delineati il profilo o i motivi per cui agisce così questo "mad clown", che ammazza senza pietà donnine e imbecilli in una macabra notte di Halloween. Ottimi gli effetti speciali e le scene ultragore. Inquietante la maschera del clown e interessante il finale. Debitore di Saw ma più estremo, non sfigura affatto.
Se vi accontentate di una trama scarna e avete voglia di un film che grondi sangue dall'inizio alla fine, questo Terrifier fa al caso vostro. Incentrato sulla figura di uno psicopatico mascherato da clown che miete vittime (e le squarta come capretti) la notte di Halloween, il film di Leone stupisce per gli effetti ultragore e per alcune sequenze brutali davvero ben realizzate. I primi venti minuti sono top, dopodiché la ripetitività della violenza prende il sopravvento sulla storia e subentra un po' di noia. Bella scoperta comunque.
Un filone stracotto come lo slasher, approdato al 2017, non ha granché scelta: o fa la vieppiù stropicciata cartolina di sé credendosi ancora nel 1978, o come vivaddio è il caso si affida ai maitre a épater del torture porn dell'almeno penultima cordata quali neo-arredatori del minato campo. Meglio sarebbe dire il camp, ché anche l'estetica è festosamente (è pur sempre Halloween) svecchiata a tutta cromotronia, e la doppia leva esercitata su coulrofobia e ipergrottesco è vincente. Di lassù Wes Tobe e George, cui il film è dedicato, fan sìsìsì con la testina. Di quaggiù, tutti pronti al sequel.
MEMORABILE: Art the Clown in versione Transenstein a la Marilyn Manson: si ghigna della grossa ma con la schiena scudisciata da brividi.
Spin-off di All hallow's eve di cui riprende il mostruoso Art The Clown, qui interpretato da un notevole Howard Thornton. Se ovviamente il tema del pagliaccio diabolico è tipico dell'immaginario horror e i clichè dello slasher filo-ottantiano sono tutti presenti, bisogna dare atto a Leone di aver creato un lavoro dall'impatto splatter impressionante e permeato da un'atmosfera morbosa e marcescente; non si perde in convenevoli e mantiene alte azione ed emoglobina, così come quell'aria consumata da film di genere d'altri tempi. Bella sorpresa.
MEMORABILE: La tizia appesa e segata in due alla Ed Gein; Il massacro in pizzeria.
Slasher quasi in unità di tempo e di luogo dal soggetto esilissimo e budget più o meno della stessa consistenza, ma pieno di buona volontà: discreta tecnica che sopperisce ai limiti tecnici (ravvisabili soprattutto nella fotografia), effetti splatter di qualità non sopraffina ma volenterosi e sanguinosissimi, interpretazioni decenti, un notevole villain (che però entra in scena fin troppo spesso, causando assuefazione), ironia fortunatamente limitata a qualche eccesso. Film piccolo piccolo, ma onesto e rispettoso degli appassionati del genere.
Film indipendente a basso costo che non delude i fan dello slasher, stavolta incrociato col torture porn. Art the Clown fa veramente paura, con quella faccia scheletrica, il sorriso di denti marci e uno sguardo terrificante (molto bravo Thornton). La prima parte è ottima: si gioca anche di atmosfera, molto horror anni '80 (con però il ferocissimo omicidio dei due pizzaioli italiani); la seconda è più convenzionale, col consueto bodycount. Ottimi effetti speciali vecchia maniera in lattice, ottime musiche e bravine anche le attrici.
MEMORABILE: La faccia della tipa aggredita; La testa del pizzaiolo trasformata in zucca di Halloween; Il "trattamento" alla tipa appesa; Art The Clown/Ed Gein.
Davvero gustoso questo slasher indipendente che fa vanto dei mezzi limitati (ma non scarsi) e li riesce a sfruttare al massimo concentrando le location in pochi ma funzionali ambienti nei quali si muovono i personaggi. La figura principale, il clown assassino, è uno dei più spietati, diabolici e devastanti personaggi che l'horror da mattanza abbia portato sullo schermo. Tra il pagliaccio triste e il mimo, ma un concentrato di efferatezza. Da non perdere.
Un pagliaccio assassino si diverte nell'uccidere e fare a pezzi tutti quelli che gli capitano a tiro. Tutto qui? Sì. Eppure...Bentornato caro horror-slasher di una volta. Leone ha dei buoni numeri e, riprendendo il personaggio di un'altra sua pellicola, sforna un film sicuramente poco originale sul piano narrativo, ma riuscito sotto altri versanti, dimostrando che spesso non importa il cosa ma il come. La confezione è notevole, esaltata da una fotografia dai cromatismi perfetti e funzionali al narrato. Si respira un'aria putrida e marcia e lo splatter, per la gioia dei fan, è molto abbondante.
Film indipendente e a basso costo con protagonista un clown assassino che si diverte a fare a pezzi la gente. Slasher vecchio stile dalla trama praticamente inesistente che si regge tutto sulla bravura del diabolico protagonista. Budella e sangue ci sono ma in giusta quantità, cosa che rende il film splatter ma non stomachevole. Notevoli l'atmosfera putrescente e l'abilità mimica di Thorton. Diverte più che spaventare e questo è un altro punto a favore. Semplice ma d'impatto.
Leone ripesca Art il Clown dal suo precedente All hallows' eve e gli dedica un'opera intera. Il risultato è un'entusiasmante splatter-fest che riesce a inquietare e a disgustare in egual misura. Art è uno dei pagliacci assassini più spaventosi della storia del cinema, nonché uno fra i più brutali. La narrazione è vivace e intelligente, giocando beffardamente coi cliché (dai repentini cambi di protagonista à la Psyco alla pistola che il maniaco tiene nascosta per i momenti di necessità). Insomma, un gioiellino. Indovinato il twist ending, che sconvolge la struttura temporale del film.
MEMORABILE: La ragazza senza faccia attacca la conduttrice; La ragazza segata a metà dall'inguine al collo; Art in atti di travestitismo necrofilo à la Ed Gein.
Interessantissimo horror che ha il pregio di non perdersi in chiacchiere e di puntare subito e semplicemente allo spettacolo grazie a effetti gore di altissimo livello e a una suggestiva fotografia contrastata che immortala benissimo il clown di bianconero vestito e interpretato ottimamente da David Howard Thornton. Puro cinema di paura che, vista la scelta di mostrare e di non celare nulla, ha l'onere di dover impressionare senza annoiare. Impresa riuscita.
La fotografia è quella tipica dei videoclip anni 2000, con una color correction alquanto approssimativa. Ma per gli amanti dello splatter d’intrattenimento siamo su vette abbastanza alte. Se si pensa poi che il film vanta il clown più riuscito nella cinematografia horror di sempre siamo a cavallo. Spassoso, estremamente sadico e con un gusto perverso nella scelta coreografica degli omicidi. Da vedere.
Violento ed eccessivo, con la mano che un paio di volte tende a scattare per coprire gli occhi nonostante decenni di esperienza da fruitore del genere. Non è però tanto questo che ci scombussola lo stomaco, quanto l’atmosfera generale: puzzolente, cinica, rassegnata, con la pietà umana ridotta a sterco secco sotto le scarpe e le tracce dell’urina di Maniac a impregnarci l’orlo dei pantaloni. La storia non esiste (con un finale che non migliora la situazione) e i soldi sono davvero pochi? Vero, ma il clown di Thornton nasconde nel sangue ogni difetto. Sozzissimo, nel cuore.
Un inquietantissimo e riuscito clown assassino brutalizza con creatività coloro che incontra. Puro slasher, nessun altro fronzolo, e il bello è che la storia funziona bene così com'è. Le vittime sono tutte di una stupidità volutamente stereotipata e quasi proterva, disinfestatore a parte, mentre Art, tanto efferato quanto a volte apparentemente desideroso di un briciolo di affetto, è un killer che si vuole rivedere volentieri. Piacevole sorpresa.
MEMORABILE: Il look e la mimica di Art; Il selfie ricambiato; Segata in due; Art travestito; Il flagello; La trombetta.
Uno splatter puro, senza fronzoli e sorprese che inizia bene e si perde nello svolgimento inevitabilmente monotono. Mancano sia l’ironia (il clown è solo uno psicopatico) che il retroterra sociale e questo rappresenta un handicap per la mancanza di spessore; a favore del film giocano alcuni particolari ripugnanti (la ragazza sfigurata, la vittima depezzata a metà) e una discreta costruzione della tensione durante la prima scena nella pizzeria quando il climax viene costantemente rimandato. Cast non indimenticabile ma migliore della media, per tale genere di operazioni.
Siamo alle solite: clown psicopatico semina morte e terrore per le strade di un quartiere losangelino. Ma a ben guardare qualcosa di diverso c'è. Perché sotto l'immagine da produzione indie tirata a lucido e dietro una storia articolata su tutti i possibili cliché del genere, c'è la sorpresa di Art il clown, il personaggio perfetto per inaugurare un franchise basato sull'omicidio creativo e la (realistica) dispersione di viscere. Insomma, uno slasher con tutti i limiti del genere (primo fra tutti la scrittura) che quantomeno diverte e, a tratti, perfino inquieta.
L’apoteosi del male di Damien Leone si concretizza senza un movente, senza un’identità e senza un passato, in una rassegna di scene madri e astuzie splatter da far accapponare la pelle. Mentre Art the Clown, che nella sequenza “en femme” sfodera un look da annali dell’horror, è il nuovo Bau bau del XXI che gli appassionati del genere stavano aspettando. Un film cupo, malsano e totalmente privo d’ironia.
Un interessante horror di intrattenimento a cui non bisogna chiedere più di quanto il genere possa dare, a partire da una sceneggiatura risicata che sorvola su preamboli e dimensioni psicologiche e va dritta al sodo, per focalizzarsi sulla spettacolarità dello splatter debitore della produzione similare degli anni '70. Un tristo clown meccanicamente trucida chiunque capiti sul suo cammino e non ci resta che assistere a chi sarà la prossima vittima, senza una reale dialettica o escalation emotiva,ma facendo sobbalzare solo per l'efferatezza di alcune scene e dall'abbondanza di sangue.
MEMORABILE: Fotografia vivida e ottimi effetti sonori; La ragazza segata in due; Il volto sfigurato della ragazza sopravvissuta; Sorpresa all'obitorio.
L'inizio può risultare scoraggiante, perché mostra irrimediabilmente quanto il film sia un low-budget con elementi di grave criticità. La fotografia è pessima e i primi momenti "gore" non proprio irresistibili, da nessun punto di vista. Poi il tutto acquista però un discreto ritmo e subentra un (molto) artigianale splatter deciso e oltraggioso, con punte sadiche abbastanza disturbanti. La maschera del "mostro" esprime bene la sua crudeltà e può risultare impressionante. Il finale è mediocre e apre ad un seguito, magari da realizzare in modo più curato e con qualche nuova idea.
Art the Clown è il più impressionante serial killer apparso in uno slasher dai tempi di Scream: Davis H. Thornton fa di Marcel Marceau un incubo ad occhi aperti. Attorno, c'è molto meno di un Venerdì 13 qualsiasi e acidificare la fotografia con un filtrino alla Instagram non è una gran trovata: il budget esiguo si vede lo stesso. Meno male che lo splatter - solo effetti pratici, in gloria al cinema ottantino - è generoso per quanto inoffensivo - esclusa la donna segata a metà, che mette davvero a dura prova. Finale in clamoroso cliffhanger: tocca proprio vedere anche il secondo.
All'inizio dicono che Art il Clown sia morto ma figurati se è vero, anzi anzi viene promosso a protagonista assoluto grazie alla maschera inquietante che aveva colpito nel precedente lungometraggio. Lui fa il suo, squartando e accettando, sempre senza pronunciare verbo, ma non si vive (e si fa morire) di solo look e l'abbondanza di sangue versato e di particolari raccapriccianti non riesce a mascherare la povertà di fondo dello script, l'angustia degli spazi dove si svolge la mattanza, il mediocre livello degli attori-vittime, peggiorato dall'altrettanto mediocre doppiaggio.
il clown-mimo inquietante che in un altro film faceva da trait d'union alle varie storie, stavolta è il villain di uno slasher di Halloween, ma verrebbe da dire che se questa è l'evoluzione del genere meglio tornare a Carpenter o a Bava. Nessun background per il villain, una storiella flebile come trama pretestuosa per mostrare splatter gratuito e perfino questo che dovrebbe essere il punto forte è zeppo di ingenuità (si veda la bionda tagliata in due verticalmente in un minuto con un seghetto, come fosse una motosega). Finale soprannaturale alla Jason per non farsi mancare nulla.
MEMORABILE: La citazione di Saw sul triciclo; L'inserviente che invece di accoppare il villain lo lascia svenuto (in modo che possa ancora agire ovviamente).
Quando entra in scena Art il clown anche una trama banalissima diventa comunque terreno fertile per novanta minuti di marciume ed efferatezze senza soluzione di continuità. Se il genere slasher stava cercando il personaggio giusto per rivitalizzarsi ecco che Leone glielo serve su di un piatto d'argento, partendo dalla maschera del protagonista, tanto semplice quanto dannatamente inquietante, fino ad arrivare al campionario di strumenti che vengono utilizzati per martoriare le povere vittime. L'ambientazione volutamente squallida e sudicia accresce se possibile il senso di disgusto.
Leone (per)segue le gesta efferate del clown Art esplicitando vieppiù scientemente la sua autoriale proiezione verso il grado zero (e diremmo "muto") dello slasher e del terrore. Di fronte a un obiettivo tanto crudo e primigenio, il risultato è indubbiamente accurato e gratificante (per chi guarda), mantenendosi peraltro sufficientemente ambiguo, il film, in relazione alla funzione "liberatoria" del genere. Tutto è funzionalmente propedeutico al claustrofobico assunto: iconicità del pagliaccio, insostenibilità degli effetti, sacrificabilità delle vittime (perfette Kanell e Corcoran).
MEMORABILE: La mattanza, rivista in "flashback", in pizzeria.
Persino Pennywise avrebbe qualche problema con questo clown-Pierrot demoniaco. Se si sorvola sul perché e il percome un tale essere cammini sulla Terra, massacrando e maciullando persone senza mai perdere il buon umore, questa pellicola, piuttosto cattiva e quasi tendente al marcio, può dare una certa soddisfazione, anche perché è girata con mano piuttosto felice; e il protagonista si dà parecchio da fare per non deludere lo spettatore, voglioso di morti efferate molto oltre il semplice omicidio. Alla fine se ne uscirà soddisfatti, come da un buon ristorante.
MEMORABILE: Il volto della sopravvissuta dopo il "banchetto"; Prima sembra un fermo immagine e poi...; Il suo selfie; Circus; Scalpo e pelle altrui.
C'è qualcosa di inspiegabile in questo film. Non la trama, che non c'è. Non quello che pensa Art il Clown, che non ha alcun valore. Ma il perché, una volta iniziata la visione, non si riesca a smettere di guardare un film del genere, violento come pochi, alla continua ricerca di qualcosa di disgustoso, scavando sempre più per trovare un fondo che non c'è. Come non ci sono psicologie, risvolti drammatici, messaggi di alcun tipo. Orrore allo stato puro, ben fatto e con qualche cenno ironico. Notevole l'interpretazione di Thornton che, appunto, fa l'intero film. Per stomaci forti.
Art è il nuovo Jason. O forse un emulo di Michael Myers. In ogni caso l'ennesimo folle che gira in città e che si diverte ad ammazzare persone, per lo più squartandole, senza un motivo. Come quegli altri non parla, neppure con espressioni del viso, visto che porta una maschera. Da clown. Come nella recente tradizione horror, almeno da quando King ha creato il suo "It". Film senza una trama che non sia una successione di omicidi, Terrifier sembra un progetto nato per diventare una serie. Siamo in effetti già al terzo capitolo. Senza un vero perché. Ma al pubblico piace e tanto basta.
Due location e mezza, una manciata di attori, budget inesistente e tanto splatter. Damien Leone si inventa un nuovo personaggio mortifero e silenzioso sulla scia di Jason e Myers, ma con una gestualità e una espressività (grazie a un bravissimo Thornton) che fanno la differenza, nel filone del genere slasher. Vistosamente ottantiano (nella fotografia, nello stile e nelle svolte narrative, nei dialoghi a volte ridicoli), non sorprende mai e offre poco al di là dello splatter. Ma Leone conosce bene i meccanismi del genere e nel complesso il film funziona (finale compreso).
Assassino mascherato da clown semina il terrore la notte di Halloween. Ennesimo slasher che utilizza tutti i cliché del genere (il clown, la notte di ognissanti, l'assassino immortale) per mettere in scena una mattanza di rara truculenza del tutto gratuita. Non si sa nulla dell’assassino, la trama è risibile, la recitazione scadente e lo splatter eccessivamente disgustoso. Insomma, nello squallore generale non si salva proprio nulla. Assolutamente sconsigliato!
Leone riporta in auge lo slasher e lo fa con fermezza e ferocia dando un tocco di modernità e creando probabilmente una nuova indimenticabile icona horror. La sceneggiatura (sempre di Leone) non è nuova, tuttavia viene rimpolpata dalle suggestioni registiche tra i chiari e scuri delle ambientazioni e la recitazione per niente sciatta del valido cast e da una ferocia a cui forse non si era più abituati. Art il clown è unico nel suo genere per costume, trucco e mimica di fatto non parla, ma la recitazione di Thornton è anch'essa unica. Un horror da pelo sullo stomaco.
MEMORABILE: L'interpretazione di David Howard Thornton di Art il clown; Le scene splatter.
Nulla di nuovo veramente se non l’usuale prodotto per tingere di rosso la notte di Halloween. Il film naturalmente ha una trama irrilevante e si sviluppa nella solita sequela di ammazzamenti e squartamenti, come spesso piace ai più giovani spettatori. Ce n’era veramente bisogno? Insomma, un prodotto che rientra nel novero degli “oggetti” di una festa consumistica fine a se stessa, per di più ricolmo di scene quanto mai splatter.
Non sarebbe stato male se Damien Leone, regista e sceneggiatore, si fosse premurato di scrivere con più cura il soggetto. Al netto di automatismi narrativi pigri, assenza di qualsivoglia descrizione del contesto e lo sfoggio di un cast volenteroso quanto debole, il film si lascia ricordare per un alto tasso emoglobinico nonché il mascherone di Art il Clown (inquietante come stilema ma incredibilmente instagrammabile per il moderno linguaggio dei meme). Di rilievo il prologo e la chiusa, inaspettatamente spiazzanti; discreti fotografia e montaggio. Maschera iconica, film un po' meno.
MEMORABILE: Il prologo con la ragazza senza volto; Il tesissimo incontro alla pizzeria; La ragazza divisa in due.
Un clown assassino fa incetta di vittime durante la notte di Halloween in un palazzo fatiscente. Slasher di discreto livello. La storia di per sé non è niente di eccezionale: originalità scarsa, al contrario della prevedibilità. Momenti splatter e violenti in quantità. Trucchi più che apprezzabili. Recitazione mediocre, doppiaggio altrettanto. Effetti sonori accettabili.
Un feroce clown si diverte a macellare chiunque abbia la sfortuna di incontrarlo. Fine. Davvero, non c'è altro. Non una trama, uno sviluppo della storia o dei personaggi, assolutamente niente che sostenga il film se non le nefande imprese di Art il Clown. Bisogna riconoscere che il clown in questione è particolarmente inquietante e che il film omaggia egregiamente l'atmosfera malata del cinema gore estremo degli anni 80, ma la violenza estrema fine a sé stessa alla lunga annoia, lasciando solo il segno di un personaggio davvero iconico.
Rinfrescare lo slasher non è cosa da tutti, considerando la pletora di titoli di cui il mercato è saturo e la ristrettezza di movimento che il genere impone. Leone rimane distante dal capolavoro, ma indovina la figura dell’assassino e dà libero sfogo a un massacro sanguinolento che lascia ben poco all’immaginazione. Crea, inoltre, atmosfere a dir poco malsane e torbide, enfatizzate dalla scelta di colori slavati che aumentano il senso di sporcizia che pervade cose e persone. Un’occasione irrinunciabile per gli appassionati e non, purché muniti di una confezione di antiemetici.
MEMORABILE: La ragazza a testa in giù; La coltellata in testa e la seguente decapitazione.
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peraltro lui mimo davvero coi controfiocchi. di norma la sola parola sequel mi fa diventare le ginocchia una sede della parmalat, ma in questo caso sarei per auspicarne uno.
Schramm ebbe a dire: peraltro lui mimo davvero coi controfiocchi. di norma la sola parola sequel mi fa diventare le ginocchia una sede della parmalat, ma in questo caso sarei per auspicarne uno.
Amico mio carissimo, ho letto che è già pronta la sceneggiatura del seguito che, forse, nel 2020 vedrà la luce.
Schramm ebbe a dire: la cosa non solo non mi sorprende, ma già mi fa brontolar lo stomaco!! spero si viaggi sempre col medesimo team. Medesimo team e già in produzione. Con la campagna Indiegogo hanno raggiunto il 434% del risultato prefissato, con 195.888 euro totali di budget. Impressionante, considerando che con la campagna per il primo avevano raggiunto solo il 29% con un misero 3.934 euro su un budget previsto di 45.000. Pare che il nuovo sarà molto più ambizioso del primo e con scene più spettacolari.
Il film mi è piaciuto molto, veramente brutale. Insieme a Headless e Gutterballs uno degli slasher più truci degli ultimi dieci anni.
All'uscita lo avevo bypassato perchè era un periodo in cui continuavano a uscire film con clown assassini e pensavo fosse una di quelle robacce alla Asylum girate coi piedi ma per una volta mi sbagliavo.
Herrkinski ebbe a dire: Insieme a Headless e Gutterballs uno degli slasher più truci degli ultimi dieci anni.
gutterballs non ancora pervenuto al mio lettore, ma sono più che abbastanza d'accordo nell'affiancarlo a headless. una commistione di brutalità e classe come di rado accade (lo si potrebbe definire meanstream, e un gran bel refresh (very very fresh) sia dello slasher d'altri tempi che dei clown-movies. anche perché quanto a questi ultimi, questo è l'unico che un filo di pelle d'oca me l'ha offerto
Grande Herr, sono contento che anche tu possa unirti all'epinicio che io e Schrammy abbiamo tributato all'opus di Damien Leone. Come ho già scritto, la scena del fast food mi ha disturbato (e mangio pane e genere da taaaanto tempo) al punto che quando mi capita di sedermi in un locale simile, il pensiero corre subito lì. Risultato: qualche piccolo brivido corre lungo la schiena. ;-)))
Mco ebbe a dire: Grande Herr, sono contento che anche tu possa unirti all'epinicio che io e Schrammy abbiamo tributato all'opus di Damien Leone. Come ho già scritto, la scena del fast food mi ha disturbato (e mangio pane e genere da taaaanto tempo) al punto che quando mi capita di sedermi in un locale simile, il pensiero corre subito lì. Risultato: qualche piccolo brivido corre lungo la schiena. ;-))) Sì, in generale ha un'atmosfera piuttosto creepy e morbosa. La ragazza segata in due è un'atrocità di quelle da annali dell'horror...
Da quello che leggo sulla pagina Facebook della Cinemuseum è prevista anche una distribuzione in edizione economica. Purtroppo non ci sono ancora date in proposito.