Una giovane infermiera si trasferisce in una villa isolata per accudire un'anziana scrittrice quasi catatonica. Ma nella casa si avverte una oscura presenza e poi c'è una grande macchia di muffa che continua ad espandersi... Passato alla regia, Oz Perkins insiste con l'horror, questa volta con una variante vintage sul tema della casa infestata, puntando sulla suggestione più che sullo spavento. Qualche passaggio elegante, i malinconici monologhi ed il volto particolare di Ruth Wilson non bastano però ad evitare la sensazione del deja vu ed il ritmo assai lento non aiuta.
Quanto di più distante dalla moltitudine di horror basati sullo spavento improvviso. Sin da subito balza agli occhi la ricerca stilistica e formale di Perkins, riscontrabile in una scrittura non banale a cui i tempi dilatati consentono di porre la giusta attenzione. Si focalizza sulla condizione di solitudine esistenziale dell’individuo, offuscando, forse volutamente, il confine tra vivo e morto. La si potrebbe definire un’opera d’autore e in quanto tale necessita di una predisposizione particolare per poter essere apprezzato come si deve.
Osgood Robert Perkins realizza un buon horror in cui i fantasmi della morte si possono solamente sentire o vedere come riflessi, a rispecchiare, per l'appunto, l'intento di far percepire piuttosto che mostrare. La narrazione sembra essere fortemente legata alla dimensione della letteratura, come testimonia la voce over della protagonista, che racconta la vicenda con un tono aulico da romanzo alla Edgar Allan Poe. Ben girato, paga una mancanza di sviluppo della trama che, alla fine, pesa in maniera significativa sulla riuscita del film.
In tempi in cui il cinema horror è sempre più spesso pregno di bambocceschi, gratuiti ed inutili jump scare, girare un film in cui regia e sceneggiatura puntano su ambientazioni ed atmosfera, è già un merito. Un'altra freccia all'arco del film è che non mancano le suggestioni: i brividi invece meno. La pellicola si prende i suoi tempi: poco male se si tratta di una ghost-story. Il vero problema è la mancanza di presa sullo spettatore. Colpa di una sceneggiatura un po' ripetitiva che non coinvolge pienamente e che giunge ad un finale poco incisivo. Perkins mostra già un discreto talento visivo.
Sorprende che una produzione Netflix venga imbastita su di un'intelaiatura piuttosto autoriale, discostandosi dai soliti progetti teen-horror. Questo titolo è debitore delle atmosfere raccontate nei libri di Shirley Jackson (anche se la donna murata richiama inequivocabilmente Poe). Molto particolare l'approccio narrativo: frammentario negli incastri, nonché volto all'impostazione circolare che aggancia il prologo e non si manifesta risolutore dell'eterna persistenza dei fantasmi. Il risultato finale si tradisce come un po' vacuo, anche se regia e fotografia restano ragguardevoli.
MEMORABILE: Il fantasma che cammina in avanti, con la testa rivolta indietro (forse la raffigurazione del percorso di ogni fantasma).
Dopo il folgorante debutto demoniaco Perkins figlio sceglie la via del racconto gotico rarefatto, assolutamente alla Edgar Alan Poe (non manca infatti il cadavere murato nel muro). Lo stile di regia è sempre eccellente e raffinatissimo, come la bellissima fotografia, ma il film ha un ritmo talmente cataconico da risultare alla lunga soporifero. Inoltre il mescolamento dei piani temporali che aveva funzionato nel primo film, qui rende il tutto troppo contorto per cui è difficile capire cosa stia succedendo. La maledizione delle opere seconde...
Registicamente molto interessante e spesso sottilmente suggestivo, ma la coltre nebulosa che avvolge la storia viene murata ancora pulsante dentro un ritmo stagnante e immobile che lo spettatore fa una fatica matta a inghiottire. Il cast è buono, con la Wilson ben calata dentro il film, ma non aiuta più di tanto a smaltire quella inondante sensazione sedativa che ti porta lentamente lontano dallo schermo. Non si muove una foglia.
Perkins possiede sicuramente stile e dirige con indubbia personalità, ma è altrettanto doveroso constatare che detti elementi sono il solo pepe della storia qui narrata. Ciò che rende questa vicenda lontanamente disturbante è infatti l'insieme di location, inquadrature, fotografia e soprattutto musiche, mentre la vicenda di per sé non sarebbe che un brodino piuttosto insipido e tirato per le lunghe. Sembra di assistere a un Hotel curato meglio; non accade molto, mentre quella poca tensione che si vorrebbe creare è affossata da eccessive verbosità che lasciano il tempo che trovano.
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DiscussioneDaniela • 3/11/16 17:47 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Oz Perkins inserisce nel film un esplicito omaggio al padre: in una sequenza si vede la protagonista che, stesa sul letto, osserva la tv, peraltro sempre guasta per cui trasmette solo "rumore".
Per pochi istanti, sullo schermo appare l'immagine di un giovane Anthony Perkins. Dal poco che si vede, potrebbe trattarsi di La legge del Signore di Wylliam Wyler oppure, più probabilmente, di Il segno della legge diretto da Anthony Mann, ma ho visto questi film parecchi anni fa e poi mi lascia perplessa il fatto che entrambi siano girati in bn, mentre le immagini che scorrono sullo schermo sono a colori.
DiscussioneDaniela • 3/11/16 18:50 Gran Burattinaio - 5925 interventi
La scheda di IMDB indica alla regia "Oz Perkins", ma nei titoli di cosa del film il nome riportato è "Osgood Robert".
DiscussioneZender • 4/11/16 08:11 Capo scrivano - 47698 interventi
Curioso questo... Non compare proprio in nessuna parte della scheda di Imdb questo Osgood... Ma quindi compare come primo nome nei titoli di coda bello grande? Ovviamente siam sicuri che il film sia questo, gli attori questi...
Il film è presente nel catalogo di Netflix. Nella loro scheda il nome del regista è Osgood Perkins
DiscussioneDaniela • 4/11/16 13:03 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Zender ebbe a dire: Curioso questo... Non compare proprio in nessuna parte della scheda di Imdb questo Osgood... Ma quindi compare come primo nome nei titoli di coda bello grande? Ovviamente siam sicuri che il film sia questo, gli attori questi...
Il film è questo senza ombra di dubbio, ma nei titoli di coda si legge bello grande Osgood Perkins e non Osgood Robert, come da me riferito per un lapsus, considerato che il nome completo del regista è "Osgood Robert Perkins".
DiscussioneZender • 4/11/16 13:55 Capo scrivano - 47698 interventi
Aaaah, già Osgood Robert Perkins ha più senso :) E' semplicemente il suo nome di nascita. Semplicemente Imdb avrà scelto lo pseudonimo con cui ha firmato più volte.
Non mi pare sia mai uscito da noi ( niente supporto digitale o cinema, e non credo sia mai stato trasmesso in TV, forse prodotto Netflix?, così, per capire).
DiscussioneZender • 27/02/20 17:58 Capo scrivano - 47698 interventi
Credo proprio che sia stato distribuito con questo titolo sul nostro Netflix (imdb i titoli li prende da lì di solito, quando vengon distribuiti da Netflix).
Modificare la regia in note, per uniformare sul database. Eliminare Osgood Robert Perkins e lasciare solo Oz Perkins (come fa, appunto, IMDB nella scheda).
DiscussioneZender • 9/04/22 10:47 Capo scrivano - 47698 interventi
L'importante è che sia uniforme a Imdb il nome tra parentesi (come è), non sempre Imdb mette lo pseudonimo. Se qui c'è perché così si legge nel film lasciamolo pure.