Conte galante (Rossi Stuart) avvicina Evelyn (Webley), la primattrice di uno spettacolo teatrale sul punto di chiudere, per invitare lei e le colleghe (più il loro aiutante) nel suo castello su un'isola semideserta. Le ragazze felici accettano e una volta lì si stupiscono della magnificenza del posto, ma l'atmosfera che vi s'instaura non è delle migliori. Il conte mira fin da subito a Evelyn, che somiglia straordinariamente alla sua prima moglie fuggita chissà dove e lei si sente lusingata. Nel frattempo racconta dei suoi avi turbolenti e assassini e ben poco accade, se non che la coppia di attrici lesbiche si apparta in stanza e amoreggia come già facevan nelle stanze del teatro mentre l'unica...Leggi tutto rimasta “single” si lamenta di tutto e di tutti; anzi, appena saputo che c'è una capanna di pescatori non troppo distante, ci si fionda per consumare lì un amplesso liberatorio con chi vi trova. Per un verso o per l'altro tutti si direbbero soddisfatti della situazione; perlomeno le donne, perché il povero aiutante un po' tardo e il maggiordomo vengon regolarmente presi a pesci in faccia... Unica altra figura di rilievo la capocameriera Sybil (Benussi), che par sempre ne sappia più di tutti. Poi d'improvviso, quando ci si era abituati a un lento tran tran erotico con amplessi consumati in ogni dove e larga esposizione mammellare, ecco che cominciano a fioccare i cadaveri e il film subisce un'inattesa accelerazione che pare ricondurre il tutto agli indiani della Christie, con tanto di teste mozzate, mare in tempesta (terribili immagini di repertorio) e comunicazioni interrotte col mondo civile. Finalmente un po' di thrilling, si dirà, ma il tempo se n'è ormai andato ed è già il momento di un interminabile spiegone dove tutti i nodi vengono al pettine davanti a un ispettore pronto a raccoglier confessioni. Come gotico il film di Rizzo proprio non funziona: fotografia troppo solare e un castello che non riesce mai a terrorizzare a dovere; d'altra parte, visto quel che accade, ben difficile sarebbe stato comunque. Più spinto sul versante erotico che altro (con versione dotata di insert hard, volendo), il film tenta un recupero volante del REBECCA hitchcockiano per stravolgerlo nel finale con colpi di scena ben poco plausibili affidati all'unica vera “diva” del lotto, una Femi Benussi sempre attraente e altèra. Un Rossi Stuart particolarmente ingessato si sposa alla scarsa dinamicità del tutto, Pigozzi spunta qua e là senza un vero perché, la Webley fa la bella statuina innamorata del ricco nobile. Desolante nell'insieme, se forse avesse cominciato a dipanare la complessa matassa un po' prima avrebbe almeno saputo incuriosire maggiormente. Così invece...
Tardo giallo gotico con poca tensione e molto erotismo; alcune tematiche e soluzioni richiamano Rebecca la prima moglie e La dama rossa uccide sette volte. Omicidi commessi off-screen, iconografia dell’assassino del tutto mancante, nudi muliebri a iosa, musiche più da commedia sexy che da thriller. Rimarchevole solo per il ricco e disinibito cast femminile e per il cameo del regista Luigi Batzella nel ruolo dell’ispettore.
Miserrimo giallo gotico. Rizzo tradisce in molte inquadrature la sua inadeguatezza registica e, nonostante la discreta fotografia, non riesce a creare la minima atmosfera. La parte thriller ricopre l'ultima mezz'ora, mentra nel primo tempo abbiamo solo sesso a buon mercato, nudi mai integrali e qualche vaga suggestione gotica. Sconcertanti i dialoghi che contengono perle trash notevoli. Nel cast si salva solo Femi Benussi; sottotono il solitamente bravo Giacomo Rossi Stuart. Discrete le musiche ma brutti gli effetti speciali.
Decisamente brutto. Per 50 minuti non succede niente. A me piacciono i film ambientati in luoghi chiusi come questo, ma la storia qui è davvero noiosa e la sceneggiatura in alcuni momenti sfiora il ridicolo, così come la recitazione di qualche attore. Senza alcun dubbio uno dei peggiori thriller dell'epoca d'oro del cinema italiano.
Thriller italiano (si fa per dire perché di thrilling non c’è proprio nulla) caratterizzato da un unico elemento che spicca in maniera preponderante su tutti: la noia assoluta. Per gran parte della pellicola, infatti, non succede assolutamente nulla. Poi finalmente, dopo un’ora di tedio, nonostante le tante scenette ridicole di sesso, i cadaveri cominciano a spuntare come funghi. Ma il coinvolgimento resta vicino allo zero. Regia pessima, sceneggiatura inesistente, attori espressivi come blocchi di granito.
Un vedovo inconsolabile invita quattro bellone nel suo castello ubicato su un'isola quasi deserta per corteggiare e conquistare quella che assomiglia come una goccia d'acqua alla moglie defunta. Poi una serie di omicidi che ricalcano un'antica maledizione, con tanti tagli alle teste delle malcapitate. Trash e sesso si coniugano alla perfezione, con dialoghi allucinanti e un finalone minimalistico da delirio, ma l'appassionato di genere troverà pane per i suoi denti. Scene lesbo e etero abbastanza esplicite nella versione integrale, Benussi al top!
Atroce. Del cast posso salvare la Benussi (capo-cameriera) e Pigozzi barbuto. Certe interpretazioni (De Rosa e Valeriano) sono oscene, la povera Nell bella ma insopportabile, con voce da oca (volutamente), cameo del compianto Batzella! Soluzione finale risibile, omicidi fuori scena (e allora che gusto c'e nel vedere il film?)! Noia imperante, sesso abbastanza spinto ma scialbo. Si fatica ad arrivare alla fine, sul serio. Pessimo.
All'interno di un castello di nobile proprietà si intrecciano vari rapporti sessuali cadenzati, qua e là, da alcuni feroci delitti. Girato da un nome che ha attraversato il bis italiano sotto varie professionalità (oltre che regista, pure sceneggiatore e, in predominanza, attore) la pellicola rappresenta uno dei rari film che vedono la Benussi investita del ruolo (la governante Sybil) di protagonista assoluta. Pur essendo opera minimalista e - ritmicamente - divisa a metà (tra primo e secondo tempo) è dotata d'una buona dose di incoscienza stilistica.
Un filmetto trascurabile dove le attricette recitano sopra le righe in ruoli che credo siano più confacenti alla loro vita privata che ai personaggi che interpretano. La mediocre regia e la scarsa direzione delle attrici rende il film trascurabile. Meriterebbe un pallino, se non fosse per i meravigliosi interni del castello di Monte San Giovanni Campano.
Tremendamente statico: situazioni, dialoghi e budget, sono indegni di un teatro parrocchiale minimalista. Il giallo inizia negli ultimi venti minuti senza alcun coivolgimento né spavento, per approdare a una soluzione finale risibile e telefonatissima. La Benussi è incredibile nel ruolo della governante moralista ("me ne invaghii da giovinetta"); Rossi Stuart - poverino - ha un figlio non solo più bello, ma troppo più bravo. Le trashissime scene lesbo e l'ambientazione al castello di Monte San Giovanni Campano giustificano un'occhiata.
MEMORABILE: Dovete sapere che la mia famiglia è vittima di una leggenda.
Tristissimo giallo-gotico con siparietti pseudo-erotici, che riporta alla mente gli analoghi disastri di Batzella (guardacaso presente qui come attore, in veste di "guest") e di Pannacciò. È veramente dura salvare qualcosa in questo pasticcio: gli attori sono terribili (oltretutto doppiati anche peggio), i dialoghi rasentano la deficienza, la trama gialla è appena sufficiente e lo spiegone finale abbastanza penoso. Si salva solo la location, ma il resto è da dimenticare. Rossi Stuart è ininfluente.
MEMORABILE: Il doppiaggio di Krista Nell, con una voce da oca giuliva insopportabile.
Tentativo di contaminazione tra giallo classico e horror gotico, questo pastrocchio di Rizzo manca entrambi gli obiettivi. Nonostante qualche nudo (da rimarcare quelli della splendida De Rossi/Webley e di Krista Nell) il film non si risolleva nemmeno quando cominciano i delitti (sempre rigorosamente fuori campo). Insomma la noia regna sovrana, a dispetto del periodo in cui nel giallo noi italiani eravamo maestri.
Molti ingranaggi da sostituire o quantomeno da oliare e manca anche una buona dose di adrenalina... un po' troppe le pecche per arrivare alla sufficienza. Salviamo pure l'interessante confessione finale, i costumi del secolo scorso e la mitica arma del delitto, nonchè la scena del terzo omicidio. Quest'ultima mi ha fatto pensare a una delle scene clou di un thriller girato quasi due decenni dopo; tenendo conto che la scena che presenta similitudini in questo secondo film è una vera farsa...
MEMORABILE: "Gli amori particolari portano spesso a degli eccessi e alle reazioni più impensate..."
Di una inutilità non riscattabile. Con uno script che ristagna serenamente sulla propria vacuità non conducente né al thriller-horror (come forse si prefigge), né alla farsa, né al giallo, né all'eros nonostante le nudità, alla larga da qualsiasi guizzo di inventiva che ne increspi la piattezza, quindi alfine unica entità acefala in un melenso tourbillon di decollazioni! E niente segnali di vita da alcun personaggio. Non il maggiordomo dal bigotto eloquio pomposo, non l'arcigna Benussi (che avrei visto meglio in un nazisploitation...).
Più tette che tensione, questo insulso gialletto in cui non succede praticamente nulla fino a mezz'ora dalla fine. E quando succede, son comunque sbadigli. Omicidi off-screen di cui non vediamo neppure l'aggressione, qualche crisi isterica delle sopravvissute e spiegone finale forse inaspettato, ma che non basta a risollevare le sorti di tanta mediocrità. Il castello avrebbe una certa atmosfera, fosse stato filmato meglio...
Uno dei peggiori thriller mai visti: brutto, noioso e in cui la suspance e la tensione non esistono. Inoltre trama, dialoghi (tremendi!) e regia sono tutti sullo stesso livello, ossia infimo. Pessimo il finale, anche se arriva in un momento in cui le cose si muovono leggermente. Neanche i nudi delle bellissime Patrizia Webley e Krista Nell riescono a risollevare il tutto. Assolutamente sprecato Rossi Stuart.
Già dalle prime scene di questa bruttissima pellicola si capisce che sarà difficile reggere fino al suo sconclusionato epilogo. Il giallo gotico è la scusa per mostrare qualche amplesso, molto castigato, cui partecipano le varie signorine del cast. Benussi e Rossi Stuart vengono travolti dalla mediocrità generale. Manca totalmente la suspense, ci vuole circa un'ora prima che accada qualcosa che lontanamente la ricordi, le musiche sono terribili. Evitare assolutamente.
Che dire di un giallo con vaghi toni gotici dove non succede niente per quasi tutto il film fino a quando non si verifica qualche omicidio fuori scena e per giunta con poco senso? Gli attori nemmeno recitano... Lasciamo perdere i dialoghi, tanto stucchevoli quanto folli, la trama è poco più che un pretesto; l'unica cosa degna di nota è la location, molto d'atmosfera. La noia impera senza limiti (cosa da non sottovalutare, dato che il film non arriva all'ora e mezza).
Terribile gotico affossato da dialoghi inverosimili e da lentezza esasperante. La regìa piazza la macchina da presa in posti strambi, dando al tutto un senso ancor più trash, il cui vertice è raggiunto dal sorprendente inserimento di scene di mare in tempesta, incredibilmente in bianco e nero (siamo su un'isola che la tempesta rende irraggiungibile, come in Dieci piccoli indiani...). La Benussi riprende la governante di Rebecca, ma al di là delle sue capacità attoriali (è comunque la migliore del cast) ciò che le sta attorno affossa il tentativo sul nascere. Meravigliose come sempre la Webley e la Nell, come noto al suo ultimo film.
Terribile. Alfredo Rizzo scrive e dirige una pellicola senza senso, dove l'unica cosa che pare interessargli è mostrare un po' di ragazze nude. Per il resto il film si tracina stancamente, con il condimento di dialoghi imbarazzanti per la loro insulsaggine. La tensione è meno di zero e la curiosità, per lo spettatore, di scoprire colpevole e movente è di pari livello. La cosa migliore rimane il titolo, che cerca di richiamare il cinema argentiano. Così brutto che un'occhiata la può anche meritare.
Di interessante ha solo il titolo, per il resto trattasi di un film terribile, la cui visione è giustificabile solo se volete farvi quattro risate, tanto è assurda la trama, pessima la recitazione, inesistente la fotografia. Per non parlare del finale a "sorpresa" che svela l'identità dell'assassino. Ma era poi un giallo?
MEMORABILE: I pavimenti del castello molto anni '50, quando l'epoca del racconto è ottocentesca!
Ibrido giallo/gotico erotico che fallisce su tutti i piani: estremamente banale nello svolgimento (un'interminabile carrellata di tempi morti) e nella caratterizzazione irritante dei personaggi, tanto da far perdere presto ogni interesse per la rivelazione finale senza senso. La suggestiva location viene cinematograficamente usata così male da farla apparire come il più triste dei set e le ottime musiche sembrano appartenere a tutt'altro genere di film. Peccato sprecare un ottimo titolo per un'opera simile.
Ci si trastulla con battutine sciocche, tettine in mostra e tanta acqua per allungare il brodo di una sceneggiatura già minimale finché avviene il fattaccio. Una serie di fattacci, in verità, ma così poco coinvolgenti da meritarsi uno sbadiglio. Il finale, poi, è così scialbo da non meritare nemmeno le spiritosaggini riservate agli stracult più disastrosi. Rossi Stuart, al confronto con la brigata del cast, sembra Laurence Olivier: si è detto tutto, quindi.
Indefinibile: non thriller né erotico, non drammatico né commedia. O meglio: il peggio di tutti i generi messi insieme. Un capolavoro di brutture (dalle interpretazioni alla sceneggiatura, dai maldestri omicidi agli arredi tarocchi). Per 45 minuti il nulla. Si cincischia, con il vuoto attorno. Poi inizia la mattanza, con una messa in scena che, probabilmente, sarebbe stata più efficace utilizzando i manichini della Standa: le decapitazioni sono imbarazzanti. Non ambisce neanche al genere kitsch. Un disastro!
Tremendo thriller erotico (più erotico che thriller) in cui a parte l'ambientazione si salva pochissimo. Cast insopportabile (tranne Rossi Stuart) e dialoghi infimi (in particolare quelli assegnati alla Nell). Si risolleva negli ultimi dieci minuti se si riesce ad arrivare alla fine. Al confronto L'assassino ha riservato nove poltrone (simile come impianto) sembra un film di Hitchcock.
Titolo argentiano fuorviante per un tardo gotico insertato con scene hard (in cui gli attori sono visibilmente controfigurati). Alfredo Rizzo, qui regista, riprende alcuni spunti da Il boia scarlatto (che lo vedeva attore) volgendoli tutti al peggio. I dialoghi sono risibili e lo è ancor di piu l' "isola" dove ha sede il castello, che si trova visibilmente all'interno del lago di Bracciano e che si raggiunge solo con barca a remi. Poveri Rossi Stuart e Benussi, persi in un simile guazzabuglio...
MEMORABILE: Nei titoli di testa, mentre la carrozza ottocentesca percorre il paese deserto, si nota un'automobile posteggiata.
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Ciavazzaro ebbe a dire: Ti riferisci al dvd usa che dura 92 minuti ?
Il film nella versione soft integrale dura 1:28:41 in NTSC (il dvd con cui ho fatto il confronto, della Redemption) e quasi 1:25 in PAL (la vhs italiana).
La versione da 92 minuti di cui parli dovrebbe essere il film + il trailer. Trailer molto interessante tra l'altro, in quanto mostra anche frammenti (le due lesbiche) presenti solo nella versione hard. Una volta si trovava pure su Youtube, ora penso l'abbiano tolto.
Adesso son curioso di vedere la versione hard. Chi indovina a quale film mi riferivo può scegliere come premio o un salame della zia o la mia mail per potermi insultare finchè vuole...FAUNO
veramente un film povero di idee peccato...non funziona nulla...
DiscussioneReeves • 19/11/20 07:15 Contratto a progetto - 770 interventi
Mi sembra un film che illustra bene lo scivolamento del cinema popolare italiano verso la sua ultima frontiera prima di scomparire: il porno. Le sequenze aggiunte sono fatte da controfigure (peraltro molto pelose), ma è evidente che la storia era stata concepita già con l'idea di mettere dentro il film queste scene porno. E' come una prova generale per quel flusso verso l'hard che coinvolgerà attori e registi del nostro cinema minore, in cerca di sopravvivcenza.