LA PARMIGIANA non è un brutto film. Anzi. E’ un insolito ritratto di donna - interpretata da una splendida e brava Catherine Spaak, protagonista assoluta (la parmigiana è lei, il formaggio non c'entra nulla salvo misterioso metafore) - diretto da un Antonio Pietrangeli molto misurato e in forma, però manca del giusto slancio. Tratto dal romanzo di Bruna Piatti (e sceneggiato da Ettore Scola, Ruggero Maccari, Stefano Strucchi e lo stesso regista Pietrangeli) è un film piuttosto lento, psicologicamente ben costruito ma che forse tarda un po' a inserire i personaggi chiave. Buzzanca e Manfredi, che appaiono dopo tre quarti d'ora in cui la protagonista è...Leggi tutto passata da un’avventura all'altra senza mai mostrarsi coinvolta in nulla (la sua apatia cronica è un po' la caratteristica che contraddistingue il film) ravvivano la storia. Il primo (è lo spasimante ufficiale, agente di custodia di Enna trapiantato al Nord) disegna una figura involontariamente comica nel suo prevedibile attaccamento alla presunta purezza di Dora (Spaak) e lo fa da par suo ma senza mai esagerare (il film non glielo consente); il secondo è un pubblicitario spiantato che usa Dora come modella per le sue campagne, si vede meno ma dà comunque il suo contributo. Ne è uscito un film malinconico, quasi decadente, dominato da una donna (la Spaak) forte ma poco decisa nelle scelte di vita, quasi rassegnata a un ruolo “passivo” nonostante le apparenze sembrino dimostrare il contrario. La regia di Pietrangeli è raffinata come la fotografia in bianco e nero e le musiche di Piero Piccioni. Sorprendenti i numerosi passaggi da una scena all'altra filmati come piani-sequenza.
Buona commedia di Pietrangeli che compie un ritratto privo di retorica e di facili giudizi morali sul claustrofobico ambiente della provincia italiana. Attraverso un buon lavoro di scrittura della sceneggiatura, il film presenta personaggi ben caratterizzati interpretati da validi attori. Buona anche la prova della Spaak.
Bel film di Pietrangeli, lievemente sotto Io la conoscevo bene, altro ritratto di donna giovane e un po' spiantata. Bella prova della splendida Spaak (che qui inizia col sedurre un seminarista) e contorno di tanti caratteristi notevoli, con cenni almeno per la Perego (deliziosi i suoi dialoghi) e per Randone. Francesco Barilli è il ragazzo di Montechiarugolo che balla con la Perego, mentre Mario Brega fa l'agente Brega.
Bel film di Pietrangeli, che dirige piuttosto bene e riesce (grazie ad un intreccio in diversi piani temporali) a rendere la vicenda più interessante di quello che poteva essere. Grandi le interpretazioni di Randone, della Perego e Manfredi, la Spaak che nei primi anni 60 come bellezza era quasi insuperabile è molto brava. Deliziose diverse sequenze.
Un altro ritratto femminile del cinema di Pietrangeli. La protagonista è forse meno compiuta di altre a cui il regista ci ha abituato e la Spaak non le infonde molto più di una certa indolente sensualità; ma è circondata da molti caratteri indovinatissimi, interpretati da attori perfetti in quei ruoli (due su tutti: un'espansiva Didi Perego e un Nino Manfredi truffatore). Bella l'idea della vicenda raccontata su due pianu temporali (eppure molto fluida); splendidi i dettagli che impreziosiscono ogni sequenza e la rendono viva. Un gioiellino.
Bella commmedia "italian style" firmata da Pietrangeli con la collaborazione alla sceneggiatura di Ettore Scola. Gli intrighi e le meschinità di una appicicosa provincia padana, con protagonista una giovane Spaak che vive in modo annoiatao le vicende quotidiane. Buon cast con Salvo Randone e Didi Perego perfetta coppia "rassegnata". Mario Brega lo preferisco nel western. Buona colonna sonora di Piccioni.
La Spaak interpreta qui un altro personaggio femminile "alla Pietrangeli", costretta a fare i conti con l'ipocrita e contraddittoria morale maschile, per la quale è predestinata a una implicita prostituzione. La sceneggiatura ha il pregio di circondarla di molte caratterizzazioni interessanti, a cominciare da un Manfredi suo corrispettivo maschile, costretto cioè a vendersi per sopravvivere. O la Perego, a parole irreprensibile ma anche lei "corruttibile".
MEMORABILE: La Spaak a Manfredi, accasato con una donna attempata: "Si vede che c'era una mamma nel tuo futuro!"
Si scioglie come neve al sole per la volatilità del racconto - buona comunque la costruzione a flashback -, che acquisisce spessore in qualche arguta descrizione della vita di provincia e nei siparietti dai cenni dialettali della coppia Randone-Perego. La Spaak guadagna in personalità d'attrice, portando il suo personaggio sul piedistallo della dignità e dell'anticonformismo; Manfredi e Buzzanca non eccellono, limitandosi a ripetere, rispettivamente, i soliti ruoli di morto di fame opportunista e di uomo del Sud possessivo e geloso.
MEMORABILE: Randone nell'orchestrina che canta "Selene"; Buzzanca in attesa sotto la finestra, paragonato al tre di bastoni.
L'adolescente Dora vive presso lo zio prete ma la vita di provincia le va stretta. Dopo il primo amore con un coetaneo, si trasferisce da un amica della madre, continuando a sedurre gli uomini con la sua bellezza... Bel ritratto femminile di Pietrangeli, con punti di contatto con quello tracciato nel suo capolavoro: Dora ha meno sogni di Adriana ed affronta meglio la vita, anche se il finale è elusivo in questo senso. Di rilievo il cast che circonda Spaak, impegnata in una delle sue migliori interpretazioni: indimenticabile la coppia Perego-Randone, gustoso Buzzanca, sornione Manfredi.
MEMORABILE: I battibecchi matrimoniali fra l'esuberante Perego ed il rassegnato Randone; La corte tenace di Buzzanca
Pietrangeli fa le prove generali per il suo ultimo e più celebrato lungometraggio Io la conoscevo bene raccontandoci la formazione sentimentale della giovane e bella Dora, ragazza di provincia che passa da una delusione all’altra. Adottando la struttura a flashback il regista cattura appieno il senso di falso benessere e ottimismo trasmesso dal boom economico dei primi anni 60. Rappresentativo il campionario maschile diviso tra il conservatorismo di Buzzanca, il facile opportunismo di Manfredi e le voglie represse piccolo-borghesi di Randone.
MEMORABILE: La fuga a Riccione con il seminarista; La scoperta che Nino fa il mantenuto; La Perego al ballo invitata da un giovinetto attratto dalle donne mature.
La vita di provincia nell'Italia degli anni 60, attraverso il racconto di una giovane donna, sola, che preferisce appropriarsi del proprio corpo (mercificato, uto, ma pur sempre proprietà privata), piuttosto che darsi senza amore a una esistenza comoda e borghese. Brava la Spaak, sul cui bel viso si riesce a decifrare un'eterna espressione in bilico fra l'enigmatico e il malinconico. Ottima la sceneggiatura con continui contrappunti e flashback esplicativi.
Commedia all'italiana figlia di quel periodo (siamo nel pieno del boom economico) dove, a colpire forse più della protagonista, interpretata da Catherine Spaak, volitiva ma non troppo, sono i personaggi che la circondano, ognuno volto a rappresentare le contraddizioni tipiche degli italiani post-boom. Con un cast pressoché perfetto tra cui spiccano Didi Perego e Salvo Randone; oltre a Manfredi, ovviamente.
Catherine Spaak divenne all'inizio degli anni 60 l'icona della ragazza moderna nel taglio luciferino del termine, un "crack" che distrugge la tradizione e la verginità (Dolci inganni, La voglia matta). Pietrangeli ci marcia ma sotto un velo positivo, di commedia, in cui la vita libera anche se piena di batoste è preferibile ai nidi reazionari (ottimo Randone, zio lercio). Manfredi brilla come nei momenti migliori; Buzzanca, nato caratterista, qui inizia a farsi attore. Da vedere.
MEMORABILE: Le prove per una réclame nello studio di Manfredi, pubblicitario fallito.
Commedia cinica nel puro stile Pietrangeli che con mano delicata disegna tipi umani indimenticabili, senza caricaturizzarli, in una contesto ipocrita e realistico. A sconvolgere la provincia parmense, dove proverbialmente non succede mai niente, arriva la vittima sacrificale Spaak che caratterizza al meglio il suo personaggio con un'aria da pulcino strafottente. Cast in grande spolvero con la Perego un dito sopra gli altri, confezione sopraffina e ritmo blando quanto basta. Un film che merita sicuramente una visione, non foss'altro che per capire meglio come eravamo. Molto buono.
L'emancipata Spaak lascia lo zio prete e si rifugia a Parma da altri zii. Commedia in cui il ruolo della protagonista predomina sulle piccole ipocrisie maschiliste e risponde per le rime a ogni provocazione. Ben girati i flashback che fan capire l'ambiente iniziale e le dinamiche di provincia. Negli sviluppi Manfredi dà corpo a un buon ruolo tra lo spiantato e il truffatore, mentre Buzzanca resta troppo relegato a un personaggio datato nei comportamenti meridionali. La Spaak sa essere femminile, civetta e per niente sprovveduta, e con i suoi sguardi silenziosi sa intimidire.
MEMORABILE: Buzzanca come il 3 di bastoni; Randone che ammazzerebbe la moglie; Manfredi commesso in rosticceria.
Bellissimo ritratto femminile di Antonio Pietrangeli, che basandosi su un romanzo fa girare tutta la storia attorno a una ragazza di provincia, che a sua volta fa girare la testa a tutti i ragazzi che incontra. Il punto di forza del film, oltre che nella bravura e bellezza della Spaak, sta anche nel nugolo di comprimari che si affanna per fare la corte alla bella Catherine, ed è nella diversità di carattere di questi pretendenti che sta il divertimento del film. Film recitato benissimo, con un cameo per Mario Brega non accreditato. Un buon film, intelligente e interessante.
Pietrangeli si conferma un grande maestro nel narrare storie femminili. Spaak, in una delle sue interpretrazioni più riuscite e profonde, trasmette nel personaggio di Dora i caratteri riflessi dal suo sguardo dolce e pieno di vita: un dramma di fondo vissuto sempre con una punta di leggerezza, che sfocia in voglia di vivere e di scappare dalla noia delle regole borghesi. Nella migliore tradizione della commedia all'italiana, tocchi umoristici si fondono in un ritratto amaro, dai contorni ben tratteggiati grazie agli ottimi comprimari (su tutti Randone e la piccola-meschina Perego).
Altro splendido ritratto femminile di Pietrangeli, che dirige il film utilizzando due piani temporali che alla fine si congiungono e in ogni passaggio utilizza elegantemente il trucco hitchcockiano per simulare il piano sequenza. I due protagonisti giungono a storia avanzata ma sono perfetti nei rispettivi ruoli, sia Buzzanca (oggi sarebbe sicuramente bollato come stalker) che l'eclettico Manfredi, pubblicitario improvvisato. Per la Spaak è il ruolo della vita, donna incredibilmente moderna, determinata, che forse non sa esattamente cosa vuole ma di certo sa cosa non vuole diventare.
Pietrangeli continua la sua preziosa indagine sulle donne degli anni '60 raccontando la storia di una ragazza che da un paese si trasferisce nella ricca Parma. Lei è una sorta di Lolita di provincia, interpretata con matura espressività da Catherine Spaak e i suoi spasimanti si rivelano disastrosi dal dubbioso seminarista che diventa poi un industriale al poliziotto siciliano moralista fino al fotografo truffatore romano ben interpretato da Nino Manfredi. Tuttavia il film è meno intenso degli altri del regista e più caricaturale.
La pellicola è un omaggio alla bellezza assoluta di Catherine Spaak. Il titolo inglese (“La ragazza di Parma”) è più appropriato. E' un film lento e in alcuni tratti ripetitivo. Si avvicina ai capolavori immortali che il cinema italiano produceva in quegli anni. Malgrado il tono sia sempre leggero, aleggia sulla storia un aura di tristezza e di malinconia, con questa meravigliosa ragazza che seduce spesso per necessità, con gli uomini che la usano per il loro tornaconto e libidine. Un’Italia scomparsa, in apparenza nel boom economico ma che celava profonde disperazioni.
MEMORABILE: La protagonista che si sveglia sola nel letto dopo essere stata sedotta dal seminarista che le rinfaccia di doverle pagare tutto.... pure un panino....
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DVD9 Filmauro (5,16 GB), durata 106'58", traccia audio: italiano, nessun sottotitolo, AR estendibile a 16:9 (720 x 576 pixels), qualità video: buona, qualità audio: buona. Il comparto Extra include il finale alternativo (3') e alcuni filmati dell'Istituto Luce relativi al film. Tre screens, catturati rispettivamente a 5'00", 21'55" e 51'35"
HomevideoRocchiola • 15/08/18 10:59 Call center Davinotti - 1320 interventi
Confermo la bontà del DVD in questione. Anche se non si accenna a nessun restauro, l’immagine appare abbastanza pulita e nitida con un bel bianco-nero dagli ottimi contrasti, mentre l’audio 2.0 è di ottimo livello e soprattutto molto potente. E tra gli extra abbiamo anche n finale alternativo che allunga di qualche manciata di secondi quello apparso nel film, mostrandoci la Spaak che dopo essersi truccata specchiandosi in una vetrina (il film termina così), si avvia verso un bar e sedendosi ad un tavolino con fare lievemente provocante si accende una sigaretta. Il tutto per rendere più esplicita la morale del film che secondo me sottolinea il fatto che Dora delusa dagli uomini, non cercherà più legami duraturi ma solo avventure che le permetteranno di sopravvivere possibilmente mantenuta da ricchi individui di dubbia moralità.
Esiste un finale alternativo che rende più esplicito il destino a cui si avvia Dora: dopo aver subito l'ennesima delusione da Nino, sorpreso ad avere una relazione di puro interesse con la proprietaria di una rosticceria, esce e si trucca specchiandosi nella vetrina di un negozio
nel finale alternativo si avvia poi verso piazza del Popolo, suscitando l'interesse di alcuni uomini
qui la si vede avviarsi ai tavolini del bar Rosati
dove si siede e ammicca sorridente ad alcuni avventori del locale all'aperto