Ritratto di un perdente. Basterebbe questo a sottolineare l'originalità del film di Arthur Penn, la storia di un investigatore privato chiamato a indagare su di un caso di scomparsa che presto si trasforma in omicidio. Dellie, la ragazza a cui Harry Mosley deve dare la caccia, è la giovanissima e stupenda Melanie Griffith, sedici anni ma già un fisico da infarto su un viso dolcissimo. In un cast che vede anche la presenza di ottimi attori come James Woods, Gene Hackman svetta clamorosamente dimostrando quanto il ruolo gli si addica. Non ancora prigioniero dei ruoli generalmente banali che gli riserverà il cinema degli anni 80 e 90, Hackman caratterizza il suo personaggio...Leggi tutto con sfumature ironiche molto intelligenti, e se solo il film fosse riuscito a mantenersi sugli standard iniziali parleremmo di uno dei migliori polizieschi di sempre. Purtroppo invece, dalla comparsa della Griffith in poi, il ritmo cala vistosamente e Penn si lascia andare ad analisi psicologiche discutibili che deviano l’interesse della vicenda. Il finale in mare risolleva la qualità grazie a qualche buon effetto, ma è troppo tardi. Oltretutto, se inizialmente ogni cosa era spiegata con attenzione, da metà film in poi ci si perde in rivelazioni inattese mal chiarite e si fatica a seguire il filo. NIGHT MOVES (il titolo originale è un gioco di parole in quanto “Knight moves”, pronunciato allo stesso modo, è una tipica espressione degli scacchi) è un giallo piacevole, ottimamente interpretato ma meno fondamentale di quanto si senta dire.
Affascinante noir perdente e disilluso; sfrutta la detective story per esprimere insicurezze, inquietudini e smarrimento della personalità negli USA '70. Il "sogno americano" è lontano: fuori c'è una realtà ben più triste, dove è difficile fidarsi di qualcuno ed il mito del detective infallibile crolla miseramente. Hackman affronta una realtà che gli pare di controllare per poi venirne risucchiato consapevolmente alla ricerca di una verità che possa dare un senso al suo esistere. Magnifico Gene Hackman, conturbante la Griffith.
MEMORABILE: Gene Hackman: "I saw a Rohmer film once. It was kind of like watching paint dry".
Noir dei seventies, più interessato a veicolare lo smarrimento e il disagio della società americana che a formulare un'accurata rilettura di genere: la programmaticità dell'operazione si esplica in una costruzione troppo episodica che intercala investigazione (sbozzata e insoddisfacente) e introspezione (la crisi coniugale, meglio delineata). La ieraticità tipica dei caratteri noir viene devitalizzata in favore di un'umanizzazione radicale. Hackman, interprete sempre affidabile, rende bene il senso di disorientamento esistenziale. Bella e inattesa l'impennata finale.
Harry Moseby ha avuto i suoi glory days come giocatore di football, ora sbarca il lunario come investigatore privato indipendente e ha qualche problema con la moglie. Ritrova una ricca ragazzina scappata da casa, ma invece di risolvere un caso dà il via a una serie di delitti. Notevole storia hardboiled aggiornata alla sensibilità degli anni '70, periodo in cui le certezze scarseggiavano e le ombre si insinuavano nella società USA. Hackman perfetto, come quasi tutto il cast.
Più che agli sviluppi della trama thriller-noir (tutto sommato classica ma un pò debole), Penn è interessato a tratteggiare la figura, che non si dimentica, di un
detective smarrito e perdente (specchio della società americana) che non riesce a capire se stesso, figuriamoci a risolvere il caso che gli è stato affidato e che si complicherà non poco nella parte finale della pellicola. Bella la sceneggiatura (per ciò che riguarda i dialoghi) che è molto amara e grande prova di Hackman. Da non perdere.
Il noir è per antonomasia il genere cinematografico con cui gli americani han sempre analizzato meglio la loro realtà sociale e le sue più intime pulsioni. Harry Moseby (gigantesco Hackman) infatti non ha le certezze e l'etica puritana di Marlowe e gli States frammentari dei '70 non sono l'America a cavallo della guerra. Arthur Penn è stato l'interprete più moderno e fedele delle fragilità che scuotevano il granitico Mito americano, qui tratteggiato da un perdente che disperatamente (e inutilmente) cerca di mettere insieme un caso e la propria vita.
Hackman e il suo Moseby gigenteggiano e accentrano attorno a loro tutto questo giallo non esaltante (ma nemmeno terribile) sul lato più propriamente investigativo, ma assai godibile nel tratteggiare una lettura amara e disillusa dei '70 statunitensi. Hackman da solo vale il prezzo del biglietto. Notevole anche Woods.
Una ex attrice in disarmo incarica un detective privato di rintracciare la figlia fuggita di casa. La missione riesce ma i veri guai iniziano dopo... Gran personaggio quello di Harry Moseby, il detective disilluso dal proprio lavoro ma non cinico, però il film non è all'altezza del protagonista: la trama per buona parte ha un ritmo anche troppo tranquillo, quasi assonnato, salvo poi virare bruscamente verso l'action fino alla poco convincente rivelazione dell'inghippo e all'epilogo volutamente ambiguo. Apprezzabile comunque per l'interpretazione malinconica e grintosa di Hackman.
Mi ha parzialmente deluso, questo noir che pure gode di ottima fama. Innegabile la bravura di Hackman nel tratteggiare un disilluso detective destinato alla sconfitta personale e professionale, buono il cast di contorno (la giovanissima Griffith era già bella pimpante), ma l'intreccio giallo non appassiona, il ritmo, fatta salva la violenta sterzata conclusiva, è abbastanza lento e anche il pessimismo tipico di certo cinema americano anni '70 è stato reso meglio da altre pellicole (penso a Perché un assassinio e I tre giorni del condor).
Molto sopravvalutato dalla critica ufficiale. Se Hackman effigia con la consueta grinta un ritratto di loser in veste di detective privato, il film invece resta a lungo incerto, oscillando stanco tra le vicissitudini coniugali del suo protagonista e la confusa trama giallo-noir che è incaricato di dipanare. La regia di Penn si scuote all'improvviso negli ultimi minuti dirigendo con considerevole realismo drammatico la sanguinosa sequenza in mare. Vividi ruoli di contorno per James Woods e una giovanissima Melanie Griffith.
MEMORABILE: L'attacco dell'idrovolante e l'incidente in mare, con l'assenza del sonoro che ne potenzia l'impatto drammatico.
Penn costruisce il film con una sagacia tale da magnificare i suoi meriti oltre il loro reale valore; e funziona, perché il ritmo è compatto, senza crepe e abbastanza incalzante da suscitare e mantenere l'interesse per tutta la durata della pellicola. Il cast, perfettissimo, ruota tutto intorno a un protagonista (Hackman) che in questi ruoli da duro non ha da temere confronti, giocandosela con chiunque. Di fatto non gli si può aggiungere nulla, visto che anche i colpi di scena non mancano.
Ho riscontrato tematiche interessanti in questo thriller noir americano di metà anni 70. Prevalgono la disillusione e lo smarrimento del dopo "sogno americano" dei sixties. Persino il solitamente duro e infallibile detective americano è qui allo sbando. Ma per fortuna, parafrasando Gaber, c'e Gene Hackman, superlativo attore dall'espressività incredibile. Non servirebbe neppure che recitasse. Da vedere!
Con Il lungo addio è la miglior detective-story dei 70. Nelle mani di Penn il noir diventa lo specchio del disagio esistenziale che attanagliava l’America post-Watergate. Un film molto introspettivo che all’azione preferisce l’analisi dei caratteri senza tuttavia rinunciare agli elementi classici dell’indagine poliziesca. Accentuando la natura di outsider individualista dell’investigatore privato, Hackman offre uno dei migliori ritratti di perdente della storia. Domina la presenza dell’acqua elemento deformante della realtà. Grandi dialoghi.
MEMORABILE: “Ho già visto un film di Rohmer, perché pagare per sbadigliare”; Paula falciata dall’idrovolante; Hackman ferito sulla barca che gira in tondo.
Strepitoso Hackman nel ruolo dell'investigatore privato (ricorda assai quello da lui stesso interpretato ne La conversazione. Forse non a caso entrambi i personaggi si chiamano Harry). Film davvero riuscito, con i dubbi e le incertezze che assillano il protagonista, finito in un gioco che non riesce a capire fino in fondo. Ottimi anche gli attori di contorno a cominciare da Jennifer Warren e Susan Clark, ma anche un giovane James Woods e la "ninfetta" Melanie Griffith. Bravissimo Penn a creare l'atmosfera giusta.
Film pervaso da un'ottima atmosfera seventies, sia negli interni che negli esterni. Peccato che a questo non corrisponda una sceneggiatura coerente e un soggetto sufficientemente interessante. La storia infatti, dall'inizio alla fine, appare piuttosto scontata e priva di vere sorprese. Vi sono inoltre momenti troppo veloci che dovevano essere più curati e tempi morti che invece andavano accorciati. Questione di ritmo, insomma. Ma anche la suspense non è che si tagli a fette. Si può guardare, ma tutto il quadro generale è piuttosto insipido. Con la diciottenne Melanie Griffith.
Sarà stato forse sopravvalutato, ma non va certo sottovalutato. Un grande Gene Hackmann, detective privato, ingaggiato da una ex stella in pensione, dai facili appetititi sessuali, muove le fila di questo thriller tensivo incentrato su un ingaggio che si rivelerà una vera matassa da sbrogliare, non privo di rischi e costellato di colpi di scena inaspettati. Si parte col dramma familiare per attraversare i territori del thrilling, valorizzati da un'ambientazione marittima, che sfoggia suggestive riprese subacquee alla Abissi. Intriso di citazioni cinematografiche, Investigativo.
Un noir incentrato quasi tutto sulla figura di un detective di modesta levatura deluso dalla propria attività e per questo assillato e tradito dalla bella moglie. Un caso di scomparsa di una minorenne sembra offrirgli una possibilità di riscatto, ma l'itinerario sarà tortuoso e confuso (come lo è la nostra percezione di una narrazione troppo lenta all'inizio o troppo rapida nel finale). Una regia zoppicante e dal ritmo disuguale, un po' attenuata dalle ambientazioni e dalle suggestive location che si salva soltanto in virtù del cast, da Hackman a una giovanissima Griffith.
Investigatore viene assoldato per ritrovare una ragazza scappata di casa. Più che al caso in sé viene data importanza al personaggio di Hackman, tradito a livello coniugale e anima persa nel cercare di capirci qualcosa. Penn insiste su un certo pessimismo degli anni Settanta, nostalgico dei Kennedy e critico verso il nuovo cinema (Rohmer in primis). Ultima parte tragicamente drammatica e anche spettacolare. La giovane Griffith si fa notare.
MEMORABILE: I delfini in cattività; I filmati dell'incidente; Gli spari dall'aereo.
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HomevideoRocchiola • 10/03/20 10:09 Call center Davinotti - 1254 interventi
Il DVD Warner uscito in tutto il mondo non è mai stato pubblicato in Italia e per molti anni questo film lo si poteva vedere in lingua italiana solo in VHS. Poi finalmente nel 2016 la Golem lo ha recuperato in un ottimo DVD che pur non citando in copertina alcun restauro o rimasterizzazione, offre un video panoramico 1.78 molto pulito e brillante. Audio italiano monofonico di buona potenza e chiarezza. Nel frattempo negli Usa è uscito la Warner ha già fatto il passo successivo pubblicandolo in bluray ovviamente senza audio italiano. Mentre il DVD Golem già fuori produzione è divenuto raro e costoso.
HomevideoRocchiola • 2/03/21 08:53 Call center Davinotti - 1254 interventi
Dopo il DVD Golem ho acquistato anche quello della Sinister in quanto restaurato in HD. La differenza tra i due prodotti è minima, ma si finisce per preferire l'edizione Sinister che propone un video panoramico 1.78 perfettamente ripulito da segni d'usura e dalla definizione ottima per un prodotto SD. Con tutta probabilità è stato recuperato il master del bluray americano Warner che visionato su di un schermo da 55" offre come già detto un'ottima qualità con immagini piuttosto nitide ed incisive sia nelle scene notturne ben contrastate, sia nei luminosi ed assolati esterni diurni. L'audio italiano d'epoca è bello potente e chiaro sia nei dialoghi che nel sottofondo musicale. Un DVD altamente consigliato per un titolo che per anni è rimasto inedito sul mercato home-video italiano. Bella anche l'immagine di copertina. Comunque l'edizione Golem era già di buonissimo livello, per cui se lo si deve acquistare ex-novo consiglio l'edizione Sinister, mentre per chi già possiede la Golem il cambio non è così indispensabile.
HomevideoXtron • 13/03/22 13:00 Servizio caffè - 2149 interventi
Il dvd SINISTER
Audio italiano e inglese Sottotitoli in italiano Formato video 1.78:1 anamorfico Durata 1h35m37s Extra: Trailer cinematografico