Il processo - Film (1962)

Il processo

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

L'epopea dell'uomo arrestato senza che gli venga comunicata l'accusa resta una delle idee più folgoranti ed evocative partorite dalla letteratura e il romanzo kafkiano un'imprescindibile pietra miliare. La trasposizione cinematografica di Welles, invece, se non proprio trascurabile perché di fronte a un simile straordinario lavoro operato sulle immagini non si può rimanere impassibili, conserva poco della forza originaria e si perde in dialoghi fiume di ovvia matrice filosofica, densi di metafore che si rivelano perlopiù stucchevoli nonché decisamente faticosi da smaltire nel corso delle due ore di durata.

L'incipit - che segue un'introduzione...Leggi tutto animata accompagnata dalle frasi di Orson Welles stesso nelle vesti di narratore - non poteva che essere il medesimo del libro, con l'anonimo Josef K. (Perkins) raggiunto nella sua abitazione da chi, giunto lì, lo arresta. Naturalmente l'uomo prova in ogni modo a dichiararsi innocente e lo fa anche di fronte alla Corte Suprema, che lo presenta alla stipatissima folla presente in aula come un imbianchino (!). K. prende la parola, sottolinea il grave equivoco sulla propria professione e lascia il luogo alla ricerca di un percorso che sembra impossibile da ricostruire. Chi ha voluto il suo arresto? E perché?

Su consiglio dello zio cercherà di entrare in contatto con l'avvocato (Welles), conoscerà la di lui cameriera (Schneider) e poi ancora il misterioso pittore Titorelli (Chappell), ritrattista di molti uomini di legge. La sceneggiatura tuttavia sembra il più delle volte perdersi dietro a frasi che galleggiano nel vuoto, che sembrano fluttuare in una dimensione surreale anche quando affrontano argomenti assolutamente "terreni", mentre troppo spesso le parole si confondono in un chiacchiericcio di fondo assolutamente secondario alla potenza della messa in scena, alla ricercatezza di inquadrature talora belle da togliere il fiato, con un bianco e nero che esalta i chiaroscuri e location d'importanza fondamentale nella creazione degli spazi, con costruzioni di dimensioni imponenti (c'è anche il Palazzo di Giustizia di Roma, ma la gran parte del film è girato a Zagabria) giustapposte alla piccolezza dell'uomo che i campi lunghi sottolineano.

Magnetici i primi piani sugli splendidi occhi della Schneider o sugli occhi che spuntano da dietro le assi nella casa del pittore, a conferma della grande spinta innovatrice di Welles. La forte spaccatura tra forma e contenuto sancisce la dominanza della prima sulla seconda, mentre la direzione del cast - con un Perkins mai incisivo come si vorrebbe – devia spesso l'attenzione, impedisce di poter entrare davvero nella vicenda portandoci a viverla con inevitabile distacco, senza che si avverta una reale progressione nella situazione in grado di indirizzare il film in territori meno astratti e aleatori. Curiosa la chiusura con Welles che legge il cast sui titoli di coda citando se stesso ("...e io sono Orson Welles").

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/04/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/11/23
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Il Gobbo 19/04/07 12:10 - 3015 commenti

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Sensazionale trasposizione wellesiana del romanzo di Kafka, capolavoro assoluto del cinema. Welles resta fedele all'impianto del testo ma lo ambienta diversamente (straordinarie e sinistre le locations fra Jugoslavia e Italia) ambientando l'apologo kafkiano ai giorni nostri, e si concede diverse libertà, anche nel finale. Visionario e allucinato, surrealista e barocco, a tratti degno di un horror espressionista, con un Perkins perfetto Josef K. circondato da un cast di superlativi gigioni, è un film che non si dimentica. Esperienza mistica.

Capannelle 25/02/09 12:15 - 4394 commenti

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Non è di agevole fruizione ma non lascia indifferenti: estraniante e surreale, è un collage senza pari di sensazioni e ambientazioni. Per me si potevano tagliare alcune parti e magari lo stesso Perkins, allucinato come si deve ma anche tremendamente monoespressivo. D'altra parte certe scene sono girate magistralmente: l'azienda, la villa di Hustler, i bambini nel tunnel, il palazzo di giustizia con i suoi occupanti che sembrano anime di dannati. E come non godersi il viso della Schneider o lo stupendo adagio di Albinoni?

Mdmaster 13/12/10 16:10 - 802 commenti

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Eccezionale rivistazione di Welles del racconto di Kafka, splendido sia come storia a livello meramente teatrale, sia a livello di scenografie morbose e claustrofobiche (l'ufficio di Josef è perfetto esempio). Orson si prende qualche libertà, ma tutto in nome di una vicenda non meramente "Kafkiana" ma più critica dal punto di vista sociale. Perfetta la scelta di Perkins, attore spesso sottovalutato, qui in una parte a metà tra il patetico e il comico, interpretata meravigliosamente. Non facile da digerire e interpretare, ma da vedere.
MEMORABILE: Perkins pronuncia "Non posso parlare ai parenti... durante le ore di lavoro"; pause perfette e tono sommesso, fa sorridere immediatamente.

Pigro 2/12/10 09:21 - 9624 commenti

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Welles attualizza Kafka e al tempo stesso lo atemporalizza proiettandolo in un universo gotico, ottimamente fotografato in un b/n che sembra riprendere l'espressionismo e invece crea un'altra dimensione. In un pazzesco frullato di location e di scenografie macerate, introdotte dall'animazione di Alexeieff, ha luogo l'odissea di K. in un crescendo visionario da incubo filosofico. È infatti l'impasto visivo labirintico da horror vacui la cifra stilistica del film, che più della sceneggiatura riesce a restituire la febbrile ispirazione originaria.

Homesick 11/01/11 14:09 - 5737 commenti

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La Legge, entità ubiqua ma trascendente, è inavvicinabile da chi, come il funzionario di banca Josef K., si isoli e si ostini ad affidarsi a categorie razionali: Kafka lo ha scritto e Welles lo ripete, infittendo l’atmosfera onirica e straniante del romanzo con le lenti distorte, le ombre e le figure grottesche del cinema espressionista tedesco per architettare un’opera di enorme potenza visionaria, adatta(ta) alle inquietudini e all’alienazione dell’era postatomica. Il regista divora la scena nel ruolo dell’avvocato e legge fuori campo i titoli di coda come ne L’orgoglio degli Amberson.
MEMORABILE: Il prologo con la parabola “Davanti alla legge” realizzata da Alexander Alexeieff con la tecnica dello schermo di spilli retrattili.

Nancy 29/10/12 16:00 - 774 commenti

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L'Orson Welles più complicato che mai, probabilmente. Claustrofobico con alcune scene da panico assoluto (gli occhi dei bambini attraverso la capanna) anche grazie al ricorso a un'illuminazione espressionista che amplifica all'ennesima potenza luci e ombre eliminando i grigi. Per molti versi incomprensibile, il film si pone come un flusso di coscienza o, meglio ancora, di paranoia del protagonista in una metafora giuridica che è anche persecuzione dell'umano e violazione della libertà individuale. Un labirinto visivo e concettuale. Impegnativo.

Giùan 21/04/13 11:31 - 4528 commenti

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Ulteriore vertigine di Orson il quale, come genio comanda, rispetta la materia (e la maniera) kafkiana salvo poi “spillarne” l’onirismo imperante, l’opprimente claustrofobicità, il senso di ineluttabile persecutorietà, attraverso la recrudescente presenza e affermazione del proprio incoercibile spirito libero e affabulatorio. Il film si presenta così come un incubo lucido ma allucinato, in cui si manifesta ancor più ferocemente l’impossibilità di confrontarsi con una dimensione “superiore”, imperscrutabile. Grandangolare performance di Anthony Perkins.
MEMORABILE: L’ufficio arnia in cui lavora K.; Welles/Hastler sotto le coperte; Gli scagnozzi fustigati; I fazzoletti di Bloch e dello zio Max; L’atelier di Titoretti.

Furetto60 22/05/13 07:57 - 1192 commenti

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Capisco il genio profuso per riprodurre, dal racconto, i significati simbolici, allucinati e tristemente ironici, mi stupisce la fotografia, livida, molto contrastata e cupa, a rendere un’atmosfera opprimente e quasi claustrofobica, concordo con i meriti dell’interpretazione di Perkins, nondimeno il film risente della frammentarietà del racconto, anzi l’acuisce. Il risultato finale è che lo si apprezza ma non coinvolge, anzi già verso la metà si aspetta impazientemente la fine.
MEMORABILE: L’enorme salone (apparentemente, sono specchi) con le scrivanie allineate; L’avvocato, della stessa razza, in peggio, del manzoniano Azzeccagarbugli.

Delpiero89 27/12/13 14:47 - 263 commenti

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Difficile da giudicare. Di grande impatto e valevoli sono sicuramente l'incipit e alcune grandiose immagini (soprattuto di ambienti chiusi), ma il peregrinare del povero Anthony Perkins annoia e molto. Un film molto intellettuale e davvero poco solido.

Didda23 29/06/14 19:18 - 2424 commenti

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Tanto eccessivamente algido e poco partecipativo nel racconto quanto maestoso nella rappresentazione visiva dell'opera, che si avvale di un b/n carico di contrasto e di una regia che reinterpreta la lezione dell'espressionismo tedesco. Welles si muove bene nei meandri metaforici delle claustrofobiche location offrendo delle inquadrature tra il magnifico e l'eccelso. Perkins, anima errante e spaesata, recita con coscienza; Orson attore riempie lo schermo con un carisma difficilmente riscontrabile. Un' opera ambiziosa, forse non del tutto riuscita, ma decisamente importante.

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Alex1988 16/09/14 19:39 - 728 commenti

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Claustrofobico e angosciante, caratteristiche degne di un film horror. Welles traspone Kafka usando virtuosismi cinematografici notevoli per l'epoca, portando lo spettatore all'interno di quest'incubo giudiziario dal quale è impossibile venir fuori, metafora con la quale si vuole sottolineare l'impossibilità di vincere l'imponenza della legge.

Matalo! 17/12/14 08:20 - 1378 commenti

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Condivido le perplessità sulla riuscita del film. Chi ha letto Kafka sentirà la mancanza del suo stile senza stile, "piatto" resoconto di un sogno che dall'apparente assenza di ingerenze autorali trae la sua infinita forza simbolica. Al contrario Welles immerge il racconto in uno stile barocco, frenetico, multiforme che disorienta e sfibra. Ovviamente il film è stupefacente dal punto di vista estetico, ma è molto meno kafkiano di quel che la vulgata crede di vederci. Perkins, sosia di Kafka, troppo frenetico. Immensa bellezza la Schneider.
MEMORABILE: Lo studio del pittore circondato da bambine urlanti.

Qpossum 15/06/15 21:40 - 38 commenti

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Pur non essendo fedelissimo allo spirito del capolavoro di Kafka (soprattutto nella figura di K), l'adattamento di Welles non sfigura nel confronto. Il film rinuncia alla cupezza del romanzo, in buona parte non trasferibile su pellicola, ma riesce a trasmettere la stessa angoscia grazie a una bella fotografia e soprattutto a scenografie splendide, disorientanti per vastità ma al tempo stesso oppressive.
MEMORABILE: L'allucinante banca in cui lavora K.

Ronax 13/09/15 01:28 - 1244 commenti

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Welles rinuncia a un'impossibile fedeltà letterale a Kafka e reinventa la parabola di Josef K orchestrando un allucinato labirinto visivo che contrappunta esterni di agghiacciante desolazione a spazi chiusi tanto più claustrofobici e opprimenti quanto più sono vasti. Visivamente straordinario, il film soffre però di una sceneggiatura spezzettata, che giustappone quadri slegati senza creare un'autentica tensione e un afflato unitario. Grande Foa, splendide e intense la Moreau e la Schneider, troppo petulante e a volte un po' fastidioso Perkins.
MEMORABILE: Lo sconfinato salone dell'ufficio dove lavora Josef.

Cotola 1/11/15 20:32 - 8998 commenti

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Non troppo infedele al capolavoro di Kafka, è un film estremamente claustrofobico, angosciante e non sempre di facile fruizione a causa di qualche pausa in un ritmo comunque buono. Ma quel che è innegabile è un fascino visivo di rara potenza grazie alla regia wellesiana che gioca meravigliosamente con spazi (ora amplissimi ora angusti e da incubo) ed ombre di stampo espressionista, coadiuvato da delle scenografie, molto funzionali alle varie scene, che mozzano il fiato per la loro bellezza. La meravigliosa fotografia completa un quadro tecnico di eccelso livello. Da vedere e rivedere.
MEMORABILE: L'inizio animato realizzato con la tecnica degli spilli. A casa di K con le inquadrature sghembe e gli spazi angusti. Le scenografie.

Minitina80 23/03/18 07:33 - 2976 commenti

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Dal celebre romanzo di Kafka, Welles tira fuori uno dei suoi migliori film. È un incubo terrificante messo in scena con notevole perizia e un tocco surreale che potrebbe suscitare l’invidia del miglior Buñuel. Rimane freddo e distaccato nei toni e mantiene sempre un’ambiguità di fondo che si tramuta in uno spettro di sensazioni poco rassicuranti. L’insieme di attori che vi hanno partecipato rappresenta un unicum assoluto che costituisce un valore aggiunto. Inciampa poche volte altrimenti avrebbe toccato vette ancora più alte.
MEMORABILE: Il prologo.

Fauno 11/06/17 01:02 - 2206 commenti

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Chi ama Welles avrà modo di adorare questo film e io non posso negare che vengan messi puntigliosamente a nudo tutti i malfunzionamenti della giustizia, dall'arresto alla sentenza, creando perfino varianti immaginarie ma efficaci sull'assoluzione temporanea o dilazionata. Il problema è attuale anche per la conclusione sulla connivenza dell'alta magistratura coi poteri occulti e suscita disgusto dover confermare come già per i politici sia difficile legiferare quando poi i giudici non applicheranno quanto stabilito. Film però lento e macchinoso.
MEMORABILE: Il fascino dell'accusato, raccontato da Welles; L'intro col racconto sulla porta della Giustizia.

Saintgifts 23/08/17 11:13 - 4098 commenti

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Scenografia e fotografia eccellenti che da sole creano l'inquietante atmosfera che il romanzo di Kafka, pubblicato postumo (l'autore lo voleva bruciato), provoca partendo da una giustizia umana che riesce a schiacciare chiunque decida debba essere schiacciato. Nell'incipit c'è la parte migliore, nei primi dialoghi tra il signor K (Perkins, sosia quasi perfetto di Kafka) e il commissario di polizia (ottimo Foà). Le donne, anche se è difficile da comprendere il loro ruolo fino in fondo, hanno un peso determinante e sono ottimamente interpretate.
MEMORABILE: La prima inquadratura di Perkins, presa da sopra il suo capo mentre è sdraiato nel letto, somiglianza straordinaria con Kafka.

Xabaras 7/06/18 22:27 - 210 commenti

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Radicale è l'approccio del regista all'incubo del Processo: Welles lascia da parte qualsiasi tipo di possibile consequenzialità tra gli eventi narrati rintracciabile nell'opera kafkiana e preferisce concepire il tutto in una serie di sketch onirici e disturbanti aiutato da scenografie immaginifiche e da un piglio magistrale nell'amministrare le dimensioni della claustrofobia. Welles evita l'allegoria teologica (una delle tante chiavi di lettura del libro) e preferisce scolpire K. quale terreno e risoluto nemico di una società caotica e depravata.

Myvincent 5/12/18 07:30 - 3722 commenti

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La denuncia di un uomo qualunque, tra le centinaia di tessere che il sistema tirannico vuole siano tutte uguali, fa muovere inesorabilmente la farraginosa macchina della giustizia che procede acefala verso un processo sommario. Orson Welles rispetta con grande rigore letterario l'intento di Kafka, realizzando un'opera ragguardevole e difficile, anche da un punto di vista scenografico. Il mondo sospeso fra l'onirismo e la realtà, scivola sui volti di grandi star del calibro di Perkins, Moreau, Schneider, con risultati sorprendenti.

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Paulaster 4/02/19 12:24 - 4375 commenti

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Impiegato viene arrestato e intanto lasciato a piede libero. Incubo kafkiano in cui non si conosce l'accusa e bisognerà accettare il verdetto. Altalenante nella resa per il mancato acuirsi dell'angoscia e della pressione della giustizia. A livello tecnico Welles propone scenografie notevoli (il posto di lavoro, il tribunale) o scelte visive inedite (il pittore), sempre curando la fotografia di ogni scena. Perkins ha qualche buon momento, si ricorda di più la Schneider.
MEMORABILE: L'entrata in tribunale; Distesi tra le scartoffie; I bambini che spiano il pittore; Le stanze dalle porte giganti e i soffitti bassissimi.

Daniela 21/04/21 22:58 - 12606 commenti

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Quello che Welles trae dal capolavoro di Kafka è un film stratificato e a doppia faccia. Fedele al testo laddove sa ricreare visivamente la sensazione di smarrimento provata dal protagonista attraverso scenografie che oscillano tra il futuribile asettico e il babelico barocco. Nello stesso tempo, come era da attendersi dal genio del regista, anche felicemente infedele, laddove dà corpo e voce  alle presenze enigmatiche e sfuggenti che costellano la storia, affidate ad attori perfetti nei rispettivi ruoli. Capolavoro labirintico che necessità di più visioni. 

Magi94 7/01/24 12:03 - 944 commenti

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Assai arduo e forse nemmeno sensato trasporre il già difficile libro di Kafka al cinema. Welles ci prova con il suo stile barocco ed esagerato, in un fiume lungo due ore con Perkins sopra le righe, perduto ma combattivo nell'incubo giudiziario dell'assurdo. Ci rimangono quindi gli spunti migliori, che vengono da un'ambientazione metafisica notevolissima, da movimenti di macchina e giochi di luce che magnificano lo straniamento e il paradossale. Il film non riesce però a trasmettere l'idea con efficacia e appare logorroico, pesante, artificioso e non si può dire del tutto riuscito.
MEMORABILE: La luciferina Leni di Romy Schneider.
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  • Discussione Cotola • 10/11/09 15:52
    Consigliere avanzato - 3841 interventi
    In occasione del Torino Film Festival la pellicola verrà proiettata nei seguenti giorni:

    19 novembre ore 17,00 Cinema Massimo
    20 novembre ore 11,45 Cinema Nazionale


    Vedere un film del grande Welles è occasione da non farsi sfuggire.
  • Homevideo Buiomega71 • 18/07/13 11:32
    Consigliere - 25896 interventi
    Rieditato in dvd per la Golem, disponibile dal 17/09/2013

    http://www.amazon.it/Il-Processo-Suzanne-Flon/dp/B00DYMFPVA/ref=sr_1_411?s=dvd&ie=UTF8&qid=1374139844&sr=1-411
  • Homevideo Rebis • 18/07/13 15:16
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Il dvd filmauro non era proprio un bijoux: solo audio ita e qualità video discreta. Sarebbe interessante se nel dvd golem ci fosse almeno l'originale con sub italiano, ma dubito visto che la golem i sub non li mette mai...
  • Discussione Cotola • 1/11/15 21:01
    Consigliere avanzato - 3841 interventi
    Visto ieri al cinema Massimo di Torino. Vederlo sul grande schermo (in versione restaurata) è un'esperienza visiva unica. Così come rivedere (cosa che ho fatto in questi giorni) Otello e Falstaff (sempre restaurati in hd) che sono meravigliosi ed
    hanno una potenza visiva ineguagliabile resa benissimo sul grande schermo. Credo che questi ultimi due siano tra le migliori riduzioni in celluloide del grande Shakespeare.

    Zender, quasi quasi inauguro un sondaggio sui film più belli di Welles nella sezione classifiche. Che ne dici?
    Ultima modifica: 1/11/15 21:02 da Cotola
  • Discussione Didda23 • 1/11/15 21:29
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Puoi farlo! Sono fatte apposta!
  • Discussione Zender • 2/11/15 06:54
    Capo scrivano - 6 interventi
    Confermo Didda, puoi fare "sondaggi" su quel che vuoi (di inerente al cinema ovviamente)