Per la serie non è quello che si racconta, ma come si racconta, del Toro rende un grandissimo tributo al gotico tout court (passando dai nostrani Freda, Bava, Margheriti, fino a Roger Corman e Dan Curtis) e lo fa profondamente alla sua maniera, mettendoci dentro tutto il suo universo (gli insetti, i balocchi, le scenografie quasi meccaniche della fatiscente magione, le apparizioni mostruose), stimolando occhi, cuore e encefalo.
Dopo un intro del più classico fellaution vittoriano dai sapori dickensiani, del Toro vira nei meandri oscuri della follia femminea, nelle cospirazioni (il tè avvelenato fatto bere giorno per giorno è ormai un topoi), nelle costruzioni barocche e bizzarre (lo scantinato che contiene i recipienti di argilla rossa, l'ascensore), ai meravigliosi omaggi tarkovsjiani (la neve che cade dentro il tetto sfondato della decadente dimora), fino agli spettri che si palesano, vischiosi, in tutta la loro necrosi (anche se la CG non è ai massimi livelli), shininghianamente depositati nella vasca da bagno o quel che resta di Enola Sciotti mentre culla il cadaverino del suo bambino), per poi esplodere in un finale inaspettato, per violenza e ferocia, dai brutali connotati femmineo/craveniani, tra volti trafitti a coltellate, pugnalate splatter, dita tranciate e badili sbattutti con furia sulla capoccia, lo spettro di
La spina del diavolo e una chiusa di rara poesia necrofila (al pianoforte).
E la Chastain che impazza furiosa con coltello in mano, tra le stanze cremisi della villa, non ha prezzo e mette addosso brividi assicurati.
Valore aggiunto le mosche morenti e le formiche che divorano (in primo piano) una farfalla, la stanza degli automi, delle falene nere, l'incesto (che fa il paio con il gilbertiano
Fantasmi), "
O io uccido te o tu uccidi me", l'impeccabile atmosfera mortifera (Tim Burton c'entra poco o nulla) e un lavandino sfondato che è un gran pezzo impazzito di cinema della violenza (che l'Argento attuale si sogna).
Squisita chincaglieria goticheggiante, preziosa gemma nera di fiaba rancida e incancrenita, passionale e furoreggiante miscela di morbosi amori proibiti e tossici che sfociano nella pazzia e , per il sottoscritto, non solo uno dei migliori film dell'autore del
Labirinto del Fauno, ma il più fiammeggiante e sanguigno "haunted movie" degli ultimi anni.
Postilla doverosa sulla minirecensione del sior Mereghetti, che conclude la scheda rimproverando agli sceneggiatori (del Toro e lo "spielberghiano" Matthew Robbins) di essersi lasciati andare a enormi incongruenze e cioè, letteralmente "
perchè lo spettro (della madre di Edith, a inizio film)
non mette subito in guardia da ciò che l'aspetta anzichè intimarle solo di stare alla larga da Crimson Peak?"
Non fa una grinza, certamente, così Edith a Crimson Peak non ci và e il film durava si e no 5 minuti e dieci secondi.