Terrificante versione Al Bano & Romina style dell'amore tra il compositore Franz Schubert (Albano) e la contessina ungherese Anna Roskoff (Romina). Nonostante l'enorme valenza trash di un film che già parte da un'idea abbastanza strampalata (l'equivalenza Al Bano/Schubert), va detto che a regnare sovrana è la noia. Vuoi per la regia fossilizzata di Fizzarotti, vuoi per la scarsa espressività dei protagonisti, vuoi per una sceneggiatura incapace di trovare un solo dialogo brillante, il film è un mielosissimo polpettone solo valorizzato, troppo saltuariamente, da squarci di trash che muovono al sorriso per l'ingenua tenerezza che in apparenza li caratterizza....Leggi tutto Perché ci vuole tanto coraggio per mostrare palmizi sulla via per Budapest, per portare Al Bano a reinterpretare l'Ave Maria (ma lui non la canta, nel film, la si ascolta mentre è in chiesa), per mostrare i due piccioncini correre al ralenti nei prati... La verità è che senza comprimari, caratteristi in grado di animare questo tipo di film, si finisce col ritrovarsi tra le mani un'operetta sentimentale da quattro soldi, priva di nerbo e terribilmente piatta, che davvero offre poco o nulla. Non parliamo poi dei duelli a colpi di spada, dei balli in taverna di Romina, delle tenerezze di Agostina Belli nella prima parte... C'è di che mettersi le mani nei capelli, ma soprattutto non c'è troppo di che divertirsi, purtroppo, se non sulla carta...
Film tra dramma e musicarello. Al Bano nella parte del compositore Franz Schubert e Romina in quella di una principessa. Secondo me è uno dei film più riusciti della coppia: belle location, buoni sentimenti e finale interessante. Da notare la presenza di Agostina Belli nella parte dell'impiegata in un monte dei pegni. Gradevole.
Non c'è pietà per questa delirante "biografia non ufficiale" di Franz Schubert; inventata per la blanda somiglianza di Carrisi con il genio (gli occhialetti...), si inventa un musicarello "alto" e si dà corpo ad un'innamorata con le fattezze (notevoli) di Romina. A parte che se ci fu un uomo sfortunato in amore e in odor di gayezza questo fu Schubert, anche in ambito di falso biografico il film è allucinante al punto di far sembrare Notte e dì di Curtiz un capolavoro.
Fantastico. Basterebbe da sola l'idea, ma Fizzarotti si reinventa Ophuls dei poveri (molto poveri) ed entra come un siluro nell'olimpo del kitsch. Dall'Ave Maria adattata da Detto Mariano e intonata dal Carrisi mentre la camera vaga cercando inquadrature fra John Woo ed Abel Ferrara, a Romina che balla una czarda, con un cast che spazia da Paul Muller alla Boratto, dalla Belli a Herter, alla crema dei nostri stuntmen (Fantasia, Marturano, Magalotti); e la scritta finale, in cielo... Buttafava lo definì "un'enormità assoluta", ed è anche poco.
Il pallinaggio alto è inevitabile. Classico del trash nostrano, con Al Bano nella parte di Schubert e Romina in quelli della nobil giovanetta che prima lo deride, poi lo stima, infine lo ama e si sacrifica per lui. Incommentabili i comprimari, allucinanti le scenografie da teatro parrocchiale, indimenticabili le versioni dell'Ave Maria (urlata da Al) e della Serenata (mugolata da Romina), che accompagnano uno dei più (involontariamente) esilaranti, dilettanteschi e in fondo anche teneri film che si siano visti da queste parti. Mitico.
Catastrofe biblica. Per capire con quale cura sia stato fatto il film basterà dire che nel finale Schubert/Carrisi va in diligenza (in pochi minuti?) da Vienna a Budapest, in mezzo a un delirio di pini marittimi e di palme. Il resto è quasi sempre in linea, nel senso che, quando non lo è, è addirittura peggio. Scenografie di palese cartapesta, recitazioni orride, regìa dannosa (più che assente), personaggi malriusciti (odiosa la De Carolis). Leggo (da Marco Giusti) che fu "grande insuccesso commerciale". Te credo...
MEMORABILE: In un'orgia di brani di pessimo gusto, si impone Romina, nobile ungherese che, vestita da popolana, va in taverna a ballare la czarda. Indescrivibile.
Non mi sento di stroncare questa follìa assoluta, sebbene i motivi -com'è evidente- non mancherebbero di certo. Ambientato tra Vienna e Budapest ma ovviamente girato tutto a Roma, tra scenografie di cartapesta e la solita villa Giovannelli, è una specie di feuilleton senza lieto fine con molta musica ed una storia che spesso gira a vuoto. La Belli, semi-esordiente, non sfigura anche perché viene doppiata dalla grande Vittoria Febbi. Al Bano invece fa quel poco che può, in termini recitativi, ma con quel costume e quei capelli è indimenticabile.
Già dai primi fotogrammi salta agli occhi che di viennese o ungherese non c'è nulla, tantomeno della Austria-Ungheria imperiale e sfarzosa, visto che il film è girato a Roma e gli "esterni" sono di cartapesta. La famosa coppia si impegna e tutto sommato se si esclude la povertà di mezzi e qualche fesseria di troppo (orrida la scena della corsa su strada sterrata...) il film risulta più che digeribile. Va messo in conto anche il lato "economico" della cosa. A me non è dispiaciuto, nonostante tutto.
MEMORABILE: Schubert fa la tratta Vienna-Budapest in carrozza... su strada sterrata.
Assolutamente delirante. Si tenta di ricostruire la vita del celeberrimo compositore Schubert con pochi mezzi e con un protagonista, Al Bano, chiaramente fuori parte (per non parlare della Contessina interpretata dalla Power...). Ma tutta l'operazione è da bocciare in toto, a partire da un copione inesistente passando per una regia priva di idee, fino ad arrivare ad un cast di contorno deludente. Insomma, da evitare senza alcun rimorso.
Un filmettino di graziosa, rilassante ingenuità e povertà, le cui notevoli quantità di strafalcioni registici (la mpd che impazzisce nelle scene musicali) e involontario umorismo (la folle galoppata Vienna-Budapest, la prima volta che canta la Power, la scena in chiesa ecc ecc) non ne comportano il deragliamento bensì il perfetto coronamento in una bizzarra armonia da sapore parrocchiale e naïve. Meraviglioso Al Bano nei notevoli panni di Franz Schubert, incommentabile la Power, stupenda Agostina Belli. Dopotutto lo si guarda pure con piacere.
Sembra un film di trent'anni prima già dai titoli di testa in corsivo svolazzante d'altri tempi, sensazione accentuata dalla puzza di stantio dei dialoghi che diventa minuto dopo minuto nauseabonda. Fantastico aver fatto interpretare i due protagonisti ad Al Bano e Romina Power (per quanto doppiati) che non perdono l'occasione per smazzarsi una canzone a testa: lui canta l'Ave Maria (più potente ed emozionante sarà quella di Mario Merola), lei invece si occupa del brano eponimo eseguito praticamente senza voce. Boiata.
MEMORABILE: La faccia di Al Bano quando suona il pianoforte.
Uno dei peggiori film della coppia Al Bano-Romina Power. Poche cose da salvare per questo musicarello insipido. Franz Schubert è di una tristezza infinita, senza slancio e mordente. Risalta la pochezza della contessina, imbarazzante pure quando canta. Unica cosa veramente simpatica è il trucco del protagonista! Inutile soffermarsi sulla storia, impalpabile e noiosa. Mezzo pallino per la tenera Belli e per qualche momento trash!
Ok, sicuramente è un prodotto trash (girato con poche lire, e si vede, anche se i costumi d'epoca non sono da buttare), ma forse è il migliore girato dall'ex coppia di sposi, anche perchè stavolta ha un minimo di trama e il finale non è prevedibile come si potrebbe credere. La biografia di Schubert è abbondantemente manomessa (cosa che purtroppo è accaduta anche con film più seri di questo), ma rimane apprezzabile il tentativo dei due protagonisti di impegnarsi in ruoli drammatici.
Veramente al di là di ogni immaginazione. Gli interni della taverna che sono riciclati da qualche western, gli esterni viennesi con i pini marittimi, la recitazione "alta" della coppia Al Bano - Romina, i dialoghi colti sulla musica, i tormenti del giovanre Schubert. La tenerezza per l'insieme non può far dimenticare che si tratta, davvero, di un pessimo film.
Al Bano nei panni di Schubert dà già la cifra stilistica dell'opera, che nella pochezza del manufatto - con Vienna e Budapest ridotte a due scenografie di cartapesta riciclate da chissà quale film e l'aggiunta di un paio di celebri ville romane con vegetazione mediterranea spacciata per Europa dell'est - si sottolinea come un'operazione trash di grande impatto ridanciano. Certo, si apprezza l'impegno del cantante pugliese e della giovane Romina Power (c'è anche Agostina Belli), ma tutto trascende in farsa. La piccola Cinzia De Carolis è l'unica che si doppia con la sua voce.
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DiscussioneZender • 25/09/08 18:45 Capo scrivano - 48839 interventi
Miss, mia cara miss... Il tuo pensiero era limpido fin da subito e dai tempi di Fatal frames. Poichè condivido con "la famiglia dei Gobon" (e qui credo che solo Matalo capirà il doppio senso) lo stesso tipo di pensiero non posso che riappoggiarti. Credo proprio che la parola snob non si attagli, alla banda del Gobbo...
DiscussioneMatalo! • 25/09/08 18:59 Call center Davinotti - 613 interventi
non era riferito a lui come ho detto ma ad un andazzo generale che gobo eo goba so mare gobo so pare non lo riguarda
DiscussioneZender • 25/09/08 19:21 Capo scrivano - 48839 interventi
Ah ah, ma infatti questo era scontato, Matalo, ti avevo tirato in ballo solo perché immaginavo fossi l'unico che potesse conoscere il riferimento alla canzone, ma forse non sai che Supervigno e il Gobbo sono effettivamente quasi una famiglia (anche se non si è mai capito fino a che punto e non è cosa che debba riguardarci).
L'ho visto. Non voglio ri-aprire una discussione già fatta, ma gli ho dato * (=inaccettabile vaccata), ma l'ho fatto solo perché era impossibile dargli di meno. Era possibile farlo solo su la mitica "La Notte" di Nino Nutrizio, quando un film che non meritava manco * veniva liquidato con l'ignominia di NMR (Non Meritevole di Recensione). Ma parlo di cose che capitavano quando la maggior parte di chi legge non era ancora nata...
La tragedia non è quella di Schubert, che manco si tromba la migliore delle Agostine possibili, ma sta nel fatto che chi ha scritto e fatto il film non si sia reso conto che andava incontro al disastro. A meno che, ça va sans dire, non si trattasse di denaro che in qualche modo andava speso...
DiscussioneMatalo! • 26/09/08 09:16 Call center Davinotti - 613 interventi
E' dura digerirlo.Neanche come piacere perverso.Troppo più imbecille e presuntuoso di ogni musicarello precedente del contadino di Cellino (mia madre è di Brindisi e la sua tenuta l'ho vista da fuori mille volte;per i trashologhi mia nonna aveva due bottiglie di vino prodotte da Carrisi e consorte.Se mia zia le ha ancora le metto all'asta sul Davinotti).
Renato ebbe a dire: Se vi può interessare, a me il film è piaciuto. Intendo al di là di ogni rivalutazione trash (della serie ah! ah! E' così orrido che mi piace!). Secondo me è un buon film, che vidi con piacere già da bambino un 20 anni fa circa in televisione.
Ma dài... Dimmi cosa c'è di buono: regìa? recitazione? trama? scenografia? ambientazioni credibili?
Renato così recensisce: "Non mi sento di stroncare questa follìa assoluta, sebbene i motivi -com'è evidente- non mancherebbero di certo"
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Ha ragione Lucius! Gli dài ** solo perché sei indulgente verso il Maestro Ettore Maria Fizzarotti! L'avesse firmato il registucolo Billy Wilder gli avresti dato * senza manco pensarci!