Da Dashiel Hammett (il suo "Red harvest" fu la base di tutto) a Kurosawa a Leone a Hill: cerchio completo. Qui per la verità nei credits non si cita Sergio Leone: doppia caduta di gusto, e per il fatto in sè, e perchè Ancora vivo nonostante gli abiti novecenteschi è chiaramente un western, assolato e polveroso. In era di post-modernismo Hill si diverte a contaminare, e inevitabilmente anche John Woo entra nella lista degli ingredienti. Spettacolare, certo un filo manierista. Willis ha la maschera giusta.
Prendete Per un pugno di dollari. Spostatelo durante l'era del proibizionismo, sostituite i pistoleros con i gangsters, i cavalli con le auto ed ecco a voi "Ancora vivo". Un film d'azione vecchio stampo, senza effetti speciali ma con piombo a volontà. Ottima la fotografia, calda, afosa, come un sole che picchia sulla pelle dello spettatore. Il cast è ben scelto, tutte facce giuste al posto giusto, ed il ritmo è assicurato dalla regia di Walter Hill, non certo l'ultimo arrivato.
MEMORABILE: "E' strano come nella vita tutto torna... Non si salva nessuno, arriva per tutti il momento di pagare... anche per un vagabondo come me"
Gran bel western travestito da gangster movie. Trama semplicissima che sfiora il banale, ma lineare ed efficace; grandissima regia - come sempre - di quel maestro di genere che è Walter Hill; onesta interpretazione di Bruce Willis (che comunque viene, ovviamente, surclassato dal fenomenale Christopher Walken); grandi sparatorie, quasi da videogioco; buoni sentimenti quanto basta. Ed il gioco è fatto. Se un quarto dei film americani che escono di questi tempi avessero le qualità intriseche di questo, dovremmo già gridare al miracolo.
Buona contaminazione d'autore, affidata all'esperto Walter Hill, tra il gangster movie e il western. La guerra tra bande per il controllo del contrabbando d'alcol nell'epoca del proibizionismo diventa un film girato con grinta e virtuosismi molto raffinati (forse troppo per un pubblico medio) e dove tutto (violenza in primis) viene volutamente estremizzato. Al centro (cinematograficamente e nella storia) una grande performance di Bruce Willis in un ruolo di eroe dall'aspetto duro ma dal cuore tenero.
Sorta di Per Un Pugno Di Dollari trasportato agli anni '30, con i feroci gangsters per protagonisti della vicenda. Teso, mozzafiato, girato da un Walter Hill in grande forma e con alcune sequenze da mandare a memoria. Cast perfetto, a partire da un Bruce Willis che non toccherà piùsimili vette, ad un Walken al solito magistrale. Niente male anche il redivivo Bruce Dern. Da riscoprire.
Sudatissimo western in abiti noir per rispetto all'origine hammettiana. Non siamo neanche nel mondo di Leone né nella cupa antietica di Kurosawa. Siamo nel sogno del sud degli U.S.A. di Hill. È davvero brutto come dice Mereghetti? Pare di no e Bruce Willis è egregio nella parte del detective tutto alcool e ferite.
Ottimo esempio di cinema "postmoderno", dove le contaminazioni fra i generi si sprecano (western, gangster, cinema di azione di Hong Kong), con un Willis perfetto nella parte del protagonista. Lo svolgimento della trama segue fedelmente le orme dei predecessori ma Hill riesce ad infondere il suo personalissimo tocco alla pellicola soprattutto nelle scene d'azione (campo in cui ha sempre temuto pochi rivali). Da vedere e rivedere.
Ennesimo richiamo a Kurosawa. In chiave western-gangster. Girato ad un ritmo molto basso e risvolti poco lucidi. Bruce Willis fa la sua parte come in ogni film del suo genere, Walken ottimo ma poco utilizzato. Salvabile, ma non per questo consigliato.
Storia action-movie che ricalca una storia di Kurosawa (La sfida del samurai) agli anni '30 in USA, con risvolti di vera e propria azione. Ed è questo che dà una marcia in più. Non c'è scena dove non ci siano spari. Bravissimi gli interpreti, fra cui spicca un ottimo Bruce Willis, sicuramente in uno dei suoi migliori film. Stesso discorso per Walter Hill, regista spesso sottovalutato.
Film generalmente strapazzato dalla critica, ma prescindendo da paragoni con Kurosawa e Leone, la storia dello straniero che si intromette nella guerra fra due famiglie/clan rivali in una piccola città funziona molto bene anche nella versione gangsteristica e sudaticcia di Hill. Anche se il meglio viene naturalmente dalle scene d'azione, al solito pezzo forte del regista, il personaggio di Willis risulta ben tratteggiato ed il suo confronto con Walken, grande gigione bastardo, è godibilissimo.
MEMORABILE: Walken, sfregiato in volto, fa il modesto: "non sono il pistolero più veloce, solo il più bello"
Interessante e ben riuscita trasposizione in salsa gangster de La sfida dei Samurai con immancabili riferimenti a Sergio Leone. Willis ha la faccia impassibile adatta al ruolo e la storia, tra splendide sparatorie e scene ottimamente girate, non perde punti pur essendo un remake a tratti integrale. Bella l'idea di dare questa nuova ambientazione ad un racconto immortale.
In una cittadina senza tempo del Texas si scatena l'inferno quando il rude e cinico pistolero Willis decide di mettersi di traverso a ben due bande di gangster e vari tutori della legge con vari livelli di corruzione. Il film si regge sulla fisicità del protagonista e sulle energetiche scene di sparatorie, e nel complesso regge benissimo, tanto da risultare, a mio parere, uno dei migliori film di Walter Hill. Da guardare e godere senza cercarvi - ovviamente - significati profondi.
Hill mescola noir e western per un remake a modo suo di Per un pugno di dollari. L'ambientazione nella torrida cittadina sul confine è perfetta e il ritmo veloce imposto alla narrazione è quello che ci si aspetta da un maestro del genere come lui. Willis è in parte, molto bravo e azzeccato, ma anche il resto del cast non gli è da meno (tra cui Walken). Da vedere.
La celebre pellicola di Kurosawa sotto le lenti del cinema hollywoodiano. Il buon Walter Hill, coadiuvato da un Willis ancora con la faccia di Pulp fiction, costruisce una pellicola visivamente squisita che riesce allo stesso tempo a stare dietro alla storia originale ma anche prendere una propria strada, grazie a fotografia e location assolutamente azzeccate. Abbastanza sconosciuto ma da non sottovalutare.
Hill, vecchio marpione della macchina da presa, gira questo buon film ambientato ai tempi del proibizionismo, lungo il confine Usa-Messico. Willis (molto Die hard) se la cava bene in un ruolo adatto alle sue qualità. La storia è avvincente e le raffinatezze, inclusa una splendida fotografia che ricorda le vecchie foto del periodo, lasciano allo spettatore molto di che rallegrarsi. Non indispensabile ma non male davvero.
Un western con le cravatte che sostituiscono i fazzoletti al collo e le cigolanti auto degli anni '30 che prendono il posto dei cavalli. Per il resto gli stilemi del genere ci sono tutti, in questa più che godibile pellicola: l'eroe solitario, i cattivi (tantissimi), le prostitute dal cuore d'oro. Un ottimo cast e una fotografia calda che immerge lo spettatore nelle polverose strade del Texas concorrono a plasmare un western di azione e di atmosfera, decisamente apprezzabile. Walter Hill regista coi fiocchi.
Dopo Kurosawa e Leone, anche Hill traspone il romanzo "Piombo e sangue" di Hammett e sceglie una chiave western-noir ambientandolo negli anni del proibizionismo in un Texas desolato e barbarico. Visti siffatti antecedenti, non c'è nulla di nuovo da aggiungere o da attendersi, se non l'ennesima conferma della maestria di Hill nell'azione spettacolare. tesa e violenta e una disillusa voce fuori campo in stile Marlowe per esternare i pensieri dello "straniero" Bruce Willis.
MEMORABILE: Willis, malconcio, torna in possesso delle sue due pistole e si prepara per la vendetta.
Cinema manierista nel senso nobile del termine, citazionista (si potrebbe dire postmoderno e così liquidarlo con disincantata deferenza), agganciato alle potenti visioni dei maestri Kurosawa e Leone; e con solide fondamenta hammettiane (i dialoghi ne rivelano l'ascendenza hard boiled). Neo-noir e western concettuale in un'emulsione alcolica ardente, in ocra e nero, afosa, violenta, spettrale (la città ridotta a un fantasma bruciato dai crimini e dal sole). Cherchez la femme? Non solo. Bravo Bruce Willis, magnetico Christopher Walken.
MEMORABILE: Sono nato senza una coscienza; Si possono conoscere le regole e sbagliare lo stesso; Mi sono sempre piaciute più le peccatrici delle sante.
A prescindere dalle fonti narrative da cui attinge, Hill realizza una pellicola più che discreta, ricca di pathos e azione in cui la parte dell’eroe è affidata a chi come Bruce Willis è abituato ai ritmi alti in scena. È ambientato nell’America del proibizionismo, ma tra edifici in legno, terra battuta e pistole fumanti sembra di essere in un western a tutti gli effetti. Non è di ampio respiro essendo girato in pochi e angusti spazi, ma ha dalla sua le atmosfere coinvolgenti dei grandi noir che gli danno quel tocco intrigante.
MEMORABILE: Arriva per tutti il momento di pagare.
Il film è girato discretamente e ben recitato. Detto questo, la pellicola nel mentre non emoziona e dopo la visione non lascia nulla; colpa anche di un combattimento finale abbastanza tirato via. Il doppiaggio italiano è notevole: ottima prova di Sorrentino su Willis, Sabatini su Walken è una scelta peculiare, che però colpisce. Il risultato è discreto (anche se in alcuni punti la pellicola è troppo "hollywoodiana"). Un'occhiata la merita.
Hill gira un remake de La sfida del samurai ambientando la storia durante il proibizionismo, in uno sperduto paesino ai confini col Messico e lo fa con il consueto grande stile. La regia è ottima e si avvale di una bella fotografia che rende bene l'ambiente polveroso. Le singole sequenze sono davvero riuscite, ma l'insieme non dà il risultato sperato, perché la storia non avvince più di tanto e anche il consueto (per un noir) ricorso alla voce off non aggiunge valore. Discreto ma nulla più; da Hill ci si può aspettare di meglio.
Hill riprende il soggetto della Sfida del samurai e Per un pugno di dollari riportandolo all’originaria matrice pulp-noir del romanzo "Piombo e sangue" di Hammett. Mediamente bistrattato, è invece un ottimo gangster d’azione che sintetizza John Woo (le sparatorie con doppia pistola), Peckinpah (il confine messicano) e lo spaghetti western (l’arida città fantasma). Cinema sporco ed essenziale lontano anni luce dalle odierne atrocità digitali. Manieristico? Forse, ma per chi ama il genere la tavola è ben apparecchiata. Hill si conferma regista di classe.
MEMORABILE: L'arrivo in città; "Sei venuto qui per uccidermi? Si e scusa se ti faccio male!"; Il pestaggio di Smith; Il massacro a opera dell'esercito messicano.
Gangster movie dalla sceneggiattura elementare in cui tutto è incentrato sulla capacità del protagonista-"burattinaio" di muovere i fili di "marionette" molto pericolose, cercando di trarne un guadagno, almeno finché... La regia è di mestiere, la location, una sorta di isola polverosa nel torrido deserto, azzeccata; e le bande che si contendono il predominio (di una schifezza di posto) con i loro quasi fumettistici componenti, rendono il tutto abbastanza piacevole. Certo, le sparatorie sono esagerate (l'unico dotato di mira è il protagonista), ma il risultato non è comunque male.
MEMORABILE: "La morte è l'unica cura contro la stupidità"; "Credo di aver trovato la crepa nella tua armatura". "Non voglio morire in Texas, a Chicago può darsi".
La stessa storia ci era già stata raccontata da Kurosawa e Leone; Hill la trasferisce da par suo nell'America del proibizionismo mantenendo inalterata l'ambientazione nella cittadina polverosa e desertica. Con queste premesse, il film non può che essere un gangster/movie che viaggia spedito tra doppi giochi, uccisioni violente e donne oltraggiate, privo di qualsiasi velleità autoriale ma piacevole intrattenimento. Willis solito eroe indistruttibile, ma i toni noir della vicenda lo rendono meno simpatico rispetto ad altre volte; meglio Walken e lo sceriffo pavido e corrotto di Dern.
Solitario arriva in un paesino tra Texas e Messico dove spadroneggiano due gang in lotta, e cerca di trarne profitto lavorando ora per una ora per l’altra. Un’originale ambientazione negli anni Venti, polverosa e sudaticcia, e una fotografia giallognola. Un hardboiled ben fatto con due godibili interpreti come Willis e Walken: il primo dà fondo alle risorse del suo occhietto sbieco, l’altro è più simpatico che inquietante. Walter Hill dirige con la consueta perita sbrigatività.
Quando Bruce Willis viene malmenato, barcolla ubriaco ed è pieno di cicatrici e lividi non ce n'è per nessuno: il suo personaggio è una spanna sopra tutti. Anche Walken, qui antagonista del nostro, deve accontentarsi di essere semplice comprimario del duro a morire. La storia è banale: due gang rivali contro, primi anni del 900, polizia complice, polvere e mitragliatori. Alcuni ceffi (lo sceriffo, il ranger, il becchino) da soli valgono il prezzo del biglietto. Da guardare per l'ambientazione, l'interpretazione, le scene d'azione, la regia. Insomma, da guardare.
MEMORABILE: Bruce Willis nella vasca da bagno.
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Selezionato da Quentin Tarantino per il terzo QT Film Festival(1999) ad Austin in Texas.Il film è stato presentato nella sezione Surprise Short.La particolarità dell'evento sta nel fatto che tutte le pellicole proposte dal regista vengono direttamente dalla sua collezione privata.
HomevideoRocchiola • 15/02/20 10:38 Call center Davinotti - 1300 interventi
Il DVD della Eagle è ormai fuori catalogo ma con un po' di fortuna si riesce reperire a prezzi decenti. Il video non ha particolari difetti ma sconta una definizione non molto incisiva. Inoltre a livello cromatico persiste un tendenza marrone-giallognola che annulla quasi le sfumature ed i colori, ma forse è una caratteristica propria della pellicola. La profondità di campo di molte sequenze è comunque penalizzata dalla mancanza di dettaglio. Discreto l'audio italiano 5.1. In ogni caso in bluray non è ancora uscito nemmeno all'estero.