Un fotografo infrattato con la modella immortala l'omicidio di un magistrato con relativa messinscena. Con l'aiuto di un regista di fotoromanzi osè tenta di vendere le scottanti istantanee... Non ignobile questo giallo-poliziesco di Vari, nonostante i numerosi scivoloni nel trash (Arena che fa il boss siculo-americano, dialoghi sublimi come questo: "come va 'sto giornale?" "Appena esce lo sequestrano" "E che è, Solgenitsin?" "Chi?" "Un altro sequestrato"). Per i fans, Carla Mancini qui parla (con accento fiorentino!)
MEMORABILE: Autoincensamenti. Serato: "Se il marchese De Sade tornasse sulla terra direbbe 'congratulazioni, zio Fifì!'. Castel: "Robert Capa io me lo fotto!"
Dignitoso ed emblematico. Dignitoso perché il film, più poliziesco che argentiano, si lascia guardare senza accusare cadute eccessive. Emblematico perché rappresenta quei prodotti medi di cui il cinema italiano era negli Anni Settanta così felicemente dotato. Celi è splendido, anche quando lo si fa proferire cose inverosimili. Molti, impegnati in ruolo cospicui rispetto al solito, danno il massimo. La Loncar mi colpisce sempre, perché riesce contemporaneamente ad essere sia sensuosa sia rassicurante, il che da tutte non è.
MEMORABILE: Celi dice ad un interlocutore “si tolga il cappello da Petrosino…”.
Partendo da un intreccio giallo semplice ma tutto sommato preciso, seppur contaminato col noir di bassa lega (imbarazzante la figura del gangster), Vari si rimbocca le maniche (il budget è palesemente risicato) e ci regala un vero e proprio manuale di messinscena pulp e fumettistica, tra un'ottima gestione della profondità di campo, arditezze tecniche (si legga sotto) e un’indubbia abilità nel gestire una macchina da presa quasi sempre mobile (ovvero come fare di necessità virtù). Cast mediamente discreto, notevole OST.
MEMORABILE: Il sorprendente longtake sulla spiaggia, perfettamente sorretto dalla performance di Celi.
Giallo contaminato dal poliziesco, ma solo in piccola parte. La storia non è molto originale, ed anche il finale non riserva sorprese particolari, ma il tutto è raccontato bene e con un buon cast (Celi ovviamente su tutti); solo Castel mi è parso imbambolato, ma del resto era così in tutti i film che ha fatto. E Fortunato Arena, come boss mafioso, manca del cosiddetto physique du role.
Non mi è dispiaciuto. Certe scene saranno anche un pochino buttate lì e se si conosce il genere identificare l'assassino non sarà troppo difficile, ma il film non perde mai ritmo e conta un buon cast (vedere i caratteristi). Ottimo come al solito Celi, poco sangue. Bella la trappola finale, merita la visione.
È il 1972 e anche Vari non manca al grande appuntamento con il giallo cogliendo gli spunti di Argento (testimone oculare, iconografia dell’assassino), ma optando per un titolo e una modalità d’indagine – affidata stabilmente ad un commissario – rientranti nell’alveo del poliziesco. Ben congegnato, scorrevole e sostenuto da musiche appropriate, si avvale peraltro di ottimi interpreti (Castel e Celi, ambedue assai misurati; Serato, D'Orsi), folcloristiche macchiette (Arena, Maggio, Malavasi) e carezzevoli venustà (Loncar). Dell’Arti è abbigliato come Sherlock Holmes.
Proprio vero che più uno ha e più vuole avere... anche se non eccelle, nell'insieme è un film piacevole. Celi non fallisce mai, ma mi è molto piaciuta la scena più tragica nel rifugio estemporaneo, oltre all'immancabile classe del padrino mafioso quando pretende di assurgere ad onesto cittadino. Bravo anche Serato (ormai lo reputo un attore scalognato, perché ricalca quasi le sventure di Macchie solari). Vale comunque la pena di vederlo, non solo per onor di firma.
Particolare per la sua dissimulata doppia faccia. La parte erotica è più pesante delle possibili previsioni (siamo nel 1972 ma è VM18), con extra "hard" sorprendenti. Il film non è proprio un esempio di giallo dinamico, ma è impostato in modo dignitoso e il mistero, seppur inquadrabile in un certo ambito, resta difficilmente intuibile. Le parti sono coperte da attori tutti oltre la sufficienza e non ci sono grossi svarioni di sceneggiatura. Anche qui si respira il clima secco e perturbato del decennio degli Anni Settanta.
L'incipit con Castel e la Loncar sulla spiaggia fanno presagire di meglio, poi il tutto si sgonfia subito in un maldestro tentativo di fondere thrilling argentiano e mafia movie col risultato di non riuscire convincente su nessuno dei due fronti. Più che di Vari, un valoroso artigiano che cerca come può di cavare sangue dalle rape, la responsabilità è a monte, vale a dire negli infimi mezzi e in una sceneggiatura infantile. Cast sovradimensionato rispetto allo spessore del film, ma la Loncar, vestita e non, è comunque una festa per gli occhi.
MEMORABILE: Il demenziale dialogo fra Castel e l'edicolante che mischia grottescamente le traversie di Solgenitsin e i sequestri delle pubblicazioni porno.
Giuseppe Vari mescola un po’ di poliziesco e giallo complottistico (con un po’ di rimandi a Blow-up), non eccede in finezze e virtuosismi registici e punta onestamente all’essenziale cavando sangue dalle rape; la sceneggiatura è scarna, il cast non è proprio da urlo e quindi la recitazione non è ai massimi livelli (Celi a parte nei panni del commissario) eppure, nonostante queste premesse poco esaltanti, il film è gradevolissimo, fila via che è un piacere e si rivela una piccola sorpresa.
L'inizio vagamente antonioniano (il già giustamente citato Blow up), la trovata del regista di "fumetti" porno costretto su sedia a rotelle (antesignano del Rabal di Lègami), l'incommensurabile birignao del Commissario Celi prometton più di quanto Vari riesca poi a mantenere. Nuocciono in particolare al film l'intreccio paramafioso e la evidentemente scocciata interpretazione di Castel, tuttavia la notevole bellezza di Beba Loncar, al pari del corpo di reni del finale gli meritano l'occhiata. Serato anziano guadagnò in bravura quanto perso in bellezza.
MEMORABILE: L'omicidio al telefono di Serato; Il modo in cui Celi pronuncia ognuna delle sue per lo più terribili battute: "Notarantonio".
La facciotta gommosa di Castel mi ha, come al solito, irritata da subito, poi per fortuna sono entrati in scena Serato, nel ruolo piacevolmente bizzarro del paraplegico regista di fotoromanzi porno, e il sempre persuasivo Adolfo Celi. Comunque, il film ha poco spessore e ancor meno mordente, l'asse portante è quello del poliziesco, con risibili inserti di malavita-movie e omicidi di vago stampo argentiano, filmati maluccio. Non si sentiva la mancanza, di un film così! Generico.
MEMORABILE: L'agguato alla Loncar nel villino e la corsa in auto di Castel.
Un gialletto contaminato con un po' di mafia movie, e il risultato non è affatto disprezzabile. Piacevole e ben girato, purtroppo si fa notare per il budget davvero misero (ascoltare i contenuti speciali del dvd Cinekult per avere la conferma). Grandissimo Adolfo Celi (punto di forza del film), Castel inespressivo e anche la Loncar (qui rossiccia, non si vede poi tanto) è meno bella del solito.
Difficile immaginare un giallo dallo stile e dalla tematica più lontani rispetto ai canoni italiani dell'epoca; in effetti la scelta compiuta da Vari di virare verso il poliziesco e la denuncia sociale comporta un inevitabile sacrificio in termini di suspense. Tuttavia l’intreccio è costruito discretamente e in modo abbastanza verosimile, con un finale non certo avaro di spiegazioni. Tra un imbronciato Lou Castel e una Beba Loncar bella ma poco incisiva, spicca l’ottima interpretazione di Adolfo Celi. Discrete le musiche. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Le tre ipotesi enunciate da Celi; Il finale.
Poliziottesco tra i più artigianali dell'epoca, davvero troppo. La tensione è intermittente, a dir poco. Attori abbastanza improbabili, con l'ovvia eccezione di Adolfo Celi. Trasformare un comprimario modesto come Fortunato Arena in un primattore antagonista? Operazione fallita, malgrado il doppiaggio riuscito di Antonio Guidi. Ben poco efficaci anche le atmosfere. Cult il cameo di Umberto D'Orsi.
Giallo italiano abbastanza riuscito questo diretto da Joseph Warren alias Giuseppe Vari. Il cast è di livello grazie alla sola presenza di Adolfo Celi, sempre importante, Lou Castel nei panni di un fotografo non incide particolarmente, Beba Loncar si fa notare solo per il topless durante un balletto; buffo Fortunato Arena nella parte del mafioso dalla parlata "americana". La colonna sonora lascia a desiderare ma nel complesso non ci si annoia.
Il vero mistero di questo sconclusionato giallo è la ragione per cui un attore come Celi si sia fatto coinvolgere in un film così brutto. Regia latitante, fotografia da codice penale, Castel e la Loncar inguardabili. Si salvano, molte spanne sotto Celi, Serato e l'onesta OST di Bertolazzi. Finale delirante. Solo per veri appassionati.
Ecco un discreto esempio di mix fra poliziesco e giallo all'italiana, dalle atmosfere tipiche degli anni '70. C'è un boss malavitoso che è una macchietta vivente e una trama ingarbugliata sembra annodarsi attorno a un ricatto che vale diversi milioni. Gli interpreti sono niente male e il risultato non è poi tanto disprezzabile, ma neanche memorabile. Potabile...
Spesso nella produzione media dei Settanta le cose migliori si concentrano nei primi dieci minuti; poi si va di conserva sino al colpo di scena finale che risolleva le sorti del film, sin lì un po' appannate. Peccato che il finale, in tal caso, sia assai debole. La pista mafiosa, poi, col suo realismo, toglie ogni aura morbosa e thriller (o psico-thriller) capitombolando il tutto nelle zone di un basico poliziesco di modestissima fattura. Celi va di puro mestiere; Castel sembra un po' scocciato.
Tra i tanti prodotti degli anni 70 non sempre all'altezza ecco un prodotto non dico buono, ma neppure da buttare via, soprattutto considerando che si tratta di un film ascrivibile ai cosidetti "poveristici" degli anni 70. Il cast è ottimo e vede in lista sia validi caratteristi come Arena per una volta in un ruolo più corposo sia pezzi grossi come Celi e Castel. Non male la regia di Vari. Sufficienza a pieni voti.
La terza ipotesi è quella giusta: l'intuizione del personaggio interpretato con disinvoltura da Celi condurrà le danze finali di questo giallo all'italiana (che strizza l'occhio - nell'incipit - a Blow-up e si nutre di suggestioni argentiane e poliziesche). Dopo una prima mezz'ora intrigante (che fa pensare alla piccola perla settantiana da riscoprire) si procede, purtroppo, verso direzioni routinarie; ma l'oggetto non perde dignità; lo si guarda volentieri; mantiene desto l'interesse. Artigianato italico: meglio non storcere troppo il naso.
Buon film con un inizio che è una mediocre imitazione di Blow-up ma che poi lentamente si risolleva diventando un riuscito mix di giallo e poliziesco all'italiana. E' soprattutto il finale a essere ben congegnato, con un colpevole non facilmente prevedibile. Celi grande attore è sempre ai massimi livelli, ma qui è un po' meno ispirato. Bella e brava Beba Loncar, di buon livello Lou Castel, qui migliore del solito. Eccellente la colonna sonora di Mario Bertolazzi, che è un ottimo supporto al film stesso.
Incipit promettente, con Castel che fotografa per caso un delitto travestito da incidente. Poi però la carne messa al fuoco inizia a puzzare (l'investigazione mafiosa) o resta cruda (gli omicidi del killer in trench, mai veramente argentiani come si vorrebbe) e si arriva a un twist-end la cui "trappola" tesa all'assassino richiede troppo alla credulità dello spettatore. La resa, pur routinaria, degli interpreti (Celi e la Loncar su tutti) rende la visione scorrevole. C'è pure Baldini, senza baffi, nel ruolo dell'aiutante del commissario.
MEMORABILE: Il delitto iniziale fotografato sulla spiaggia.
Un giallo che funziona soprattutto perché il commissario, che ha il volto di Adolfo Celi, riempie di ironia e di fascino una storia che altrimenti sembrerebbe davvero tirata via. Peraltro la vicenda è invece piena di incongruenze (il piano diabolico fa acqua da tutte le parti, a partire dal primo omicidio che infatti è subito letto giustamente dalla polizia) e il mafioso interpretato da Fortunato Arena sembra preso da un film con Franco e Ciccio.
MEMORABILE: Lo spogliarello al night, nella versione leggera così come in quella piu spinta.
Mediocre, fa sembrare i gangster-movie di Fidani dei capolavori, anche se questo è mischiato al genere giallo. Castel (particolarmente inespressivo, sembra stare sul set per caso) e la Loncar cercano con foto compromettenti di fare soldi, ma pagheranno a duro prezzo l'idea. Il film si regge unicamente sulla figura del mastodontico Adolfo Celi, che domina tutta la pellicola con la sua figura sempre a testa alta, il resto è solo noia.
MEMORABILE: Celi cita" Petrosino" suo personaggio nel famoso sceneggiato.
La trama non è certo memorabile, ma bisogna dare atto a Vari di aver cercato (con evidentissimi limiti di budget) di realizzare un prodotto dignitoso, anche se non viene certo aiutato da una sceneggiatura che prevede snodi narrativi davvero improbabili. Il cast alterna qualcosa di buono (Celi è ovviamente di un altro pianeta, trasmette signorilità ad un personaggio che deve dire battute poco convincenti) ad altro decisamente da dimenticare (il boss di Salvatore Arenal). Bella, come sempre, Beba Loncar. Quasi **, ma non lo raggiunge.
Dopo un promettente inizio marittimo il film riesce solo raramente a mantenere le aspettative: Vari gira in maniera discreta ma con poca grinta e non riesce a imprimere il ritmo necessario per tenere desta l'attenzione (nonostante qualche goffo momento pruriginoso) e la soluzione finale è tanto sorprendente quanto improbabile. Celi, con classe e carisma, si mette tutti gli altri nel taschino, tra chi offre prove dignitose (Serato), svogliate (Castel, Loncar) o cult (Arena mafioso sembra uscito da una parodia di terza mano). Buone le musiche di Bertolazzi.
MEMORABILE: L'incipit marittimo; L'omicidio in Serato.
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Ok, ok... sveliamo subito l'arcano: si tratta di mia semplice ignoranza.
Quando ho visto quella locandina (che era di dimensioni notevolmente più ridotte) leggevo soltanto "Terza ipotesi" (quello che c'è scritto sotto era pressochè invisibile) e, visto che a occhio mi sembrava un'immagine di un action movie anni 90, mi sono lanciato. :)
Evidentemente non esiste nessun altro film che in Italia è stato intitolato "Terza ipotesi".
Mi cospargo il capo di cenere. Comunque era orrenda, in ogni caso... :-D
Deepred89 ebbe a dire: Dovrebbe essere la locandina della vhs Videogroup
Sì, esatto Deep, confermo!
DiscussioneZender • 1/02/12 11:03 Capo scrivano - 47771 interventi
Ok, enigma risolto. Più che altro era una mia curiosità, mi sembrava strano esistesse un film con un titolo così identico (avrei dovuto pensare a un remake). Evidentemente quando schedai il film si trovava in giro solo quella, altrimenti è ovvio che avrei messo questa :)
HomevideoXtron • 20/06/12 16:54 Servizio caffè - 2149 interventi
IL "GIALLO" DELLA TERZA IPOTESI Ma quale mistero sulla morte del procuratore Anchisio! Il vero "giallo" di questo film è un altro: come ha fatto a cambiare colore la carrozzeria dell'auto sulla quale si trovava il cadavere del procuratore, a rogo estinto?
Che cattivo che ero un tempo! Il film, rivisto oggi, non è affatto male. A breve monopalla e commento (di cui condivido giusto l'apprezzamento per le musiche) sarnno abbattuti.
Come ha notato anche B.Legnani nel suo "momento memorabile", ad un certo punto Adolfo Celi dice ad un altro personaggio di levarsi il cappello da Petrosino. E' un chiaro riferimento al personaggio che lo stesso Celi interpreta, nello sceneggiato televisivo andato in onda sulla RAI nello stesso anno ( 1972): Joe Petrosino
Sul forum di "Gente di rispetto" un utente racconta di avere in suo possesso una versione riversata da fonte ignota, ma visibilmente da vhs, Tale versione è più lunga di quella presente sul dvd CK.(1h 31' 03" contro 1h 25' 50") e presenta tutte e tre le scene inserite come extra nel citato dvd, ma sono in italiano e senza inserti hard.