Una malcelata ripresa di DUEL mescolata al furore dei giorni di ordinaria follia, quando ti capita di suonare il clacson a chi non dovresti e ne paghi inimmaginabili conseguenze. Al volante dell'auto vendicativa un Russell Crowe che sembra più John Goodman, di grande stazza e spietata ferocia. Rachel (Pistorius), mamma con figlio bloccata nel traffico, in ritardo al lavoro non riesce a uscire da un caos cittadino che fa saltare i nervi. In casi simili, quando vedi che qualcuno al verde non parte, ti attacchi al clacson. Se ti dice male trovi quello sbagliato (Crowe), che...Leggi tutto prima ti chiede scusa per essersi distratto alla guida ma poi pretende le tue, di scuse, e se non gliele fai perde la testa.
E comincia il duello, che ai giorni nostri prevede l'utilizzo di cellulari, trappole, espedienti che danno varietà ma distruggono l'epica che Spielberg aveva saputo rendere come nessun altro. Laddove tuttavia il nemico era invisibile, qui proprio non lo è (tutt’altro, viste le dimensioni), e anzi diventa l'unico vero motivo di esistere del film. Potendo contare su un eccellente attore in un ruolo tanto negativo, regia e sceneggiatura concentrano le vere attenzioni su di lui, anche se il punto di vista principe è quello della madre in fuga. Crowe gigioneggia (ma nemmeno troppo), sa caricare della giusta spietatezza il suo folle personaggio, cui conferisce ovvi atteggiamenti da psicopatico senza tuttavia mai trasalire. Il nostro killer (in azione fin dal prologo, in cui brucia una casa dopo aver preso a martellate gli occupanti) è in fondo un tipo pacato, riflessivo, che esplode sì in raptus di violenza ma mantenendo invidiabile aplomb. Non una caratterizzazione originale, ma interpretata con gusto e perizia.
Molto meno interessante (e questo era preventivabile) la figura di Rachel, spaventata e spesso indecisa sul da farsi, per quanto anche lei raramente fuori controllo. Si preoccupa del figlio che siede con lei in auto, pensa al suo avvocato, al fratello… tutti possibili obiettivi di un folle deciso a fargliela pagare ad ogni costo, imprevedibile nelle proprie mosse. Ripetute scene di violenza, discreta azione on the road, numerosi incidenti in un paio di casi davvero ben filmati. Quando però Crowe è fuori scena saltano all'occhio tutti i limiti di un film convenzionale, povero nei suoi sviluppi, debolissimo nell'imbastire i dialoghi madre-figlio e dal punto di vista dello script ben studiato solo nell'incontro al bar tra il grosso protagonista e l'avvocato divorzista di lei (Simpson).
Per il resto scambi di maniera, il solito concentrato di luoghi comuni condito da lacrime e sangue, con scene di tensione povere e l'azione che si accende solo sulla strada. Modeste fotografia e musica (buona solo la rilettura sui titoli di coda della "Don't Fear the Reaper" dei Blue Öyster Cult), recitazione complessivamente deludente ad eccezione di Crowe. Polizia inutile e inetta, bisogna sbrigarsela da soli...
Quando Rachel suona il clacson per avvertire una macchina di riprendere la marcia, mai si sarebbe immaginata che tal gesto l’avrebbe proiettata in un incubo fatto di inaudita violenza. Il maggior pregio è sicuramente la performance di Russell Crowe, davvero bravo come folle psicopatico. Le note liete si espandono a una regia capace di imprimere un considerevole ritmo al girato. Certo, non stiamo parlando di un film memorabile, ma l’intento di intrattenere lo centra pienamente. Molto brava la Pistorius (anche se risulta un po’ troppo giovane per interpretare una madre).
Thriller molto basic in cui un Crowe panciuto come poche altre volte deraglia e comincia a rendere infernale la vita di una povera madre single. Bisogna dire che Borte sa come costruire lo spettacolo, con un ritmo veloce e una discreta tensione, tra inseguimenti, scontri d'auto e botte varie. Crowe da par suo offre una performance schizzata credibile, mentre la protagonista è poca cosa. Sceneggiatura prevedibilissima ma può andar bene per passare una serata.
Prendete Duel, Un giorno di ordinaria follia e The hitcher, mischiateli in un frullatore e avrete questo thriller ad alta tensione che - per quanto poco credibile - intrattiene senza problemi grazie a una regia scattante nelle scene d'inseguimento, veramente spettacolari, nonché in quelle più violente. Ottima la prova di un imbolsito Crowe, appena discreto il resto del cast; un lavoro chiaramente non originale ma scritto e diretto con un certo gusto e che assesta colpi nei punti giusti, tenendo alta l'attenzione dello spettatore. Bello il montaggio sui titoli di testa.
Mentre sta accompagnando il figlio a scuola, una donna ha uno scatto di nervi nei confronti dell'automobilista che la precede. Un gesto scortese frutto di una giornata storta, ma il problema è che a quel tizio sta andando storta molto di più... Fa una certa impressione vedere imbufalito l'ex gladiatore Crowe in formato armadio quattro stagioni, per cui il film, pur debitore di altre pellicole, cattura l'attenzione. Al termine della visione le troppe incongruenze sparse arrivano però al pettine e pesano sul giudizio finale. Vedibile se non si hanno troppe pretese.
MEMORABILE: In negativo l'epilogo con ogni verosimiglianza gettata alle ortiche: dopo averne prese così tante come minimo ti portano al pronto soccorso.
Una donna ci va giù di clacson con il tizio sbagliato. Inizialmente tornano in mente ricordi spielberghiani ma poi il film si rivela un thriller ben più sanguinario e pesante, tanto che lo "scoppiato" interpretato da un Crowe taglia XXL è di una veemenza e brutalità tali da far sembrare il D-Fens/Douglas la persona più equilibrata di questo mondo. Momenti tesissimi prima, inseguimenti d'azione poi e un finale che può essere prevedibile. Soggetto non originalissimo, regia e confezione tipiche da thriller americano, ma ha il suo perché e una cattiveria psicologica non consueta.
Russell Crowe è imbufalito nero, ha un sonno della ragione che manco le cannonate disturbano: non perché ora assomigli a John Goodman in coda al McDrive, ma per colpa di un refluo "copione" (doppio senso non casuale) che partendo da nevrosi urbane con contorno di ordinaria follia va poi a incartocciarsi e rottamarsi dallo sfasciacarrozze anamorfico affiliato Fast and furious. Una tendostruttura filmica facilitata, replicata a o(re)cchio e croce, telefonatissima, genuflessa e gattoni ai topoi, trapuntata d'ingenui dettagli ricorrenti celermente riagganciabili a ogni svolta successiva.
MEMORABILE: Gli improponibili inseguimenti automobilistici modello Death race...
Scrittura e fattura del film sono dimenticabili, i due protagonisti non proprio azzeccatissimi ma un paio di cose allietano la visione: il ritmo, anche sonoro, delle scene di inseguimento nella parte centrale e la versatilità con cui Crowe assolve al suo compito di bulldozer stermina tutti. Crowe parte senza indugio e raggiunge il top (aggiungendo la componente verbale) nella scena del fast food. Nel prosieguo però scivola nel parodistico e sia lui che la Pistorius non sono in grado di riscattare una sceneggiatura già didascalica di suo.
Un film che si lascia vedere per il ritmo incalzante ma che nulla aggiunge alla tematica della nevrosi metropolitana, per la quale resta un riferimento fondamentale Un giorno di ordinaria follia. Al di là delle ricorrenti scene di fughe e scontri di automobili – artigianalmente dignitose – la sceneggiatura arranca intorno a moduli risaputi, con scene di violenza esplosiva, senza dare spessore al messaggio cui allude all’inizio. Scarsa attenzione anche ai personaggi di contorno. L'imbolsito Russell Crowe non appare in grado di dare sfumature al suo personaggio.
Uno svitato (titolo originale) insegue l’automobilista che non ha chiesto scusa, in una spirale di omicidi. Tema classico che avrebbe dovuto consigliare prudenza e originalità. Invece si affoga nella prevedibilità e nella sottrazione di qualsiasi elemento che possa aggiungere un pizzico di chiaroscuro: rimane solo la struttura banale, esagerata e incongruente, di inseguimenti e massacri. A salvare in parte il film sono un Crowe sovrappeso che cerca a tratti di instillare sofferenza nel killer e, soprattutto, un ritmo davvero eccellente.
Il tema dello psicopatico aizzato dalle nevrosi moderne, già usato in passate pellicole di ben altra fattura, purtroppo qui viene svolto senza particolari guizzi. Cast nella media, con un Crowe imbolsito. Al di là dello svolgimento scolastico il film trasmette quel senso di fagocitazione tecnologica e disumanità in cui rischiamo di essere inscatolati, da automobili (mostri sempre più grandi) e smartphone (depositari delle nostre vite private). Spettacolari e ben girate le scene di inseguimento stradale.
MEMORABILE: Crowe seduto al fast food che manifesta tutto il suo disprezzo ad un avvocato divorzista paragonandolo a un parassita sanguisuga.
Il buon Crowe-armadio a quattro ante ha proprio la luna storta quando incontra una povera sbadata ritardataria cronica che si azzarda a suonargli il clacson. Il seguito della trama è una caccia alla donna, con l'acredine del peggior ultimo Kramer. Sicuramente va dato merito a Crowe di offrire una buona prova, ma la pellicola tende a stufare con improbe situazioni che finiscono per appiattirsi negandoci i doverosi sussulti richiesti a pellicole di questo genere.
Guardabile (ed apprezzabile) a patto di riporre la logica nel fondo di un armadio a doppie ante. L'imbufalito Tom Cooper (Crowe) che, dopo aver scannato grandguignolescamente ex moglie e nuovo compagno, giura vendetta di sangue ad una giovane madre single (Pistorius) colpevole di averlo clacsonato ad un semaforo è un personaggio sin troppo sopra le righe, mosso da una labile rivalsa sociale che lo rende ancor meno credibile. Non è Duel, ma nemmeno Un giorno di ordinaria follia, cui l'inverosimile finale al cardiopalma sembrerebbe per larghe tratte aspirare. Adrenalinico e nulla più.
MEMORABILE: Il cruento omicidio alla tavola calda: ma dai!
Il canto del cigno di quello che fu Massimo Decimo; il prodotto sa di già visto, del resto pare omaggiare sia Douglas che Walker e soci. Ma vi sembra normale che un omone simile uccida un uomo - per giunta in quella maniera - dentro un locale ed esca indisturbato, senza che qualcuno intervenga, considerando che negli States passa un poliziotto ogni tre minuti? Per non parlare delle ferite perpetrate al protagonista, che nella realtà difficilmente avrebbe potuto continuare il suo inseguimento in scioltezza. Il classico polpettone pacchiano americano che punta sugli effetti speciali.
MEMORABILE: Il monologo in difesa dei padri e mariti divorziati, spennati spesso da avvocati ed ex mogli senza scrupoli, che portano gli uomini alla disperazione.
Il connubio tra il ritmo adrenalinico e il talentuoso psyco Crowe non bastano per elevare la pellicola dalla mediocrità. Le troppe facilonerie e incongruenze rendono la sceneggiatura poco credibile e il resto del cast non spicca. Senz’altro il tema centrale del film è lodevole, l’idea di partenza (seppur non originalissima) poteva essere sviluppata in modo più profondo perché è innegabile che il progresso dà e che, ahimè, il progresso toglie (tempo, garbo e umanità). Però. Sebbene non ci si annoi, si resta col classico pugno di mosche in mano.
Se l'incipit ha certamente un debito verso Duel, il film poi prende tutt'altra piega, incentrandosi su una serie di vendette trasversali, ed essendo disposti a credere al racconto (ma è bene non porsi troppe domande) il tempo scorre veloce. Russell Crowe è genuinamente inquietante, grazie anche all'ottimo doppiaggio di Luca Ward e il commento sonoro è adeguato. Ben girati gli inseguimenti, ma la scena al ristorante (con l'avvocato) è il punto più alto. Finale fin troppo prevedibile.
Un uomo che ha appena sterminato due coniugi pretende "cortesia stradale" da una giovane madre single e innesca una giostra di sangue. Il film mostra come la solidarietà alle vittime (ragazzo al distributore) spesso purtroppo non paghi e come un uomo possa perdere la galanteria, la ragione e la linea in un colpo solo. Film senza particolare suspense, ciò che tiene concentrati è la curiosità di vedere come la protagonista riesca a tirar fuori gli attributi. Liberamente ispirate a Manhunter e Profondo rosso le scene della sedia in fiamme e del coltello nel coppino.
Thriller nella norma, tutto costruito sullo stato di tensione che pervade la povera protagonista inseguita dal pericoloso Russel Crowe. Il film vive di alti e bassi, e a una buona prima parte ne segue una seconda solo sufficiente, troppo violenta ed esagerata in cui si sfiora lo splatter. Buono il cast, con Russel Crowe ben calato nella parte. Nel complesso non male, ma era lecito aspettarsi qualcosa in più.
MEMORABILE: Il primo incontro al semaforo tra Crowe e la Pistorius (lo sguardo di lui non si dimentica).
Una giovane donna suona il clacson a un pazzo furioso che la insegue per tutta la città con intenti omicidi. L'idea di girare un Duel urbano in un Giorno di ordinaria follia non era male, ma l'esecuzione esclude qualsiasi riflessione puntando tutto sul versante dell'azione cruenta con diverse situazioni inverosimili ed esagerate. Crowe cerca di dare spessore al suo personaggio di folle psicotico, ma a parte qualche sguardo truce lo si ricorda soprattutto per la stazza fisica. La suspense è limitata e anche il concitato finale è prevedibile.
MEMORABILE: In negativo l'omicidio alla tavola calda eseguito in pieno giorno e davanti a tutti senza che nessuno chiami la polizia.
"Al tuo segnale l'inferno lo scateno io!". Parafrasando la famosa frase di Russell Crowe, questa è in sintesi la sostanza del film, in cui l'attore, a seguito di un avvertimento a colpi di clacson da parte della protagonista (una Pistorius carina ma non troppo convincente), reagisce in modo spropositato mettendo a segno una vendetta personale che va oltre ogni logica e misura. Pur se alcune situazioni risultano poco verosimili, ritmo e tensione sono garantiti in giusta quantità. Crowe, da ex-gladiatore, tiene da solo in piedi il film, ma meriterebbe soggetti più all'altezza.
MEMORABILE: Il figlio Kyle alla mamma: "Ottima scelta".
Crowe sfoga la rabbia neanche tanto repressa (visto l'antefatto) su una maleducata a caso e ne scaturisce una pellicola, che se non fosse per la tragicomicità involontaria e per il rubicondo pazzoide a caccia di scuse sincere, sarebbe decisamente evitabile, scopiazzando qua e là senza talento registico. È evidente che si voglia colpire lo spettatore con le reazioni smodate del protagonista, ma c'è modo e modo; e qui si scivola quasi subito nell'assurdità, che più che altro fa sorridere. Dura però il giusto; e se si vuole vedere un Crowe imbottito e fuori controllo...
MEMORABILE: Avvocato divorzista, un mestiere moolto pericoloso...; La figura della protagonista, per la quale non scatta l'empatia, parteggiando per lo scuseleso.
Seguendo le orme di Michael Douglas, pure il buon Russel Crowe si concede un giorno di ordinaria follia (ma inizia già dalla notte prima, quando massacra la moglie col nuovo compagno e dà fuoco alla casa) e perseguita una donna che ha avuto la pessima idea di suonare aggressivamente il clacson a un semaforo. Lotta fra i sessi in salsa action in un thriller on-the-road inverosimile e a tratti anche sciocchino (possibile che gli interventi della polizia siano così rari e blandi?), ma violento quanto basta e spensieratamente adrenalinico (tesa e cruda la scena del ristorante). Godibile.
MEMORABILE: Crowe si sfoga brutalmente sull'avvocato divorzista; Il giochino "focoso" à la Manhunter; Resa dei conti con madre e figlio contro il bestiale Crowe.
Una donna frustrata da una vita che non fa altro che prenderla a schiaffi s'imbatte in un familicida deciso a farle pagare la maleducazione al volante. Per lei sarà l'inizio di una giornata infernale che la costringerà a tirar fuori ogni risorsa per potersela cavare. L'incipit iniziale è di quelli che fanno gelare il sangue per crudezza e tensione, purtroppo il resto del film non è all'altezza delle aspettative e la trama tocca vette di assurdità viste poche volte al cinema. Peccato perché Russel Crowe ci regala un'interpretazione meravigliosa e un personaggio mostruoso.
Talvolta invece di suonare il clacson bisognerebbe ponderare la decisione visto quello che si può verificare; lo sviluppo narrativo si sviluppa da questo modesto evento per creare una pellicola indubbiamente dinamica, con buoni inseguimenti e altrettanti tragici sinistri stradali. Nel complesso accettabile per una visione spensierata, nonostante la tensione sia elevata. Crowe ingrassato e laido ma credibile, la Pistorius non incide.
Una suonata insistente del clacson in pieno traffico scatena la rabbia di uno psicopatico. L'adrenalina è l'arma vincente di questo discreto thriller, che pur non avendo nella trama niente di eccezionale, intrattiene. Violenza a iosa, ma non infastidisce più di tanto. Regia efficace di Borte: belle le scene degli inseguimenti d'auto. Russell Crowe convincente.
E' un specie di The hitcher metropolitano in cui un Russel Crowe fromato XXL schizzato dopo aver massacrato la famiglia perseguita una mammina che ha osato rispondergli male a un semaforo. Crowe è sempre un grande e rende con efficacia il suo colletto bianco impazzito che ricorda anche il D- Fens di Douglas. Il ritmo è più che buono, le svolte narrative ben calibrate, non mancano le esplosioni di violenza splatter, brava anche la Pistorius come versione femminile di C. Thomas Howell. Certo Crowe è il valore aggiunto per cui vale la pena...
MEMORABILE: Il dialogo tra Crowe e la Pistorius al semaforo; La fine dell'avvocato; Lo zietto bruciato vivo; L'immancabile scontro finale psicotico - final girl.
Nel suo genere è niente male. Assolutamente credibile un Russell Crowe in versione gigante, mentre Caren Pistorius è piuttosto slavata e quasi in ombra, nonostante sia la protagonista. La tensione si mantiene alta anche se i protagonisti prendono con noncuranza mazzate da stordire un bue. Accostato con la giusta dose di benevolenza è un film che si può guardare.
Con la complicità di una giornata storta per entrambi, una madre di famiglia e un pazzo furioso massiccio come il suo pick-up, vengono in collisione a un incrocio stradale per futilissimi motivi. Un incipit pretestuoso per dare la stura a una storia sempre più crudele e sempre meno credibile, inanellando minacce, vittime e inseguimenti (sulla falsariga di precedentiillustri) che però al di là di una qualche abilità tecnica (il montaggio, gli scatti di violenza) non riesce a convincere in nessun modo. Crowe fa la faccia truce ma il personaggio è quello che è. Modesto intrattenimento.
Di liti stradali finite male son pieni i giornali, è vero, e da una persona fuori di testa ci si può aspettare qualunque cosa, ma l'impressione è che qui si sia esagerato abbastanza. Di buono ci sono il ritmo adrenalinico e un assolutamente godibile Crowe in modalità berserker; paradossalmente, visto il tipo di protagonista proposta, è proprio con lui che si empatizza (passi il modus operandi, ma di fatto avrebbe ragione lui!). Tuttavia, più si va avanti e meno la verosimiglianza è di casa; il cattivo ha troppa libertà d'azione, e lo scontro finale delude. Gustoso ma peccaminoso.
MEMORABILE: Come suonare il clacson cortesemente; Il confronto alla tavola calda (bello, ma gli altri numerosi avventori che fanno?).
Per mostrare le conseguenze (potenzialmente catastrofiche) di un banale contrattempo, Borte sciorina un crescendo iperbolico di sfaceli (d’impatto, ben diretto ma poco verosimile), espressione sproporzionata della rabbia del protagonista maschile (riuscita, anche se non approfondita, miscela esplosiva di follia, brutalità e calcolo che trova in Crowe un interprete solido su cui di fatto si regge il film). Sullo sfondo, una riflessione su ansie, nevrosi e disgregazione sociale provocate da una tecnologia sempre più invasiva.
MEMORABILE: L’entrata in scena di Crowe e il confronto con l’avvocato al fast food; La “roulette russa” coi contatti telefonici di Rachel; L’incidente multiplo.
Film che, pure sviluppando un'idea meno irrealistica di quanto si pensi (l'esplosione di violenza tra automobilisti per futili motivi), rimane incentrato sull'esibizione di un Crowe appesantito e fortemente incattivito: fuori di testa, come suggerisce il titolo originale. Perdendosi però nei meandri di una narrazione un po' forzata, anche se alcune scene sono di sicuro impatto visivo. Tipico action che ha solo il compito di fornire tensione adrenalinica al pubblico. Con risultato sotto la sufficienza, dal momento che il Russell villain neppure sembra così ispirato.
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Certo che è lievitato parecchio il povero Russell Crowe, quasi non lo riconoscevo in questa versione a specchio di John Goodman... Ci avrà dato dentro di hamburger come il De Niro di Toro scatenato? Forse non sono tanto casuali queste scene girate al fast food che di tanto in tanto tornano nei suoi ultimi film (a proposito: SPOILER il violento omicidio al fast food sarà mica un riferimento all'altro massacro fastfoodiano visto nel precedente The nice guys datato 2016? non pare per niente una coincidenza... SPOILER).
Scherzi a parte, passi che il film sia un prodotto di puro intrattenimento e senza pretese di originalità, ma la maniera in cui il regista ha disseminato nel plot taluni "particolari rivelatori" fa proprio cascare le braccia per la scandalosa prevedibilità dei relativi effetti. Cito due esempi eclatanti sgamabili al grido di "elementare, Watson!":
SPOILER SPOILER SPOILER
* il ragazzo che in macchina bacchetta la madre per non aver messo il codice di sicurezza sul cellulare (chiaro preludio al fatto che quel cellulare verrà in seguito requisito e consultato pro domo sua dal cattivone di turno);
* la scena in cui Russell Crowe dà fuoco al fratello della protagonista legato alla sedia: scena che s'interrompe bruscamente proprio mentre il poliziotto intervenuto sul posto tenta di soccorrerlo spegnendo le fiamme con una coperta (chiaro preludio al fatto che l'ustionato sopravvivrà, visto che la sua morte non viene inquadrata ma solo fatta "annusare" con lo stacco tattico).
SPOILER SPOILER SPOILER
DiscussioneDaniela • 17/01/21 21:06 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Gestarsh99 ebbe a dire:
fa proprio cascare le braccia
Eccome se le fa cadere! SPOILER A mio parere il k.o. lo dà però l'epilogo. La protagonista è una donnicciola taglia 42 ad occhio e croce che viene pestata e sbatacchiata più volte da un tizio formato armadio quattro stagioni, eppure ne esce fresca come una rosa o quasi. Vabbé sospendere l'incredulità però....
Certamente un lavoro in cui la sospensione dell'incredulità è d'obbligo, però a me ha divertito parecchio, le scene d'inseguimento sono girate davvero bene. D'accordo sul fatto che Crowe sembri John Goodman, è la prima cosa che ho pensato vedendolo...
DiscussioneDaniela • 18/01/21 19:19 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Herrkinski ebbe a dire:
D'accordo sul fatto che Crowe sembri John Goodman
John Goodman nei ultimi tempi ha perso moltissimi dei suoi chili, magari lui e Crowe hanno fatto una trasfusione di ciccia... PS: Il giorno in cui si potrà fare, mi metto in fila come donatrice
Daniela ebbe a dire: Eccome se le fa cadere! SPOILER A mio parere il k.o. lo dà però l'epilogo. La protagonista è una donnicciola taglia 42 ad occhio e croce che viene pestata e sbatacchiata più volte da un tizio formato armadio quattro stagioni, eppure ne esce fresca come una rosa o quasi. Vabbé sospendere l'incredulità però....
Probabilmente l'imbottitura lipidica di Crowe avrà attutito la potenza dei cazzotti sferrati contro la piccola protagonista, rendendo di fatto i suoi colpi simili a quelli di un martello di gommapiuma... :D
Herrkinski ebbe a dire: D'accordo sul fatto che Crowe sembri John Goodman, è la prima cosa che ho pensato vedendolo...
A 'sto punto sarebbe stato meglio ingaggiare direttamente lui per il ruolo, piuttosto che l'involontario surrogato, eheh...
Tutto meno che notevole ma qualcosa ti porti a casa. Soprattutto la versatilità con cui Crowe fa fuori bersagli mirati e improvvisati, senza troppi indugi, peccato solo che manchi di visitare la donna da cui la protagonista doveva andare a lavorare quella mattina. La buzza non è il massimo per una figura di killer - infatti il suo modus operandi è essenzialmente statico - e gli sceneggiatori cercano di sopperire con le battute verbali, a volte riuscite e a volte no.