Chanteuse fascinosa intrattiene i volontari della Legione straniera in Marocco, e si invaghisce di un aitante legionario... L'esotico hollywoodiano nella sua versione più folle e barocca, servito da uno dei grandi esuli dalla Germania hitleriana e dalla sua Musa ammaliante, Marlene in uno dei suoi ruoli classici ma anche più incredibili (specie nel finale). Ovviamente (ma questo è il bello) il Marocco è tutto rigorosamente (si fa per dire) ricostruito in studio...
Nel Marocco di Von Sternberg il deserto inizia oltre un esotico arco di muratura: comodo per sfilarsi i tacchi e inseguire i legionari e il proprio amore verso mete non contemplate in fase di sceneggiatura. Follia barocca e ultrakitsch, tra le più appetibili e divertenti del regista - qui alla sua prima incursione hollywoodiana - impone una Dietrich statuaria e passionale una tantum vittima dell’amore e meno fedifraga di quanto non sarà in futuro: quando in frak bacia maschi e femmine cantando “L'Amour Meurt” non è solo la comunità queer ad andare in visibilio…
Von Sternberg-Marlene-Gary Cooper: il triangolo che tanti cinefili adoratori del divismo avevan desiderato. Sublime giocattolone esotico per il primo film hollywodiano della stramba coppia di profughi tedeschi: il deserto è un fondale di cartapesta dove esplode pulsante l'amour fou tra la cantante fatale e l'aitante legionario. Ovvero, come tessere sulla trama da fotoromanzo Lancia, un'opera-veicolo per spettatori ansiosi di sogni (l'America del '29 è giusto dietro l'angolo). Menjou si ritaglia il suo spazio. Per una volta Dietrich soccombente in amore.
MEMORABILE: Tutta la parte finale, di un esasperante, fumettistico lirismo con la Dietrich che segue nel deserto il soldato Brown... avete visto Il tè nel deserto?
Film d'amore e di guerra con due interpreti d'eccezione tanto lontani fra di loro culturalmente da funzionare benissimo. La Dietrich con la sua camminata maschile inequivocabile, Cooper magrissimo e seducente. Atmosfere esotiche luminose, tutte sapientemente ricostruite in studio. Racconto accattivante.
Ha fatto bene Sternberg a modificare il titolo originario, perché il vero protagonista di questo cult-movie è il Marocco, perlomeno quello mitico e reinventato, esotico ed erotico. L’amore tra la cantante androgina e il legionario nasce dalle atmosfere misteriose e dai fondali kitsch di questo fascinoso altrove del desiderio, dagli scorci fisici e antropologici lungamente descritti (prevalgono le carrellate): terra del possibile, che culmina non a caso in uno strepitoso finale di abnegazione e deserto, di pienezza del cuore e vuoto dello sguardo.
Dramma sentimentale, diretto da Von Sternberg alla sua prima trasferta americana. Per l'occasione il regista recluta due star com Marlene Dietrich e Gary Cooper. Clamoroso e da non perdere il contesto esotico "posticcio" rigorosamente ricostruito in studio nel quale si muovono personaggi fortemente caratterizzati. Su tutti domina una sensualissima Dietrich diva all'ennesima potenza che si mangia a colazioni tutti gli altri personaggi.
Fumettone d'altri tempi, storia sentimentale che oggi appare molto datata ma ancora apprezzabile per la fotografia e l'ottima interpretazione della Dietrich (più acerbo invece Cooper). La sceneggiatura non presenta momenti particolarmente originali ma Sternberg riesce ad approfondire il solito personaggio femminile a lui caro dotandolo di una forza espressiva che tiene in piedi il film. Ritmo molto statico, astenersi gli amanti del cinema più moderno.
In Marocco, una cantante di night club deve scegliere tra un maturo ricco pittore ed un aitante giovanotto della Legion Straniera... Lei è Marlene al suo primo film hollywoodiano, diretta dal regista che ne ha fatto una stella e si appresta a farla diventare una leggenda, il legionario è Gary Cooper, al pari della sua partner al culmine della bellezza e del fascino, il terzo incomodo ha l'aplomb signorile di Menjou, l'ambientazione desertica è spudoratamente fasulla, il codice Hays deve ancora intervenire a bacchettare i costumi troppo disinvolti, il kitch felicemente impera.
MEMORABILE: Dopo essersi sistemato un fiore all'orecchio, Cooper ascolta Marlena cantare coperta di piume; Marlene si esibisce in cilindro e frack
Il Marocco da wunderkammer di Von Sternberg, oleografico come una versione esotica della Vienna ophülsiana, ammiccante, licenzioso, decadente, forse fatale tra i costumi pittoreschi dei maomettani, gioielli, pugnali, spari, ventagli, fugaci relazioni che premoniscono la regola del gioco... attraversato dal legionario Gary Cooper (tallonato da Eve Southern moglie del caporale Ullrich Haupt) che una notte vede esibirsi la misteriosa chanteuse Marlene Dietrich (corteggiata dal ricco Adolphe Menjou)... Evanescente e incantato come solo le illusioni del Cinema sanno essere. Splendido.
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