Il fanatico maggiore Dundee conduce una sua guerra personale con gli Apaches guidati dal feroce Sierra Charriba, e allo scopo recluta un manipolo di desperados fra i prigionieri sudisti. Inizia la caccia... Epico western di Peckinpah, scempiato dai produttori e restituito a nuova vita dal dvd (sempre sia lodato), che ne ha ripristinato l'integralità. Influentissimo, vibrante, con interpreti superbi (Heston mai così bravo, Richard Harris eccellente). Imperdibile, ora da vedere rigorosamente nel director's cut.
Il film più massacrato dai produttori. Dapprima accorciato dalla Columbia e poi dalla
distribuzione italiana e ora restituito al suo splendore nella versione director's cut disponibile in dvd, rimane in ogni caso una delle pellicole meno riuscite del grande Peckinpah. Niente da imputare al copione o alla regia o, meno che meno, al cast formato da grandi nomi, ma è il ritmo altalenante della vicenda a colpire negativamente. Troppi alti
e bassi. Da vedere comunque.
Benchè pesantemente manipolata e censurata dai produttori, "Sierra Charriba" è una delle opere migliori del grande Peckinpah, che riesce a reiventare genialmente il genere western producendo (in questa come in altre opere) film in cui non ci sono nette distinzioni tra buoni e cattivi ma tutti i personaggi hanno in sè i germi di cattiveria e fanatismo come brillantemente dimostrato dalla figura del protagonista, figura tragica e drammatica di eroe (ed antieroe) solitario.
Interessante ed a tratti inusuale film western che fa piazza pulita di molti clichè del genere e che Peckinpah disconobbe per le troppe ingerenze dei produttori. Ciononostante si tratta di una bella pellicola di indubbio valore in cui si vede tutta la vena pessimistica antieroica e pessimistica di un regista che non è mai stato veramente apprezzato quanto il suo immenso valore avrebbe meritato.
Western poco incisivo ed impersonale diretto da Peckinpah e vigliaccamente manipolato dalla produzione si può annoverare tra le pellicole "trascurabili" del grande regista USA. Tutto incentrato sulla figura di Charlton Heston che praticamente troviamo in ogni inquadratura (nonostante il cast stellare di comprimari) non ha il valore dei capolavori futuri (The Wild Bunch) ed anche precedenti (Ride In The High Country) a cui il regista ci ha abituati. Si salva davvero poco in un film dall'impianto classico e dal ritmo alle volte un po' soporifero. Superfluo.
Un film massacrato e si vede; ma Pechinpah mostra già la sua mano grandiosa e le vie che intenderà seguire in futuro. I soldati nordisti non sono mai stati così fisicamente grandi, quasi statue coperte da divise e pastrani come qui. Il titolo italiano è fuorviante in quanto Sierra Charriba si vede un attimo. La lezione del western fordiano è qui più evidente che in altri ma già c'è un che di corroso, messo in discussione. Senta Berger è una bellezza calda e inebriante.
Bellissimo esempio di western, che insegnerà a molti altri registi americani e non. Violenza al punto giusto, ironia e cinismo da parte tutti i personaggi, dove spicca la figura di Dundee, feroce e senza pietà. La battaglia contro i francesi è magistrale. Grande Peckinpah.
Sam Peckinpah sfiora già il capolavoro con questo western "bellico" molto truce per i tempi. Attraverso la figura del tormentato e complesso protagonista interpretato da Charlton Heston - diviso fra l'ansia di combattere e il senso di colpa - si impone una riflessione volutamente irrisolta sulle atrocità della guerra. A questo scopo il regista riesce mirabilmente a mantenere un saldo equilibrio fra respiro epico e tragedia, fra sentimento e violenza, fra dramma e cameratesca ironia. Se si esclude il ralenti il director's touch c'è tutto.
Un Mucchio ante litteram, l'armata assemblata dal Maggiore Dundee per dare la caccia all'apache Charriba: "Civili, banditi, negri, sudisti", come elencati dal narratore, il trombettiere del reggimento. In un mondo ancora di frontiera, la caccia diventa guerra privata di un uomo che conosce solo la guerra, affiancato e fronteggiato dal suo alter ego, ex amico passato ai confederati che ha la faccia nobile e ribalda da soldato di ventura di Harris. Il director's cut guadagna in coerenza e soldità, ma anche nella versione "ufficiale" è comunque un film avvincente e coinvolgente.
MEMORABILE: Il sudista Tyreen che muore per riprendere al nemico la bandiera, come un vero ufficiale, anche se la bandiera è quella "sbagliata" dell'Unione.
In primo piano la grande rivalità, direi odio, tra nordisti e sudisti che si concretizza nello scontro tra il maggiore Dundee e l'amico sudista prigioniero, capitano Tyreen. Il capo indiano Sierra Charriba (diventato protagonista nel titolo italiano, chissà perché) fa da cuscinetto tra i due e serve per lo sviluppo della storia; infatti "tutto" è rimandato al dopo, alla cattura o alla morte del capo apache. La parte più riuscita mi sembra quella rimasta in sottofondo, cioè l'irrisolto perché della guerra civile. Parte sentimentale da riempitivo.
Parto dalla premessa che sto valutando il film nella sua versione da 130 minuti (in origine durava 4 ore e mezza), quindi mutilata del grosso del lavoro fatto da Peckinpah. Difficile dunque farsi un'idea; certo è un buon western, ma niente che faccia gridare al miracolo. Né si può dire che la regia brilli per agilità. A complicare il tutto ci si mette anche la versione italiana, che dà grande risalto all'indiano Sierra Charriba intitolandogli addirittura il film quando poi questi appare per due minuti...
Doveva essere il capolavoro di Peckinpah ma i pesanti tagli imposti dalla produzione ne decretarono il fallimento. Il racconto procede in modo frammentario e alcuni personaggi non sono adeguatamente sviluppati. Le scene più violente e le sequenze al rallentatore sono state eliminate rendendo lo stile registico più anonimo. Resta comunque un prototipo innovativo dal gusto antieroico e cinico, superiore a opere più famose come ad esempio i film della trilogia sulla cavalleria americana di John Ford. Unico western del regista con gli indiani.
MEMORABILE: "E tu invece? Com'è che ti vedi esattamente maggiore Dundee? Hai mai pensato perchè ti hanno messo a comandare una prigione invece di un reggimento?"
Malgrado le vicissitudini subite dalla produzione che ne ha ripetutamente ridotto la durata, il film gode lo stesso di un’ariosità narrativa non indifferente. Non ci sono soltanto gli americani contro i nativi, qui ridotti a mere comparse, ma ampio spazio è dato alla guerra intestina tra nord e sud nel pieno della guerra di secessione. Peckinpah, inoltre, tratteggia ottimamente le figure principali tenendoli lontani dagli stereotipi di eroi senza macchia e cesella magnifiche sequenze di guerra in cui non risparmia il rosso del sangue.
Pellicola molto travagliata dai continui dissidi tra Peckinpah e la produzione che tagliò numerose scene, cambiò colonna sonora e pezzi di copione. La poetica del cineasta statunitense comunque riesce a venir sempre fuori. Ci sono il Messico e gli antieroi disperati in contrasto fra loro contro un nemico comune. E naturalmente la sporcizia, il sangue e la violenza. Bravissimi Charlton Heston e Richard Harris ben supportati da Coburn, Oates, Johnson e Adorf.
Per dare la caccia ad una banda di apaches che stanno per sconfinare in Messico, un maggiore nordista arruola a forza alcuni prigionieri sudisti... Nonostante le note traversie produttive, un solido western in cui, come spesso accade nei film del regista, i personaggi non hanno un profilo morale predefinito ma, secondo le circostanze, possono essere vigliacchi o eroi, patrioti o rinnegati, leali o pronti a sparare alle spalle. Attorno al fanatico Heston e al cinico Harris, nemici che si rispettano l'un l'altro pur odiandosi, un cast maschile formidabile, perfetto nei rispettivi ruoli.
Cane (Nordisti) e gatto (Sudisti) insieme per forza, uniti da uno scopo comune. Ovviamente, questo darà il via a screzi, problemi di tipo raziale e faccia a faccia tra i due protagonisti, a capo delle guarnigioni. E saranno proprio loro, con qualche aiuto da parte del prete e del giovane intraprendente, a dare linfa a una pellicola, che potrebbe arenarsi, soprattutto quando entra in gioco la bella emancipata di turno. La parte nel paese saccheggiato da chiunque (indiani, esercito francese...) non giova molto al ritmo. Ma l'epilogo, dove Harris sale in cattedra, dà una salutare scossa finale.
MEMORABILE: A Harris "Tu sei un cavaliere fallito"; "Lui non è un indiano?". "Io sono un indiano domato, un cane ammaestrato"; "Un porco di mulo mi ha colpito!".
Imperfetto e affascinante affresco western di Peckinpah. Si vede che le imposizioni e i tagli dei produttori hanno fatto scempio soprattutto della parte finale, mentre non hanno intaccato la grazia e la forza narrativa di quella iniziale. Il western di Peckinpah ha basi molto classiche (si veda l'introduzione di Sierra Charriba), ma che sono poi rivoltate con violenza: il Major Dundee del titolo è un antieroe che fa storia. Grandiosa la preparazione della spedizione e i combattimenti con i francesi, ma debole la parte nel pueblo e il delirio di Dundee. Un pasticciaccio buono.
Peckinpah inizia con questo film la sua personale dissezione del western classico, all'epoca poco capita e stravolta dalla produzione, che temeva un fiasco. Buoni poco rassicuranti, cattivi che diventano degli eroi, tutti combattono tutti in una storia che è solo un pretesto per eviscerare le contraddizioni statunitensi fin dalla genesi della nazione, come una sorta di DNA malato. Heston e Harris sciorinano talento puro, ottima anche la prova dei comprimari e di livello la sceneggiatura, che cerca il bene e il male nelle pieghe delle cose. Fra i migliori esempi nel suo genere.
MEMORABILE: Le scene di massa; Il "dialogo" fra Harris e Heston nel finale interrotto da Adorf.
Ottimo western allo snodo tra i classici e il new western settantiano di cui Peckinpah sarà magna pars. Addirittura fordiano in alcuni passaggi (le bellissime marce a cavallo delle truppe), moderno nel tratteggiare eroi complessi, non lineari e devastati dalle contraddizioni. Gara di bravura tra i due colossi Heston (fanatico militarista con alto senso del dovere e dell'amicizia) e Richard Harris (sudista ribelle tutto senso dell'onore) e forse ai punti vince quest'ultimo. Splendide, fiammeggianti riprese degli esterni in Messico. Grande galleria di attori nelle seconde file.
MEMORABILE: L'arrivo di Dundee al forte del massacro; Lo scout senza un braccio di Coburn; I dialoghi Heston/Harris; Lo scontro finale coi francesi.
Ancora oggi un film che suscita disattenzione e un velo di noia durante la visione. Non è la durata il problema, ma proprio la pellicola che sembra perdersi in alcuni, troppi punti. Ritmi dilatati e silenziosi non sono nuovi in film del genere, e spesso hanno aggiunto un qualcosa in più, ma in questo caso sembrano quasi mancanza di idee. Alcune situazioni sembrano quasi forzate, come a voler creare momenti inaspettati (l'Heston ubriaco dopo l'operazione, ad esempio) ma di dubbio gusto. Bene il personaggio di Coburn, relegato forse troppo in secondo piano.
Sam Peckinpah HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàColumbo • 7/08/11 10:18 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Subito dopo le riprese, Peckinpah sposò Begonia Palacios, che interpreta la messicana di cui si innamora il trombettiere. (imdb)
MusicheColumbo • 7/08/11 10:28 Pulizia ai piani - 1097 interventi
L'efficacissima "Major Dundee March" che sottolinea i momenti salienti della storia è stata scritta da Daniele Amfitheatrof e Ned Washington:
MusicheColumbo • 7/08/11 10:43 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Curiosa la scena della marcia in gruppo, quando tutti giungono a cantare ognuno il proprio inno: "Dixie" i sudisti, "The Battle Hymn of the Republic" i nordisti e "My Darling Clementine" i civili.
DiscussioneColumbo • 7/08/11 11:21 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Ho letto che Peckinpah considerava, per me a ragione, Senta Berger una "donna da fumetto", un'attrice artefatta e mediocre, totalmente avulsa dallo spirito vero dei personaggi che gli aveva affidato. Quelle due volte che lavorarono assieme (pressochè gli unici film "seri" interpretati dall'attrice austriaca) gli fu imposta dalla produzione.
Le physique du rôle è indiscutibile e il colpo d'occhio nella scena del laghetto, lascia il segno (anche se come austriaca trapiantata in Messico, non è molto credibile) :
HomevideoRocchiola • 2/03/16 09:02 Call center Davinotti - 1318 interventi
C'è il Bluray della Universal 2014 Director's cut.
Un Ottimo prodotto che reintegra la versione uscita qui in Italia di 123 minuti con 13 minuti sottotitolati che riportano alla versione di 136 minuti uscita negli USA.
Siamo tuttavia lontani dalla chilometrica versione inizialmente consegnata dal regista di oltre 200 minuti, ma anche da quella da lui approvata per la prima uscita nelle sale di 156 minuti.
Il video è ottimo e bisogna accontentarsi, in quanto pare che le ulteriori scene tagliate siano andate perse.
Grazie della segnalazione. Che tu sappia, i due montaggi sono in seamless branching?
HomevideoRocchiola • 3/03/16 15:03 Call center Davinotti - 1318 interventi
Non ci sono due montaggi ma un unica versione di 136 minuti che devo precisare è quella restaurata nel 2005 per il quarantesimo anniversario ed uscita all'epoca solo in DVD.
Alla fine, approfittando di una promozione ho comprato il bluray e devo dire che non è male.
Già solo l'aver ripristinato la durata a 2h15 aiuta a ridare coerenza alla trama.
Peccato che l'extra su Peckinpah sia un estratto di 20 minuti da un documentario più ampio, che avrebbero potuto inserire.
HomevideoRocchiola • 13/09/20 09:55 Call center Davinotti - 1318 interventi
Rivisto su nuovo schermo da 55 pollici. Devo dire che ha retto abbastanza bene alla prova, il video è decisamente pulito con un grana del tutto naturale e mai invasiva. La definizione regge abbastanza le dimensioni dello schermo anche se gli sfondi potevano essere più incisivi rispetto ad esempio ai primi piani. Ma nel complesso per un film di quest'epoca restaurato comunque nel 2005, il livello è più che buono !!!