Note: Il soggetto del film è tratto da romanzo Operation Terror (1961), scritto da Gordon Gordon e Mildred Gordon, autori anche della sceneggiatura. Il romanzo fa parte di una serie con protagonista l'agente FBI John Ripley, interpretato nel film da Glenn Ford.
Strepitoso thriller che dopo una grandiosa scena iniziale prosegue magistralmente per tutta la durata del film, grazie ad una tensione che dura praticamente dall'inizio alla fine senza mai mollare o quasi. Il tutto pur basandosi su una sceneggiatura all'apparenza semplice ma che non manca di riservare alcune sorprese e che è efficacissima nel suo scopo. Una perla del genere che va assolutamente vista. Onore al merito a Edwards (non certo uno specialista del genere) e agli attori che forniscono tutti una bella prova. Gioiellino.
Asmatico pluriomicida ricatta una bancaria per obbligarla a una rapina. Una straordinaria macchina thriller di perfezione assoluta, con una storia ansiogena grazie a un ritmo a ondate di preparazione e repentini choc, a cominciare da un inizio formidabile. Il bandito che rantola al telefono è da incubi notturni. La regia di Edwards crea una tensione pazzesca. Bellissime molte inquadrature, soprattutto quelle che esaltano i primissimi piani. Indimenticabile. Curiosità: il criminale si chiama Lynch e la vittima abita a Twin Peaks...!
Riuscita incursione di Blake Edwards nel thriller. Dopo un inizio inaspettato e fulminante, lo svolgimento si fa più convenzionale ma la tensione non viene (quasi) mai meno e alcuni momenti (l’omicidio tra i manichini, il finale allo stadio di baseball) sono davvero riusciti. Ottimo l’uso del bianco e nero e notevoli i numerosi giochi di ombre.
L'incipit condiziona tutto il film in senso positivo, si è messi subito al corrente di quello che sarà, o che potrà essere. L'attenzione perciò è catturata e sapientemente mantenuta con una suspense ben dosata. San Francisco, uno splendido b/n, la colonna sonora, sono le altre scelte che aggiungono valore alla regia e agli interpreti, tutti in forma, con un Ross Martin e la sua asma perfetti per il ruolo di cattivo. Forse troppo didascalico nel mostrare la polizia e l'FBI all'opera, riducendo alcune scene e più compresso sarebbe stato perfetto.
Modernissimo nell'anteporre - come è ormai consuetudine - lo stile al narrato (complessivamente esiguo e non particolarmente interessante) Edwards, coadiuvato dal torbido score di Mancini e dalla voluttuosa, apocalittica fotografia di Lathrop, crea un film di grande atmosfera, formalmente ipercontrollato e compiaciuto, dove però le singole sequenze di suspense durano sempre più del necessario e non per esigenze drammaturgiche: la tensione va a intermittenza e, mentre il mistero del killer crescere (per poi naufragare nel finale scenografico) gli altri personaggi non acquisicono spessore.
Ottimo film diretto da Blake Edwards in una sua rara incursione nel genere thriller. La tensione è a mille fin dai primissimi minuti (in tal senso cito l'ottima sequenza dello psicopatico che si introduce nella casa della protagonista minacciandola di rapinare la banca dove lei lavora). La vicenda è ottimamente congegnata e non si registrano particolari cali di ritmo. Ottimo il cast, con il grande Glenn Ford e la bella e brava Lee Remick. Suggestivo il finale nello stadio di baseball.
Un folle omicida asmatico minaccia una giovane donna al fine di compiere un grosso colpo nella banca dove lavora. Glenn Ford e Lee Remick credibili interpreti di questa rara incursione di Black Edwards nel territorio del thriller-poliziesco, della durata di due ore che però non riesce del tutto a tenere lo spettatore col fiato sospeso, anche a causa di un finale prevedibile e affrettato.
Dopo la visione sono rimasto perplesso. Thriller con sconfinamenti nel poliziesco (o viceversa), horror in fieri con derive psicologico-poliziesche? Qualunque sia l'etichetta da apporvi, non nego che mi attendevo molto di più. Lento nel suo svolgimento, con un disvelamento troppo precoce del maniaco, ha indubbi momenti di bel cinema (tutta la scena nello stanzino dei manichini, il finale allo stadio) ma non convince appieno. Complice anche una durata eccessiva.
Sebbene non si trovi nel proprio ambiente tipico, Edwards realizza un thriller interessante e dall'indubbio fascino visivo - magistrale, a riguardo, la sequenza iniziale con lo psicopatico e la donna da lui scelta per compiere la rapina. Il resto del film magari non raggiunge gli stessi livelli, smarrendo a volte la tensione per favorire lo stile barocco, ma senza dubbio si crea una degna atmosfera di paranoia e sospetto. Alcune sequenze, incluso il finale allo stadio, sono davvero suggestive.
Per tutti il nome di Blake Edwards è sinonimo di commedia brillante, ma questa volta il regista si confronta con un thriller poliziesco di stampo moderno, destinato a far scuola per il grande e il piccolo schermo con sequenze originali nella costruzione della suspense, come l’agguato in garage e tra i manichini, le telefonate ansanti e la trappola allo stadio. Nel corposo b/n della fotografia i riflettori si puntano sull’ansia delle vittime designate Remick e Powers e sulla bieca faccia del criminale asmatico Ross; garante di massima professionalità Ford.
MEMORABILE: Il criminale mimetizzato tra i manichini; il giornalista mangiatore di popcorn.
Blake Edwards si cimenta con successo nel thriller: inquadrature di gran classe, ottima direzione degli attori e un ritmo sempre sostenuto. Certo, la sceneggiatura pecca un po' di prevedibilità (per quanto gli vadano riconosciute idee brillanti come quella di madre e figlio asiatici) e i personaggi risultano un tantino bidimensionali... ma ad avercene oggi di film di tale ordine e raffinatezza! Perfetta la colonna sonora di atmosfera del solito Mancini, ottimi Ford e Martin (molto in parte), un po' compassata la Remick.
MEMORABILE: Al bagno con l'assassino; Il finale allo stadio, da cui avrà sicuramente preso spunto Siegel per il suo Scorpio.
Il film che mai mi sarei aspettato da Blake Edwards. Un thriller teso e coinvolgente fin dalle prime battute, impreziosito da una splendida fotografia, appropriate musiche di Mancini, una sceneggiatura senza sbavature e dialoghi curati. Certo, una volta svelata l'identità del criminale perde un po' di mordente, anche perché colpi di scena veri e propri non ce ne sono, ma la bravura registica consente di mantenere l'attenzione sino in fondo. Impeccabile Ford, inquietante Martin, sulla Remick rischio di essere ripetitivo.
MEMORABILE: L'agguato iniziale; La telefonata in codice tra Ford e la Remick e quelle minatorie di Martin; L'omicidio tra i manichini; Il finale allo stadio.
Uno dei migliori polizieschi degli anni 60, che anticipa gli psycho-thriller dei decenni successivi. Edwards dimostra stile e bravura anche lontano dal genere comico-commedia e infila una sequenza memorabile dietro l'altra. Il criminale asmatico è una delle prime figure psicotiche di rilievo del cinema americano. Il finale allo stadio è stato praticamente citato da Siegel nel suo Dirty Harry e molto bella e inquietante è anche la scena a casa della donna che realizza manichini. Forse troppo moderno all'uscita, merita oggi una piena rivalutazione.
MEMORABILE: I titoli iniziali sulle note jazz-noir di Henry Mancini; Il criminale si chiama Lynch e il quartiere di residenza Twin Peaks!!!
Misterioso individuo minaccia di morte un'impiegata di banca perché sottragga una forte somma di denaro, ma lei avverte subito la polizia... Fra un prologo notevole nel buio di un garage ed un epilogo spettacolare allo stadio, si snoda una minuziosa indagine di polizia sorretta da una tensione che conosce poche pause. Efficace Ford, Remick corretta anche se troppo statica ma il personaggio che resta più impresso è quello ambiguo interpretato dall'eccellente Martin: volto inquietante, respiro reso pesante dall'asma, un criminale spietato ma che regala una tigre di pelouche ad un bimbo infermo.
MEMORABILE: La fuga in contromano nella folla che esce dallo stadio
Un Thriller solido, di cui è degno simbolo Glenn Ford, attore medio e di sicuro rendimento. La vicenda poliziesca rischia continuamente di far scivolare la narrazione verso la noia: a scongiurare il pericolo alcuni tocchi di classe, dal bianco e nero all'interpretazione di Martin (efficace la sua apparizione come vecchia signora) sino alla scena d'antologia, meravigliosa, nell'atelier dei manichini, sottolineata dall'ottimo score di Mancini.
Un thriller ben condotto, dalla trama semplice ma che si dirama in varie sfaccettature interessanti. La regia di Edwards, in vacanza dalle commedie, offre una serie di inquadrature affascinanti che l'ottima fotografia in bianco e nero esalta al punto giusto. Bene Ford in un ruolo a lui congeniale, benissimo la Remick e ancora meglio lo psicotico rapinatore interpretato da Martin. Leggermente lungo (una sforbiciata qua e là avrebbe giovato per ritmo e tensione) ma indubbiamente da vedere.
La pellicola si presenta bene con la scena della minaccia "casalinga", creando una giusta atmosfera di tensione. Però proprio in tale sequenza emerge uno dei "vizi" del film: una certa predisposizione ad allungare inutilmente le situazioni (e di conseguenza la lunghezza totale, superiore alle due ore). Forse la colpa risiede nella regia del buon Edwards, non avvezzo al genere. Buona la prova di Ford e non male la Remick. Il vilain interpretato da Martin rimane impresso nella memoria. Trattasi di un' opera che, tenuto conto dell'età, risulta abbastanza riuscita.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare la registrazione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
Interessante: da ricercare...
Il regista ha poi fatto cose leggere (la serie sulla Pantera Rosa) ma questo film sembra promettere una buona atmosfera (a cominciare da titolo e locandina).
Visto finalmente il film che fece la paura del dodicenne Pigro :) non mi ha entusiasmato, devo ammetterlo, mi trovo piuttosto in linea con il commento del Sommo Davinotti: confezione grandiosa, splendida atmosfera, ma storia esigua e personaggi poco approfonditi. L'entrata in scena del sibilante assassino però mette i brividi! Sorprendenti invece le coincidenze "lynchiane" che anch'io ho notato! Per altro, Red, rosso, è anche il colore simbolo e cardine dell'intero telefilm... Che, come in questo caso, pone nel personaggio di una donna cinese (Josie - Joan Chen) una chiave fondamentale per gli eventi!
CuriositàDaniela • 9/01/17 10:28 Gran Burattinaio - 5346 interventi
La località dove abita l'impiegata di banca interpretata da Lee Remick si chiama Twin Peaks, come mostra un cartello inquadrato all'inizio di una sequenza notturna nella parte iniziale del film.
L'assassinio interpretato da Ross Martin si chiama "Red" Lynch, ossia ha lo stesso cognome del regista David, autore della celeberrima serie tv Twin Peaks (in italiano I segreti di Twin Peaks), tramessa in due stagioni nel 1990-1991.
Stesso nome per le due località, ma diversa posizione geografica: nel film di Edward è un quartiere sulle colline di San Francisco, nella serie di Lynch si tratta di una cittadina montana nello Stato di Washington, a poche miglia di distanza dal confine con il Canada.