Note: Il soggetto del film è tratto da romanzo Operation Terror (1961), scritto da Gordon Gordon e Mildred Gordon, autori anche della sceneggiatura. Il romanzo fa parte di una serie con protagonista l'agente FBI John Ripley, interpretato nel film da Glenn Ford.
Subito, i primi dieci minuti sono un bel manifesto rappresentativo di quello che offrirà il film: la ricerca di uno stile, della raffinatezza anche nel thriller (un genere lontano dalle sue corde, per un comedian come Blake Edwards), l'attenzione alla forma sembra che per il regista fungano da riparo alle possibili critiche (non a caso un esteta come Mario Bava si ricorderà delle scene tra i manichini per il suo SEI DONNE PER L'ASSASSINO di due anni dopo). I primi piani del volto spaventato di Lee Remick nella notte con il killer che le sussurra all’orecchio dal buio mentre le tappa la bocca colpiranno molti,...Leggi tutto ma sono anche il sintomo di una scarsa misura: la scena dura troppo (così come il film). Il soggetto, che prevede una caccia all’uomo condotta dalla polizia con l'aiuto della donna minacciata (l'ingessata Lee Remick, per l'appunto) offriva pochi colpi di scena, e una sceneggiatura non certo virtuosistica (in considerazione del budget stanziato) porta lentamente il film verso la noia, nonostante le apparenze; e il finale, coerente con la linearità di una storia con un paio di buone trovate e nient'altro, spegne definitivamente ogni aspettativa. Grande mestiere, certo, un buon cast (convince soprattutto Ford nei panni del commissario), ma una scarsa dinamicità e incisività. L'influenza di Hitchcock si fa sentire in più occasioni, ma il Maestro un film così non avrebbe mai potuto girarlo.
Strepitoso thriller che dopo una grandiosa scena iniziale prosegue magistralmente per tutta la durata del film, grazie ad una tensione che dura praticamente dall'inizio alla fine senza mai mollare o quasi. Il tutto pur basandosi su una sceneggiatura all'apparenza semplice ma che non manca di riservare alcune sorprese e che è efficacissima nel suo scopo. Una perla del genere che va assolutamente vista. Onore al merito a Edwards (non certo uno specialista del genere) e agli attori che forniscono tutti una bella prova. Gioiellino.
Asmatico pluriomicida ricatta una bancaria per obbligarla a una rapina. Una straordinaria macchina thriller di perfezione assoluta, con una storia ansiogena grazie a un ritmo a ondate di preparazione e repentini choc, a cominciare da un inizio formidabile. Il bandito che rantola al telefono è da incubi notturni. La regia di Edwards crea una tensione pazzesca. Bellissime molte inquadrature, soprattutto quelle che esaltano i primissimi piani. Indimenticabile. Curiosità: il criminale si chiama Lynch e la vittima abita a Twin Peaks...!
Riuscita incursione di Blake Edwards nel thriller. Dopo un inizio inaspettato e fulminante, lo svolgimento si fa più convenzionale ma la tensione non viene (quasi) mai meno e alcuni momenti (l’omicidio tra i manichini, il finale allo stadio di baseball) sono davvero riusciti. Ottimo l’uso del bianco e nero e notevoli i numerosi giochi di ombre.
L'incipit condiziona tutto il film in senso positivo, si è messi subito al corrente di quello che sarà, o che potrà essere. L'attenzione perciò è catturata e sapientemente mantenuta con una suspense ben dosata. San Francisco, uno splendido b/n, la colonna sonora, sono le altre scelte che aggiungono valore alla regia e agli interpreti, tutti in forma, con un Ross Martin e la sua asma perfetti per il ruolo di cattivo. Forse troppo didascalico nel mostrare la polizia e l'FBI all'opera, riducendo alcune scene e più compresso sarebbe stato perfetto.
Modernissimo nell'anteporre - come è ormai consuetudine - lo stile al narrato (complessivamente esiguo e non particolarmente interessante) Edwards, coadiuvato dal torbido score di Mancini e dalla voluttuosa, apocalittica fotografia di Lathrop, crea un film di grande atmosfera, formalmente ipercontrollato e compiaciuto, dove però le singole sequenze di suspense durano sempre più del necessario e non per esigenze drammaturgiche: la tensione va a intermittenza e, mentre il mistero del killer crescere (per poi naufragare nel finale scenografico) gli altri personaggi non acquisicono spessore.
Ottimo film diretto da Blake Edwards in una sua rara incursione nel genere thriller. La tensione è a mille fin dai primissimi minuti (in tal senso cito l'ottima sequenza dello psicopatico che si introduce nella casa della protagonista minacciandola di rapinare la banca dove lei lavora). La vicenda è ottimamente congegnata e non si registrano particolari cali di ritmo. Ottimo il cast, con il grande Glenn Ford e la bella e brava Lee Remick. Suggestivo il finale nello stadio di baseball.
Un folle omicida asmatico minaccia una giovane donna al fine di compiere un grosso colpo nella banca dove lavora. Glenn Ford e Lee Remick credibili interpreti di questa rara incursione di Black Edwards nel territorio del thriller-poliziesco, della durata di due ore che però non riesce del tutto a tenere lo spettatore col fiato sospeso, anche a causa di un finale prevedibile e affrettato.
Dopo la visione sono rimasto perplesso. Thriller con sconfinamenti nel poliziesco (o viceversa), horror in fieri con derive psicologico-poliziesche? Qualunque sia l'etichetta da apporvi, non nego che mi attendevo molto di più. Lento nel suo svolgimento, con un disvelamento troppo precoce del maniaco, ha indubbi momenti di bel cinema (tutta la scena nello stanzino dei manichini, il finale allo stadio) ma non convince appieno. Complice anche una durata eccessiva.
Sebbene non si trovi nel proprio ambiente tipico, Edwards realizza un thriller interessante e dall'indubbio fascino visivo - magistrale, a riguardo, la sequenza iniziale con lo psicopatico e la donna da lui scelta per compiere la rapina. Il resto del film magari non raggiunge gli stessi livelli, smarrendo a volte la tensione per favorire lo stile barocco, ma senza dubbio si crea una degna atmosfera di paranoia e sospetto. Alcune sequenze, incluso il finale allo stadio, sono davvero suggestive.
Per tutti il nome di Blake Edwards è sinonimo di commedia brillante, ma questa volta il regista si confronta con un thriller poliziesco di stampo moderno, destinato a far scuola per il grande e il piccolo schermo con sequenze originali nella costruzione della suspense, come l’agguato in garage e tra i manichini, le telefonate ansanti e la trappola allo stadio. Nel corposo b/n della fotografia i riflettori si puntano sull’ansia delle vittime designate Remick e Powers e sulla bieca faccia del criminale asmatico Ross; garante di massima professionalità Ford.
MEMORABILE: Il criminale mimetizzato tra i manichini; il giornalista mangiatore di popcorn.
Blake Edwards si cimenta con successo nel thriller: inquadrature di gran classe, ottima direzione degli attori e un ritmo sempre sostenuto. Certo, la sceneggiatura pecca un po' di prevedibilità (per quanto gli vadano riconosciute idee brillanti come quella di madre e figlio asiatici) e i personaggi risultano un tantino bidimensionali... ma ad avercene oggi di film di tale ordine e raffinatezza! Perfetta la colonna sonora di atmosfera del solito Mancini, ottimi Ford e Martin (molto in parte), un po' compassata la Remick.
MEMORABILE: Al bagno con l'assassino; Il finale allo stadio, da cui avrà sicuramente preso spunto Siegel per il suo Scorpio.
Uno dei migliori polizieschi degli anni 60, che anticipa gli psycho-thriller dei decenni successivi. Edwards dimostra stile e bravura anche lontano dal genere comico-commedia e infila una sequenza memorabile dietro l'altra. Il criminale asmatico è una delle prime figure psicotiche di rilievo del cinema americano. Il finale allo stadio è stato praticamente citato da Siegel nel suo Dirty Harry e molto bella e inquietante è anche la scena a casa della donna che realizza manichini. Forse troppo moderno all'uscita, merita oggi una piena rivalutazione.
MEMORABILE: I titoli iniziali sulle note jazz-noir di Henry Mancini; Il criminale si chiama Lynch e il quartiere di residenza Twin Peaks!!!
Misterioso individuo minaccia di morte un'impiegata di banca perché sottragga una forte somma di denaro, ma lei avverte subito la polizia... Fra un prologo notevole nel buio di un garage ed un epilogo spettacolare allo stadio, si snoda una minuziosa indagine di polizia sorretta da una tensione che conosce poche pause. Efficace Ford, Remick corretta anche se troppo statica ma il personaggio che resta più impresso è quello ambiguo interpretato dall'eccellente Martin: volto inquietante, respiro reso pesante dall'asma, un criminale spietato ma che regala una tigre di pelouche ad un bimbo infermo.
MEMORABILE: La fuga in contromano nella folla che esce dallo stadio
Un Thriller solido, di cui è degno simbolo Glenn Ford, attore medio e di sicuro rendimento. La vicenda poliziesca rischia continuamente di far scivolare la narrazione verso la noia: a scongiurare il pericolo alcuni tocchi di classe, dal bianco e nero all'interpretazione di Martin (efficace la sua apparizione come vecchia signora) sino alla scena d'antologia, meravigliosa, nell'atelier dei manichini, sottolineata dall'ottimo score di Mancini.
Un thriller ben condotto, dalla trama semplice ma che si dirama in varie sfaccettature interessanti. La regia di Edwards, in vacanza dalle commedie, offre una serie di inquadrature affascinanti che l'ottima fotografia in bianco e nero esalta al punto giusto. Bene Ford in un ruolo a lui congeniale, benissimo la Remick e ancora meglio lo psicotico rapinatore interpretato da Martin. Leggermente lungo (una sforbiciata qua e là avrebbe giovato per ritmo e tensione) ma indubbiamente da vedere.
La pellicola si presenta bene con la scena della minaccia "casalinga", creando una giusta atmosfera di tensione. Però proprio in tale sequenza emerge uno dei "vizi" del film: una certa predisposizione ad allungare inutilmente le situazioni (e di conseguenza la lunghezza totale, superiore alle due ore). Forse la colpa risiede nella regia del buon Edwards, non avvezzo al genere. Buona la prova di Ford e non male la Remick. Il vilain interpretato da Martin rimane impresso nella memoria. Trattasi di un' opera che, tenuto conto dell'età, risulta abbastanza riuscita.
Sulle note della bella quanto discreta musica di Mancini si entra nell'atmosfera esemplarmente thriller di questo splendido lavoro di Edwards, prima della sua svolta verso tematiche più leggere. Lo spettacolare b/n sottolinea lo svolgersi e le conseguenze del disegno criminale di un asmatico psicopatico che vuol costringere una giovane impiegata a rubare una cospicua somma dalla banca in cui lavora, attraverso una narrazione sinuosa e un ritmo che coinvolge senza essere convulso. Memorabili alcune sequenze, tra primi piani e panoramiche, specie nella parte finale. Cast ineccepibile.
MEMORABILE: Lynch/Twin Peaks; L'agguato in garage; L'ispettore Ripley; Le telefonate a miss. Sherwood; Il laboratorio dei manichini; La virtuosistica scena finale.
Il Blake Edwards che non ti aspetti firma un capolavoro di regia in cui coniuga la tensione del thriller e il rigore dell'indagine poliziesca. Dopo il formidabile incipit affiora qualche rallentamento (forse le due ore di durata non erano necessarie), ma è un'opera che ancora oggi sorprende per la sua carica innovativa, impreziosita dall'efficace ambientazione a San Francisco, dalla splendida fotografia di Philip H. Lathrop e dalla colonna sonora del fidato Henry Mancini. Inappuntabile Ford, Lee Remick bella e brava come di consueto, Martin è un criminale asmatico che resta impresso.
MEMORABILE: L'agguato iniziale; La telefonata in codice e quelle minatorie; L'omicidio tra i manichini; Il finale allo stadio.
Notevolissimo noir che, per la meticolosità quasi orrorifica di esibire le sequenze notturne di incursione domestica e l'attenzione ai dettagli perturbanti, deve aver influenzato non poco i maestri del giallo all'italiana che verrà (la casa riempita di terrificanti manichini, gli "occhi di giada" della tigre di peluche). Quel che resta è un thriller coi fiocchi affidato a un ottimo cast e sostenuto dalla solidissima regia di Edwards, anche se il vero fiore all'occhiello rimane la fotografia dell'esperto Lathrop. La tensione, impeccabile nella prima tranche, scema un po' sul finale.
MEMORABILE: L'ombroso criminale asmatico che ghermisce Lee Remick; Il cadavere appeso nella "selva" di manichini; L'inseguimento di Lynch nel campo da baseball.
Pluriomicida obbliga un'impiegata bancaria a fargli da complice in una rapina. Una prima parte coi tempi giusti crea tensione e ritmo alto fino allo svelamento del protagonista. Da questo punto la trama perde qualcosa, anche se i tasselli si incastrano bene. Nel complesso il film sembra un omaggio al lavoro dell'FBI. Edwards ha qualche buona idea di stampo hitchcockiano e sfrutta anche location importanti come lo stadio del baseball. La Remick a volte è monocorde, meglio Ford e l'affannoso Martin.
MEMORABILE: Il cadavere tra i manichini; Popcorn; Travestito da anziana signora; Tra la folla allo stadio.
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Il regista ha poi fatto cose leggere (la serie sulla Pantera Rosa) ma questo film sembra promettere una buona atmosfera (a cominciare da titolo e locandina).
CuriositàColumbo • 17/12/10 15:31 Pulizia ai piani - 1097 interventi
La sequenza con i manichini verrà ripresa da Mario Bava nel suo "Sei donne per l'assassino".
Visto finalmente il film che fece la paura del dodicenne Pigro :) non mi ha entusiasmato, devo ammetterlo, mi trovo piuttosto in linea con il commento del Sommo Davinotti: confezione grandiosa, splendida atmosfera, ma storia esigua e personaggi poco approfonditi. L'entrata in scena del sibilante assassino però mette i brividi! Sorprendenti invece le coincidenze "lynchiane" che anch'io ho notato! Per altro, Red, rosso, è anche il colore simbolo e cardine dell'intero telefilm... Che, come in questo caso, pone nel personaggio di una donna cinese (Josie - Joan Chen) una chiave fondamentale per gli eventi!
CuriositàDaniela • 9/01/17 10:28 Gran Burattinaio - 5944 interventi
La località dove abita l'impiegata di banca interpretata da Lee Remick si chiama Twin Peaks, come mostra un cartello inquadrato all'inizio di una sequenza notturna nella parte iniziale del film.
L'assassinio interpretato da Ross Martin si chiama "Red" Lynch, ossia ha lo stesso cognome del regista David, autore della celeberrima serie tv Twin Peaks (in italiano I segreti di Twin Peaks), tramessa in due stagioni nel 1990-1991.
Stesso nome per le due località, ma diversa posizione geografica: nel film di Edward è un quartiere sulle colline di San Francisco, nella serie di Lynch si tratta di una cittadina montana nello Stato di Washington, a poche miglia di distanza dal confine con il Canada.
HomevideoRocchiola • 1/02/21 08:50 Call center Davinotti - 1318 interventi
Un plauso alla Sinister che sta ponendo rimedio alle molte mancanze del mercato home-video italiano. Nel caso in questione il film era ancora disponibile nella versione Columbia-sony, ma questa nuova edizione restaurata in HD raggiunge la quasi perfezione superando la precedente. Probabile come sempre in questi casi l'utilizzo del master del bluray estero che offre pur proposto su un supporto SD un qualità davvero ottima. Bel bianco-nero ben contrastato, pulito e dal buon dettaglio. Una lieve patina di grano del tutto naturale accompagna la visione senza ma essere troppo invasiva. Traccia audio italiano d'epoca decisamente potente e chiara.