Note: La storia del cosmologo inglese Stephen Hawking. Il film è la trasposizione del libro di memorie scritto da Jane Wilde, prima moglie di Stephen Hawking.
Poco importava, agli autori, dello Stephen Hawking illustre mente dal QI tra i più alti sulla Terra, e men che meno delle sue teorie sul principio dell'universo e i buchi neri. Per quello esistono libri e saggi, chi è interessato se li cerchi e s'informi. E così chi guarda e non conosce i meriti del grande cosmologo britannico a fine film si chiederà cosa diavolo abbia mai scoperto quest'uomo, che di tanto in tanto riceve premi non si sa bene perché ed è apprezzato per aver detto che l'universo è infinito. Insomma, è evidente che ai fini dell'opera conta il fatto che sia malato, che abbia resistito tanti anni nelle condizioni che tutti conosciamo, che sua moglie l'abbia amato finché ha potuto....Leggi tutto Una storia straziante, senza dubbio, carica di un'umanità non comune ma tesa al melodramma strappalacrime, con un protagonista (Redmayne) davvero bravo nell'imitare la condizione limite di Hawking: una performance destinata a lasciare il segno, indubbiamente. Molto più del film, che invece segue i canoni di un certo cinema di largo consumo senza trovare mai gli spunti per rendere unico il racconto. Azioni e reazioni nei dialoghi sono quelle che ci si aspetta, così come per le situazioni che si vengono a creare, compresa la comparsa dell'amico di buon cuore (Cox) al quale la moglie frustrata (Jones) inevitabilmente tende ad avvicinarsi. Fortunatamente l'ammirevole recitazione del cast, la raffinatezza incontestabile della confezione, la buona scelta delle location permettono di apprezzare comunque il lavoro del regista, che in ogni caso fatica nel trovare la giusta incisività nella messa in scena dei momenti chiave. Che non sono poi molti a dire il vero, visto che esiste un chiaro degenerare della malattia alla quale non possono opporre barriera né la medicina né la scienza. Per questo le due ore appaiono un po' eccessive, un dilungarsi inutile in momenti che avrebbero meritato una sintesi più efficace. Il porre l'accento continuamente sulle crescenti difficoltà motorie e muscolari del protagonista cataloga il film con chiarezza in una dimensione che ha poco o niente a che fare con un vero biopic in grado di descrivere a tuttotondo il personaggio. Si apprezza il tocco ironico di qualche risposta via sintetizzatore vocale, si riconosce sotto la perenne smorfia di sofferenza la vivacità intellettuale che Redmayne è bravo a rendere nel migliore dei modi, più in generale si intuisce la volontà di esaltare meritoriamente l'abusata massima (citata dallo stesso Hawking) secondo la quale la speranza è comunque l'ultima a morire. Dimostrare quanto anche in condizioni di vita terribili ci si possano togliere grandi soddisfazioni è un chiaro manifesto contro l'eutanasia, focalizzare l'attenzione sull'amore incondizionato di una moglie che sposa il suo uomo pur sapendo a cosa va incontro è comprensibile, dare la giusta visibilità a un genio qui in Italia poco noto è operazione stimabile; semplicemente, forse, sarebbe stato bene porre l'accento anche sulle sue conquiste in ambito scientifico.
Incommentabile biopic che sfrutta nulla della teoria di Hawking e mostra solo un Redmayne che inciampa, cade e fa smorfie (potevano prendere qualcuno del Bagaglino a questo punto)! Penso d'essere di fronte al peggior film in corsa per una mole di Oscar... forse farà compagnia a Il paziente inglese.
Come si può parlare di Stephen Hawking ignorando o mettendo in secondo piano la sua malattia? Non si può. Lo scienziato e l'uomo sono troppo legati da straordinarietà. Io ammetto la mia ignoranza e tramite questo film ho conosciuto non solo l'uomo, ma soprattutto lo scienziato e l'apertura verso interessanti e infinite (ed esaltanti) discussioni sulla formazione dell'universo, tra scienza e certe religioni. La patina hollywoodiana c'è tutta e qualcosa di stucchevole qua e là, ma non inficiano troppo un biopic che tiene conto di tutto.
MEMORABILE: Per una volta Redmayne giustamente calato nel personaggio.
Storia della lenta, lunga agonia, con brevi sprazzi di luce abbagliante (le intuizioni, che portano Hawking a elaborare nuove, rivoluzionarie teorie sul tempo) di un uomo che la vita riesce comunque a viverla, in barba alla malasorte. I due protagonisti sono all'altezza dell'arduo compito, soprattutto lui, che ha decisamente studiato la parte. Il tutto (gli eventi), come nella teoria, va però accettato sulla fiducia; e la malattia degenerante è così invasiva, che finisce per togliere spazio alla parte scientifica, elargitaci a spizzichi e bocconi. Più una prova d'attore, che un film.
MEMORABILE: "Ma oltre al cervello, ti funziona ancora...quello, hai capito?". Hawking conferma; E l'amico "Ora mi è più chiaro come funzioniamo noi uomini".
Avrei di gran lunga preferito un biopic che si soffermasse maggiormente sulle intuizioni e sugli studi cosmologici di Hawking. Purtroppo gli sceneggiatori puntano - invece - quasi esclusivamente sulla degenerazione della malattia, pescando nei dettami del lacrima movie con risultati non del tutto soddisfacenti. Ottima la prova di Redmayne (e del doppiatore Davide Perino) in un personaggio non certo facile; la Jones colpisce più per l'eterea bellezza che per il talento recitativo. Un film che raggiunge la sufficienza soprattutto per la cura della confezione.
Patetico filmetto che mette insieme tutti i luoghi comuni di due sottogeneri gettonatissimi della Hollywood contemporanea: il biopic sullo stramboide geniale e lo strappalacrime politicamente corretto. La banalità affiora fin dalle prime inquadrature e quando pure le idee banali scarseggiano si butta dentro una love story con musicista religioso che pare François Truffaut, una badante che a ogni frame si mangia con gli occhi il nostro eroe e risibili elucubrazioni teologiche. Ottimo il protagonista, caruccia lei, meglio sorvolare sul resto.
MEMORABILE: Luce divina irradia la vetrata della chiesa durante l'agognato bacio.
È possibile spiegare alcune delle brillanti teorie della fisica moderna al grande pubblico? Il rischio è quello del film didascalico e Marsh sceglie di non correrlo, investendo invece sulla sofferenza dietro alla vicenda personale del grande Hawking. Viene raccontato, dunque, l'aspetto umano legato alla sua malattia, assieme alla sua inarrestabile pulsione alla vita, al suo entusiasmo per la scienza e, naturalmente, al suo humour. Ne risulta un film incompleto ma gradevole.
Se da una parte eccelle l’interpretazione di Redmayne nei panni del cosmologo Hawking (purtroppo condannato all'immobilità a causa di una grave malattia cronico/degenerativa), dall'altra il regista Marsh fallisce totalmente nell'intento di far conoscere il personaggio e le sue scoperte in ambito scientifico al grande pubblico. La pellicola insiste quasi morbosamente nel mostrare la problematica convivenza del disgraziato con la sua spaventosa menomazione costringendo lo spettatore a una facile lacrima francamente stucchevole.
Un biopic narrato secondo capisaldi classici, con molto spazio lasciato al lato umano (soprattutto quello legato della malattia degenerativa) a scapito delle conquiste scientifiche a cui quest'uomo ha portato. Confezione buona, attori bravi ma pathos che va e viene, perché se non mancano dettagli interessanti, molti passaggi sono invece scontati; per fortuna almeno non sono troppo ruffiani (volendo essere pignoli si può solo imputargli di aver edulcorato la vita familiare e il doppio divorzio).
Un film ben fatto ma poco capace di emozionare perché pare costruito a tavolino, puntando sulla disabilità del protagonista, filtrata dalla storia d'amore nei confronti della moglie ma tagliando o minimizzando (questa la pecca maggiore) l'attività scientifica (e di divulgazione) del personaggio. Un intrattenimento che porta il marchio del cinema britannico, curato in tutte le componenti ed interpretato da un buon gruppo di attori (a partire ovviamente da Redmayne) ma di cui poco rimane nella memoria. Edificante.
Biografia semiromanzata (ma molto vicina alla realtà a quanto pare) dell'astrofisico Stephen Hawking. Un lavoro strabiliante quello di Eddie Redmayne, che riesce a donare al suo personaggio una struggente interpretazione da Oscar (che infatti vincerà), dalla mobilità completa sino a tutte le fasi intermedie del declino della malattia. Più che incentrato sulle teorie astrofisiche parla della vita privata, lasciando ai libri che Hawking ha scritto il compito di approfondire tali temi.
Impostazione tradizionale per un film biografico su un personaggio eccezionale, lo straordinario scienziato Stephen Hawking, famoso per la teoria sui buchi neri, tutt'ora in vita nonostante una malattia muscolare degenerativa per la quale negli anni sessanta gli erano stati diagnosticati pochi anni di vita. È proprio sull'incredibile percorso umano di Hawking, più che sulle sue scoperte scientifiche, che si concentra la sceneggiatura, tratta dal libro dell'ex-moglie. Molto bravo Redmayne in questa difficile interpretazione. Doveroso.
Dedicato al ricercatore Stephen Hawking, il film si concentra sul lato umano evidenziando le notevoli difficoltà incontrate sia dallo studioso stesso, minato nel fisico da una malattia fortemente invalidante, sia dalla sua famiglia. Gli accenni alla sua ricerca sono riportati in modo minimo, tanto per completare il quadro e la scelta appare giusta ché già così il film è piuttosto lungo e ne sarebbe risultato appesantito. Drammatico ma senza scadere nel melenso.
Stratosferico Redmayne in questa interpretazione che ha davvero studiato per offrire alla pelicola. Film incentrato al novanta per cento sulla disabilità di Hawking e sulle difficoltà che essa ha comportato nella vita mentre in secondo piano decisamente entra la scienza e anche la fantomatica teoria descritta nel titolo. Va visto per l'interpretazione del protagonista.
La vita del cosmologo Hawkins raccontata in film ben realizzato che affronta sia le questioni scientifiche che quelle sentimentali con buona miscellanea. Redmayne è egregio nella sua interpretazione e regala non pochi momenti di commozione, altrettanto valido il resto del cast. Forse il lato sentimentale appare maggiormente delineato, ma ciò non inficia assolutamente la narrazione.
Alla fine di Hawking scienziato c'è molto poco, nel film; la storia si concentra sull'amore tra i due protagonisti e sulla forza di volontà che li fa vivere di speranza. Per me è davvero poco; si salvano soltanto la prova di Redmayne (da Oscar) e quella della Jones, brava nel raffigurare l'animo e la figura di una moglie alle prese con non poche difficoltà. Prendendo in confronto, però, altri film di questo genere relativi alle genialità scientifiche, sembra quest'ultimo essere lontano anni luce dai migliori.
Biografia del grande fisico Stephen Hawking, affetto da seri problemi neurologici che non gli hanno impedito di compiere studi importanti. Il triplice binario del lato scientifico, delle conseguenze invalidanti della malattia e dell'aspetto romantico è condotto con un'umanità che favorisce la partecipazione emotiva. La tristezza di diverse situazioni si trasforma in ammirazione per come un uomo è saputo andare oltre le limitazioni. Eddie Redmayne recita con intensità ammirevole il ruolo di Stephen, una prova coinvolgente che gli è valsa l'Osc.
MEMORABILE: “Finchè c’è vita c’è speranza” (Stephen Hawking fu il primo a pronunciare questo comune modo di dire).
Il film racconta la vita dello scienziato Hawking e soprattutto del decorso della sua malattia alla muscolatura. E' un peccato che la storia di uno scienziato brillante, che poteva essere raccontata attraverso la sua ricerca scientifica, venga esposta alla lacrima facile della malattia e della deformità. Interessante comunque l'onesto racconto della vita coniugale. Ottima prova di Redmayne, premiato con l'Oscar. Il film nel suo complesso funziona, ma fa leva su troppe "facilonerie" narrative per potersi considerare un bel film; a tratti banale.
MEMORABILE: La scena del congresso scientifico con la penna che cade: lacrime a fiumi, ma zero scienza.
Una delle menti più eccelse in un corpo malato, Hawking si rilegge in questa storia che unisce buchi neri e conferenze, sedie a rotelle e voci computerizzate. Nulla quaestio sulla splendida interpretazione del premiato Redmayne, sulla grazia nell'affrontare un ruolo così delicato e sulle difficoltà di rendere cinematografica una materia così impegnativa. Forse non avrebbe guastato dare maggior risalto all'elemento tecnico (cioè la fisica), ma nel complesso Marsh ha ben diretto regalando anche attimi di puro romanticismo. Deliziosa la Jones.
Come nelle aspettative. La cinematografia più o meno commerciale è da sempre innamorata di scienziati e persone malate, due categorie viste nell'ottica rispettivamente del "anche loro provano sentimenti" e "anche loro possono essere geniali". Qui, insomma, si fa il colpo doppio: sentimentalismo a gogò, sceneggiatura ben costruita e momenti sia di pathos che di commedia riusciti. Come da previsioni, assolutamente assente ogni approfondimento scientifico.
Buon biopic che riesce a far emozionare, ma non sembra essere ben bilanciato nel raccontare il protagonista: l'Hawking genio è adombrato dall'Hawking uomo, dato che il focus del film cade proprio sulla sua storia d'amore e sul dramma della malattia, mentre l'aspetto scientifico è marginale, quasi di troppo. Tanto per fare paragoni facili, A beautiful mind era molto meglio dosato sotto questo punto di vista. Se presa come dramma personale, comunque, si può dire una pellicola riuscita e che ispira ottimismo e amore per la vita. Una buona visione.
Emerge poco il vero Hawking (che, pare, fosse scorbutico, spesso scostante e immodesto) in questo biopic che sembra piuttosto legare la scoperta della precoce e devastante disabilità alla forza d'animo di un ragazzo divenuto genio scientifico della contemporaneità. Rimane un film inglese nel vero senso della parola: elegante, formalmente ineccepibile, recitato ottimamente anche se a tratti un po' retorico e non scientificamente profondo (anche se qualche suggestione qui e lì c'è). Nel genere, meglio il Cumberbatch-Turing di The imitation game.
La matrice letteraria è il libro di memoria scritto dalla prima moglie di Hawking, quindi era prevedibile che venisse dato molto peso alla vita sentimentale del personaggio, scandita dalle tappe della lunga malattia degenerativa che ne colpisce il fisico lasciando intatte le facoltà mentali, lasciando in secondo piano la sua attività come scienziato e divulgatore. Tuttavia, se tale approccio era messo in conto, colpisce l'estrema convenzionalità di sceneggiatura e messa in scena: tutto corretto dal punto di vista di confezione e interpretazioni, ma anche edificante in modo scontato e banale.
Forse, e un po' spiace affermarlo, il vanto maggiore del film è l'ottima interpretazione di Redmayne e non solo per l'incredibile somiglianza fisica. Non ci si aspettava con questo film di venire edotti sull'immenso contributo scientifico di Hawking, ma neppure che tutto venisse lasciato così nebuloso. Ancora più grave è, tuttavia, che con una messa in scena fin troppo curata si sia quasi annichilito l'impatto emotivo, fulcro della pellicola, che non ci dona quel senso di empatia necessario.
Biopic sul fisico Stephen Hawking. Film che analizza in profondità più il privato dello scienziato che quello che ha scoperto nel campo della relatività e dei buchi neri. Pur avendo pochi spunti e ritmi bassi, non si può dire che la pellicola non emozioni. Ottime le interpretazioni di Redmayne (premiato con l'Oscar) e di Felicity Jones. Colonna sonora efficace.
Incomprensibile la scelta di relegare l’opera nella sua interezza alle sole vicissitudini familiari di Hawking, senza far comprendere, anche in modo semplicistico, l’importanza del suo contributo alla scienza. Non si discutono l’umanità e la sofferenza che traspaiono da ogni singolo fotogramma, ma il senso di incompletezza è più di una mera impressione. L’interpretazione di Redmayne non può bastare da sola a giustificare la visione. Era più corretto attribuire un titolo differente.
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Premio Oscar a Eddie Redmayne come migliore attore protagonista
DiscussioneRaremirko • 9/12/16 02:18 Call center Davinotti - 3863 interventi
Più che buona biografia di Hawking con un notevolissimo Redmayne (che, a 'sto punto, sono curiosissimo di vedere in versione trans in The danish girl).
Come per un The iron lady ci si concentra più sulla vita che sulla carriera (praticamente solo accennata e/o comunque non approfondita) ma più di un momento sincero, così come l'atmosfera, colpisce.
Hawking viene fuori come un genio bonario ed autoironico, positivo ed instancabile.
Thewlis ed Emily Watson (questa soprattutto) potevan essere usati meglio, qualche semplificazione c'è e qua e là si banalizza, ma due ore passano bene e senza intoppi.
Regia professionale di Marsh per un film elegante, ottimista e curato.
Raremirko ebbe a dire: Più che buona biografia di Hawking con un notevolissimo Redmayne (che, a 'sto punto, sono curiosissimo di vedere in versione trans in The danish girl).
Un'interpretazione che ti stupirà: ha dell'incredibile.
Lucius ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Più che buona biografia di Hawking con un notevolissimo Redmayne (che, a 'sto punto, sono curiosissimo di vedere in versione trans in The danish girl).
Un'interpretazione che ti stupirà: ha dell'incredibile. Confermo
DiscussioneRaremirko • 10/12/16 22:23 Call center Davinotti - 3863 interventi
Lucius ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Più che buona biografia di Hawking con un notevolissimo Redmayne (che, a 'sto punto, sono curiosissimo di vedere in versione trans in The danish girl).
Un'interpretazione che ti stupirà: ha dell'incredibile.
E' morto l'astrofisico Stephen Hawking, sulla cui biografia si basa il film.
CuriositàDaniela • 12/12/19 02:30 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il film è la trasposizione del libro di memorie scritto da Jane Wilde, prima moglie di Stephen Hawking.
Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1999 col titolo "Music to Move the Stars: A Life with Stephen". Nel 2008 ne è uscita una versione rielaborato dal titolo "Verso l'infinito" (Travelling to Infinity: My Life With Stephen), che è stato utilizzato come base per il soggetto cinematografico.
Il film ha ricevuto 5 candidature all'Oscar e si è aggiudicato 1 statuetta: Miglior attore protagonista a Eddie Redmayne.