Un Jean Renoir in stato di grazia realizza un film militante, pacifista e internazionalista di rara bellezza. Il plebeo Gabin e il nobile
Fresnay sono due ufficiali francesi della Grande Guerra, prigionieri. Scopriranno di avere molta più affinità con i tedeschi della loro stessa estrazione sociale (rispettivamente Dita Parlo e Stroheim) che, tra loro, sono pur connazionali. Una rifessione sulla vita e sulla società, che
fotografa con classe finissima la fine di un'epoca. Due anni dopo, i cavalieri polacchi affrontavano i carri di Hitler con le nude
sciabole.
MEMORABILE: I soldati 'en travesti' che interrompono lo spettacolo e cantano la Marsigliese.
Capolavoro assoluto della storia del cinema ma anche il più bel film pacifista ed antimilitarista di tutti i tempi. La guerra è una grande e sporca illusione come recita il titolo e Renoir non manca di sottolinearlo più volte. Molto coinvolgente dal punto di vista emozionale, raggiunge il suo climax nello struggente finale per il quale è praticamente impossibile non commuoversi. Indispensabile ed indimenticabile, andrebbe visto e rivisto per gustarlo ad ogni visione.
Ufficiali francesi in fuga da un campo di prigionia tedesco, durante la Grande Guerra. La dignità dell’uomo e l’orrore della violenza sono le chiavi di volta di un film accorato che sonda l’intima umanità sotto le divise militari. Il film va in crescendo, a partire dal travestimento femminile dei soldati per uno spettacolino (da brivido la scena in cui cantano la Marsigliese), attraverso i dialoghi sofferti con Rauffenstein (uno strepitoso Stroheim) fino all’incontro con la contadina tedesca, vero inno laico alla pace e alla fratellanza.
Grande film pacifista che nell'epoca del Fronte popolare tenta di tramandare il concetto di uguaglianza al di là di qualsiasi nazionalità. Il film è in crescendo, decolla definitivamente con la bellissima scena della Marsigliese e raggiunge vette strordinarie nella parte con Von Stroheim (assolutamente straordinario), senza calare eccessivamente in seguito. Alcune sequenze sono di una bellezza unica. Ottimo cast.
Splendido ibrido di realismo e utopia, colmo di rispetto verso chi mette la propria vita al servizio di un ideale ritenuto "alto" (non è un fim contro il mestiere di soldato, anzi, ne sottolinea sofferenza e dignità). Quello di von Stronheim è un personaggio indimenticabile: riassume in sè il dolore muto della "finis Austriae" e l'orgoglio gentile di chi sa avvertire l'affinità tra due anime, al di là dell'incidente esteriore di una divisa. L'amicizia come ancora di salvezza, l'amore come ragione di vita; forse è questa la grande illusione.
MEMORABILE: "Dì là dei ragazzi che giocano ai soldati. Di qua dei soldati che giocano come ragazzi".
Capolavoro assoluto del realismo e uno dei migliori film di guerra mai realizzati. Renoir mette al bando la retorica e l'idealizzazione per concentrarsi sulla mera condizione umana e sulle illusioni (fra cui la grande illusione, ovvero la guerra) che la accompagnano. Il cast eccellente, con un Von Stroheim in stato di grazia, disegna dei personaggi indimenticabili. Realizzato sul finire di un'epoca, a soli due anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, mantiene tuttora la validità del proprio messaggio.
MEMORABILE: "Forse il mondo non ha più bisogno di noi"; i soldati che cantano la Marsigliese.
A soli due anni dallo scoppio della Seconda Guerra mondiale l’ecumenismo senza barriere di nazionalità, lingua, classe e gradi militari indicato da Renoir suona proprio come una «grande illusion»; oggi lo si ascolta come un rinnovato appello senza retorica e una trenodia ai valori dell’umanesimo più nobile professato dai cavallereschi Fresnay e Stroheim. Impeccabile per realismo, essenzialità ed immediatezza, la regia impregna di autentico pathos sia gli episodi più buffi e camerateschi (la cassa con gli abiti femminili) che quelli più tragici e toccanti. Semplicemente straordinario.
MEMORABILE: La Marsigliese; il sacrificio di Fresnay; il fiore colto da Stroheim; la permanenza dalla contadina tedesca; l’arrivo in Svizzera.
Splendida pellicola sull'inutilità della guerra, la somiglianza tra tutti gli uomini e la tragedia di chi sarà per sempre legato a una divisa. A un intrigante Gabin si contrappone un enorme von Stroheim nella toccante parte di un capitano trasformato in sofferente e inutile burocrate. Renoir divide il film in vari movimenti, aumentando lentamente il ritmo, inserendo piccole dosi di humour e bilanciando espertamente la dura realtà della guerra con personaggi straordinariamente umani. Lo dico raramente, ma sì, va fatto vedere ai giovani.
MEMORABILE: Rauffenstein coglie il suo solo e ultimo fiore; il commiato tra Maréchal e Rosenthal.
La fotografia e la narrazione sono i punti forti di questa pellicola, il coraggioso oggetto della sua narrazione in tempi non sospetti, anzi decisamente ostili: il pacifismo, l'orrore della guerra, l'assurdità del rigore militarista reo di mandare al macello milioni di vite umane. In lingua originale è ancora più accattivante, specie nelle battute di Rosenthal, così musicali e surreali. Un capolavoro!
Film fondamentale della cinematografia francese, fine e romantico, come quando la guerra si combatteva con "cavalleria", nel rispetto di codici militari tra gentiluomini, ma anche ricco di ideali e principi di pace e fratellanza. Non una goccia di sangue, ma solo un desiderio di amore e libertà che trascende dalle tantissime scene indimenticabili della pellicola. Profonda ed essenziale l'interpretazione del cast, segnalo l'ironia di Julien Carette che in realtà amplifica il tono drammatico della pellicola.
Il film pacifista per eccellenza. La prima guerra mondiale fa da sottofondo alla storia di prigionieri francesi in cerca di fuga da un campo di prigionia tedesca. Ottima regia per ottimi interpreti, su tutti Jean Gabin, che risulta pure simpatico. Capolavoro.
Mai titolo fu più azzeccato, per un film del 1937. Non si può non citare sùbito Erich von Stroheim, che è enorme anche quando si limita a bere un bicchiere di cognac, e il fatto che "La Marsigliese" è l'inno nazionale più bello (e accapponante) di tutti. Film poetico, ottimistico, che segna il passaggio di un'epoca (vedi "momento memorabile"). Ha momenti retorici, ma funzionali, ed una narrazione che non cede mai alla tentazione della scena madre.
MEMORABILE: "Forse il mondo non ha più bisogno di gente come noi" "E non trovate che sia un peccato?"
Straordinario inno pacifista e antimilitarista, elegia dell’onore e dell’umanità, opera sull’uomo che parla di uomini e valori veri, sulla parità di diritto al di là dello stato di appartenenza, sulla follia e sull’inutilità dello scontro a fuoco. Disilluso, romantico, drammatico e sofferto passaggio di consegne tra la vecchia e rispettabile aristocrazia e la giovine gente interclassista; per la grande illusione di un futuro migliore, la grande illusione di una pace fraterna, o la speranza che la guerra sia solamente una grande illusione.
Nnon c'è che dire, la sceneggiatura è proprio grandiosa: mescolare momenti di ilarità con riflessioni taglienti e ficcanti sull'inutilità della guerra, sulla differenza di classe e sul rispetto delle regole (con convinzioni di stampo cavalleresco) non è cosa di tutti i giorni. Erich von Stroheim recita talmente bene da rendere il proprio personaggio indimenticabile, supportato da uno straordinario Gabin (l'incarnazione perfetta dell'uomo medio). Bellissimo.
Vista anche la versione italiana da 102 minuti, più corta di 7 minuti rispetto all'originale francese; paradossalmente e incredibilmente più lenta, lascia comunque intatta le maestria tecnica e contenutistica, con uno stile moderno strabiliante (il film ha quasi 80 anni e pare essere stato girato il mese scorso!) e dovute critiche antimilitariste. Bravissimi tutti gli attori, finale speranzoso, ma il titolo dà al tutto un grande alone per l'appunto illusorio. Capolavoro precursore dei tempi.
Un grandissimo film! Parla della guerra senza mai farla vedere, è assolutamente apolitico, pacifista e antimilitarista ma senza essere stucchevole o esageratamente retorico: solo una storia di uomini, ognuno col suo bagaglio personale di dignità. Particolare e azzeccata la sceneggiatura, senza un vero e proprio protagonista ma dei micro gruppi di individui che si formano e riformano a seconda dei momenti. Oltretutto, non so spiegarmi il perché, ma il film non risente del peso degli anni.
Uno di quei film che non si deve aver timore a definire capolavori universali: il più grande film sulla mattanza del 14-18 che non mostra una scena di guerra ma si addentra nell'animo umano. Eccezionali le riflessioni sul tramonto del (quasi medievale) mondo nobiliare, intimo e tenero l'intermezzo a casa della Parlo, divertente e ritmata la prima parte all'interno del campo di concentramento. Renoir dirige con gentilezza, senza essere mai intrusivo, e il resto lo fanno il faccione di Gabin, la maestosità di von Stroheim e la classe di Fresany. Eterno.
MEMORABILE: "Per un uomo del popolo morire in guerra è una cosa terribile, ma per noi è una buona soluzione".
Due anni prima dell'inizio del nuovo massacro, Renoir gira uno dei film più belli sulla follia della guerra mostrandone non le atrocità ma i momenti di umanità, come il rispetto reciproco o l'amore tra nemici, e nello stesso tempo riflette sulla fine di un mondo, quello aristocratico dei cui valori sono portatori i personaggi interpretati splendidamente da Fresnay e von Stroheim, per i quali la guerra è ancora una faccenda da affrontare con spirito cavalleresco. Una illusione, come illusione ancora più grande fu sperare che quella guerra potesse essere l'ultima. Capolavoro umanista.
MEMORABILE: La Marsigliese con i soldati che si levano in piedi; Il flauto fra le rocce; L'ultimo colloquio sul letto d'ospedale
Dentro un mondo dilaniato dalla follia del primo conflitto mondiale, un altro mondo sta per giungere al tramonto: quello di chi, per lignaggio o educazione, sa riconoscere nel nemico una persona di pari dignità, cui tributare il giusto rispetto. Gigantesca, a tal proposito, la multiforme e profonda prova di Stroheim. Nostalgico - ma non certo revisionista - è il potente sguardo di Renoir, cui si devono semplici e acute osservazioni sull'insensatezza delle ragioni che innescano spirali di violenza e odio reciproco. L'appello cadrà nel vuoto.
MEMORABILE: La natura non osserva i confini inventati dall'uomo.
Immortale come l'"illusione" che veicola, a distanza di anni continua a distillare soluzioni visive/narrative che hanno ispirato generazioni, da Visconti a Bresson, da Becker a Darabont. Tra sardine, corde e monocoli, un agglomerato di soldati/volti di un mondo che non esiste più, forgiati dalla vita e dal teatro, e grazie ai quali questo saggio umanista non fu semplice cinema, ma materia viva; territorio ideale e "reale" per la disamina di un corollario di dottrine pacifiste (amicizia), popolari (solidarietà) e anti-borghesi (senso dell'onore), a fronte dei nazionalismi dilaganti.
MEMORABILE: Iconici Gabin, Fresnay e Von Stroheim e il cast tutto; L'uso di tempi e spazi filmici perfetto; La colazione iniziale tra vincitori e vinti.
Grande affresco pacifista che assume ancora più valore pensando agli anni in cui fu girato, anche se ormai appare superiore alla sua fama. Il problema principale è che l'umanitarismo di Renoir, vero motore del film, ha limiti evidenti che si fanno sentire soprattutto nella sincerità della storia, ed è difatti responsabile delle situazioni meno incisive: von Stroheim, pur grandissimo, è un personaggio tragico ma non più toccante; gli scoppi di orgoglio nazionale o di sacrificio glorioso stonano. Tutto il resto è magnifico, con punte agrodolci dopo la fuga dal castello. Importante.
MEMORABILE: I balli e le espressioni di Carette; I due protagonisti ospiti della vedova tedesca.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
La versione che passa in tv (La7) immagino non sia integrale, giusto?
CuriositàColumbo • 16/07/11 09:49 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Circolano versioni tagliuzzate: la Rai, a suo tempo, mandò in onda la versione integrale, dove le sequenze espunte vengono reintegrate in originale con i sottotitoli.
@ buono
D'accordo su tutta la linea (inno compreso). Erich fa qualcosa di veramente meraviglioso, buca letteralmente lo schermo e ti entra dentro. Concordo pure sul voto, manca qualcosa per considerarlo un capolavoro (almeno per me) . Grazie di avermelo consigliato ( mi ha dato il coraggio di affrontarlo)
Didda23 ebbe a dire: @ buono
D'accordo su tutta la linea (inno compreso). Erich fa qualcosa di veramente meraviglioso, buca letteralmente lo schermo e ti entra dentro. Concordo pure sul voto, manca qualcosa per considerarlo un capolavoro (almeno per me) . Grazie di avermelo consigliato ( mi ha dato il coraggio di affrontarlo)
Il ministro della propaganda nazista Goebbels, considerando Renoir il nemico cinematografico numer uno, mise al bando il film e ne confiscò il negativo.
Per alcuni anni si pensò che tutte le copie europee del film fossero state distrutte dai nazisti, ma nel 1958, a Monaco, gli americani trovarono una pellicola de La grande illusione, conservata - ironia della sorte - proprio dai tedeschi.
Fonte: Ciak, Un secolo di grandi capolavori, supplemento riservato ai lettori di Ciak n.3
CuriositàReeves • 22/01/24 20:26 Contratto a progetto - 801 interventi
Nel 1940 Alberto Lattuada e i suoi amici del circolo del cinema di Milano organizzano una proiezione del film, nonostante sia proibito in Italia. La polizia impedisce la proiezione, ma Lattuada e i suoi amici riescono a salvare la copia.
Fonte: "Gian Franco Roggero, Neorealisamo, edizioni Detrive e Approdi"