Ivano (Rey) è in carrozzella, Olga (Bisera) è ancora giovane e bella. Vivono in una splendida villa della quale affittano una stanza a persone che amano spiare attraverso una sorta di periscopio piazzato nell'ambiente accanto. Ivano lo fa per amor di conoscenza, dice, per capire i suoi contemporanei e poterne scrivere, lei lo segue con un approccio più voyeuristico. Specialmente quando nella stanza viene ad abitare Arturo (Law), ragazzo dall'aspetto piacente che subito scatena in lei voglie represse. Ivano però non è affatto geloso, pare, e anzi spinge la donna a incontrare Arturo, a pedinarlo per capire cosa fa. Immaginatevi il loro stupore quando, dopo averlo spiato per giorni leggere intensamente...Leggi tutto Lacan, fare flessioni nudo e rintanarsi in casa senza mai uscire o quasi, scoprono che si porta a casa un uomo di colore (Jenkins) conosciuto in discoteca e... La prima parte del film, di puro studio del carattere di Arturo da parte dei due padroni di casa, mette in chiaro il loro animo e le loro intenzioni. Passano gran parte del loro tempo a guardare nel “periscopio” con vista sulla stanza accanto, a zoomare con un'apposita manovella sui particolari (pure anatomici, senza veli), a verificare quali siano i suoi gusti letterari (filosofia e politica, soprattutto) e musicali (gran passione per la musica d'avanguardia, che qui si confonde con la colonna sonora di un Pippo Caruso in versione goblineggiante); fino a quando Olga non decide di passare all'attacco, con Ivano a spiare pure lei e a lasciare che alcuni flashback gli turbino i pensieri senza che inizialmente se ne capiscano i motivi. Ma fa parte dei disvelamenti successivi che Giuliano Petrelli (autore unico del copione, oltre che regista) dosa fino al colpo di scena conclusivo, raggelante. L'intenzione è quella di partire da una situazione morbosa ma controllata per far salire tensione ed eccitazione (non mancano lunghe scene di sesso nella penombra e alla luce) coinvolgendo marginalmente nel gioco anche il domestico Ottavio (Quaglio), a sua volta ossessionato dalla padrona al punto da tenerne una gigantografia in versione sexy appiccicata all'anta interna del suo armadio! L'atmosfera è quella giusta, gli sviluppi della storia lasciano invece piuttosto a desiderare, come se mancasse il materiale per poter raggiungere con la necessaria intensità gli ultimi, decisivi minuti. Quindi si abbonda col sesso, si moltiplicano gli stanchi dialoghi tra Rey e la Bisera, si lascia che Law si faccia prendere la mano dai suoi discorsi sull'ontologia, i “ricatti biologici” e la ricerca di se stessi (forse) o dell'uomo (ancora più alto, come intento). La bella colonna sonora di Caruso accompagna a mo' di thriller quello che invece è più un film di ricchi nobili dediti a ricerche antropologiche un po' fini a se stesse. Sfarzose le scenografie interne (anche perché dalla villa poco si esce), confezione elegante, recitazione apprezzabilmente sotto le righe. Pochi guizzi, purtroppo, relegati all'ultima parte. Approccio tuttavia maturo che mantiene una sua coerenza fino in fondo.
Inconsistente dramma erotico diretto da Petrelli, che in alcune scene raggiunge livelli di comicità involontaria inauditi. Peccato perché il cast è formato da buoni attori, ma la commistione di dramma ed erotismo è oscena. Rey interpreta un professore paralitico che comincia a spiare un vicino di casa (psicopatico). Tremendo, da evitare!
Il rapporto è solo il minore degli "spregevoli" vizi del protagonista: un anziano paralitico, voyeur con tendenza al sadismo che si diverte a spiare Olga Bisera dopo averla spinta tra le braccia di un giovane ospitato nell'appartamento perspiciente. La regia è modesta, gli attori abbandonati al caos che - con buona probabilità - regnava sul set. Ad ogni modo appare interessante la contaminazione gialla, che spinge il film verso un finale in perfetto stile whodunit lasciando stravolti alla rivelazione conclusiva, vero motore dell'intera narrazione.
Uno strano film, fondamentalmente un drammatico, con qualche spunto thrilling e parecchie scene di sesso (anche molto spinte). Il ritmo è lento e alla fine non tutti i nodi vengono al pettine, ma si tratta comunque di un prodotto curioso, con personaggi intriganti (e con almeno una perversione ciascuno) e varie situazioni spiazzanti. Tecnicamente non eccelso, ma con un cast accettabile (anche se Law è troppo sopra le righe) e discreta colonna sonora prog. Chi apprezza il genere gli dia un'occhiata.
La prima regia dell’attore Petrelli è un dramma erotico buñueliano che vanifica le annotazioni antropologiche in un baillamme di perversioni sessuali e in un (non)eros sporco e tignoso: dal deperito Law che fa ginnastica nudo con il pene di fuori ai selvaggi urli sodomitici che lasciano ben poco alla fantasia. Il finale, più che per la fiammella thrilling accesa dal chiarimento dei legami tra il voyeur paraplegico Rey e la devota Bisera, vale un’occhiata per il sorriso malignamente compiaciuto di Quaglio, servitore laido e feticista. Glaciali musiche d’avanguardia di Caruso.
La rivelazione finale è inaspettata, ha dell'incredibile e lo svolgimento del film non lo lasciava sospettare neanche lontanamente... ancor meno l'acquisizione dell'invalidità. Law recita molto bene e non è neppure lontano parente dell'attore di Barbarella e dei western di 10 anni prima, la Bisera non è una Venere ma se la cava, Rey non l'ho ancora visto sbagliare. Tutti gli strumenti del film sono azzeccati e non danno alcun fastidio. Unico neo: taluni concetti sono sfiorati e non approfonditi e l'ambientazione è abbastanza limitata alla casa...
Non troppo brutto, ma neppure un bel film, a tratti noioso e banale, diciamo svogliato. Rey se la cava benone come sempre, Law un po' meno, la protagonista femminile è impalpabile. Tutto sommato si può anche guardare, ma con molte riserve. Gli do 2 pallini.
Petrelli afferma di essersi ispirato addirittura agli Ecrits di Jacques Lacan (che stanno a questo film come la Critica della ragion pura a Giovannona coscialunga) prima che la produzione stravolgesse impietosamente la sua creatura. Sarà, ma nella forma attuale è solo un lugubre porno soft dalle risibili ambizioni intellettuali, popolato da personaggi insensati e abbandonati a se stessi da una regia che non ha la minima idea di dove andare a parare. Fernando Rey è sempre un grande, peccato però che dietro la macchina da presa non ci sia Bunuel.
MEMORABILE: La pur fuggevole inquadratura di sodomia maschile: nel 1977 era indubbiamente un azzardo.
Erotico molto spinto che il regista ha però disconosciuto. Nonostante non si possa commentare la versione originale, quello che resta è comunque un film che mi ha positivamente colpito per l'atmosfera morbosa che si respira. Inaspettata anche la rivelazione finale. Ottima la Bisera.
L'opera di Petrelli è interessante per il giusto equilibrio fra le componenti erotiche, drammatiche e thrilling. Peccato che lo svolgimento sia poco ficcante nella prima parte ed estremamente sbrigativo nella seconda, lasciando più perplessità che certezze. Personaggi dipinti eterogeneamente: da un lato quello di Rey è intrigante, dall'altro quello di Law è privo di spessore. La regia si attesta su livelli di mediocrità, nonostante qualche guizzo interessante (i flashback in b/n). Non male, dopotutto.
C'è una macchina da presa sul set e ce n'è una dietro la parete appunto, manovrata con ridicole manovelle da un Rey condannato sulla sedia a rotelle, con tanto di plaid sulle ginocchia. Un plot abbastanza interessante che poteva diventare un buon film in tutt'altre mani, anche mantenendo gli stessi attori. Qui invece si sfrutta tutto il tempo tra noiose discussioni durante la cena, servita da un coinvolto domestico (Quaglio) e pruriginose scene di sesso e voyeurismo di bassa lega, fra tentativi di disquisizioni filosofiche. Tutto è nel finale.
Noiosissimo film misogino e voyeristico con insopportabili venature culturali e psicologiche da bancarella, con l'ottimo Rey che interpreta la parte di un professore paralitico. Serioso, inutilmente prolisso, viene da pensare sia stato strutturato a partire dal finale, con sequenze isolate poi raccordate in montaggio costruendo "perversioni" a buon mercato. Film triste, da evitare, che nulla propone né risolve.
Le prime inquadrature lasciano sospettare il peggio; e infatti... Se il fil rouge del voyeurismo poteva vantare una coerenza, le numerose diramazioni erotico-pervertite sono imperdonabilmente posticce; così come le motivazioni psicologiche dei personaggi, del tutto campate in aria. La svolta drammatica giunge inaspettata, ma anch'essa gratuita; e la rivelazione finale lascia freddi. Alla fine è un goffo centone di parafilie (o di quelle che si ritenevano tali).
Un drammone su basi voyeuristiche il cui protagonista è Fernando Ray nei panni di un infermo che si diverte a spiare il suo inquilino; vuole trarne spunto per un fantomatico quanto misterioso libro, aiutato in questo dalla conturbante Olga Bisera che si presta generosamente al volere del marito depravato. Il film è ben interpretato e ha un buon livello di degenerazione. Azzeccate anche se un po' scopiazzate le musiche di Caruso. Finale con spiegone rivelatore.
Pseudo giallo a sfondo erotico di modesta fattura costruito su una sceneggiatura povera di contenuti. I protagonisti (intenti a spiare l'inquilino dalle strane abitudini) si impegnano pure e specie nella prima parte tengono in piedi la baracca, che sprofonda nel secondo tempo. Regia convinta, molto attenta alla componente erotica, ma non completamente promossa. Evitabile.
Un uomo impotente e costretto sulla sedia a rotelle affitta a un ragazzo l'appartamento adiacente al proprio. Lo spierà continuamente al fine di comprenderne meglio le sue abitudini. Filmetto voyeuristico che si ricorda principalmente per le scene pruriginose etero e omosessuali. Una trama vera e propria non esiste, anche se il finale ribalta un po' le carte in tavola e dà un "senso" a quanto visto in precedenza.
Un ricco scrittore paralitico solletica il proprio voyeurismo accanto alla donna con cui vive spiando il vicino di casa con un sofisticato marchingegno. Il film di Giuliano Petrelli è solo un pretesto per mostrare tutta una serie di morbosità atte a stuzzicare un pubblico di scarsa pretesa. Condito col consueto cliché alto borghese italico Anni '70: si consumano violenti rapporti omosessuali e feticismi che, rivisti con occhio contemporaneo, non possono che risultare trionfo del trash involontario. Ridanciano.
La parte iniziale sa anche essere intrigante ed incuriosente circa le ragioni che spingono i protagonisti a comportarsi in un certo modo. Ma ben presto tutto si scioglie come la neve al primo sole e il ridicolo, involontario o meno non importa, si palesa più e più volte. Fino a che non si giunge al finale a sorpresa sicuramente riuscito ma anche del tutto gratuito rispetto a quanto visto fino ad allora. Bella la colonna sonora con innesti elettronici e buona la prova di Roy.
MEMORABILE: Rey fa ipotesi sul suo vicino: "Oppure è uno studioso di filosofia delle scienze...già ma questo come si concilia con i jeans"?
Sembra L'occhio che uccide rivisto da Samperi, che parte già in quarta con squisite e morbosissime derive feticistiche nel personaggio laido di Quaglio (il pelo annusato preso dalla vasca, "disgustoso cretino!" e l'inquietante gigantografia della Bissera appesa nell'armadio sullo stile Bambole e sangue). Petrelli si muove tra incesto, voyeurismo, misoginia, pedofilia (la ragazzina della Zanchi), con barlumi da psychothriller (l'incipit in treno) e anticipando il Fassbinder di Querelle (la sodomia omo). Delizioso trattato di perversioni, peccato per il finale suicida un po' tirato via.
MEMORABILE: Lo sberlone che la Bissera molla a Quaglio dopo averlo beccato ad annusare il pelo; Il flashback dell'incidente; Rey palpeggia la Bissera che guarda.
Dramma erotico minimale e malaticcio, con pochissimi attori e un paio di set. La volontà di staccarsi nettamente dalle consuetudini del thriller all'italiana del periodo è senz'altro lodevole, ma non tutto funziona come potrebbe: soprattutto lo snodo finale è poco logico. Law interpreta un uomo permeato da un pessimismo quasi bergmaniano, ma lo spessore del personaggio è quello che è. Le goblinesche musiche del maestro Caruso non dispiacciono. Un film minore, ma a suo modo apprezzabile.
Dramma erotico tipico della seconda metà degli anni 70, molto morboso e con un finale che ribalta la prospettiva delineata fino a quel momento. Convincente l’interpretazione dei partecipanti, seppure appesantita da dialoghi spesso ampollosi, in particolare quelli ascritti ai protagonisti maschili. Impertinente e puerile la decisione di inserire un gratuito siparietto di nudo al night club; oltretutto sdrammatizza la vicenda e la indirizza verso il “trash”. In definitiva un film in parte riuscito e riservato agli specialisti di genere, adulti e consapevoli.
Un uomo spia un altro uomo allo scopo di studiarne l’enigma e scriverci sopra, ma poi la cosa gli sfugge di mano e prende sviluppi inaspettati e drammatici. Un film che non rivela mai le sue vere intenzioni se non negli ultimi istanti, quando si scoprono le carte e in maniera completamente inaspettata. Il tutto raccontato con soffuso erotismo, svelando alcuni degli aspetti della sessualità sia femminile che maschile, puntando sulla nudità di entrambi i sessi. Il trio Roy/Law/Bisera funziona.
Più drammatico che erotico, comunque un film dalle tinte piuttosto forti, che colpisce per lo sguardo impietoso rivolto a ciascun personaggio (per un motivo o per l'altro, nessuno si salva) che raggiunge il suo apice nel sorprendente e rivelatore finale, mentre fino a quel momento aveva prevalso un approccio autoriale fatto di dialoghi ampollosi. L'esigua durata (75 minuti) fa sì che non ci si annoi, però preclude anche maggiori approfondimenti. Rey è bravo, la Bisera soprattutto bella, l'indecifrabile Law e il viscido Quaglio se la cavano. Buona la colonna sonora di Pippo Caruso.
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Volevo unirmi ai complimenti per l'identificazione della Marchall !
Da appassionato identificatore di attori e generici apprezzo moltissimo, inoltre nel corso degli anni ho cominciato ad amare tantissimo questo film, infatti prima o poi la vecchia recensione sparirà sostituita da una nuova, perchè ho cambiato radicalmente idea su questo film, che è ora diventato uno dei miei favoriti.
Marina Bellini è stata una pseudo starlette (pressoché sconosciuta) che ha fatto alcune "comparsate" nel cinema e in Televisione.
Questa è la ragazza che balla al night in "L'occhio dietro la parete" (1977):
Questa invece è Marisa Bellini nel film "Il ginecologo della mutua" (1977)
Nel programma televisivo "Non Stop" (sempre 1977), di Enzo Trapani, faceva parte del gruppo cabarettistico "Il letto a quattro piazze" (insieme alla bellissima "Lucretia Love"):
E infine in "Cornetti alla crema" (1981) di Sergio Martino interpretava la (S)cultissima Monaca-prostituta:
Nel caso direi che può essere proprio considerata una generica (altro termine al posto di comparsa)
e cercando possiamo trovare nuovi ruoli per lei.
Nel caso aprirò in questo sito dedicato ai generici:
https://www.thrillingforum.com/phpbb/index.php un topic per lei, citandoti naturalmente come
scopritore !
Alexpi94 ebbe a dire: Marisa Bellini è stata una pseudo starlette (pressoché sconosciuta) che ha fatto alcune "comparsate" nel cinema e in Televisione.
E' lei.
Ma il nome come lo hai trovato?
DiscussioneGeppo • 28/01/20 11:49 Call center Davinotti - 4356 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Alexpi94 ebbe a dire: Ciavazzaro ebbe a dire: E parlando di attori, avete idea di chi interpreti la ragazza che fa full-frontal nella discoteca ?
Secondo me potrebbe essere "Marisa Bellini"
Mai sentita nominare. Dove si trovano notizie o immagini?
Che io sappia il suo nome è "Marina Bellini" (non Marisa).
Geppo ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Alexpi94 ebbe a dire: Ciavazzaro ebbe a dire: E parlando di attori, avete idea di chi interpreti la ragazza che fa full-frontal nella discoteca ?
Secondo me potrebbe essere "Marisa Bellini"
Mai sentita nominare. Dove si trovano notizie o immagini?
Che io sappia il suo nome è "Marina Bellini" (non Marisa).