Insolita parodia (poco più che nominale, a dire il vero) di un genere che in quegli anni raggiungeva il suo apice. Bistrattata persino dagli attori che vi parteciparono (Montagnani ebbe modo di definirla senza mezzi termini “una cazzata!”) è tuttavia un'operazione curiosa, diversa dalle commediacce dell’epoca e che si avvale di un cast supercult. Montagnani è un becchino che, leggendo ad alta voce le improbabili formule voodoo di un librettino sugli zombi, riporta in vita tre morti appena arrivati in cimitero: Duilio Del Prete, Daniele Vargas e Cochi Ponzoni. Li vede, muore di paura e con lo stesso metodo viene dai tre resuscitato. Una volta compreso di essere zombi, i quattro protagonisti...Leggi tutto si insediano in un motel abbandonato nelle vicinanze e attendono i primi ospiti per cibarsene: arriveranno dapprima un becchino toscano (il comico Ghigo Masino), quindi la coppia Anna Mazzamauro/Vittorio Marsiglia (il cameriere di Corrado al “Pranzo è servito”) con figlioletto odioso a carico, quindi uno strepitoso Gianfranco D'Angelo (con un filo di voce e tutte le malattie di questo mondo), infine un sosia di Humphrey Bogart con la “pupa” Nadia Cassini (che esibisce il famoso deretano ad ogni occasione); in macchina con loro il marito morto (Tullio Solenghi) ben presto resuscitato grazie alle solite formule. Peccato che il regista Nello Rossati, autore di un ottimo inizio (qualche trovata è esilarante), non riesca a tenere alto il ritmo (ma i mezzi erano veramente pochissimi), perché non mancano le chicche, il cast è in forma e alcune citazioni sono davvero azzeccate. Il soggetto poteva dar luogo a una riuscita parodia, il film è straordinariamente atipico e quasi surreale. Pesante, ma da vedere!
Debolissimo tentativo di dare una tonalità comica al tema zombesco. Scarsi mezzi a disposizione (si gira in un albergo chiuso al pubblico e in stradette di campagna), ma cast interessante, peraltro sproporzionato (verso l'alto) rispetto al risultato e al talento registico. Ci si ricorda specialmente di Vargas, il cui "phisique du role" lo porta ad essere, sempre e comunque, indimenticabile, e di Masino, che sembra uscito dagli appunti di un mediocre imitatore toscano del Ruzante.
Allucinata ed allucinante parodia con un finale (nel supermercato) che si riallaccia a Zombi di Romero: l'idea di fondo non è malvagia e la comicità, grazie ai caratteristi, a volte centra il bersaglio. Ma il gioco dura poco ovvero per tutto il primo tempo; poi la sceneggiatura (co-scritta da Gianviti, collaboratore abituale di Fulci) sembra sfaldarsi in una serie di gag poco riuscite, volgari ed anche noiose. Rossati si conferma regista singolare: lo strip della Cassini (lo zombi più bello della storia cinematografica) infonde "anima & corpo" al film.
MEMORABILE: Il rituale iniziale, letto dal becchino/Montagnani, e le sue conseguenze...
Pessima parodia dei vari film di zombi che uscirono in quel periodo. Rivista oggi è una pellicola dallo squallore allucinante. Praticamente non fa mai ridere: le battute sono una serie infinita di freddure di cui, forse, una su tre raggiunge parzialmente lo scopo. Ci si limita ad un breve sorriso, che poi scompare con la infelice battuta seguente. E la regia (se così si può definire) di Rossati certo non aiuta. Il cast vaga infelicemente alla deriva. Montagnani ha fatto di meglio e così Del Prete e gli altri. Da evitare.
Le carte in regola per fare un buon film c'erano, purtroppo il tutto è mostrato malamente. Vargas, Del Prete e Ponzoni dopo un incidente vengono involontariamente riportati alla vita dal becchino Montagnani, che morto d'infarto diventa a sua volta zombie: i quattro aprono un hotel per accapararsi carne umana ma... Il cast è ricco (ci sono anche la Cassini e la Mazzamauro), ma la comicità quasi assente; finale abbastanza ridicolo. Peccato: poteva essere molto meglio.
Peccato. Il film, che muove da un'ottima idea, va piano piano arenandosi. Il cast era buono, anche se Cochi, ad esempio (non riesco a farmelo piacere al cinema), gira a vuoto. Si sorride per qualche divertente situazione o per un paio di battute abbastanza riuscite, ma si ha la sensazione, forte, che il tutto non porti a niente. Ripeto: peccato!
È stupefacente come un regista possa trarre qualcosa da una spesa di produzione quasi inesistente. Certo il make-up minimale (bianco-pallido come in Zombi) e i dialoghi troppo lenti lo fanno decadere, ma certe scenette da sole fanno morire dal ridere. Buone scenografie e battute mentre quasi inesistenti la fotografia e le musiche; del tutto assenti gli effetti speciali. La recitazione dei vari zombi è favolosa e il finale omaggia Zombi di Romero. Più di così...
MEMORABILE: L'elenco delle malattie di Gianfranco d'Angelo, il finale (che non ho capito molto).
Goliardata a basso costo ma piuttosto divertente almeno fino all'arrivo della Cassini (che ha tuttavia altri meriti... ), grazie soprattutto al nerbo dei quattro protagonisti, fra i quali eccezionale Vargas; pensavamo non fosse sopravvissuto (oops!) al tempo trascorso dalla prima visione, e invece ha ancora i suoi momenti. Ruolo un po' più rilevante del solito per Ghigo Masino, figura storica del teatro vernacolare fiorentino dal passato ambiguo, abbastanza sprecato invece D'Angelo.
Il successo internazionale di Zombi, oltre ad aver generato un cospicuo numero di pellicole horror con morti viventi protagonisti, ha fatto sì che si sia tentata la strada della sua parodia. Il risultato è decisamente scarso, anche per l'evidente povertà di mezzi (però il cast attoriale è di livello più alto rispetto al resto). L'inizio lascia anche sperare in un po' di divertimento, poi ci si trascina stancamente fino al finale. Montagnani, quando gli zombi entrano in un supermercato, dice "questo mi ricorda un film che ho visto: una merda".
Per un collezionista è sempre dura l'opera di selezionare i vari film attinenti e bordeggianti il suo genere. Qui la parodia è forte ma non si scende giammai nelle cavità del vero comico. Quindi? Horror comedy, commedia macabra, commedia e basta? Fuor della questione formale (una fissa personale da sempre), la pellicola si pone come modesta riproposizione dei temi zombeschi in voga nel periodo e cita apertamente il numero due della saga Romeriana (con tanto di commento del meraviglioso Montagnani)... Strano, molto strano, pertanto curioso.
Zombi-movie parodistico e anomalo, diretto su ritmi lenti con poco brio ma col consueto eclettismo da Rossati: il cast sulla carta è adeguato, ma l'unico comico vero dei quattro morti viventi è Montagnani e tolto lui si ride proprio poco. Ghigo Masino, tornato in auge all'epoca con le tv libere fiorentine, è l'unico comprimario a crederci un po', laddove D'Angelo è sprecato e la Cassini è totalmente inutile al di là del dato puramente decorativo. I fan di Montagnani possono essere interessati, ma sospetto che siano gli unici.
L'idea non era malvagia, il risultato è pessimo. Attori azzeccati ma qui danno davvero il peggio di sé; film di una noia unica che non fa per niente ridere. Odioso poi quando verso il finale subentra un moccioso occhialuto che spara micidiali battute che stendono definitivamente l'incauto spettatore.
MEMORABILE: Il moccioso al negro.. "ora parli la lingua degli schiavi vodoo" brrrrrr
Penosa ed imbarazzante parodia, tanto imbarazzante che ho provato pena per gli attori. Di solito adoro i film di serie Z, ma questo è di una tristezza devastante. Tutto gira a vuoto ed arrivare alla fine del film è molto dura. Montagnani e Ponzoni appaiono come i più provati dall'esperienza. Non mi meraviglio che sia diventato un cult, fare peggio di così era veramente dura. Ci riuscirà solo il leggendario Pierino la peste alla riscossa, inarrivabile vertice trash, dove, probabilmente non a caso, compare proprio Montagnani.
Brutta parodia dello Zombi di George Romero. Renzo Montagnani ha sempre alternato film di cassetta (commedie sexy e barzelletta movies, sopratutto) a pellicole di qualità (come Amici miei atto secondo e State buoni se potete), ma qui toppa di brutto. E non fanno certo miglior figura Gianfranco d'Angelo, Anna Mazzamauro e Tullio Solenghi, incapaci di strappare una risata che sia una. Rimangono solo il lato B di Nadia Cassini ed il piccolo Fabrizio Vidale (noto, ai tempi, come doppiatore di Remì), qui nel ruolo di odioso lettore di horror.
MEMORABILE: Cliente toscano, che fa l'autista di pompe fumebri, agli zombie: "Chi non piscia in compagnia o l'è un ladro, o l'è una spia!"
Nasce evidentemente con l'intento di sfruttare il successo di Zombi per farne una sorta pochade parodistica. La mancanza di investimenti è alquanto evidente, tuttavia colpisce il ricco cast composto anche da attori di un certo peso. Sceneggiatura delirante, eppure qualcosa di divertente c'è ed soprattutto legato al desiderio di surreale, di evasione da canoni specifici di comicità. Nel complesso brutto, ma con un suo perché. Divertente la scena degli zombi con la faccia schiacciata sul vetro come nel film di Romero.
Nel bel mezzo del fenomeno "zombesco" Rossati dirige questa parodia all'italiana, avvalendosi di un comico molto gettonato nel periodo (il simpatico Montagnani) e di un cast di contorno tutto sommato buono (su tutti il sempre bravo Vargas e uno spassoso D'Angelo). Parte benino, ma come si suol dire, lo scherzo è bello quando è corto; nell'ultima mezz'ora infatti subentra una certa noia, Montagnani vilipendia lo Zombi romeriano e il finale non è nulla di speciale. È altresì vero che in confronto a roba tipo Scary Movie questo è un capolavoro...
Spezzerei una lancia a favore di Rossati per questo suo esperimento comico-horror-grottesco realizzato con pochi mezzi ma con un cast simpatico e di tutto rispetto. Girato tra stradine di campagna e, principalmente, in un albergo un po' dimesso, il film l'ho trovato abbastanza gradevole e non noioso, soprattutto nella prima parte.
Quando furoreggia una moda, prima o poi arriva anche la parodia; così, a fine anni Settanta è il turno dei film sugli zombi, presi in giro con tanto di consapevole citazione del supermarket di Romero. Se i ravenants sono noti per il loro incedere catatonico, la sceneggiatura, pur gravata da ripetitività e sbracante negli eccessi goliardici, procede a piè veloce per merito di un affiatato quartetto di interpreti (Ponzoni tuttavia molto meno brillante degli altri tre) e delle caratterizzazioni laterali di D'Angelo, Mazzamauro e Masino. Sexy orpello la Cassini.
MEMORABILE: La formula per risvegliare i morti; i "reumatismi"; D'Angelo cliente malatissimo; la danza della Cassini sui tavoli.
Nell'epoca d'oro delle pellicole a tema zombi ecco la parodia in chiave di commedia all'italiana. Nonostante il cast ben fornito di noti caratteristi di quegli anni, la comicità è a livelli minimi, le gag ben strutturate praticamente assenti. Come dare continuità al soggetto di partenza, in cui un gruppo di quattro zombi si ritrova assieme? Beh, è ovvio: gestiscono una pensione in modo da creare banalissime gag tra i clienti (si segnalano un D'Angelo pieno di malattie e una Mazzamauro brava ma per nulla comica) e il zombesco personale di servizio.
Delirante parodia comica degli zombi di Romero. Mezzi scarsissisi, per non dire nulli. Solo Montagnani cerca di salvare il salvabile, ma tutto è debole e raffazzonato. L'idea di partenza poteva anche essere buona, ma il risultato, nel suo complesso, è in tutti i sensi "orripilante". Nadia Cassini come sempre conturbante, ma qui si vede poco...
Se si è nello spirito giusto può anche divertire, ma non credo più di tanto. Si tratta di umorismo parodistico a tema macabro cucinato all'italiana e mescolando battute e battutacce di varia risma con gag discutibili (molte) e geniali (rare). Il cast è ricco di nomi che fanno del loro meglio, ma la scrittura e la regia sono insipide. La sequenza migliore è quella dello strip della Cassini, brava e non solo bella. Finale misero e dilettantesco.
La parodia horror è un genere che raramente porta a buoni risultati e questo film piuttosto squinternato lo conferma. A dispetto di un cast discreto (sfruttato però al di sotto delle sue potenzialità) sono evidenti le carenze di mezzi e la debolezza della regia di Rossati. Si salva in parte per l’originalità dell'idea, per il merito di non scadere mai nel becero e per qualche risata, strappata soprattutto da Montagnani e D’Angelo. Come al solito, la presenza della Cassini è ornamentale.
MEMORABILE: Montagnani legge la formula per risvegliare i morti; Le malattie di Gianfranco D’Angelo.
Sconclusionata parodia del successo di Romero (et similia) che rende difficile non allinearsi al giudizio dello stesso Montagnani, che in seguito lo stroncò. In effetti, nonostante l'impegno dell'esimio cast (quasi completamente sprecato) e qualche momento di piacevole delirio, alla fine della visione resta ben poco, a causa soprattutto di uno script molto carente e di una confezione approssimativa che inficia non poco la plausibilità della narrazione. Fra gli attori emergono Montagnani, Vargas e la Mazzamauro, ma non sfigura nessuno. Abbondantemente evitabile.
Curiosa parodia di un genere che all'epoca godeva di grande successo, con l'idea di buttare tutto in caciara e di puntare soprattutto sulle grazie notevoli di Nadia Cassini. E' da notare che è l'ultimo film interpretato dal grande Daniele Vargas, caratterista principe del nostro cinema di avventura. Comunque si ride spesso e volentieri, e in fin dei conti questo era lo scopo del film.
Prima italo-zombedy con resurrettiva formula pre-sumera che dragandroppa la parodia di una satira sulla parodia della sexycomedy. Nella fotoshoppata si fotosmontano una spigliata Mazzamauro che dà tutta sé stessa nel ravvivare il nulla, un odioso Vidale che rovescia Remì con Oltretomba sottobraccio e Hitler sul comodino, il corpo senza organi di D'Angelo e una Cassini fedele alla Linnea in un imbelle freddurificio a tempo pieno/perso oltre lo scult. Che si sperasse di far ridere lascia a mezzo metro di bocca aperta. E dire che a parità di presupposti oggi vacanziamo a Santa Clarita.
MEMORABILE: Attori nel pieno esercizio nelle proprie minzioni intonano in coro Il testamento del capitano: roba che depotenzia la parola “scult”.
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Stralcio di una intervista, realizzata a Montagnani, nell'estate del 1996, a cura di Filippo Mazzarella ed Igor Molino Padovan
Lei ha fatto un film incredibile, Io Zombo, tu Zombi, lei Zomba, per la regia di Nello Rossati... Una cazzata! Rossati, per me, non è un bravo regista e poi non c'era il becco d'un quattrino... la palla l'ho presa, per carità... anche buona, ma... lasciamo perdere.
Solenghi scherza sulla partecipazione al film di Rossati, evidentemente da lui poco tenuto in considerazione
"Pietra miliare nella storia della cinematografia...
Io, grazie a quel film, sono diventato l'attore preferito da Quentin Tarantino che, appunto, è un grande amante di questo genere.
Ormai vivo stabilmente a Broadway, vivo con Uma Thurman... sono cose che succedono quando uno debutta con Io zombo tu zombi lei zomba...
La Cassini: la ricordo una presenza molto significativa, una bella presenza...
Cosa faceva la Cassini?
Usufruendo di questo grande successo che ebbi a Los Angeles, negli studios, cominciarono a chiamarmi in virtù di Io zombo tu zombi lei zomba e mi diedero la possibilità di lanciare questa giovane, allora sconosciuta, che era... come si chiamava?
Lory Del Santo!"
(Successiva partner di Solenghi nel film di Girolami: La Gorilla, n.d.r.)
Zender, inserisci nel cast Fabrizio Vidale (all'epoca noto per aver dato voce ai personaggi di Remì e Don Chuck Castoro), che qui fa il figlioletto antipatico della Mazzamauro, appassionato di libri horror.
DiscussioneZender • 27/09/10 18:56 Capo scrivano - 47960 interventi