Ci sono voluti vent’anni per dare un seguito “ufficiale” a uno dei più grandi successi dello spaghetti-western: venti anni dopo DJANGO, Franco Nero torna a indossare i panni dell'unico pistolero con la mitragliatrice, che adesso Invece di girare portandosi dietro l’inseparabile bara si sposta direttamente su un carro funebre. La tradizione è rispettata, la qualità purtroppo no. Nello Rossati (che si firma con lo pseudonimo anglofono di Ted Archer) sa di avere l'onore di riprendere in mano un vero e proprio mito e cerca di restituirgli una certa maestosità con una confezione superiore alla media;...Leggi tutto in realtà l'unica componente all'altezza delle aspettative è la splendida colonna sonora di Gianfranco Plenizio, epica al punto giusto. Già l'avere spostato l'azione dai deserti del west ai prosaici paesaggi colombiani non sembra una scelta azzeccata e il cattivo (Christopher Connelly) in tenuta coloniale che fa collezione farfalle non funziona; la storia (che anticipa di un anno quella, simile, alla base di RAMBO 3) perdipiù è insignificante e piena di luoghi comuni. Un Django in tenuta monastica non è credibile, tanto più che alla prima occasione torna più spietato e assassino di prima. Il look di Franco Nero (poncho e codino) mal si adatta al personaggio creato da Sergio Corbucci e l'utilizzo (l’abuso) della mitragliatrice sembra avvenire solo perché si tratta di un trademark irrinunciabile. Intendiamoci, lo sforzo di Nello Rossati è intuibile, qualche buona idea c'è, ma le cadute di tono (prima fra tutte l'inserimento del bambino che segue Django) non si contano e mancano sia il ritmo che l'atmosfera, dando l'impressione di un seguito superbo. Qualche rara scena splatter, meno che nell'originale.
Davvero non si sentiva il bisogno di un seguito ufficiale del Django di Corbucci, peraltro in un contesto più d'avventura che da western e con un Franco Nero dal look piratesco. La storia ha in sé una certa coerenza e talune sequenze di morte ben riuscite, ma nel complesso si trascina con una serie di anacronistici luoghi comuni, che stonano assai in un film degli anni Ottanta. Il recupero della mitragliatrice richiama Preparati la bara.
Queste operazioni di "recupero" a distanza di 20 anni lasciano sempre molti dubbi; ma in questo caso, seppur ormai fuori tempo massimo, si può dire che l'unico seguito ufficiale di Django sia più che decoroso. Rossati dirige con passione e la sceneggiatura sceglie intelligentemente di puntare sull'avventuroso, piuttosto che fare un revival dello spaghetti-western che sarebbe stato altresì patetico. Nero, in gran forma con barba e codino, è veramente un bullo; Connelly un cattivo tutto tondo da fumetto. Ci si diverte parecchio: decisamente buono.
MEMORABILE: Django che dissotterra il mitragliatore; "Io non porto morti, li faccio"; Django vestito da Morte decapita 3 soldati in sacrestia.
Dire pessimo sarebbe poco, dire ridicolo sarebbe un eufemismo... il grande ritorno di Django sa di truffa già dalle prime, involontariamente comiche, sequenze, dove i due grandi pistoleri anziani parlano delle gesta dei loro tempi; poi prosegue anche peggio con un Franco Nero inespressivo e svogliato e un Donald Pleasence sprecatissimo in un ruolo comico di contorno. Le scene d'azione e le sparatorie sono ai minimi livelli e la regia è infima. Alla larga i fan del vero Django, molto meglio prodotti tipo Preparati la bara!.
Sequel che non ha niente a che vedere col primo splendido film firmato Sergio Corbucci. L'unica nota in comune è Franco Nero, che qui sembra proprio svogliato. Storia abbastanza scontata e interpreti mediocri (anche Pleasence). Anche la colonna sonora è poco convincente.
Per la serie "questo sequel non s'aveva da fare", ecco questo tardo western spaghetti, che riporta in azione il primo Django del grande schermo, Franco Nero. In cabina di regia, però, non c'è Sergio Corbucci ma un onesto mestierante teatrale. E la differenza si vede, specie nella trama, che cerca di buttarla sull'avventuroso. Se c'è qualcosa da ricordare non è certo la mitragliatrice di Django ma Licinia Lentini, e una bella e crudela donna d'ebano, che affiancano il cattivo Connelly. Simpatico, però, il cameo di Donald Pleasence.
Come rovinare un personaggio e un film di successo. Un'inutile boiata ricca di trovate senza senso, gag non richieste e battute dall'umorismo fuori luogo. La colonna sonora anni 80 non si sposa bene con un film western e il personaggio di Django sembra "assente". La fotografia ricorda i film di serie B anni 80 e a tratti lo è, anche nello stile, complice la penosa recitazione di quasi tutto il cast. Occasione sprecata.
MEMORABILE: Django che spara i cattivi con mitragliatrice rischiando di colpire la folla di schiavi dietro (?); Il candelotto di dinamite in bocca (sputarlo no?).
C'è molto poco del Django di Corbucci, ma ci si diverte alla grande. Rossati non rinuncia alla sua cupa vena erotica (il bordello, le prostitute bambine, l'odio tra la schiava nera e la Lentini, quest'ultima a letto con Connelly che giocherella con un pugnale atzeco sacrificale), regala qualche crudeltà, omaggia Indiana Jones e mostra un battello mortifero che sembra uscito da Nosferatu. Scene d'azione caciarone, un po' trick track bombe a mano stile film Cannon, un Connelly squisitamente perfido e sanguinario e un finale quasi zombesco. Orrenda la musica di Plenizio, un po' legnoso Nero.
MEMORABILE: La "schiava" nera che si "addoccia" stile Acquafresh davanti agli schiavi assetati; La bambina data in "pasto"ad alcuni zozzi peones; Django al bordello.
Siamo lontani dal tipico ambiente e dalla struttura del western: qui Django è un po' frate un po' becchino, reso immune all'avidità da un Rossati che costruisce discretamente il resto dei personaggi. D'altronde questo è l'unico punto positivo insieme al soggetto, il quale meritava uno sviluppo migliore; tutto il resto è di bassa qualità: l'(inutile) inizio venato di comicità, gli inopportuni ralenti, i pessimi primi piani, i colpi di scena che non fanno il loro compito, l'inadeguata colonna sonora epico-drammatica, ecc. Film mediocre.
Film movimentato, violento, con situazioni stile exploitation, più film d'avventura alla Nudo e selvaggio che western (la scena nostalgica iniziale rappresenta l'ideale passaggio). Franco Nero in forma, in versione rambesca con il suo mitraglione ancora funzionante dopo vent'anni, una delle poche cose in comune con il primo film. Alcune scene coinvolgono, ma naturalmente i buchi nella trama e i "salti" tra le diverse situazioni sono notevoli. Colonna sonora da jungla. Comunque, potente!
MEMORABILE: La bimba regalata ai banditi; Django versione morte con falce; Il tiro a segno al pescatore; La Mariposa Negra.
L'idea iniziale non era male: Django in convento, ambientazione totalmente diversa dal film originario, la grande imbarcazione del cattivo... Purtroppo è la realizzazione a fallire su molti aspetti, a partire da situazioni talora grottesche, fino al triplice deus ex machina (la schiava nera che origlia, le bolas del ragazzo, l'arrivo del becchino) assolutamente incredibile che fa da preambolo all'ancor più incredibile massacro finale. Funziona bene Franco Nero, ma la media attoriale (forse li hanno presi in loco, cioè in Colombia) è misera.
Intrigante l'inizio con i due pistoleri in pensione che rievocano i tempi andati e poi la prima parte, piuttosto originale, con la nave predatrice carica di tedeschi che semina strage lungo il fiume. Il film poi perde colpi, diventa il solito spaghetti western e arriva alle consuete fanfaronate finali. Molto bene Connelly come malvagio, Franco Nero inespressivo, Pleasence fa presenza. Così così.
Siamo nel 1987 e i western hanno già dato tutto ciò che potevano, i tempi sono inesorabilmente cambiati e il fascino del genere è sfumato, ma in questo lavoro di Rossati ci ho trovato ampi tratti del famoso predecessore a partire dalla cattiveria gratuita che pervade tutto il film, dall'ambiente di depravazione in cui si svolge la vicenda, forse anche maggiore del primo capitolo. Il cast è scarsino, il budget basso, ma il film è tutto sommato accettabile. Il maggior punto debole è una colonna sonora veramente pessima.
MEMORABILE: Le decapitazioni; Il candelotto in bocca; Il finale.
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Scusate la qualità delle immagini, le ho prese con la mia digitale facendo fermo immagine sul dvd, in quanto non riesco proprio a usare VLC Media Player.
Buiomega71 ebbe a dire: Scusate la qualità delle immagini, le ho prese con la mia digitale facendo fermo immagine sul dvd, in quanto non riesco proprio a usare VLC Media Player.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (giovedì 30 agosto 1990) di Django 2 - Il grande ritorno:
L'attrice "nera" si chiama Mikaela Mendoza ed è nativa di Cartagena de Indias.....chi di dovere dovrebbe mettere anche il suo nome tra quelli del cast.
DiscussioneZender • 21/09/15 08:19 Capo scrivano - 48843 interventi
Sì, bisognerebbe anche trovare delle foto che comprovano la cosa, o trovare i titoli di coda magari.