Commedia dominata dall’esuberanza tipica di Enrico Montesano nei panni del solito morto di fame che lavora come infermiere in ospedale e che, dopo aver vinto una Fiat Argenta grazie a un concorso, si caccia in un pericoloso equivoco giudiziario: la sua nuova auto viene rubata e utilizzata da un gruppo di terroristi. Quando viene ritrovata Montesano si precipita in commissariato per riaverla e - ovviamente - lo scambiano per il basista dell'operazione. La cosa avviene però poco prima della metà del film. Fin lì avevamo assistito alla vita comune condotta dal protagonista: sposato con una donna bella ma perennemente incollata al televisore (Edwige Fenech), ossessionato da...Leggi tutto un portiere (Enzo Liberti) maniaco della pulizia, Montesano si lascia tentare dal fascino (?) della Argenta e invece di farsi dare 14 milioni e lasciarla al concessionario, se ne gira per la città ascoltando le frequenze della polizia da un’autoradio comprata dal marocchino. Finché poi tutto precipiterà: prima conosce la moglie (Daniela Poggi, che si spoglia abbondantemente e integralmente al contrario della Fenech) di un banchiere diabetico (Rossano Brazzi), poi finisce davanti al commissario (Enzo Robutti, un ottimo duetto) e negli uffici della Digos, dove compaiono per un paio di minuti ciascuno noti caratteristi in versione cameo: Mauro Di Francesco (si finge terrorista per fare l'amicone) e la coppia Carlo Monni/Ugo Fangareggi (durante l'interrogatorio). Menzione speciale per il bravo Enzo Cannavale invece, che nel ruolo dell'avvocato d'ufficio combina i soliti pasticci animando con Montesano i migliori duetti del film. Come commedia però, ad eccezione di qualche buon momento, IL PARAMEDICO funziona poco.
Stranissima pellicola d'impianto comico, ma che vira, nel secondo tempo, verso atmosfere cupe e seriose: le implicazioni dei media sulla circolazione di "false notizie", la P2 - chiamata nel film B2 - e alcune connessioni tra magistratura (un bravo Leo Gullotta) e potere politico. Ottimo il cast, che brilla (nella compagine femminile) per la bellezza (e bravura) di una sublime Daniela Poggi. Enzo Robutti è un nevrotico commissario (e ricorda quello di Zucchero, miele e peperoncino). Montesano a tratti è retorico, ma convincente.
Straordinaria prova di Montesano... Il film è pienamente anni '80: per il genere di automobili che girano, l'arredamento delle case e tanti altri particolari (come il boom delle televisioni private e i loro assurdi programmi). Geniale l'assurda concatenazione di fatalità che porta all'arresto del Nostro... e poi quando decide di "vuotare il sacco" (si fa per dire, visto che in realtà si inventa tutto) gli vengono promessi regali, auto di lusso, ecc... Un film attuale, veramente attuale...
MEMORABILE: "Da quando sto qua io hanno rubato solo dù macchine!" - " Ah! E da quando sta qua?" - "Da dù giorni!"
Un Montesano in grande spolvero in un one-man-show che non può che piacere ai fan dell'attore romano. La storia, improbabile, scorre via liscia senza punti morti, anche perché Montesano non smette un attimo di snocciolare battute su battute: alcune meno felici di altre, certo, ma tale è la quantità che nell'insieme non ci si fa caso. Il cast di contorno è di ottimo livello, con Cannavale in una parte piccola ma molto divertente, una Poggi mozzafiato ed il solito Robutti ai limiti dell'isteria.
MEMORABILE: La glorificazione di un'auto orrenda come la Fiat Argenta!
Nasca sceglie Montesano perché è nel pieno del suo momento d’oro, una garanzia di successo al botteghino. La Fenech, doppiata in romanesco, è una gioia per gli occhi. Se la parte comica del film funziona, quella che richiama le cronache dell’epoca (P2, 1981) convince decisamente meno. Il film celebra la civiltà dei consumi al punto che, a conti fatti, la vera protagonista sembra essere la Fiat Argenta. Da segnalare anche le ottime musiche, che accompagnano perfettamente il tono della pellicola.
Leggere il cast dei film di quel periodo era una botta di vita: Montesano, Fenech, Robutti, Cannavale, Gullotta, Poggi, Di Francesco, Messeri, Brazzi, Monni e Fangareggi. Potrei anche chiudere qui il mio commento, visto che la grandezza del nostro cinema stava proprio nella formazione che veniva messa in campo in ogni pellicola. Naturalmente Montesano è "leader maximo" e gli altri stanno dietro.
Ambiziosa commedia che vorrebbe farsi indignata ma nun gne affà. Questo principalmente per la scelta sbagliata del protagonista, che pure nei momenti drammatici continua a fare il comico. Con un attore come Manfredi o Dorelli sarebbe stato un piccolo gioiellino. Del resto nemmeno Nasca pare credere troppo all'operazione, probabilmente interessato alla parte invettiva, imbastisce una mezza truffa inducendo il pubblico a credere di trovarsi davanti a un film comico. Tuttavia la confezione è molto buona. Curioso. L'abito non fa il monaco. L'automobile sì.
MEMORABILE: La Fenech casalinga disperata?!! Ma perfavore!
Un Montesano in piena forma e particolarmente ispirato, in una commedia con innesti "politici". Ottimo il cast (Robutti, Cannavale, Gullotta, Brazzi) eccezione fatta per la Fenech, qui casta... e davvero poco credibile nei panni di una buona casalinga. La figura del leone la fa invece la Poggi, che sfoggia un corpo magnifico in un nudo pieno. Buon film da riscoprire.
Una Fiat Argenta prima carrozza fatata poi zucca stregata per il cenerentolo Montesano, che grazie all'auto di lusso è prima accolto nei salotti che contano, poi scambiato per un terrorista. Teledipendenza, mania per gli status-symbol, terrorismo, massoneria, corruzione e iniquità giudiziarie: tutto passato attraverso il setaccio di grana grossa della comicità bonaria di Montesano e dei suoi validi comprimari. Si vola basso, ma Nasca azzecca qualche soluzione grottesca di buon livello, ad esempio nella carrellata sui volti degli accusatori. Non più che mediocre, comunque.
MEMORABILE: L'avvocato d'ufficio Cannavale : "Non hai un padre alcolizzato, una madre puttana, non sei drogato, non sei gay... figlio mio, tu sei un disgraziato!"
Commedia degli equivoci con Montesano protagonista, che d'un tratto (per scelta o per errore) sposta i toni verso i lidi del noir, con il risultato che... non si ride più. Il mood serioso del secondo tempo, se non altro, permette all'eterna comparsa Robutti di dimostrare qualità da attore e di far risaltare i contorni grotteschi del personaggio affidato al buon Cannavale. Tripudio di comparse, più (Gullotta) o meno (Monni) illustri; poggi e Fenech sono specchietti per... "gli allodoli". Sui generis.
MEMORABILE: L'interrogatorio con Cannavale e Gullotta; "Stronzo... che bella parola!"
Nello stile del decennio passato (i '70), il film unisce comicità e temi sociali scottanti adattandoli al nuovo periodo appena iniziato. La vicenda pare ispirarsi vagamente alla commedia "nera" all'italiana, ad esempio a Detenuto in attesa di giudizio, tuttavia qui i toni sono più sarcastici e non si scende mai nel dramma. Ottimo il cast, su tutti un Montesano al top della forma, ma anche la Fenech (che per una volta non si spoglia ed è molto brava), Robutti e Cannavale, oltre ai vari caratteristi. Molto attuale e pungente, da rivalutare! ***
Non male questa commedia dagli spunti di satira nera. Enrico Montesano in forma smagliante e scatenato, un ottimo cast di comprimari al suo seguito (Enzo Robutti, Leo Gullotta, Marco Messeri, Enzo Cannavale, Rossano Brazzi, Ugo Fangareggi...). Sul versante femminile invece c'è una Daniela Poggi spesso senza veli con il suo corpo mozzafiato, mentre la Fenech è splendida anche casta (una delle poche volte). Da rivalutare.
Donne e motori gioie e dolori. Questo motto si accosta perfettamente a questo simpatico filmetto interpretato da Montesano. La macchina vinta (Fiat Argenta argentata!) gli farà cambiare letteralmente vita. Tra feste e fraintendimenti, mogli e amanti, si consuma una commedia divertente e leggera, che riesce a far trascorrere serenamente l'oretta e mezza di girato. La Fenech è meno lasciva del solito, sebbene sappia essere conturbante anche rannicchiata sul divano a piedi nudi. La Poggi, invece, regala un inatteso full frontal da applausi.
MEMORABILE: La "denuncia" del furto allo sfasciacarrozze Diogene (e figlio).
Uno squattrinato infermiere tra lusso e implicazioni giudiziarie. Commediola abbastanza modesta che presenta situazioni leggere frammiste ad altre seriose ma sinceramente edulcorate. Montesano è brioso,la Fenech fuori parte, la Poggi splendida nella sua nudità.
Da innocua commedia di costume sulla teledipendenza progredisce verso una satira di mali ben più gravi come la corruzione nella giustizia; e anche se oggi la Fiat Argenta è da museo dell’automobile, l’Italia dei disonesti che fanno fortuna non è cambiata affatto. Montesano (anche coautore) è sciolto e brillante e produce ottimi numeri sia da solo che con le spalle Robutti, Cannavale, Diogene e gli inquisitòri Monni e Fangareggi. La Fenech si fa da parte per la fidìaca Poggi (splendido il suo nudo integrale), ma riservandosi una sexy posa yoga tutt’altro che ignorabile. Distinto Brazzi. **!/***
MEMORABILE: Il cocktail party a casa di Brazzi; lo yoga della Fenech; l’interrogatorio con il nevrotico Robutti; l’incontro con l’avvocaticchio Cannavale.
Solo negli anni '80 si poteva fare un film/spot con una storiellina esile esile su un'autovettura come la Fiat Argenta. Nonostante tutto Montesano si giostra abbastanza bene tra le bellone di turno (la Poggi insuperabile ma ovviamente non nell'interpretazione...) e il solito clichè sulla massoneria. Carlo Monni fuori ruolo.
Commedia tutta sulle spalle di Enrico Montesano che inizialmente ci regala alcune gag simpatiche; più si va avanti però e più il film si sfilaccia perdendo di mordente. Anche il reparto femminile (a parte un veloce nudo di Daniela Poggi) non offre grandi spunti. Ci si riprende verso la parte finale grazie ai duetti fra Enzo Cannavale e Montesano. Sostanzialmente noioso.
Poteva essere una riflessione su come un oggetto, una cosa, possa cambiare l'animo e la posizione di una persona fino a poco prima di carattere completamente opposto. Purtroppo l'idea di base viene portata avanti con stanchezza anche per colpa di un Montesano non particolarmente centrato nel ruolo di protagonista. Addirittura i primi venti minuti sono pesanti; poi il clima si stabilizza e si assiste a una serie di situazioni mediocri ma almeno messe in scena in maniera accettabile. Sicuramente non esaltante (colpa anche della regia).
Sembra essere scritto in più tempi questo film e con qualche lungaggine improvvisata a far da collante; se non fosse per l'esuberanza riconoscibile di Montesano sarebbe già stato dimenticato; in realtà lo si rivede con piacere, per alcuni momenti riusciti e bravi caratteristi (il capo della polizia ad esempio). Ma il messaggio è chiaro ed era attualissimo in quegli anni, in cui si temeva molto che "lo stato d'eccezione" per fronteggiare le eversioni si fosse tradotto nella privazione delle garanzie al cittadino.
Più amara che dolce questa commedia dell'82 che profuma ancora molto di anni '70. Bravo Montesano, che facendo il verso alle piccolezze dell'italiano medio è capace di far sorridere, anche se la facilità con la quale si può passare da vincenti a vittime è cosa poco allegra. Il film riesce a mantenere una certa leggerezza pur nella gravità della situazione e grazie alla verve del protagonista non scade mai nel vero dramma. Buono il cast di contorno, con la Fenech un po' fuori posto nel ruolo di moglie cornuta. Particolarmente gustoso Cannavale.
La storia del film non brilla per particolari novità. Il poveraccio che vede cambiare la sua vita all'improvviso è roba vecchia. Il film però aggiunge a questo canovaccio dei buoni dialoghi, gag simpatiche e soprattutto la bravura di tutto il cast, con Enzo Cannavale un gradino sopra tutti. Questo, unito a una regia ordinata, fa sì che il film sia leggero e piacevole per tutta la sua durata. Buona occasione per rivedere tanti caratteristi del nostro cinema anni '70-'80.
Forse l'unico errore di questo film è di aver messo troppa carne al fuoco cuocendola solo da un lato, quello della commedia, mentre molti stimolanti spunti della storia avrebbero meritato un maggiore approfondimento. Ma del resto giocare largo fa parte della sua natura comica ed il film è nato soprattutto per far ridere, e ci riesce benissimo grazie alla pletora di grandi caratteristi che gli conferiscono ritmo e vivacità (Diogene, Gullotta e Cannavale su tutti). Interessanti le scelte di sceneggiatura, ottimo il montaggio, buona la confezione in generale. Visione raccomandata.
Mario (Montesano) è un paramedico che ha sulle spalle un intero reparto, visti gli scioperi. Ha una bella moglie (la Fenech) che però pare essere interessata ad altro. Per caso vince un'auto di una certa cilindrata ad una fantomatica lotteria e qui iniziano le sue vicissitudini, che spesso sfociano in guai. La commedia parte bene con alcune situazioni divertenti (e qualche sagace battuta di Montesano), ma poi tende via via a perdersi. Peccato, perché, con una sceneggiatura adeguata sarebbe stata sicuramente valida. Buona la batteria di comprimari (Monni, Fangareggi, Diogene...).
MEMORABILE: I duetti con Enzo Liberti (il portinaio), Mario alle prese con i pazienti, il nudo audace della Poggi
Commedia discreta, anche se dalla trama un po' ondivaga. Fa sorridere quando Montesano inizia a provare un senso di rivalsa grazie all'auto vinta, si perde un po' con la storia del terrorismo per rialzarsi verso la fine grazie a una satira pungente e a una serie di apparizioni indovinate (Cannavale avvocato è fantastico). Nel complesso quindi non è male, anche se altalenante, con un protagonista in palla e un nutrito gruppo di comprimari. Un po' sprecata la Fenech, ma anche Gullotta in un ruolo serissimo.
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HomevideoGeppo • 28/10/09 18:35 Call center Davinotti - 4356 interventi
Ecco la fascetta vhs Domovideo di "Il paramedico" direttamente dalla Geppo Collection.
Qualcuno sa come si chiama l'attric che interpreta l'edicolante dove Montesano va a comprare i goornali? Ho provato a cercare fra tutta la lista di imdb ma nulla, sarà certamente una caratterista, ma magari qualcuno la vista in qualche altro film e la riconosce, ammenochè no sia la stessa storia della fioraia di "E arrivato mio fratello"
La rivista di Playboy letta da un simpatico vecchietto ad un distributore di benzina è, come ha scoperto Pessoa, dell'Ottobre 1981, stando a ciò che si legge qui.
DiscussioneZender • 25/03/17 08:02 Capo scrivano - 48676 interventi
C'è qualcosa di strano però...
Il braccio e la testa della ragazza non vanno sopra il nome della testata, nella foto con la copertina, e mancano degli "strilli" all'estrema sinistra della copertina. Quindi la foto è la stessa, ma la data d'uscita potrebbe essere un'altra e quella che hai postato l'edizione brasiliana uscita magari prima o dopo rispetto a quella del vecchietto. Poi non so quale fosse la politica del giornale all'epoca...
Zender ebbe a dire: C'è qualcosa di strano però...
Il braccio e la testa della ragazza non vanno sopra il nome della testata, nella foto con la copertina, e mancano degli "strilli" all'estrema sinistra della copertina. Quindi la foto è la stessa, ma la data d'uscita potrebbe essere un'altra e quella che hai postato l'edizione brasiliana uscita magari prima o dopo rispetto a quella del vecchietto. Poi non so quale fosse la politica del giornale all'epoca...
Come al solito hai la vista lunga, Zender. Si tratta del numero italiano della rivista, uscita, come si evince chiaramente dalla testata, nell'Ottobre 1981, Qui il link alla foto che non sono riuscito ad incollare nel post.
L'attore energumeno a cui Montesano rifila un calcione nel fondoschiena, credendo che sia colui che gli ha rubato l'Argenta, è il medesimo con cui Pozzetto fa a cazzotti (in séguito al piccolo incidente stradale) ne "la patata bollente".