Verdone e Silvio Muccino si erano solo sfiorati, in MANUALE D’AMORE. Protagonisti di due episodi diversi, non interagivano tra loro ma venivano affiancati nella memoria dello spettatore. Qui invece sono proprio la coppia inedita che dà vita al film, ancora separati o quasi nella prima parte, uniti e affiatati nella seconda. Che è poi la migliore, visto che ci vengono risparmiati i terrificanti siparietti d'amore con Muccino e quella che scopriamo essere la figlia di Achille De Bellis/Verdone. Ugualmente deludenti le scene di Muccino con la madre, a conferma di una difficoltà del Verdone regista di amalgamare due...Leggi tutto registri (quello drammatico e quello comico) senza incorrere in lungaggini evitabili e dialoghi insipidi. Molto più divertente (quantunque lontano dal miglior Verdone) il rapporto tra Achille e la moglie (Agnese Nano), con lui costretto a sottostare agli ordini di lei. Lavorando nell'albergo della ricca moglie, Achille ne è inevitabilmente succube e quando lo fotografano con l'amante il panico si diffonde. Gag abusate, un Verdone che sfrutta ad libitum la propria espressività per muovere alla risata. Risultato spesso raggiunto, anche se poi di vere risate non ce n'è poi così tante. Diverte soprattutto la situazione, che poi pare costruita per favorire l'incontro/scontro tra i due protagonisti. Muccino ha perso almeno in parte la fastidiosa “S” sibilante, cerca di recitare al meglio, imposta un po' rozzamente il tema del gap generazionale, ma si ride in fin dei conti per i soliti equivoci a sfondo (omo)sessuale, per l'uso sapiente del romanesco in chiave comica. Il film, in sé, è modesto.
A me è piaciuto, più la prima che la seconda parte. Verdone in forma e momenti spassosi tipo la scena dell'ospedale. Anche Muccino jr. non mi ha provocato l'ulcera come al solito, e sembra quasi che abbia migliorato la dizione. Un po' indigesti gli spot ai cellulari e alla IBM, ma tutto sommato un film piacevole e divertente.
Un gigantesco spot al servizio dei (si presume) generosi sponsor che separa le gag di un film raramente divertente, ma per lo più inconcludente e noioso. Verdone ripropone all'infinito i temi dei suo cinema (amicizia, amore, viaggio, qualche città straniera) ma tutto sa di già visto (sembrano pezzi di suoi film precedenti); Muccino è un vero miracolato: non sa recitare, fa solo smorfie. Un film totalmente inutile.
Il film sa di già visto, di minestra riscaldata per l'ennisma volta... Risultato? In fin dei conti non pessimo. Classica pellicola senza infamia e senza lode: Verdone rimane imperterrito nei territori a lui più consoni, Muccino se la cava discretamente come attore pare migliorato, sostanzialmente non ci sono difetti scandalosi da segnalare ma è altrettanto vero che non esistono nemmeno qualità in grado di elevare questa pellicola al di sopra della mediocrità.
Meglio la prima parte con lo scontro Verdone/Muccino, con quest'ultimo che smette finalmente di fare il ragazzino isterico e si cimenta con un personaggio che gli calza a pennello. Si sarebbe potuta forzare un po' la situazione, inasprendo i contrasti fra i due e invece a metà il film vira verso una scontata amicizia, con un finale che non coglie nel segno (nonostante le buone intenzioni). Così il patatrac è fatto e il film diventa una insulsa commedia come tante altre (a parte le riuscite battute in romanesco). Peccato.
MEMORABILE: I guardoni professionisti con binocolo, macchina fotografica e alberi mobili per mimetizzarsi nella pineta dove si appartano Verdone e l'amante.
Gradevole pellicola in cui - nonostante una trama piuttosto debole - Carlo Verdone (Achille) riesce ad esaltarsi sia da singolo sia in coppia con Silvio Muccino (Orfeo), certo non un fuoriclasse ma indubbiamente adatto al ruolo. Tra uno sclero e l'altro di Achille contro Orfeo, (colpevole di avergli rovinato la vita) e l'incontro con svariati personaggi fuori di testa, il film arriva al termine senza tediare lo spettatore. Discreto.
MEMORABILE: Verdone conforta il cognato (fratello di sua moglie), vittima di disfunzioni erettili, mentre la cognata nonché amante dello stesso Verdone assiste.
Tra i film meno interessanti di Verdone ma comunque passabile. Parte discretamente ma poi la sceneggiatura non sa dove andare a parare e si chiude nel modo più banale. Registicamente nulla di eccezionale e penalizzato da varie scene imbarazzanti. Verdone attore è comunque ottimo e riesce a salvare il film. Anche Muccino è meno peggio del solito. Si può vedere.
Le uniche cose che funzionano e che fanno scappare qualche gustosa risata sono gli interventi comici di Verdone, con le sue disavventure sessuali e familiari. Quando invece si addentra nel drammatico, tutto diventa banale, scontato, patetico; e la recitazione e i comportamenti eternamente adolescenziali di Muccino non fanno altro che peggiorare la situazione. Trascurabile.
MEMORABILE: Le foto compromettenti; l'intervento di Verdone durante l'interrogatorio di Muccino.
Finchè il registro si mantiene sul comico (ovvero finché i due protagonisti si combattono) il film risulta anche divertente (Verdone ha dalla sua un mestiere che non si discute). Ma quando i due si riappacificano e comincia la parte "drammatico/sentimentale" vien voglia di abbandonare la visione. Un polpettone coronato da un finale poco credibile: se 'sto ragazzo è senza un soldo e senza un lavoro come fa a girare il mondo per cercare la ragazza? Bah. Peccato perché la prima parte è buona.
MEMORABILE: Il cattivissimo Verdone/manager visto nei primi minuti è grandioso.
Filmetto. Verdone è a metà strada tra il cinico e il bamboccione cui sempre ne capitano a bizzeffe, Muccino, invece, ci dona l'ennesima fotocopia mal venuta di sè stesso. La trama è banalotta, ma tutto sommato si arriva alla fine senza essersi strappati i capelli. Si può vedere, magari però, senza troppe pretese.
Non è chiaro che direzione voglia prendere questo film. Comincia con un ricatto, continua con qualche attrito, si trascina in un viaggio inconcludente e finisce a tarallucci e vino. A parte qualche battuta ben piazzata qua e là, nulla testimonia che alla regia ci sia veramente Verdone, il quale vive di rendita e riesce comunque a far qualcosa. Muccino, invece, interpreta se stesso e risulta lievemente più sopportabile del solito. Ma non basta.
Lo spunto di base poteva essere divertente, ma, dopo le prime scaramucce a seguito della "vendetta" portata avanti dal ragazzo contro l'affermato professionista, si affaccia inesorabilmente il "volemose bene", la commedia perde interesse e divertimento per navigare a vista, con Verdone che campa di rendita e Muccino ceffonabile (non è tutta colpa sua: sono rimasta traumatizzata dall'"esperto di videopoker" e tutte le volte spero venga fatto fuori). Così, fra spot e improbabili gite turistiche, si arriva alla fine reprimendo lo sbadiglio.
Aiuto! Verdone e Muccino insieme sono una cosa indescrivibile (nel senso negativo del termine però). Il film poi non è sostanzioso, oserei dire che si basa sul nulla (sceneggiatura assente, regia pure). Puro pattume italiano recente. Bocciato senza speranza.
Verdone e Muccino jr: quanto l'uno ha da perdere e/o guadagnare rispetto all'altro? Muccino è abbastanza convincente nel ruolo di un ragazzo senza appoggi familiari, che tenta di trovare la sua strada e si muove come può in un copione di certo non brillantissimo. Verdone non costruisce un film per niente nuovo, è solo l'ennesimo padre distratto, marito infedele della sua carriera (e di tanta cinematografia in generale), solo più attempato: piazza qua e là buone battute. Finale straprevedibile.
MEMORABILE: Verdone e Muccino che, al pronto soccorso, per nascondere il vero motivo delle ferite del giovane si spacciano per coppia omosex.
L'accoppiata Verdone/Muccino, molto pompata dalla pubblicità, non mi convice affatto. Non per la professionalità degli attori/registi, ma per la funzionalità del film. La loro presunta rivalità non fa che ridurre la trama in maniera banale e ciò che rimane dopo aver visto il film è una sensazione di sgradevole trovata commerciale. Inutile.
Uno dei migliori Verdone di sempre (e sicuramente il migliore degli ultimi anni), grazie a una sceneggiatura che mescola bene risate e momenti drammatici. In coppia con Muccino funziona molto bene, soprattutto quando i due si trovano costretti a collaborare. Grande sfoggio di dialetto e di caratteristi in alcune gag più che riuscite; un po' di lungaggini all'inizio, ma nel complesso è un film più che dignitoso. Verdone attore, poi, è in forma strepitosa.
A nuova visione ultimata non un granché, sebbene mi avesse esaltato quando lo vidi in sala. Oggettivamente Muccino e Verdone fanno una bella coppia, ma è tutto il resto che nel film funziona poco: l'idea di base, di per sé simpatica, va a farsi benedire troppo presto a favore del mélo sentimentale tra Muccino e la figlia di Verdone e tra questi ultimi due. La sceneggiatura, con buchi abbastanza evidenti, risulta di scarso respiro, non fa ridere né piangere, lascia abbastanza indifferenti. Comunque il film si salva, per una serata leggera.
Finalmente un Verdone diverso dai precedenti, svincolato dalle macchiette che in passato avevano conquistato il pubblico ma ormai non facevano più ridere. Questa commedia con Moccia risulta buonista ma gradevole, con qualche spunto che fa ridere. **!
Non proprio riuscitissimo, ma almeno nella prima parte si vede un Carlo Verdone non solo grande attore, ma anche cattivo come non mai, spietato, lontano anni luce dai macchiettistici personaggi (che a me comunque divertono) dei primi film, ma anche da quelli più dolenti ma pur sempre buoni: solo in Perdiamoci di vista si era avvicinato. Poi si rabbonice, ma qui è il danno: il film cala di ritmo. Muccino, non è una cima, ma nel suo ruolo se la cava bene (funziona), anche perché coadiuvato da un ottimo Verdone in bei duetti. Finale loffio e prevedibile.
Che Verdone sappia recitare non c'è dubbio. Ma qui non basta perché si possa parlare di un bel film. Piuttosto noioso, supportato da un Muccino troppo nervoso e monocorde. La trama poi non è delle più avvincenti. Una pellicola delle meno convincenti, nella filmografia dell'attore romano, ma essere tirati sempre a lucido non è facile. Certo qualche risata la si ricava sempre; da guardare senza troppe aspettative.
La verve comica di Verdone piazza battute fulminanti davvero gustosissime; peccato che il film, quando prende pieghe decisamente più "drammatiche", svacchi nel sentimentalismo più artefatto e insostenibile. Registicamente non eccelso, Verdone riesce a salvarsi per il compravato mestiere e per la buona dose di ritmo che sa imprimere nelle proprie opere. Tutto sommato Muccino non è poi così male. Peccato per gli ultimi minuti, davvero bruttarelli.
MEMORABILE: Verdone confida alla moglie che "non ha gradito più di tanto la scappatella" con la cognata.
Funzionale al ruolo comico, Verdone riesce a trovare sempre spunti interessanti e situazioni al limite per suscitare una buona ilarità in diversi momenti del film. Molto più scadente e stucchevole la parte di Muccino, in lacrimose situazioni con madre e presunta fiamma del momento. Invece i due in coppia funzionano piuttosto bene (evidente l'influenza del navigato Verdone che detta tempi comici e battute). Tutto sommato la storia è simpatica e si lascia seguire volentieri.
Uno di quei film piacevoli e che si lascia guardare senza problemi, anche se alla fine dei conti quello che rimane è poco o niente. Va anche detto che comunque, nel suo genere, è un buona pellicola; e poi Verdone diverte sempre... un po' meno Muccino, che personalmente nei panni del giovane ribelle mi ha stufato.
Coppia mal assortita, quella di Verdone e Muccino. Il film riesce però a reggere per oltre un'ora, nonostante le debolezze di svolgimento (chiunque può entrare alla festa delle nozze d'argento, pure se si deve temere un'intrusione?), al punto che al momento del primo incidente già immaginiamo che lei sia la figlia del protagonista... Ma il tocco drammatico e il finale "on the road" fanno fallire il film, del quale restano le gag di Verdone, sempre bravissimo, pure nei film mediocri, o mediocrissimi, come questo. Cast scarso, Triestino escluso.
Nel suo complesso è un buon film, ma come già in C'era un cinese in coma, la parte comica va progressivamente diradandosi per dare spazio a quella sentimentale. Il prologo ha un risvolto drammatico, ma la prima metà del film è ricca di ottime trovate divertenti. Muccino non se la cava male.
MEMORABILE: Il cane imbrattato di vernice; I tentativi di Verdone di nascondere le foto compromettenti al cognato; La sfuriata di Gigliola; La corsa sullo scooter.
Film spassoso se si vuole trascorrere un’ora e mezza spensierati. Divertente storia in cui le vite “sbagliate” dei protagonisti riprendono la giusta piega solo nella nemesi finale. Purtroppo la non esaltante prestazione degli attori (solo Verdone regge abbastanza bene) non lascia segni particolari in quella che sarebbe potuta essere invece una buona commedia.
Verdone ripropone le sue tematiche principali in questo incontro scontro con un banale Muccino, veramente scarso e irritante. Il comico romano regge da solo l'intera narrazione con battute e gag talvolta divertenti. La narrazione appare lineare con il classico on the road finale. Nella media.
Bei duetti Verdone/Muccino, nemici/amici che riescono ad attirare l'interesse dello spettatore, anche se i momenti migliori si devono senza dubbio a Verdone, capace di divertire in almeno quattro o cinque situazioni esilaranti. Il film tende sul finale a essere più sentimentale e a tratti noioso. Ottima Agnese Nano moglie insopportabile di Verdone.
MEMORABILE: Verdone che tenta di non far vedere delle foto compromettenti al cognato.
Commedia agrodolce che si sviluppa con una trama dagli effetti scostanti. Momenti crudeli, amari, oppure ai limiti della melassa (nella relazione con la ragazzina), frammentati da passaggi forzati per animare la vicenda. Muccino è meglio nei panni insoliti della persona vendicativa, mentre Verdone si adatta a sé stesso e resta a metà strada. Finale zuccheroso che non convince, nella sua sincerità.
Sull'onda del successo di Manuale d'amore ecco Carlo affiancato dal giovane Muccino. Sarà che all'epoca ero prevenuto da quella nouvelle vague di attori arrivati alla popolarità a metà anni 2000 e non amai particolarmente la scelta, ma rivedendolo posso dire che il film non è affatto da buttare via e la coppia a dire il vero funziona benone, con un Verdone ispirato e un Muccino jr sicuramente più istruito artisticamente e ben diretto. L'unico neo, comune a molti film verdoniani, è il finale turco in cui si perde un po' la trama. Rivalutato.
MEMORABILE: Gli equivoci all'ospedale; Verdone che spiega la foto del tradimento alla moglie.
Clamoroso buco nell'acqua di un Verdone che alle battute iniziali sembrava promettere faville. La prima parte del film in sé non è malvagia; certo c'è da fare i conti con un Muccino davvero impresentabile, ma la sceneggiatura regge, è efficace e i tempi comici la completano adeguatamente. Nella seconda parte il livello scende di molto. il film si fa smielato, retorico tale da far precipitare la pellicola tra le peggiori (se non la peggiore) del regista romano. Finale disastroso in termini artistici.
Una sceneggiatura ottima per un buon film di Verdone, qui alle prese con il giovane Silvio Muccino. La vicenda è costruita sulla conoscenza tra i due, che per ragioni di trama diverrà presto "rivalità". Benché non sia il Verdone ai massimi livelli si guarda e si apprezza con piacere. Bella la parte a Istanbul.
MEMORABILE: Muccino piomba nella villa di Verdone e gli rovina l'anniversario.
Uno dei peggiori film del comico romano e, più in generale, una delle peggiori commedie del panorama nazionale. Per certi versi peggio anche delle vanzinate e affini. Verdone continua a fare il Verdone sempre uguale a se stesso e Muccino continua a fare il Muccino confermandosi scarso nella recitazione, irritante e, dulcis in fundo, assolutamente incapace di suscitare empatia. Sceneggiatura tirata per le orecchie e regia veramente sciatta. Meno male che ogni tanto Verdone si ricorda come si fa e ci fa scappare la gag. Deprimente.
Dopo il deludente tentativo con Beppe Fiorello, Verdone gioca nuovamente la carta del partner maschile, rappresentato stavolta da Muccino. Sebbene protagonista di una prova dignitosa, è proprio quest'ultimo a limitare la performance del buon Carlo, che può scatenarsi solo in un paio di assoli. A prevalere sono infatti le tematiche familiari (il rapporto genitori-figli), affrontate forse in maniera troppo greve soprattutto nella seconda parte del film, di conseguenza più lenta e quasi mai divertente. Il 2000 non è la miglior decade verdoniana.
MEMORABILE: Il tentativo di riavere l'auto rubata, raro momento comico.
Verdone si destreggia nell'ennesima pellicola che analizza vagamente i rapporti di coppia e familiari. Inserisce un Muccino e un parco attori tutti perfettamente in grado di strillare e mettere in scena la loro rabbia: più la reazione sembra isterica, più si presume sia credibile. In questo ovviamente si scade un po' nella macchietta verdoniana, ma non si può negare che, malgrado tutto, il film stranamente funziona quel tanto che occorre ad arrivare alla fine.
Un direttore di un prestigioso hotel scopre un furto di computer da parte di una cameriera che verrà licenziata. Il figlio di lei si vendicherà. Un film non omogeneo questo di Verdone, che si divide tra il dramma familiare e la commedia pura con discreti risultati. Se nella prima parte c'è una certa cattiveria di fondo in tutti i protagonisti, nella seconda, che diventa road-movie, i toni si placano grazie alla figlia di Verdone che fa da tramite per un'insperata pace familiare. Bravi tutti, Muccino comincia a maturare. Bella musica di Buonvino.
Se affiancarsi sotto la propria direzione un Beppe Fiorello fu una scelta coraggiosa, prendere come partner Muccino è solo un'occasione facile e furba. Sul versante comico il film è divertente, magari a tratti anche più di altri esempi verdoniani migliori; ma la confezione è piatta, il cast mediocre: mancano i guizzi di regia, le suggestioni malinconiche, gli spietati affondi psicologici... cioè le cose per cui Verdone è Verdone. Un'operazione di transizione, condotta da un grande autore con la mano sinistra.
MEMORABILE: Se questa foto potesse parlare, io qui je stavo a di' "no fermate, fermate!"... purtroppo è una foto e non può parla'!
In assoluto il peggior film di Verdone, sia per l'inconsistenza della sceneggiatura che per la sciatteria della confezione. Il personaggio di Muccino è irritante, le gag divertenti si contano sulle dita di una mano e comunque son tutte merito del Verdone attore, che nonostante la vacuità dell'intera operazione conserva una sua dignità (fra queste c'è sicuramente la richiesta di informazioni a Istanbul). Il finale poi è davvero il trionfo della prevedibilità. Operazione del tutto trascurabile.
Il titolo, molto ben congegnato, in effetti esplica attraverso un ossimoro il succo del film, ovverosia un classico del cinema: l'incontro/scontro generazionale/economico/caratteriale tra due opposti che si attraggono o devono loro malgrado farlo. Carlo Verdone asseconda la moda del momento "impiegando" Silvio Muccino come coprotagonista di questa commedia dal fiato corto, che riesce solo a tratti ad allietare e solo grazie alla verve di Verdone: quando riappare Muccino si piomba nella tragicomica tiritera giovanilistico/amorosa Anni Zero.
Due "galli nel pollaio" per un cocktail difficile da miscelare e non sempre equilibrato: Verdone va col pilota automatico ed è fin troppo prevedibile, ma si muove bene nel suo modello preferito di commedia. La presenza di Muccino, inizialmente perfino stonata, acquisisce senso col trascorrere dei minuti, limando via via gli eccessi giovanilistici per incidere sullo stile dell'opera, apportando toni di drammaticità che ne acquisiscono lo spessore rendendola meno banale. Insomma, la strana coppia chiude in bellezza dopo un avvio balbettante.
Al netto delle muccinate da idillio spezzato che s'innestano a tradimento in un plot da commedia a suo modo matura, il film sorprende per l'inatteso affiatamento trans-generazionale: Achille e Orfeo passano dall'odio alla sopportazione compenetrando universi opposti apparentemente inconciliabili di cui Cecilia è il Sole, il fragile tesoro cui dare la caccia nell'ultima mezz'ora on the road. Una stramba alchimia che funziona senza sofisticazioni, con spontanea semplicità e attraverso una sceneggiatura in cui il gusto del divertimento non manca, magari anche se ricorrendo a gag facili.
MEMORABILE: I calzini "al merluzzo" che poi la stanza d'albergo sembra un peschereccio; Le indicazioni stradali in astruso dialetto.
Interessante sodalizio tra i due attori, purtroppo non ben supportati da una sceneggiatura che, a una prima parte divertente e spumeggiante, fa seguire una seconda con una trama troppo malinconica e riflessiva, con qualche scena più comica che finisce per risultare solo lungaggine. Anche in altri film si era visto lo stesso canovaccio, ma qui si finisce un po' per attendere con noia i canonici centocinque minuti. Magistrale Carlo nel prologo del film: si sa calare nell'austerità del contesto e della drastica decisione.
MEMORABILE: Il prologo; Il cane ''verniciato''; La confessione del cognato in ufficio; Ovviamente, lo scandalo durante il ricevimento; La corsa sullo scooter.
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La scena dove Verdone chiede informazioni dentro il paese ad un passante che gli risponde in un dialetto incomprensibile, è simile alla stessa vista ne I Due Carabinieri.