Gangster movie del filone "supercolpi specialistici", in cui c'è sempre il gran capo (Joseph Cotten), solitamente un galantuomo che odia le violenza e lavora solo con la testa, che organizza un colpo miliardario reclutando un gruppo di specialisti e pagando tutti molto bene. Mino Guerrini, regista magari non fenomenale ma con un non disprezzabile senso dello spettacolo, privilegia in GANGSTERS '70 il disegno dei personaggi e, potendo contare sul fondamentale apporto dell'ottimo Fernando Di Leo in sede di sceneggiatura, riesce a renderli vivi, a staccarsi dalla banalità di cui sono spesso vittime i polizieschi del periodo, sfuggendo in qualche modo dalla piatta linearità...Leggi tutto delle storie similari. Così Joseph Cotten, attore di rango, può esprimersi al meglio caratterizzando in positivo l'intero film. Purtroppo un montaggio sciagurato fa di tanto in tanto perdere il filo logico degli accadimenti e l'inserimento di sterili e brevissimi flashback contribuisce ancor di più a spezzare il racconto, che quindi sembra a più riprese (soprattutto nella prima parte, più descrittiva) un collage di scene non troppo bene organizzate. Fortunatamente col passare dei minuti si entra nel vivo dell'azione e si comincia ad apprezzare la qualità della messa in scena, che nel finale si dimostrerà essere curata e originale come la scelta delle location. Poco calzante la colonna sonora jazzata di Egidio Macchi, mentre positivo è il casting (che pur non dispone certo, Cotten escluso, di grandi nomi), facilitato appunto da dialoghi superiori alla media (la mano di Di Leo si sente eccome). Nel complesso un solido esempio di gangster-movie all'italiana, montato però davvero male!
Un bel noir, caratterizzato da uno stile asciutto e con personaggi molto ben delineati. Rispetto ai tipici spy-movies italiani dell'epoca siamo lontani anni-luce, la regìa non è per nulla sovraccarica di effetti o zoomate inutili e questo ha fatto sì che il film non sia affatto invecchiato. Ottimo il soggetto alla base del film, cui mise mano anche Fernando Di Leo; peccato solo per un finale un po' troppo verboso, anche se l'aria nichilista che si respira fino in fondo è comunque notevole.
Splendido noir italiano (uno dei migliori in assoluto nel suo genere) dal ritmo teso e serrato, come poche volte accade e dalle atmosfere e connotazioni molto livide, degne del miglior Melville (fatte ovviamente le debite proporzioni). Bravo il regista Guerrini, efficace la sceneggiatura firmata, fra gli altri, anche da Di Leo e buon cast su cui spicca il grandissimo Cotten. Gran finale. Piccola e misconosciuta chicca che gli appassionati del genere non devono assolutamente lasciarsi scappare.
Stupendo noir italiano che vede gli ottimi Corazzari e Albertini affiancare un magnifico Cotten. Molto belle le scene d'azione e le sparatorie. Alla sceneggiatura ha partecipato anche Di Leo e infatti il suo tocco si vede (sembra di assistere a uno dei suoi film). Bello.
Ci si domanda quanto questi gangster all'amatriciana (che hanno soprannomi come il giocatore d'azzardo "Sempresì", o nomi evocativi come il potente boss "Affatato" e il capo carismatico "Destil") fossero credibili, oggi come allora. Eppure il film, nonostante sia caduto immeritatamente nell'oblio, è ottimo. Marca una precisa distanza dai modelli franco-americani (grazie a un montaggio onirico, parentesi antonioniane, musica acid-jazz) ed è il vero fondatore del noir italiano (contrapposto al poliziesco civile) esploso l'anno successivo.
MEMORABILE: Giulio Brogi si fa una pera sulla mano (15 anni prima di Amore tossico) e poi si scatena, come Popeye con gli spinaci.
Più che discreto e questo sì che si potrebbe già classificare come hard-boiled, per quanto le rese dei conti siano solo fra bande di malviventi e non ci siano poliziotti duri... Nessun attore demerita, ma Brogi e la Polesello son sopra le righe, oltre a essere i più scalognati (lui è fenomenale con la siringa artigianale per iniettarsi l'eroina, lei coi suoi attacchi di sentimentalismo!). C'è però un errore madornale alla fine, visto che si ha a che fare con degli umani e non con degli zombi o degli androidi, ma complessivamente è un buon film.
Piccolo grande gioiello del noir di casa nostra: ben diretto da Guerrini, con Cotten forse nella sua migliore interpretazione "italiana", impeccabile nella parte del vecchio boss che prepara il grande colpo. Il resto del cast non è da meno (bravo Brogi) e l'atmosfera dettata dal titolo si respira sino in fondo. Chiusura significativa ma è forse la parte meno... in linea con il resto.
La trama poco importa. I topoi del genere sono compitati con diligenza (anche se è proprio il "colpo" la sequenza più stanca), ma è lo stile, franto e nervoso e l'inusuale sbilanciamento prodotto dal sottofinale, a generare una lodevole originalità. Decisive le musiche di Egisto Macchi, un jazz d'avanguardia eccitato e plumbeo, perfetto per sottolineare il pessimismo della messa in scena. Bravo Cotten, notevole Albertini.
Poteva essere un buon esempio di caper movie all'amatriciana; con alla sceneggiatura un "certo" Fernando Di Leo, cui Mino Guerrini, in regia, cerca di valorizzarne la potenzialità, ci si avvicina abbastanza dignitosamente ai polar francesi dell'epoca. Purtroppo, qualcosa non funziona; evidentemente anche il fatto di essere stato realizzato con mezzi scarsi (e si vede) ha nuociuto alla messinscena. Occasione mancata.
Classico noir all'italiana per Guerrini, fra i primi esempi del genere. Lo script, firmato anche da Di Leo, alterna momenti di tensione a pause narrative che ne rallentano il ritmo soprattutto nella prima parte. La scena del colpo e la successiva fuga sono ben girate e hanno l'adrenalina giusta, ma non mancano errori madornali che rendono poco credibile la vicenda. Bene Cotten su tutti, Brogi e Albertini, mentre il resto del cast non riesce a brillare di luce propria. Non un capolavoro, ma gli appassionati del genere avranno di che divertirsi.
Testimonia la "mano" di Guerrini nel genere noir/thriller. Se la trama è certamente più di maniera rispetto ad esempio a Il terzo occhio, lo script (in cui mette lo zampino anche Di Leo) presenta seducenti deragliamenti (il nevrotico personaggio "addicted" di un giovanissimo e già ben solido Brogi). La stessa atmosfera crepuscolare pur canonica per il genere è ben resa dai volti degli amati Cotten e Albertini, mentre la fotografia di Delli Colli copre, purtroppo solo parzialmente, coi suoi scuri le magagne del gramo budget. Infamissimo Corazzari/Affatato e bravo Picardi/Cavallo.
Un gangster cinquantenne esce di galera e progetta il colpo della vita che gli consenta una vecchiaia serena, e a questo proposito organizza una banda. Gangster movie abbastanza noioso, con un andamento in alcuni momenti inspiegabilmente lento. Ma il vero problema della pellicola è la confusione di sceneggiatura e regia, che mettono in mostra una storia troppo frammentata e con diversi punti poco chiari. Alcune parti si innalzano, la sparatoria verso la fine soprattutto, ma la pellicola resta comunque in generale poco convincente, anche nei suoi interpreti. Mediocre.
Prima di Di Leo (ma firmato da Di Leo) si colloca questo noir poco conosciuto di Guerrini, che in certe fasi sembra anticipare I senza nome di Mellville. Siamo però lontani dagli standard del maestro francese: il ritmo si fa più serrato con l'esecuzione del colpo, con sequenze che dimostrano il buon mestiere del regista, ma il finale, con la pseudo fuga amorosa, non è dei più soddisfacenti. Cotten maiuscolo (ça va sans dire), parte consistente anche per il mitico Bruno Corazzari che si atteggia a grande boss.
MEMORABILE: La regola del colpo: chi lo organizza deve pensarci sempre, chi lo esegue mai.
Italia fine anni 60, dipinta in tinta notevolmente scura. Mezzi adeguati e una regia accurata per una vicenda classica riguardante l’organizzazione e la realizzazione del colpo della vita. Loschi figuri e altri ormai segnati dal tempo, tracce di una criminalità antica ma ardita nei suoi propositi. L’atmosfera è pesante, sostenuta da una colonna sonora ossessiva, forse addirittura eccessiva, e fa sconfinare la pellicola un po’ oltremisura. Sceneggiatura lineare ma che un paio di volte buca nella logica. Il finale è col botto, violento ben oltre le aspettative e notevolmente amaro.
MEMORABILE: L'ultimissima parte, un po' psichedelica e irrazionale, originale ma forse non completamente azzeccata per questo film.
Il miglior film di Guerrini, e una delle punte di diamante del cinema noir italiano. Il canovaccio è quello tipico delle pellicole sulle grandi rapine, ma qui la sceneggiatura (firmata anche da Di Leo, e si vede) marca una precisa distanza dai modelli americani e francesi, imponendo un ritmo più serrato e un finale dai toni ancora più tragici. Buona confezione (fotografia di Franco Delli Colli, musiche di Egisto Macchi) e ottima prova dell'intero cast: Cotten è inappuntabile, Albertini e Corazzari giocavano in casa, Brogi e la Polesello decisamente meno ma sono bravi ugualmente.
MEMORABILE: L'inizio; Il colpo; Lo scontro tra le due bande; Il finale.
Uscito di prigione, il vecchio Destil raduna alcuni delinquenti per una rapina di diamanti grezzi in viaggio verso Amsterdam, ma le cose prenderanno una piega più che complicata. Pistole, spari e sangue si susseguono in un action poco conosciuto, in cui ad attori “civetta” si affiancano caratteristi dalle facce giuste. Cotten poco convinto nel ruolo di malavitoso fuori moda è surclassato da un Giulio Brogi molto dentro la parte di gangster sfaccettato. Finale tra il poetico e il filosofico. Da non perdere!
MEMORABILE: Le note jazz “sporche” che ben si sposano ad alcune scene action.
Guerrini guarda al linguaggio di Senza un attimo di tregua per questo memorabile heist movie senza vincitori. Flashback a inserto, riprese dal basso, teleobbiettivo che liquefà l'azione, penombra. Una chicca da recuperare che al tempo non vide nessuno e che in Italia precedeva la stagione d'oro del noir nostrano (qui firma anche Di Leo). Il cast, col vecchio Cotten in "pensione" in Italia, convince. Anche se la scena con un "risorto" Corazzari è una stecca grave e Brogi è vittima della tipica approssimazione con cui si mettevano in scena le tossicodipendenze.
La storia del colpo miliardario non brilla certo per novità e tuttavia questo noir si caratterizza per una certa originalità nella conduzione e nell'individuazione dei vari personaggi, ognuno con una personalità credibile che va oltre il semplice ruolo nell'organizzazione. Si percepisce una scrittura di livello grazie anche all'apporto di Di Leo, che rimedia (specie nella prima parte) a un certo affastellamento narrativo dovuto a un montaggio mediocre. Peccato per il finale un po' moralistico in cui non si salva nessuno, una lode invece al cast in cui emergono Cotten e Brogi.
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CuriositàDusso • 11/06/13 18:00 Archivista in seconda - 1830 interventi
Il titolo di lavorazione era "Un giorno di fuoco". Fonte: L'unità
Il Blu-ray tedesco della Forgotten Film Entertainment, seconda uscita della collana Italo-Cinema Collection, contiene la versione italiana integrale proveniente da una scansione 2k del 35mm restaurato dalla Cineteca Nazionale. Durata: Versione Tedesca 1:40:47 – Versione Italiana 1:42:46 Regione: B Rapporto: 2.35:1 Audio: DTS-HD Master Audio Italiano Mono 1.0, Tedesco Mono 1.0 Sottotitoli: Tedesco (escludibili) Extra:• • Scene eliminate • Scene alternative • Commento audio di Robert Wagner & David Leuenberger e Udo Rotenberg & Konstantin Hockwin • Book di 48 pagine in tedesco, a cura di Christian Keßler e Roberto Curti • Galleria di locandine e fotobuste italiane e tedesche