Prima incursione nella fantascienza dello specialista Jack Arnold, IT CAME FROM OUTER SPACE è uno di quei film che sconfessa la credenza per cui la fantascienza americana degli Anni Cinquanta presentava solo alieni ostili. Arnold, che con la complicità del celebre scrittore Ray Bradbury (autore del racconto dal quale il film prende spunto) riesce a dirigere un'opera godibile non solo da un punto di vista strettamente di genere; ambienta nel deserto statunitense - dove girò molti altri suoi lavori - un film valorizzato da una sceneggiatura tutt'altro che banale, con dialoghi interessanti (salvo nelle loro puerili divagazioni sentimentali) e una riflessione intelligente sull'America maccartista: il...Leggi tutto diverso non deve essere annientato perché in apparenza repellente, ma capito e studiato. L'astronave aliena che si pianta disgraziatamente sul nostro pianeta non è foriera di distruzione e avidi desideri di conquista. E Arnold, ricorrendo a pochissimi (e modesti) effetti speciali, gira un perfetto esempio di fantascienza classica, che si innesta nel quotidiano senza stravolgerlo eccessivamente. E per fortuna l'atteggiamento scettico dello sceriffo non è dettato dalla solita ottusità con cui spesso si dipingono le forze dell'ordine; è anzi disposto a credere, pur con ovvia diffidenza. Insomma, non c'è nulla di trascendentale in IT CAME FROM OUTER SPACE, ma tanto buon senso e qualche invenzione interessante (la soggettiva del “mostro”, che vede attraverso una sorta di lenti a contatto liquide e oleose). Recitato correttamente e doppiato in Italia con abuso di termini in disuso.
L'inizio è preoccupante, con i due piccioncini che tubano (più che altro, lei ci prova e lui è un baccalà). Poi però irrompe l'astronave, più simile a un fuoco d'artificio e il film prende la giusta piega. Gli attori sono decenti, gli effetti, al minimo sindacale ma efficaci, i dialoghi risultano piacevoli (inevitabilmente, un po' datati) e il ritmo, pur non essendo certo indiavolato, è comunque accettabile. Come in Tarantola, il regista utilizza l'occhio della telecamera come creatura (qui diventa proprio il mega occhio dell'alieno). Mai come in questo caso l'apparenza inganna. Riuscito.
MEMORABILE: L'alieno monocolo, modello lumacone, che lascia dietro di sè una scia che cristallizza. La spassosa colonna sonora che lo segue (più da film horror).
Solitamente preferisco i film con gli alieni "cattivi" del filone 'space invasions' vero e proprio, ma per questo gioiellino mi sento di fare un'eccezione perché secondo me Bradbury e Arnold con questa pellicola in un certo senso "stabilirono le regole" del filone (regole che ritroveremo nei maggiori "classici" del decennio e degli anni successivi). E poi è un film che, considerando l'epoca e i costi esigui, ha un'atmosfera davvero particolare. Quello che una volta si chiamava "sense of wonder" della SF anni cinquanta...
Gli alieni atterrano nel deserto e prendono la forma degli umani, ma i testimoni non vengono creduti. Nonostante qualche ingenuità e pregiudizio (lui è astronomo, mentre per lei le stelle sono solo astrologia), il film riserva alcune piacevoli sorprese. Anzitutto una storia ben più sottile di quanto sembri: gli extraterrestri non ostili; l'idea del cielo ma anche del deserto come "fuori"; il non giudicare dalle apparenze. E poi alcune invenzioni di ripresa, tra cui la soggettiva liquida dell'ufo. Titolo italiano opposto al senso del film.
Dall'accoppiata Bradbury-Arnold un classico della sci-fi anni '50 che Spielberg deve aver visto più volte per il suo Incontri ravvicinati. La prima parte ha un gran atmosfera, il "senso della meraviglia" abbonda, le idee pure (la soggettiva gelatinosa degli alieni con la loro scia di polvere di stelle, i movimenti di macchina, i dialoghi sul deserto ed i suoi misteri). Nella seconda, quando si scoprono le intenzioni degli alieni, il ritmo rallenta fino ad una conclusione affrettata e un po' confusionaria. Bellissima Barbara Rush.
Uno dei migliori film di fantascienza made in USA degli anni '50, dato anche dal fatto che alla regia c'è Jack Arnold, bravissimo del genere. Eliminando le solite pecche dei film di allora, la storia non è mai banale ed è a tratti anche simpatica. Da vedere.
La fantascienza di Jack Arnold è il fulgido esempio dei film fantascientifici anni 50: ingenui, semplici, ma veramente genuini. Il punto di vista del regista in diversi suoi lavori è sempre a favore dell'alieno (e questa pellicola ne è un esempio), mostrando come in fin dei conti quelli da temere sono sempre gli esseri umani. Basato su un racconto del grande Ray Bradbury. Diversi classici della fantascienza gli devono qualcosa.
La fantascienza apriva la visuale su altri mondi e creature, di solito ostili; in altri casi invece faceva notare i difetti della razza umana, smontando il suo egocentrismo come in questo film del '53 dove già l'ambientazione in un piccolo villaggio sperduto nel deserto e la mancanza dell'esercito lo rendono migliore di alcuni suoi contemporanei. Sopratutto gli alieni, portando scompiglio nella piccola comunità, la faranno riflettere sul razzismo e la diversità in larga scala: nell'universo. Ottime trovate come la scia di polvere di stelle...
Al netto della inevitabile ingenuità narrativa legata all'epoca della sua realizzazione, Destinazione Terra è un buon film di fantascienza, in grado di anticipare alcuni dei temi che diventeranno dei veri e propri must del genere (l'invasione corporea dei terrestri ad esempio). Affascinante l'ambientazione, accettabili gli effetti speciali, buona la prova degli attori. Godibile.
Successivo a La Cosa di Hawks e Nyby ma in anticipo sugli Ultracorpi di Siegel, uno "space invaders" cui la scrittura di Bradbury ha conferito complessità facendo dei poliziotti degli agenti dell'odio e dell'astronomo pacifista un "diverso". Arnold imprime al narrato un taglio inquietante, sospeso, al confine tra western e horror, e fa del deserto riarso e inospitale un coprotagonista silenzioso e immane, contraltare scenografico e simbolico: una lezione figurativa cui attingeranno in molti. Strabilianti gli sfx d'epoca usati con autentico senso del meraviglioso. Fuorviante il titolo italiano.
Fantascienza buonista con alieni pensosi anche se burberi, e un discreto numero di stilemi del genere, sciorinati da Arnold con polso fermo e se non per la prima volta quasi. Il che accresce l'importanza del film al di là dei meriti specifici. Protagonista insopportabile, magnifica la partner. P.S. "Destinazione" mica tanto...
Jack Arnold è un grandissimo regista e ogni suo film è riconoscibile dall'estrema eleganza della fotografia e dalle particolari inquadrature (molte soggettive dal punto di vista alieno): qui ritroviamo tutte queste qualità e un soggetto di Ray Bradbury che riesce a esprimere pienamente il concetto innovativo dell'alieno come essere nettamente al di sopra dell'uomo che, a sua volta, è incapace di accettare e soprattutto comprendere il diverso. Buona la prova di tutti gli attori. Caposaldo del cinema fantascientifico.
MEMORABILE: John: "Non era ancora il momento per conoscerci".
Gli alieni sono costretti ad un atterraggio di fortuna sul nostro pianeta e, per potersi procurare il necessario per la riparazione della nave spaziale, assumono le fattezze di alcuni terrestri... Agiscono come i baccelloni, ma senza finalità di conquista; piuttosto, essendo saggi, sanno che la razza umana, propensa a rifiutare ciò che non comprende, mal reagirebbe allo loro vista (ammettiamolo: sono più brutti di Gasparri). Prima volta nel deserto di A. per una fantascienza ingenua ma pacifista e aperta alla comprensione delle ragioni altrui, tutt'altro che scontata in epoca di guerra fredda
Uno dei primi esempi di fantascienza umanitaria (fonte un racconto dell’esimio Ray Bradbury), latrice di un messaggio ecumenico per il superamento della paura del “diverso” e per la sua accettazione e comprensione. La regia di Jack Arnold fa perno su scenari desolati (il deserto dell’Arizona, scelto dagli extraterrestri come pista di atterraggio fortuita) e sulle interpretazioni degli attori, abili nell’apparire freddi e robotici nel dare vita ai loro cloni alieni. Funzionale l’effetto “stella cadente” per rappresentare dell’UFO in volo.
Fantascienza anni '50 targata Jack Arnold, uno specialista del genere. Certo visto al giorno d'oggi il film soffre di parecchie ingenuità e gli "effetti speciali" non sono molto speciali (riuscita la soggettiva degli alieni, molto ma molto meno il loro look, probabilmente sarebbe stato meglio non mostrarli). La realizzazione più che dignitosa, le discrete interpretazioni da parte degli attori e il messaggio di tolleranza verso ciò che non conosciamo lo rendono un prodotto non entusiasmante ma da vedere.
"Venuto dallo spazio": così traducendo alla lettera il titolo originale e così è. Arnold intriga con il suo interesse per ciò che proviene da un misterioso altrove e gira con gusto e invenzione; tuttavia c'è qualcosa di imperfetto in questa pellicola che non la eleva al di sopra dell'artigianato (di genio, comunque). Notevoli i personaggi duplicati dagli alieni, interessanti certe soggettive, dignitose interpretazioni, bella ambientazine desertica (sarà migliore in Tarantola). Non è uno dei capolavori del maestro ma si lascia vedere.
Se invecchia non è un classico: più che un'opinione è una legge. Arnold è stato un discreto regista, ma ogni suo celebre prodotto appare molto datato. Egli mostra troppo (e quel che "troppo" non è certo memorabile) e annega la tensione in una viavai prosaico privo di quella profondità comune invece ad altri registi suoi contemporanei (Siegel, Wise, Ulmer). A favore vanno annotati la bella ambientazione desertica e la trovata dei "replicanti". Il messaggio pacifista lascia il tempo che trova.
Classicissimo e meno ingenuo di quel che può sembrare. L'intuizione geniale di Arnold è l'ambientazione desertica, che già di suo crea un paesaggio lunare, antiumano e che rimanda a mondi alieni in cui si annidano il diverso e il mostro. E poi ci sono i temi classici del controllo mentale, che anticipa tanta fantascienza futura e addirittura l'imitazione/clonazione dei corpi che anticipa il capolavoro di Carpenter (che non a caso adorava questo film). Effetti speciali semplici e artigianali ma non da buttare (l'alieno monocolo). Seminale.
MEMORABILE: L'arrivo dell'astronave/cometa sulla Terra (scena che sconvolse John Carpenter); Le apparizioni dell'alieno; Gli uomini posseduti.
Uno sci-fi dal sapore horror questo di Jack Arnold, che mescola l’intrattenimento di genere all’impegno sociale. La morale sul pregiudizio dettato dall’apparenza assume un valore estremamente profondo, mentre gli effetti speciali sono un contorno estetico tra i più belli del periodo. Buono il cast, tra cui spicca Barbara Rush che regala un’ottima prova da scream queen. Moderno.
Dalla sinergia di due "mostri" come Bradbury e Arnold era lecito aspettarsi un prodotto di un certo livello: non si rimane delusi. Nell'ampio panorama del fanta-horror anni '50, in cui il "diverso" era sempre e comunque visto come una minaccia, questo film osa andare controcorrente: quella che all'inizio sembra la solita invasione di alieni ostili alla Ultracorpi diventa una parabola pessimista sulla natura umana e sull'insensatezza dell'intolleranza. Dopo una prima parte un po’ lenta, la storia decolla e la morale sboccia. Da vedere, magari in double-bill con Ultimatum alla Terra.
MEMORABILE: La caduta dell'astronave; Gli alieni ciclopici; Il POV degli alieni; Il raggio laser; Il confronto fra il protagonista e il suo "doppio"; Il finale.
Da ricordare la trovata dei replicanti, col loro vagare quasi ipnotizzati in mezzo agli altri umani che paiono non accorgersene. Poi lo strano connubio tra ambiente desertico e questo essere gelatinoso che vi si trova. Meno stimolante la parte iniziale, sonnacchiosa ed edulcorata, e anche il sottofondo pacifista, infarcito di dialoghi melensi e ambiguità poco convincenti. Pur dandogli credito per l'epoca ma non si può ritenere un classico di riferimento, né qualcosa di particolarmente energico.
Tra l'incredulità e la diffidenza di molti, l'astronomo John vuole capire le intenzioni e le ragioni di misteriose creature aliene precipitate con l'astronave sul pianeta Terra. Un ingenuo e datato tentativo (sebbene lodevole) di evitare la solita assimilazione di estraneo quindi nemico, in un'ambientazione non comune (il deserto) che tuttavia rivela una modestia di invenzioni e di scatti narrativi, con qualche effetto speciale a risparmio e una sceneggiatura che specie nella prima parte si perde nei vaniloqui sentimentali della coppia. Sci-fi invecchiato male.
Uno di quei film che, come è evidentemente fisiologico per un genere quale quello della sci-fi, oggi rischia di apparire banale sul piano narrativo quanto elementare nello specifico tecnico. Tuttavia Arnold, sulla traccia del racconto di Bradbury, sviluppa un discorso affatto semplice sulla "non belligeranza" aliena, scegliendo peraltro come protagonista un intellettuale "aperto" nel quale non si può non riconoscere il canone del bersaglio maccartista del tempo. Purtroppo davvero implausibile l'artificiosità recitativa ma ben utilizzate le location desertiche. Da un altro cinema.
Esordio nella fantascienza per Jack Arnold con un film molto innovativo girato negli anni in cui l'alieno era praticamente sempre visto come brutto, cattivo e bellicoso. Arnold mostra una sensibilità notevole in netto anticipo sui tempi e, anche se il regista affinerà le doti successivamente dando vita a film più compiuti, rimane un'opera affascinante e convincente. In un dialogo vengono anche poste le basi per il dubbio su chi sia veramente umano o alieno, concetto sviluppato meglio proprio in quegli anni da Philip K. Dick, che diverrà base per tantissimi film.
MEMORABILE: La soggettiva aliena.
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CuriositàZender • 28/11/07 08:32 Capo scrivano - 48271 interventi
Fa parte dei cento film (realizzati tra il 1950 e il 1980) che Stephen King ritiene abbiano dato "un peculiare contributo al genere horror" (ed è anche fra i suoi preferiti).
(Fonte: S. King, Danse Macabre, 1981)
In double bill con il film L'uomo dal pianeta X , dvd DNA disponibile dal 13/4/2023.
Da segnalare che "Destinazione Terra..." (chissà perché nel dvd riportato col solo titolo originale) sarà presentato nell'edizione 3D anaglifica (per occhiali con lenti rosse e blu).
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: IT CAME FROM OUTER SPACE 3-D (1953) + L'UOMO DAL PIANETA X (1951) - (2 Film su un unico Dvd). Lingue: Italiano, Inglese Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Trailers DNA Il film, che è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin, viene presentato sia in versione 2D standard che in versione 3D anaglifica, da vedere con appositi occhialetti con lenti rosso/blu per ottenere l’effetto tridimensionale. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.