Considerato un classico della fantascienza Anni Cinquanta, THIS ISLAND EARTH (tratto da un romanzo di Raymond F. Jones) è in realtà un film a tutt'oggi molto datato, che specialmente nelle parti girate sulla Terra si dimostra poco interessante, per di più penalizzato da attori modesti (la coppia Rex Reason/Faith Domergue non convince, mentre l’alieno Exeter, Jeff Morrow, è perlomeno vagamente credibile) e da una colonna sonora fastidiosamente invadente e pesante, orchestrata malamente. È vero che il soggetto è insolito rispetto alla visione “ortodossa” dei soliti extraterrestri giunti sulla Terra per conquistarla, ma non basta. Comunque...Leggi tutto vanno riconosciuti a THIS ISLAND EARTH i giusti meriti, concentrati nella parte ambientata sul lontano pianeta Metaluna. Qui la regia passa dall'anonimo Joseph Newman al ben più dotato Jack Arnold che - incredibilmente non accreditato nei titoli - dà una sterzata visionaria al film sfruttando al meglio gli splendidi, oscuri scenari dipinti e introducendo la figura del mutante (opera di Bud Westmore, lo stesso che creò il costume del MOSTRO DELLA LAGUNA NERA): quest'ultimo, caratterizzato da due occhi a oblò e il cervello enorme in evidenza, sarà destinato a divenire una vera e propria icona della fantascienza classica, sintetizzando alla perfezione le illustrazioni che campeggiavano sulle riviste di settore. L'avventura su Metaluna, con i suoi colori accesissimi e contrastati, è comunque una parte minore, in un film che per il resto tende a dilungare situazioni poco interessanti, in cui dialoghi e sceneggiatura, ingenui quanto prevedibili, sono lo specchio di un modo di concepire la fantascienza ormai troppo distante. I raggi laser rossi poi, per quanto certosinamente disegnati sulla pellicola fotogramma per fotogramma, sono ridicoli, tanto quanto le esplosioni e i costumi degli alieni (subito riconoscibili tra l'altro per via della fronte altissima e il parrucchino bianco).
Buon esempio di fantascienza, con convincenti effetti speciali (che all'epoca impiegarono ben due anni e mezzo per essere realizzati). Buon cast di veterani del genere a partire dall'ottima Domergue, Morrow e Reason. Buona la confezione, da notare tutta l'ultima parte ambientata sul pianeta Metaluna devastato dalla guerra. Per gli appassionati assolutamente consigliato.
Scienziati nucleari sono prelevati da extraterrestri a cui serve aiuto per resistere all'attacco di un altro pianeta. La storia è intrigante, con una buona dose di complessità e di sviluppi narrativi: l'idea di una solidarietà interplanetaria, ma più ambigua e con maggiori risvolti problematici di quanto si potrebbe pensare, è davvero buona. Un buon film, ben realizzato, con molti effetti speciali convincenti, pur nella visionarietà un po' primitiva. Fa tenerezza il mutante-insettone, ma non è da disprezzare.
Fantascienza classica un po'stantia, ma imprescindibile per ogni appassionato grazie all'originalità del soggetto e alla comprensione "intergalattica" che si finisce per provare verso i metaluniani, presentati non come i soliti invasori extraterrestri ma come profughi in fuga da un pianeta devastato dalla guerra. Purtroppo, nonostante il carattere gradevolmente naif delle scene ambientate su Metaluna (girate da Arnold), la messa in scena non è all'altezza del soggetto ed anche nel cast il solo Jeff Morrow si salva dalla mediocrità.
La migliore Space Opera (insieme a Il pianeta proibito) degli anni '50, "sense of wonder" allo stato puro, un perfetto film da drive-in (ma nella sua versione a colori, non certo in quella in bianco e nero che circolò per un certo periodo). Il mutante di Metaluna (per quanto ridicolissimo) è ormai entrato nella leggenda e l'Exeter di Jeff Morrow (doppiato da Bruno Persa), anche se tradisce il cattivissimo originale del libro di Raymond F. Jones, è uno dei personaggi più riusciti e memorabili del cinema di fantascienza dei Fifties. Cult movie.
Da salvare le brevi e splendide sequenze del pianeta Metaluna (scenografate dall'ottimo Alexander Golitzen e girate dal non accreditato Jack Arnold, un grande che al genere ha regalato Il mostro della laguna nera ed altri classici); per il resto la pellicola risulta piuttosto fiacca, anche a causa del ritmo traballante (soporiferi i primi dieci/quindici minuti). Effetti tremendamente ingenui, ma il fascino attuale della sci-fi anni '50 risiede anche in quello. Protagonisti anonimi, si salva Morrow.
MEMORABILE: L'apparizione del mutante di Metaluna oggi forse strappa qualche risata, ma il personaggio si è indubbiamente imposto all'immaginario collettivo.
Joseph Newman e un non accreditato Jack Arnold alle prese con un film che narra di una guerra interplanetaria e che riflette l'atmosfera persecutoria nell'America degli anni '50 in pieno Maccartismo. Il risultato è piuttosto debole e fiacco e non solo per gli effetti speciali datati, quanto per la resa cinematografica non all'altezza delle aspettative e per un cast di attori davvero non brillante.
Fantascienza di un tempo che fu, con "paroloni" (l'interocito), luci, lucette, sfondi di cartapesta, alieni ossigenati e l'immancabile cosmodiatriba. Detto ciò, per circa 45 minuti la noia è quasi totale, intervallata dalla comparsa dell'interocito modello IKEA (va assemblato), da qualche botta e risposta e dalla bella scienziata di turno. Ma poi, fortunatamente, si arriva su Metaluna e, tra meteore telecomandate, il capo alieno che definisce gli umani "omiciattoli" e un mutante da piegarsi, il tutto scorre via più piacevolmente. Nel complesso, vedibile, anche se il suo tempo l'ha fatto.
MEMORABILE: Il professore davanti a ciò che montato diventerà l'interocito: "Sono 2496 pezzi da montare; non dovrebbe essere difficile"; L'asteroide color puffo.
Un popolo alieno chiede aiuto ad alcuni scienziati terrestri per salvare il loro pianeta sull'orlo del collasso causa guerra intergalattica. Numerosi i punti di interesse: la trama non convenzionale, le suggestive scenografie, i buoni effetti speciali e il mutante assurto a icona del genere. Nella prima parte fa spesso capolino la noia tra discorsi e piani ma nella seconda il film decolla (in tutti i sensi) con l'arrivo su Metaluna. Personaggi più incisivi non avrebbero guastato. Ottima la fotografia. Nel complesso un capolavoro mancato.
MEMORABILE: Il cervellotico assemblaggio dell'interocito; Il "rapimento" del protagonista; Il mutante testone; L'apocalittico finale su Metaluna.
Una civiltà avanzatissima supplica l'aiuto d'uno scienziatucolo dell'arretrata Terra per vincere una guerra intergalattica: l'assunto iniziale non brilla certo per logica. E il prosieguo, tra alieni stempiati e alieni capoccioni, non va meglio. A parte il fascino vintage anni Cinquanta c'è poco altro da salvare: le scenografie di Metaluna, davvero notevoli, la pioggia di meteore e alcuni spunti visivi che saranno riciclati a nauseam dalla cultura fantastica successiva. Sorpassato.
Ottimo esempio di film fantascientifico nel quale il Technicolor e gli effetti speciali vogliono farla da padrone, anche se, in questo caso, pure la trama risulta essere molto interessante. Bellissime le scenografie "futuriste" del pianeta Metaluna e l'utilizzo dei colori in generale. Qualche piccola ingenuità nella trama, ma il film è più che riuscito e, a tratti, in grado di raggiungere alti picchi di qualità.
Fantascienza d'antan piacevole, simpatica ed a tratti divertente ma anche, per certi versi, datata ed a tratti ingenua vista con gli occhi di oggi. Spunti narrativi (su tutti: la comprensione intergalattica) e dialoghi risentono del clima
di quegli anni e se oggi possono apparire banali, all'epoca non lo erano. Scenografie ed effetti speciali ultra artigianali come di prammatica. Il coinvolgimento non manca anche se la tensione non è ai massimi livelli, anche perchè
la sceneggiatura non è imprevedibile. Per amanti del genere.
Uno scienziato nucleare viene prelevato con inconsuete buone maniere da canuti alieni perché sia d'aiuto in una faida intergalattica. Un esile tentativo di novità per un film figlio degli anni '50 sia per l'ideologia che per la sceneggiatura "scientifica-altisonante"; si apprezzano i tentativi di dare una patina realistica a una materia così fantasiosa, (tutta la parte che riguarda Metaluna e il viaggio intergalattico), ma i risultati sono modesti anche per quei tempi. Fanno sorridere l'abbondanza di effetti strobo e la comparsa dell'insettone.
MEMORABILE: L'assemblamento e il montaggio di 2486 pezzi; "E lei dove va?" "Oh, l'universo è grande...".
Opera sci-fi figlia dei suoi tempi, tra effetti visivi ovviamente datati (ma piuttosto ricchi per l'epoca) e l'usuale fissazione con la tematica dell'energia nucleare, noiosetta ma non priva di un gustoso fascino vintage, specialmente per le bizzarre scenografie, fra gingilli "atomomorfi", enormi schermi triangolari e colori sgargianti. Nella prima parte non succede quasi nulla, sebbene il clima di paranoia nella base segreta sia ben reso. Meglio il viaggio su Metaluna, con l'iconico mutante che purtroppo si vede poco. Buono il finale che anticipa in parte Il mostro dell'astronave.
MEMORABILE: Gli alieni dalla fronte alta; L'inseguimento in auto a base di raggi distruttori; La guerra coi meteoriti; Il mostro cervellone con chele da granchio.
Classico della fantascienza realizzato in uno sfavillante Technicolor che ne esalta soprattutto la seconda parte, ambientata su "Metaluna", pianeta desolato e costantemente bombardato da meteoriti nemiche. Le scenografie sono ben costruite, gli effetti speciali molto curati (pur palesando i limiti dell'epoca) e gli attori risultano credibili. Certo non ha una sceneggiatura impeccabile e il mutante/testone oggi fa un po' tenerezza , ma è comunque un must per gli appassionati del genere.
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Il film è tratto dal romanzo "This island earth" di Raymond F. Jones (1950).
Fu tradotto da noi come "Il cittadino dello spazio" prima nel numero 96 di Urania (versione di Beata Della Frattina, 15 settembre 1955) e poi nei Classici della Fantascienza della Libra Editrice (versione di Ugo Malaguti, ottobre 1977).