Thriller spagnolo prodotto da Guillermo del Toro, la cui influenza è evidente nella scelta della (notevole) fotografia. Le suggestioni prodotte dal vedere ciò che la protagonista non vede hanno radici profonde nel cinema, e due che saltano subito in mente: TERRORE CIECO (Mia Farrow) e GLI OCCHI DELLA NOTTE (Audrey Hepburn). Belén Rueda arriva quindi in coda a due grandi attrici ma non demerita, grazie anche a una sceneggiatura che riesce a muoversi in territori risaputi inserendo un buon numero di originali deviazioni; almeno fino all'ultima mezz'ora,...Leggi tutto quando invece tutto precipita nella banalità tipica del genere e l'eccesso di colpi di scena si fa fastidioso accendendo i fari su una serie di incongruenze che fin dall'inizio si capiva sfidassero senza vergogna la credibilità. Per voler in qualche modo cercare qualche idea nuova, in pratica, si è sacrificata l'onestà nei confronti dello spettatore, che più volte rischia di sentirsi preso in giro con artifici narrativi e scenici evitabili. Ad ogni modo la via spagnola al thriller pare se non altro meno assuefatta alla costruzione da catena di montaggio di molti prodotti americani analoghi,e il risultato è una storia sfaccettata come i personaggi che la animano, con buone intuizioni registiche (la scena negli spogliatoi con le non vedenti) e una tensione non costante ma ben gestita. Apprezzabile
Julia è affetta da una patologia progressiva che la condanna alla perdita della vista nel giro di breve tempo. Quando la sua gemella, già cieca, viene trovata impiccata, Julia non crede che si sia suicidata ed inizia ad indagare per proprio conto... Thriller spagnolo del sottogenere "donne sole in pericolo", che regge discretamente la visione, nonostante la durata eccessiva e la prevedibilità di alcuni colpi di scena. Il merito è di alcune sequenze suggestive e della brava protagonista, già apprezzata in The Orphanage.
MEMORABILE: Il primo inseguimento dell'"uomo invisibile"
Dispiace tacciare di mediocrità il film perché nelle sue componenti fondamentali (sceneggiatura, regia, fotografia, interpretazione degli attori) è molto buono e riuscito. Purtroppo la lunghezza ed il ritmo altalenante sono difetti che incidono troppo negativamente sulla valutazione finale. Un montaggio più serrato e 20 minuti di meno avrebbero giovato non poco alla buona riuscita. Molto brava la protagonista Belen Rueda. Occasione sprecata ed è un peccato. Si può vedere.
Troppo lungo questo thriller (due ore piene) che dopo una partenza interessante ed intrigante tende a perdersi tra tutte le goffaggini e le ingenuità di cui la sceneggiatura è infarcita. Inoltre i colpi di scena sono prevedibili e lo scioglimento finale (in cui si svela il movente di quanto accade) fa venire il latte alle ginocchia. Per fortuna c’è un pizzico di atmosfera ed il regista e gli sceneggiatori non puntano a fare paura in modo scorretto e puerile.
Un thriller spagnolo che vede una donna indagare sulla morte della sua gemella cieca. Le basi per fare un ottimo thriller c'erano tutte, l'idea della cecità era buona ed è stata ben sfruttata, ma la bellissima fotografia, la suspence abbastanza presente e le inquadrature rubate ad un centinaio di film non bastano per tappare i buchi di una sceneggiatura che rasenta il ridicolo e un paio di incongruenze. La capacità c'è. ma l'alunno non si applica...
MEMORABILE: L'occhio in dettaglio infilzato da un ago della siringa.
Che dire? Splendido. Tra i migliori film visti ultimamente. Possiede un'atmosfera da brividi temporalesca à la Occhi di cristallo (tanto per rimanere in tema... oculare) e un'impostazione che vira verso il thriller e batte in un sol colpo tutti gli horror iberici dell'ultimo decennio. La tesa scena in casa con Julia in balìa del maniaco, girata dapprima senza inquadrare i volti, è una vera prova da maestri. Mentre lo vedevo speravo non finisse mai. E il killer, un disperato ed "invisibile" angelo della morte, non si dimentica. Intrigantissimo.
MEMORABILE: La mano del killer sulla spalla di Julia in cimitero; le punture nelle cornee; Julia che fa di tutto per sembrare ancora cieca.
L'ispirazione, non ci sono dubbi, è data da Hitchcock e Argento, ma Guillem Morales si adatta allo stile new wave horror ispanico e realizza una pellicola che ha sì momenti di pregevole impatto visionario, ma che lamenta una lentezza narrativa ed una carenza di idee quasi allarmante. A cominciare dalle motivazioni del killer, le più deboli prospettate da un giallo, al confronto delle quali quella di Paulette (Martine Brochard) o quelle di un qualunque killer del giallo all'italiana anni '70 appaiono non solo credibili, ma pure autentiche. Buone le intenzioni, ma molto male realizzate. Patetico.
Discreto thriller spagnolo che sfrutta abbastanza abilmente uno degli archetipi narrativi tipici del genere, quello della perdita della vista. La "confezione" del film è di buon livello e tutti le componenti sono piuttosto curate. Purtroppo la lunghezza eccessivi inficia il risultato finale a causa di un ritmo che diventa inevitabilmente altalenante. Buona la prova del cast.
Due ore di adrenalina pura per questo thriller spagnolo dal forte impatto emotivo e continui risvolti drammatici. Il tema è quello spesso sfruttato del "terrore cieco", ma qui l'impianto narrativo, i colpi di scena e l'interpretazione di Belen Rueda lo rendono comunque originale e fruibile. Prevale la violenza psicologica sugli effettacci sanguinolenti, il che è un punto a favore.
Si è riusciti nell'intento di non far scoprire subito chi è l'assassino e già questa è una buona cosa! Per il resto è molto difficile fare un film del genere che sia originale; inevitabilmente ci sono degli spunti presi da altri registi... ma questo non è sempre un male. Belle alcune scene di buio con solo il flash della macchina fotografica a chiarire le cose. Si sarebbe potuta evitare qualche mielosità inutile.
È un po' fissato Morales con le intromissioni domestiche clandestine e gli ospiti furtivi e invisibili, perché anche qui, dopo un accenno introduttivo alla stigmaticità geminina, la storia prende rapida la piega del mistery "molestatorio", cucicchiato per l'occasione attorno alla disabilità penalizzante della protagonista. Ci si tiene stretti al vecchio corrimano di Terrore cieco e Gli occhi della notte, sobbarcandosi anche gli aggravi melò che il paella-thriller si porta di suo in saccoccia. Gratuito di girotondi inconcludenti; facilino e accomiatante come un familiare di cui si conoscono vizi, virtù, abitudini e reazioni.
MEMORABILE: L'iniezione intraoculare amorevolmente somministrata dal figlio alla mamma ingannatrice...
È un peccato dover fare sempre commenti da esterofilo ma ormai è chiaro che persino il cinema spagnolo ci surclassa e ci dà lezioni. Perchè il soggetto sarà pure abusato, la sceneggiatura rosicata in un paio di punti e con l'immancabile riferimento alle atmosfere argentiane o depalmiane... però diamine, il film è girato con gran mestiere: regia, fotografia, scenografia, sonoro, dialoghi. Difficile che ci sia qualcosa lasciato al caso. C'è poco da fare: in Italia non siamo più in grado di fare film convincenti come questo. Almeno stilisticamente.
Mi ha sorpreso non poco. Una vera sceneggiatura pregna di suspence e colpi di scena, un thriller di razza. Se al posto della protagonista ci fosse stata un'attrice come ad esempio Jodie Foster, la pellicola sarebbe stata un capolavoro; intendiamoci, la protagonista è in gamba, ma un gioiellino come questo meritava un'interpretazione eccellente, per essere valutato appieno, all'altezza del disegno registico. Comunque tanto di cappello. Avvincente e ben calibrato.
Da Terrore cieco a Gli occhi della notte, passando per The eye, Morales rinfoltisce il sottogenere thriller "donne cieche" con omaggi a Hitchcock (l'uso del flash) e tesorizzando le innovazioni stilistiche apportate al genere da Argento. Scritto e girato con gusto e inventiva, sostenuto dall'intensa interpretazione di Belen Rueda, immerso in un'atmosfera chiaroscurale di grande effetto, il film mantiene alta la tensione per l'intera durata, ma incorre risoluto nel difetto tipico di certo cinema spagnolo odierno: la contaminazione con il melò, che nel finale s'impone come una sonora strombazzata.
Eccellente giallo-thriller di marca spagnola. Sceneggiatura importante con parecchi colpi di scena, regia di ottimo livello, fotografia e movimenti della macchina da presa ineccepibili. Tensione costante anche se il ritmo perde qualcosa nella seconda parte del film. Belen Rueda è bravissima e in generale tutti gli attori fanno bene la loro parte. Interessante il non vedere il volto degli interlocutori quando la protagonista è bendata. I 112 min di durata passano senza accorgersene. Consigliatissimo.
Un buon thriller spagnolo, che poteva essere addirittura ottimo se la sceneggiatura, dopo una notevole partenza, non ci avesse propinato qualche mielosità di troppo e un assassino dalle motivazioni troppo vaghe e indefinite. Sul piano tecnico, nulla da eccepire: bella fotografia, atmosfere intriganti, regia capace di trovare soluzioni brillanti e ottima prova della protagonista. Diciamo che magari i suoi illustri predecessori (Gli occhi della notte e Terrore cieco), hanno quel fascino retrò che dona loro qualcosa in più...
MEMORABILE: Lo spogliatoio delle non vedenti; La protagonista che si finge cieca; L'iniezione intraoculare.
Buon thriller che, nonostante i limiti dovuti all'eccessiva voglia di colpi di scena e qualche strizzamento d'occhi al cinema americano, riesce a tenere in tensione e si lascia apprezzare anche per l'ottima interpretazione di Belen Rueda, già apprezzata in Mare dentro. Ottime anche la fotografia e le inquadrature da angolii spesso inusuali; cè anche qualche incongruenza tutto sommato perdonabile, soprattutto di questi tempi in cui si vede molto, ma molto di peggio.
Originale, innanzitutto. Nonostante un titolo banalissimo che abusa di parole trite e ritrite nel genere. E poi. Intrigante, con una sceneggiatura scorrevole nonostante la durata; buona anche la recitazione (la Rueda in primis). Abbondano i colpi di scena che mantengono viva l’attenzione e tante sono anche le trovate che connotano uno stile registico ricercato ma non pedante, fatto più di sostanza che di orpelli. Tutto ciò che sembra, forse non è. Tutto ciò che è, annichilisce. Non ho apprezzato particolarmente il finale, oserei dire quasi fantasy.
MEMORABILE: L’aggressione, angosciante e interminabile, del carnefice illuminata - a tratti - solo dal flash della macchina fotografica.
Thriller che punta alle atmosfere dei (vincenti) horror usciti ultimamente dalla Spagna, ma che fallisce in maniera netta nel mantenere alta la tensione durante la visione. L'eccessiva durata e la lentezza della pellicola di certo non aiutano una recitazione nella norma (la protagonista meno bene dei comprimari) e delle ingenuità nella storia che si spera sempre di non vedere più. Qualche colpo di scena e/o scelte che non ti aspetti sono positive e potrebbero risollevare le sorti del film, ma il finale lo uccide definitivamente.
Notevolissima entry nel filone dei thriller orrorifici sui problemi di vista, da Gli occhi della notte a Occhi nel buio, che si muove fra suggestioni fulciane (iridi bianchissime, immancabili penetrazioni oculari), argentiane (evidenti reminiscenze di Opera e Phenomena) e hitchcockiane (specialmente il finale). Giallo atipico, a tratti fiabesco, che riflette sul cinema della paura e sul potere terrifico del non-visto (non a caso le sequenze in cui la bella Rueda è bendata spaventano molto più di quelle in cui può guardare). Si nota il tocco di Orion Paulo alla sceneggiatura. Ottimo.
MEMORABILE: Il vicino viscidissimo; La ragazza inchiodata al muro con un coltello in bocca; La parete tappezzata di foto; Il dettaglio dell'ago nella sclerotica.
Thriller di discreta fattura che presenta qualche buon momento ansiogeno e delle idee consone al genere. Se non fosse per alcuni difetti facilmente evitabili, il valore sarebbe stato più alto. In particolare, la durata eccessiva e snodi narrativi non sempre convincenti fanno intendere il potenziale di cui si disponeva. Rueda riesce comunque a districarsi bene in un ruolo impegnativo. La sensazione è che un giudizio positivo possa essere espresso senza troppe remore, anche se non possiede lo spessore necessario per poter restare a lungo impresso nella mente.
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DiscussioneDaniela • 29/06/11 16:53 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Anche a me è capitato spesso, nella mia vorace giovinezza cinefila, si trovarmi in sale pomeridiane in compagnia letterale di due o tre gatti, ho pure avuto la fortuna una volta di avere l'intera sala tutta per me (il film era Heavy Metal, animazione, l'unico altro gatto presente se ne andò via nell'intervallo). Per fortuna, mai successo con un horror, paurosa come sono non so se avrei retto....
Il piacere della solitudine assoluta in sala l'ho assaporato solo una volta al fu (credo) cinema Augustus di Roma. Certo il film era lo scandentissimo The forgotten,ma tant'è..
Disponibile anche in DVD sempre per Mondo Home Video.
Qualità eccellente (video 2.35:1 anamorfico ed audio DTS).
Extra latitanti (esclusion fatta per i soliti trailers).
Attenzione: DVD che alla Expert lo si può rintracciare - originale - a soli 3,90 euro!
a me è capitato spessissimo: tra le visioni quasi solitarie (un massimo di 5 persone) che ricordo con più piacere spiccano la casa, la casa con la scala nel buio, delitto al blue gay, shark rosso nell'oceano, ammazzavampiri, il ritorno dei morti viventi, phenomena, henry pioggia di sangue, adrenaline, sex and zen
Tranne le cinemate che faccio in compagnia e le anteprime, scelgo sempre il primo spettacolo del pomeriggio e devo dire che condivido il film con massimo cinque persone.
Mi è capitato pure di andare da solo e di avere tutta la sala a disposizione.
Invece se devo vedere un film comico scelgo sempre la sera e spero che ci siano molte persone in sala.
-.-' A me invece non càpita mai, mi schiaffano sempre in sale o colme di gente o con poche persone ma tutte quante nella mia fila! E puntualmente, ogni volta mi ritrovo random o il tizio che si stiracchia durante la proiezione sbattendomi i suoi arti davanti alla visuale, o il bimbetto che trotterella qua e là e fa casino quando ci sono le scene di paura, o la ragazza che scorda di mettere il cellulare in silenzioso e messaggia in un tìttìttìttìttì telefonico continuo, o il gruppo di ragazzi che fanno casino e si passano le ciotole di popcorn in continuazione, o l'incontinente imbottito di diuretici che mi passa davanti ogni due su tre per andare in bagno, oppure il classicissimo cagacazzi con raucedine e tosse catarrosa da fumatore appassionato che non ti fa capire un'acca dei dialoghi. E se non c'è nessuno di questi loschi figuri, è l'amico che mi porto appresso a rompere dicendo che o il film è brutto, o che gli effetti speciali fan pena, o che la sesta di seno dell'attrice protagonista lo allupa.
Con gli Occhi dell'Assassino l'ho trovato un gran film, a prescindere dalle condizioni favorevoli in cui l'ho visto: io non amo per nulla andare al cinema, nessun film odierno mi interessa e in genere ci vado controvoglia, sorbendomi porcherie cinematografiche da far paura all'Andolfi dei tempi migliori; però, per una volta che pesco a caso un bel film, m'è capitato pure il ql0 di trovare la sala deserta! Quel giorno Gesù si sentiva particolarmente buono nei miei confronti :D
Funesto ebbe a dire: Eh sì, stare soli al cinema è un vero spettacolo.
A me è capitato solo da piccolo (12-13 anni), ma si trattava di film di nicchia, firmati da autori underground come Arduino Sacco e Lorenzo Onorati.
In realtà non ci potevo nemmeno metter piede in quel dato cinemino ma a quei tempi bastava pagare il biglietto e l'ingresso era garantito.
Bei tempi davvero... :D
DiscussioneDaniela • 12/12/12 10:23 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Didda23 ebbe a dire: nvece se devo vedere un film comico scelgo sempre la sera e spero che ci siano molte persone in sala.
A me capitava invece per i film horror... normalmente andavo al cine nel pomeriggio, ma quando volevo vedere un horror, preferivo "I venerdì del terrore" serali dell'Universale, storica ed economicissima sala fiorentina chiusa da molti anni. Questi venerdì sera erano sempre affollatissimi e generalmente animati da un tifo da stadio, uno spettacolo nello spettacolo: bastava una tetta nuda per scatenare l'inferno ...
Detesto vedere i film in compagnia (ormai da anni con l'abitudine "masturbatoria" di vedere i film da solo)
Ricordo (cinema a nastro, a metà degli anni 80 a parte) una serata tra amici (avrò avuto 16 anni all'incirca), dove vedemmo in sequenza Laguna Blu e Paradise (guarda caso due mie assoluti "guilty pleasure")
In realtà ero più interessato alle scollature delle mie amichette (era estate) che non ai due tropical-movie.