Candyman - Film (2021)

Candyman
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Titolo originale: Candyman
Anno: 2021
Genere: horror (colore)
Note: La pellicola è il sequel diretto del film del 1992 Candyman - Terrore dietro lo specchio.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/09/21 DAL BENEMERITO YARI
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Rambo90 2/09/21 13:18 - 7659 commenti

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Jordan Peele e la DaCosta riportano Candyman al primo capitolo: più cupo, storia per metà molto più realistica e che evita facili spaventi. Si tratta di un horror adulto come non se ne vedevano da un po', non esente da pecche ma che sa giocare con la mitologia del franchise proponendo anche qualcosa di nuovo. Pochi i jumpscare, poco anche lo splatter, molta di più la sgradevolezza causata dall'ossessione del protagonista e da certe situazioni di impotenza. Cast non male, finale col botto.

Yari 1/09/21 19:32 - 49 commenti

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Quarto capitolo della saga di Candyman e sequel diretto del film del 1992, ventidue anni dopo l'ultimo capitolo. Questa pellicola però è lontana anni luce dalla bellezza del primo: una sceneggiatura orribile, sconclusionata e che stenta a farsi capire fino alla fine. Fotografia da telefilm, attori scadenti tranne il solito Tony Todd nei panni dell'assassino con l'uncino (bravo nella parte). Si salvano solo la  buona colonna sonora e i gli originali titoli di testa e di coda. Sconsigliato!
MEMORABILE: Yahya Abdul-Mateen II al quale, per una semplice puntura d'ape sulla mano, va in cancrena mezzo corpo.

Nick franc 9/09/21 01:34 - 507 commenti

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Quarto capitolo della serie di Candyman, che di fatto si riallaccia direttamente al primo, ignorando gli altri due capitoli. Il film paga una sceneggiatura eccessivamente didascalica (come spesso accade con Peele), un finale tirato via e una generale debolezza dei personaggi, alcuni dei quali troppo caricaturali (Troy e Grady). Peccato, perché la DaCosta in alcuni frangenti gira ottimamente, soprattutto le scene di omicidio, e la messa in scena è abile. In definitiva un'occasione sprecata, anche perché Candyman era un personaggio dall'enorme potenziale.
MEMORABILE: La sequenza dell'omicidio nella galleria d'arte; Anthony intrappolato in ascensore; La scena a casa della critica d'arte.

Herrkinski 17/09/21 05:13 - 8052 commenti

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Sequel che riparte dal prototipo con un certo gusto; oltre a riprendere due degli attori originali (Todd e la Williams) ci riporta negli ormai desolati "projects" di Chicago, a creare una continuità e un'atmosfera efficaci. La storia è quel che ci si aspetta da uno script di Peele; i riferimenti razziali sono il fondamento del film ed è decisamente più "black" dell'originale, scelta al passo coi tempi ma in questo caso più che comprensibile. Ne esce un lavoro che - pur non aggiungendo molto all'originale - non sfigura affatto, tra una confezione curata e un mood cupo e sinistro.

Daniela 21/09/21 23:02 - 12606 commenti

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A distanza di 30 anni dal prototipo e bysassando i due capitoli seguenti, questo Candyman si pone da un lato come sequel per quanto riguarda i personaggi e dall'altro funziona come reboot spostando l'attenzione dal senso di colpa dei bianchi alla necessità per i neri di non dimenticare i torti subiti relegandoli nel passato. Il risultato è un film "politico" non del tutto riuscito ma interessante che nell'affidarsi all'ellissi nelle parti più orrifiche limitando lo splatter, propone alcune soluzioni visivamente eleganti.  
MEMORABILE: Bella la rievocazione delle vicende del primo film attraverso la tecnica delle ombre animate.  

Von Leppe 4/12/21 22:37 - 1255 commenti

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Quarta ripresa di Candyman che, come gli altri due seguiti, fa un buco nell'acqua. Si rifà direttamente all'originale nella trama e se all'inizio sembra promettere, nel prosieguo scade inesorabilmente, arrivando a un finale pessimo e confuso. Anche gli attori non sono molto appropriati e Candyman è praticamente ridotto a un jumpscare. Si ritorna di nuovo al Cabrini Green del primo film, solo che il quartiere è stato demolito in favore di case a schiera e ciò compromette l'atmosfera, con il risultato di ottenere un'ambientazione poco riuscita.

Rebis 20/03/22 10:58 - 2331 commenti

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Più che un ritorno, un risveglio. Della coscienza black, che riposiziona la mitopoiesi del Boogeyman nel tema del capro espiatorio. Il contesto dei vernissage e delle gallerie di arte moderna, non solo chiude il cerchio tematico del capostipite, ma apre alla questione dello sfruttamento intellettuale e della mercificazione della cultura afro. Un horror smaccatamente politico e corale quindi, che alla densità concettuale oppone una forma sobria e ieratica dal ritmo ossessivo, inesorabile. Sound design sofisticato che riecheggia il tema di Glass. Tra i sequel/reboot da salvare.

Puppigallo 26/04/22 15:59 - 5250 commenti

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Vedibile e nulla più. Una di quelle pellicole che sembrano sempre essere in fase di decollo ma che in realtà non riescono mai a spiccare il volo, nonostante la regia non sia insignificante e il protagonista faccia del suo meglio. Eppure, tolte alcune scene girate con un certo gusto e una colonna sonora semplice ma comunque efficace, il resto pare troppo poca cosa; colpa anche dell'idea in sé, che non può certo dare grandi spunti. Il primo, seppur mediocre, poteva contare sull'originalità. Qui invece si punta sui collegamenti col passato e la tragica continuità, ma non basta.
MEMORABILE: L'uscita dal buco con caramelle; Dice della madre di lui: "Ha insinuato che io ti paghi per non andarla a trovare"; La "Candymanizzazione".

Pinhead80 20/05/22 21:11 - 4715 commenti

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L'uomo delle caramelle è tornato (o forse non se ne è mai andato), più arrabbiato che mai con chi osa evocarlo davanti allo specchio. A farne le spese questa volta è la cerchia di amicizie di un promettente pittore che si ritroverà in un battibaleno in un vero incubo. Non male questo quarto capitolo della saga, che riporta in auge un cattivone spietato capace di colpire le proprie vittime in maniera sempre più letale. Pregevole e attuale il messaggio molto forte legato alle trasformazioni sociali dovute alla gentrificazione dei quartieri popolari. Un ritorno più che apprezzabile.
MEMORABILE: La coppia al museo che durante le effusioni evoca Candyman.

Caesars 27/05/22 11:54 - 3772 commenti

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La trama non convince e non avvince per nulla: dalla sua ha discrete interpretazioni e alcune felici scelte registiche (le ombre per ricostruire il passato), ma questo non basta per farne un prodotto appetibile. Il finale poi è la parte meno riuscita di tutto il film. Ennesima riprova della scarsità di idee che oramai regna sovrana, e non solo in America. La regia non è disprezzabile, ma il soggetto è quello che è. Due pallini è giudizio fin troppo generoso...
MEMORABILE: .

Yahya Abdul-Mateen II HA RECITATO ANCHE IN...

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Minitina80 9/06/22 22:33 - 2976 commenti

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Raro imbattersi in un seguito che riesca a proporre qualcosa di solido e non scontato. A Candyman vengono affibbiate motivazioni valide per tornare in scena e si erge a nemesi che agisce silente in sottofondo, a voler ricordare ai neri cosa abbia rappresentato il Cabrini Green. La mutazione, sia fisica che psicologica, dell’artista interpretato da Abdul-Mateen II è il vero fulcro di un’opera di cui Candyman è il collegamento con il presente. Scelta coraggiosa in quanto necessita di attenzione per raccogliere ogni sfumatura tracciata dagli autori.
MEMORABILE: La retrospettiva con le ombre animate.

Cotola 4/07/22 18:36 - 8998 commenti

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Il personaggio inventato da Clive Barker e già protagonista di una serie di film, ritorna in una pellicola - che è un vero e proprio sequel del primo capitolo - cosceneggiata da Jordan Peele. Non meraviglia quindi che ci si trovi dinanzi ad un horror politico (d'altronde Candyman è una creazione che ben si presta a letture esulanti dal genere puro). Il film, pur limitando lo splatter, funziona abbastanza bene soprattutto da un punto di vista visivo, dal momento che offre immagini spesso eleganti e belle da vedersi.

Pumpkh75 3/10/22 14:04 - 1735 commenti

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Di pancia non un granché, perché il boomer brontolone che è in noi piange lacrime amare per Tony Todd e l’elemento socio-politico poggia saldo su qualche facile cliché di troppo. Ulteriori ragionamenti lo tirano fuori dal pantano: la regia della DaCosta è coraggiosa ed elegante, aspetto e geometrie del Cabini Green ben trasmettono il senso di odierno oblio, non è in fondo disprezzabile l’evoluzione dell’uomo uncinato da languido e impietoso vendicatore a collettiva entità trasversale. Resta un ibrido: al beh della vecchia leva si aggiunge il boh dei millennial. Esitato e esitante.

Il ferrini 31/10/22 22:29 - 2337 commenti

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Sceneggiato e prodotto da Jordan Peele, Candyman è un nero vendicatore uncinato che viene evocato attraverso gli specchi, e questo si ricollega al cinema dei doppi, tanto caro al regista, ma racconta soprattutto, e non è la prima volta, i privilegi - spesso perfino inconsapevoli - dei bianchi. Girato in modo molto elegante, effetti ben realizzati, recitazione impeccabile, unico difetto probabilmente la prevedibilità dell'intera operazione, che soprattutto nella seconda metà si fa sentire.
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  • Discussione Herrkinski • 3/09/21 01:32
    Consigliere avanzato - 2629 interventi
    Ah non sapevo fosse già uscito anche qui al cinema! Lo vedrò comunque a casa ma buono a sapersi.
  • Discussione Schramm • 28/10/21 20:17
    Scrivano - 7693 interventi
    ATTENZIONE CONTIENE SPOILER DI AMBEDUE I CANDYMAN

    va ammesso la costa è stata coraggiosa e generosa nel cimentarsi in un remake-reboot-recap così ingombrante e impegnativo.

    diciamo che ora come allora il vero problema filologico è che se si intendeva davvero dare un seguito alla vicenda per come questa finiva nel capostipite, andava intitolato candywoman e avere (come da ultimativo passaggio di consegne) la madsen quale incarnato del boogey uncinato (possibile che sia sfuggito a tutti che è helen a diventare la sua degna succedanea?), che invece qua viene tutt'al più vocalmente flashbackuppata nel più ovvio dei modi (stranamente la di costa non rispolvera la non proprio ininfluente figura di trevor, così come vengono bypassati i personaggi di clara e bernadette).

    a sparire sono anche i più stretti rapporti con quella metafisica mitopoiesi che si fa film per privilegiare la solita tiritera meta-testuale dell'artista che finisce conglobato dalla sua ossessione creativa (il diavolo probabilmente, col quale scendere a pericolosissimi patti); l'eternità cui candyman ambiva nel capostipite la trova qui nella metafisica dell'arte. quindi problema filologico risolto, candyman era del resto un pittore e in tal senso il film quadra il cerchio dell'ereditarietà, raddoppiata dal fin troppo propedeutico protagonista: tony, come tony todd, il candyman primigenio, ma anche come l'anthony-baby rapito da helen - e qui il film fa un salto significante, passando dall'injoke (vedi sotto) al pieno raccordo di continuità-contiguità narrativa, a dire il vero introdotta in un modo che faxa un po' tutto il resto del film (leggi: quant'è scontatissima da 1 a 2 la necrosi da shock anafilattico che farà di lui il neo-candyman?) ma anche cripticamente preparata nella più cool delle pensate (svelo l'arcano ai più "disattenti": il rpotagonista diventa candyman dopo che il suo nome di battesimo è ripetuto per la quinta volta nel corso del film)

    resta caruccia sebbene tutt'altro che fresca di giornata cinematografica-teratologica la trovata delle vittime che possono scorgerne il solo riflesso, in fondo già allora il nostro aveva più di un punto in comune con la creatura di stoker: tutto il resto, dal valore metastorico del sangue quale ciclica fonte rigeneratrice ai discorsi sulla necessità del male quale propulsore storico-esistenziale passando per la valenza carrolliana dell'alicesco oltrepassamento dello specchio, il film lo perde via via che la pellicola scorre, assieme a tutto quel romantico sehnsucht che faceva di candyman più una storia d'amore che d'orrore, un'opera che struggeva anziché inorridire o spaventare.

    regista e sceneggiatore sembrano più interessati a svecchiarlo elevandone alla millesima il sottotesto politico, facendone un ipertesto (talvolta in antipatica zona "ah, non l'hai ancora capita? attento bene che te la rispiego") che si infischia quasi completamente delle peculiarità poetiche di barker e dell'estetica sublime di rose, ipertesto che paradossalmente emergeva con più prepotenza nell'originale proprio perché là era ambiguamente alluso e accennato, e più abilmente amalgamato col mito e la leggenda.

    se anthony da injoke diventa termine di ricongiungimento ed erede iconico, attorno a lui non mancano personaggi i cui nomi sembrano fungere sia da omaggio che da riferimento scavalcato - non a caso sono tutte vittime: clive è il nome del gallerista (ahah! e daje de stoccata biografica, per la serie forse non tutti sanno che barker oltre ad essere il papà del franchise è anche pittore - non stupirebbe scoprire che sono suoi i due baconiani quadri nella scena della lite tra anthony e la sua ragazza), la studentessa che evoca candyman con le amiche si chiama, ndovinanpo', helen.

    ciò detto, pur nel suo privilegiare il tema della gentrificazione e annessa nemesi autoindotta (le vittime di questo candyman sono tutte caucasiche), non è un film sbagliato. checché se ne possa inevitabilmente confrontare all'americana, l'idea del fondo di leggenda che allaga la quotidianità, diventandone letale metafora vivente, è ancora vincente, l'atmosfera acchiappa ugualmente (a tratti suggestionando anche parecchio), il piglio drammaturgico è più che centrato, le coreografie delittuose elegantissime e outsider nel loro elidere anziché esplicitare e se anche, diciamo così, il film tende a restare al di qua dello specchio, rimirandocisi vanesio (chi di queste nuove generazioni digiune di barker/rose, nonostante i mòttespiego e i compiaciuti occhiolini ammiccanti a suon di puppetering,comprenderà davvero di chi-cosa si sta parlando?) e non commuovendo mai, ha il pregio di evitare tutte le scorciatoie tipiche dell'horror degli ultimi 15 anni e di giocare la carta della densità e della verticalità e oltre a essere di chilometricissima lunga migliore dei due infelicissimi sequel (non che ci volesse chissà quanto), tutto sommato segna un punto a favore dei reboot, inutili nel 97% dei casi, sorprendenti nel per il residuo 3%, anche se di questo pur azzeccto 3 non se ne sentiva chissà quale bisogno.  

    per me, pur senza stracciarmi le protettive vesti da apicoltore, promosso con riserve - diciamo che può assestarsi su un tre pieno, con una domanda in calce: che ne avrà pensato il buon clive?!
  • Discussione Nick franc • 29/10/21 12:04
    Servizio caffè - 177 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    ATTENZIONE CONTIENE SPOILER DI AMBEDUE I CANDYMAN

    va ammesso la costa è stata coraggiosa e generosa nel cimentarsi in un remake-reboot-recap così ingombrante e impegnativo.

    diciamo che ora come allora il vero problema filologico è che se si intendeva davvero dare un seguito alla vicenda per come questa finiva nel capostipite, andava intitolato candywoman e avere (come da ultimativo passaggio di consegne) la madsen quale incarnato del boogey uncinato (possibile che sia sfuggito a tutti che è helen a diventare la sua degna succedanea?), che invece qua viene tutt'al più vocalmente flashbackuppata nel più ovvio dei modi (stranamente la di costa non rispolvera la non proprio ininfluente figura di trevor, così come vengono bypassati i personaggi di clara e bernadette).

    a sparire sono anche i più stretti rapporti con quella metafisica mitopoiesi che si fa film per privilegiare la solita tiritera meta-testuale dell'artista che finisce conglobato dalla sua ossessione creativa (il diavolo probabilmente, col quale scendere a pericolosissimi patti); l'eternità cui candyman ambiva nel capostipite la trova qui nella metafisica dell'arte. quindi problema filologico risolto, candyman era del resto un pittore e in tal senso il film quadra il cerchio dell'ereditarietà, raddoppiata dal fin troppo propedeutico protagonista: tony, come tony todd, il candyman primigenio, ma anche come l'anthony-baby rapito da helen - e qui il film fa un salto significante, passando dall'injoke (vedi sotto) al pieno raccordo di continuità-contiguità narrativa, a dire il vero introdotta in un modo che faxa un po' tutto il resto del film (leggi: quant'è scontatissima da 1 a 2 la necrosi da shock anafilattico che farà di lui il neo-candyman?) ma anche cripticamente preparata nella più cool delle pensate (svelo l'arcano ai più "disattenti": il rpotagonista diventa candyman dopo che il suo nome di battesimo è ripetuto per la quinta volta nel corso del film)

    resta caruccia sebbene tutt'altro che fresca di giornata cinematografica-teratologica la trovata delle vittime che possono scorgerne il solo riflesso, in fondo già allora il nostro aveva più di un punto in comune con la creatura di stoker: tutto il resto, dal valore metastorico del sangue quale ciclica fonte rigeneratrice ai discorsi sulla necessità del male quale propulsore storico-esistenziale passando per la valenza carrolliana dell'alicesco oltrepassamento dello specchio, il film lo perde via via che la pellicola scorre, assieme a tutto quel romantico sehnsucht che faceva di candyman più una storia d'amore che d'orrore, un'opera che struggeva anziché inorridire o spaventare.

    regista e sceneggiatore sembrano più interessati a svecchiarlo elevandone alla millesima il sottotesto politico, facendone un ipertesto (talvolta in antipatica zona "ah, non l'hai ancora capita? attento bene che te la rispiego") che si infischia quasi completamente delle peculiarità poetiche di barker e dell'estetica sublime di rose, ipertesto che paradossalmente emergeva con più prepotenza nell'originale proprio perché là era ambiguamente alluso e accennato, e più abilmente amalgamato col mito e la leggenda.

    se anthony da injoke diventa termine di ricongiungimento ed erede iconico, attorno a lui non mancano personaggi i cui nomi sembrano fungere sia da omaggio che da riferimento scavalcato - non a caso sono tutte vittime: clive è il nome del gallerista (ahah! e daje de stoccata biografica, per la serie forse non tutti sanno che barker oltre ad essere il papà del franchise è anche pittore - non stupirebbe scoprire che sono suoi i due baconiani quadri nella scena della lite tra anthony e la sua ragazza), la studentessa che evoca candyman con le amiche si chiama, ndovinanpo', helen.

    ciò detto, pur nel suo privilegiare il tema della gentrificazione e annessa nemesi autoindotta (le vittime di questo candyman sono tutte caucasiche), non è un film sbagliato. checché se ne possa inevitabilmente confrontare all'americana, l'idea del fondo di leggenda che allaga la quotidianità, diventandone letale metafora vivente, è ancora vincente, l'atmosfera acchiappa ugualmente (a tratti suggestionando anche parecchio), il piglio drammaturgico è più che centrato, le coreografie delittuose elegantissime e outsider nel loro elidere anziché esplicitare e se anche, diciamo così, il film tende a restare al di qua dello specchio, rimirandocisi vanesio (chi di queste nuove generazioni digiune di barker/rose, nonostante i mòttespiego e i compiaciuti occhiolini ammiccanti a suon di puppetering,comprenderà davvero di chi-cosa si sta parlando?) e non commuovendo mai, ha il pregio di evitare tutte le scorciatoie tipiche dell'horror degli ultimi 15 anni e di giocare la carta della densità e della verticalità e oltre a essere di chilometricissima lunga migliore dei due infelicissimi sequel (non che ci volesse chissà quanto), tutto sommato segna un punto a favore dei reboot, inutili nel 97% dei casi, sorprendenti nel per il residuo 3%, anche se di questo pur azzeccto 3 non se ne sentiva chissà quale bisogno.  

    per me, pur senza stracciarmi le protettive vesti da apicoltore, promosso con riserve - diciamo che può assestarsi su un tre pieno, con una domanda in calce: che ne avrà pensato il buon clive?!

    ATTENZIONE CONTIENE SPOILER DI ENTRAMBI I FILM
     
    Beh, che dire, un'analisi veramente approfondita, visto che sono stato chiamato in causa provo a spiegare il mio giudizio, forse un po' severo anche rispetto ad altre cose che ho recensito (comunque al massimo potevo arrivare a **1/2, non di più).

    Il film della DaCosta funziona benissimo nella prima parte e lei gira veramente bene (la sequenza del doppio omicidio nella galleria è semplicemente pazzesca), purtroppo però, dopo la sequenza a casa della critica d'arte, dal mio punto di vista crolla letteralmente e prende il sopravvento il marchio di fabbrica Peele.

    Dal basso del mio modesto parere io ritengo che Jordan sia autore e regista sopravvalutato, eccessivamente didascalico, pretenzioso, non originale come molti sostengono e a volte faccio un po' fatica a capire come mai venga incensato così tanto (Get Out è un film di medio livello che di fatto ricorda molto Skeleton Key, US per certi versi gli è anche inferiore); in tal senso può darsi che abbia visto la pellicola partendo già prevenuto.

    Facendo confronti con il primo capitolo diretto da Rose il film della DaCosta ha scene di omicidio più interessanti e sfrutta meglio il discorso delle vittime che si vedono nello specchio ma paga incredibilmente dazio nella costruzione dei personaggi veramente anonimi (altro marchio di fabbrica Peele), scritti o caratterizzati male (Yahya Abdul-Mateen II come artista tormentato richiede veramente uno sforzo non indifferente per essere creduto, la coppia di amici gay è puramente ornamentale); in tal senso l'accantonamento quasi totale del personaggio di Helen, che aveva un percorso e uno sviluppo psicologico molto interessante, è un peccato mortale (al riguardo sarei curioso di sapere se la Madsen fosse stata coinvolta o meno)..

    Se nel primo c'era una costruzione della storia volta a creare lo stupendo finale con la scena della pira di fuoco nel film della DaCosta a mio avviso la parte finale è quella più tirata via e anche la scelta di abbandonare quasi del tutto l'ambientazione del quartiere degradato a favore di una più "borghese" fa perdere forza al progetto.

    Diciamo pure che alla miglior riuscita del film di Rose aveva senza dubbio contribuito la colonna di Glass che per me in certi momenti sfiora realmente il capolavoro.

    Tutto sommato questa operazione mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca.

  • Discussione Caesars • 29/10/21 13:58
    Scrivano - 16796 interventi
    Nick franc ebbe a dire:
    Diciamo pure che alla miglior riuscita del film di Rose aveva senza dubbio contribuito la colonna di Glass che per me in certi momenti sfiora realmente il capolavoro.
    Concordo con te. Grandissima la OST di Glass.

  • Discussione Schramm • 30/10/21 17:04
    Scrivano - 7693 interventi
    si mi accodo, ost che fa sceneggiatura a sé e ha del superlativo, rientra tra le mie top five soundtracks di sempre e se è vero che fa sentire bruciante la sua assenza, sarebbe d'altronde stato impossibile eguagliarla e triste scimmiottarla o recuperarla (cosa che peraltro il film si concede qua e là di fare più o meno pedissequamente). va però ammesso che nell'economia di questo recap, la neo ost non fa affatto una brutta figura e anzi la main theme traina e porta dentro il vortice il giusto
  • Discussione Nick franc • 1/11/21 10:31
    Servizio caffè - 177 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    si mi accodo, ost che fa sceneggiatura a sé e ha del superlativo, rientra tra le mie top five soundtracks di sempre e se è vero che fa sentire bruciante la sua assenza, sarebbe d'altronde stato impossibile eguagliarla e triste scimmiottarla o recuperarla (cosa che peraltro il film si concede qua e là di fare più o meno pedissequamente). va però ammesso che nell'economia di questo recap, la neo ost non fa affatto una brutta figura e anzi la main theme traina e porta dentro il vortice il giusto
    Questo senza ombra di dubbio, era un confronto inevitabile ma era difficile uscire vincitore dal confronto con la OST glassiana. Ribadisco che il confronto il film della DaCosta lo perde molto più su altri terreni. Sarei curioso di vederla in un contesto produttivo più libero.
  • Discussione Schramm • 1/11/21 11:19
    Scrivano - 7693 interventi
    Poteva andare peggio. Basti ripensare ai due sequel dai quali la DICosta se non altro ci vendica. Io torno a monte lamentando il madornale strappo di continuità: l'intimo passaggio di consegne era avvenuto con Helen non con Anthony. E ciò dopo averle tolto tutto (amica amore rispettabilità pubblica e sanità mentale) e averla fatta impazzire addossandole la colpa dei suoi crimini ma in un certo qual modo anche innamorare. È quest'aspetto che qui mi è molto mancato. Ma ormai l'omelette è fatta e servita e non è uscita così insapore. Aspetto anch'io la ragazza alla prossima prova,  la tavola pitagorica non le manca.
    Ultima modifica: 1/11/21 11:38 da Schramm
  • Homevideo Caesars • 8/11/21 10:12
    Scrivano - 16796 interventi
    In uscita il 16/12  il bluray  (e dvd) edito da MGM/Eagle
    https://www.dvd-store.it/Video/Blu-Ray/ID-75670/Candyman


  • Discussione Schramm • 6/05/22 19:21
    Scrivano - 7693 interventi
    essendo questo un requel (remake/reboot + sequel) con stesso personaggio e dinamiche narrative (e forti riferimenti a quello di rose), lo si può considerare una V?
  • Discussione Zender • 7/05/22 08:33
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Mah visto che è un sequel lascerei sequel prima di tutto. Vedo che imdb non lo classifica in nessun modo rispetto ai precedenti...