Secondo episodio della saga voluta da Clive Barker, autore anche qui del soggetto e produttore esecutivo. L'azione si sposta a New Orleans, durante il carnevale. Il bieco Candyman, l'uomo con l'uncino che esce dagli specchi se qualcuno ripete il suo nome per cinque volte davanti a uno specchio, torna a uccidere (sempre sventrando le vittime col suo uncino), questa volta cercando un contatto con una sua pronipote (Kelly Rowan). Si indaga nel passato di Candyman e in suggestivi flashback rivediamo il nostro antieroe mentre viene mutilato e cosparso di miele per poi essere divorato dalle api. Qualche spunto interessante c'è e le musiche di Philip Glass aggiungono a ogni scena una...Leggi tutto carica onirica di grande suggestione (erano il punto forte anche nel primo capitolo). Resta però il fatto che la storia non riesce a uscire dalla solita struttura alla VENERDI’ 13, riducendo una buona idea a uno slasher senz'anima, in cui oltretutto la figura di Candyman (sempre il nero Tony Todd), senza una maschera terrorizzante particolare non ha nemmeno la forza ingenua capace di mettere paura al pubblico più giovane come i vari Jason, Freddy e Michael. Ci sono ogni tanto buone atmosfere, ma il cast è anonimo e la suspense che si riesce a creare ad esempio davanti agli enormi murales con i ritratti di Candyman viene vanificata dall'apparizione di un “mostro” che di mostruoso non ha proprio nulla. Il cast è piuttosto anonimo, non incide mai e questa creatura barkeriana, che avrebbe più potenzialità dei vari Jason e Freddy perché più studiata, viene malamente sprecata.
Seguito di un film riuscito e - rarità - anche meglio dell'originale. Il motivo? Una dose di effetti (gore) molto più accentuata; una trama "matura" e chiarificatrice sulla natura di Candyman; interpretazioni convincenti ed una regia snella e curata. Tony Todd fortifica il suo carisma (come nuovo boogeyman), dando corpo ad un personaggio drammaticamente "emarginato", incompreso e, forse, meno mostruoso della specie umana. Lo specchio, questa volta, non solo "riflette" immagini, ma fa "riflettere" anche il pubblico. Chiamalo poco...
Ottimo sequel. Comincia bene con un bel prologo, abbastanza inquietante, poi con una convinta interpretazione della Rowan e del cattivo Tony Todd. Come nel primo capitolo belle scenografie, sangue ben dosato, ottima tensione. Cito la sorpresa finale. Un buon film.
Sequel molto poco significativo. Le idee sono sempre quelle, viene aggiunta la narrazione in immagini della vicenda di Candyman, ma è una storia che si conosce già e vederla direttamente aggiunge molto poco. Le apparizioni di Candyman non spaventano, anzi annoiano perché dice sempre le stesse banalità velate di un mistero che cela solo la mancanza di idee. Assurda la voce fuori campo che descrive il carnevale di New Orleans, che vorrebbe dare una sorta di atmosfera da fine del mondo, ma che annoia e basta. Da dimenticare.
Candyman ritorna col suo uncino assassino rivelando la sua progenie maledetta in una sequenza di eventi a sorpresa. Gli ingredienti sono più o meno quelli del primo episodio e la storia ha un suo appeal, perdendo però in compattezza verso la fine del suo dispiegarsi. Si chiude il cerchio e si rimane né soddisfatti né completamente delusi.
La vicenda si sposta dal Cabrini Green di Chigago a New Orleans, città più caratteristica per le storie di schiavi neri ma anche più banale, come sono più banali la regia e la fotografia rispetto al primo episodio. Vengono mostrati gli antefatti sulla triste storia di Candyman, mentre nel predecessore erano solo verbali e tutto viene rovinato da forzature genealogiche. Tony Todd è ottimo nell'interpretare il personaggio, che in questo secondo capitolo abbandona il cappotto impellicciato per un più tipico soprabito ottocentesco.
Un seguito dignitoso che ha l’intelligenza di non limitarsi a offrire omicidi in serie per mascherare la carenza di idee che spesso si riscontra nei capitoli successivi di una serie. Non mancano ovviamente sequenze cruenti e sanguinolente, ma l’idea di approfondire le origini e la nascita di Candyman conferisce maggiore ariosità all’opera fornendo dei particolari inattesi che pongono il personaggio sotto una luce differente. Giusto mantenere il tema portante, adatto a un capitolo come questo orientato in una direzione più immaginifica.
Seguito non troppo riuscito. Sebbene il personaggio di Candyman mantenga un suo morboso fascino e l'idea dell'evocazione tramite specchio sia ancora intrigante, la storia è troppo lenta e ricalca alcuni momenti già ampiamente sfruttati dal precedente. Inoltre le apparizioni di Todd avvengono tutte in maniera telefonata, senza suscitare spaventi. La seconda parte ingrana un po' di più e il finale se non altro non delude.
Un seguito forse più canonico ma al tempo stesso più interessante del prototipo; lo script che approfondisce la storia di Candyman e i suoi legami familiari è ben scritto, l'ambientazione nella suggestiva New Orleans si presta bene al personaggio e non manca una discreta dose di splatter. La parte finale, che probabilmente voleva essere più visionaria, risulta forse un po' scialba e materiata da SPFX visivi che visti oggi fanno sorridere; la prova convincente di Todd e il ritmo ben dosato sono invece valori aggiunti. Un sequel non superfluo.
Antinomico al primo capitolo, abbandona l'urbe glaciale e asettica di Chicago per immergersi nelle strade di New Orleans, durante il Mardi Gras, mentre le acque in piena del Mississippi sono in procinto di straripare. Sanguinario e marcescente, girato con grande professionalità e senso del ritmo, si innesta nell'albero genealogico del Boogeyman - Todd sempre magnetico - dando forma ad una narrazione più complessa e articolata. Il finale è conseguente e un po' convenzionale, ma è un sequel sostanzioso e appagante.
Da Chicago si passa a New Orleans con annesso un complessivo decremento della qualità, pur dovendo riconoscere che, finalmente, il cattivo (nuovamente ben interpretato da Todd) riceve un approfondimento adeguato. Involuto il resto: le location hanno decisamente meno fascino, il cast di contorno è peggiore, la trama (lenta e ordinaria) presenta qualche inverosimiglianza e raffazzonatura, gli intermezzi radiofonici del "re della festa" sono abbastanza fastidiosi. Se non altro il sangue non manca (brutti invece quei pochi effetti in CGI) e le musiche di Glass sono sempre impeccabili.
MEMORABILE: Dal volto graffiato di Candyman escono api invece che sangue; La genesi di Candyman.
In questo secondo capitolo della saga di Candyman l'azione si sposta nella magica New Orleans che già di per sé regala atmosfere speciali. La trama si avvale maggiormente dell' espediente del flashback per raccontare il passato del protagonista e per giustificare i collegamenti con gli altri personaggi della pellicola. Rispetto al predecessore la sceneggiatura è molto curata e quindi la storia riesce a fare più presa sullo spettatore. Immancabili e fondamentali le musiche di Philip Glass, che trasmettono sempre un'enfasi particolare alle scene. Un ottimo sequel.
MEMORABILE: L'incipit; Le origini del mito di Candyman.
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Parte del fascino di Candyman 2, in parte superiore al predecessore, lo si deve alle indovinate locations, suggestive per natura. Buona parte del film è stato girato a New Orleans.
Ad avallare la suggestiva scenografia nientedimeno che le dichiarazioni di chi, questo set, lo ha vissuto dall'interno:
"Questa è una città carica di simbolismi che sbalordisce con le sue storie voodoo e le sue leggende, particolarmente durante il carnevale. Il Martedì Grasso cadono tutti i freni inibitori e la gente rivela i lati più nascosti e oscuri della propria personalità."
Kelly Rowan (Annie Tarrant nel film)
Fonte:
Nuova Guida al Fantacinema - La maschera, la carne, il contagio, a cura di Danilo Arona, PuntoZero edizioni