Discussioni su Candyman - Film (2021)

DISCUSSIONE GENERALE

15 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Rambo90 • 2/09/21 13:14
    Pianificazione e progetti - 437 interventi
    Ho il dubbio che Yari abbia confuso Tony Todd con l'attore che effettivamente interpreta Candyman (di cui non conosco il nome). Tony Todd appare in un fulmineo cameo solo nel finale, quindi non so se si può dire bravo nella parte...
  • Zender • 2/09/21 17:16
    Capo scrivano - 48333 interventi
    Però scrive "il solito Tony Todd", come se sapesse chi è. Però in effetti chiediamo...
  • Schramm • 2/09/21 18:25
    Scrivano - 7721 interventi
    credo però non sussitano dubbi sul calamo di yari, dato che tony todd è da lui indicato come "il solito assassino con l'uncino", cosa che effettivamente, stando alla precisazione di rambo, qui non è. a meno che non compaia in un flashback di raccordo col capostipite di rose...
  • Rambo90 • 2/09/21 20:37
    Pianificazione e progetti - 437 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    credo però non sussitano dubbi sul calamo di yari, dato che tony todd è da lui indicato come "il solito assassino con l'uncino", cosa che effettivamente, stando alla precisazione di rambo, qui non è. a meno che non compaia in un flashback di raccordo col capostipite di rose...

    Allora faccio uno SPOILER, lo segnalo così...

    Tony Todd appare nell'ultimissima inquadratura del film. Per la precisione in questo capitolo ci sono 3 diversi Candyman... il terzo dei quali è appunto Todd, che appare ringiovanito digitalmente alla fine, quando un altro Candyman cambia volto dopo essere stato assediato dalle api. Il baubau presente per la maggior parte del film è tale Michael Hargrove (ho fatto ricerche) ma si vede benissimo che è un'altra persona, anche perché proprio da sceneggiatura gli hanno voluto dare altro volto e altra fisicità.
  • Herrkinski • 2/09/21 21:56
    Consigliere avanzato - 2651 interventi
    Girano dei cam-rip... Personalmente aspetterò una copia decente per giudicare, non ho tutta questa fretta francamente..
  • Rambo90 • 2/09/21 22:58
    Pianificazione e progetti - 437 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Girano dei cam-rip... Personalmente aspetterò una copia decente per giudicare, non ho tutta questa fretta francamente..

    Io l'ho visto al cinema due giorni fa, non mi aspettavo granché e invece mi ha intrattenuto a dovere.
  • Herrkinski • 3/09/21 01:32
    Consigliere avanzato - 2651 interventi
    Ah non sapevo fosse già uscito anche qui al cinema! Lo vedrò comunque a casa ma buono a sapersi.
  • Schramm • 28/10/21 20:17
    Scrivano - 7721 interventi
    ATTENZIONE CONTIENE SPOILER DI AMBEDUE I CANDYMAN

    va ammesso la costa è stata coraggiosa e generosa nel cimentarsi in un remake-reboot-recap così ingombrante e impegnativo.

    diciamo che ora come allora il vero problema filologico è che se si intendeva davvero dare un seguito alla vicenda per come questa finiva nel capostipite, andava intitolato candywoman e avere (come da ultimativo passaggio di consegne) la madsen quale incarnato del boogey uncinato (possibile che sia sfuggito a tutti che è helen a diventare la sua degna succedanea?), che invece qua viene tutt'al più vocalmente flashbackuppata nel più ovvio dei modi (stranamente la di costa non rispolvera la non proprio ininfluente figura di trevor, così come vengono bypassati i personaggi di clara e bernadette).

    a sparire sono anche i più stretti rapporti con quella metafisica mitopoiesi che si fa film per privilegiare la solita tiritera meta-testuale dell'artista che finisce conglobato dalla sua ossessione creativa (il diavolo probabilmente, col quale scendere a pericolosissimi patti); l'eternità cui candyman ambiva nel capostipite la trova qui nella metafisica dell'arte. quindi problema filologico risolto, candyman era del resto un pittore e in tal senso il film quadra il cerchio dell'ereditarietà, raddoppiata dal fin troppo propedeutico protagonista: tony, come tony todd, il candyman primigenio, ma anche come l'anthony-baby rapito da helen - e qui il film fa un salto significante, passando dall'injoke (vedi sotto) al pieno raccordo di continuità-contiguità narrativa, a dire il vero introdotta in un modo che faxa un po' tutto il resto del film (leggi: quant'è scontatissima da 1 a 2 la necrosi da shock anafilattico che farà di lui il neo-candyman?) ma anche cripticamente preparata nella più cool delle pensate (svelo l'arcano ai più "disattenti": il rpotagonista diventa candyman dopo che il suo nome di battesimo è ripetuto per la quinta volta nel corso del film)

    resta caruccia sebbene tutt'altro che fresca di giornata cinematografica-teratologica la trovata delle vittime che possono scorgerne il solo riflesso, in fondo già allora il nostro aveva più di un punto in comune con la creatura di stoker: tutto il resto, dal valore metastorico del sangue quale ciclica fonte rigeneratrice ai discorsi sulla necessità del male quale propulsore storico-esistenziale passando per la valenza carrolliana dell'alicesco oltrepassamento dello specchio, il film lo perde via via che la pellicola scorre, assieme a tutto quel romantico sehnsucht che faceva di candyman più una storia d'amore che d'orrore, un'opera che struggeva anziché inorridire o spaventare.

    regista e sceneggiatore sembrano più interessati a svecchiarlo elevandone alla millesima il sottotesto politico, facendone un ipertesto (talvolta in antipatica zona "ah, non l'hai ancora capita? attento bene che te la rispiego") che si infischia quasi completamente delle peculiarità poetiche di barker e dell'estetica sublime di rose, ipertesto che paradossalmente emergeva con più prepotenza nell'originale proprio perché là era ambiguamente alluso e accennato, e più abilmente amalgamato col mito e la leggenda.

    se anthony da injoke diventa termine di ricongiungimento ed erede iconico, attorno a lui non mancano personaggi i cui nomi sembrano fungere sia da omaggio che da riferimento scavalcato - non a caso sono tutte vittime: clive è il nome del gallerista (ahah! e daje de stoccata biografica, per la serie forse non tutti sanno che barker oltre ad essere il papà del franchise è anche pittore - non stupirebbe scoprire che sono suoi i due baconiani quadri nella scena della lite tra anthony e la sua ragazza), la studentessa che evoca candyman con le amiche si chiama, ndovinanpo', helen.

    ciò detto, pur nel suo privilegiare il tema della gentrificazione e annessa nemesi autoindotta (le vittime di questo candyman sono tutte caucasiche), non è un film sbagliato. checché se ne possa inevitabilmente confrontare all'americana, l'idea del fondo di leggenda che allaga la quotidianità, diventandone letale metafora vivente, è ancora vincente, l'atmosfera acchiappa ugualmente (a tratti suggestionando anche parecchio), il piglio drammaturgico è più che centrato, le coreografie delittuose elegantissime e outsider nel loro elidere anziché esplicitare e se anche, diciamo così, il film tende a restare al di qua dello specchio, rimirandocisi vanesio (chi di queste nuove generazioni digiune di barker/rose, nonostante i mòttespiego e i compiaciuti occhiolini ammiccanti a suon di puppetering,comprenderà davvero di chi-cosa si sta parlando?) e non commuovendo mai, ha il pregio di evitare tutte le scorciatoie tipiche dell'horror degli ultimi 15 anni e di giocare la carta della densità e della verticalità e oltre a essere di chilometricissima lunga migliore dei due infelicissimi sequel (non che ci volesse chissà quanto), tutto sommato segna un punto a favore dei reboot, inutili nel 97% dei casi, sorprendenti nel per il residuo 3%, anche se di questo pur azzeccto 3 non se ne sentiva chissà quale bisogno.  

    per me, pur senza stracciarmi le protettive vesti da apicoltore, promosso con riserve - diciamo che può assestarsi su un tre pieno, con una domanda in calce: che ne avrà pensato il buon clive?!
  • Nick franc • 29/10/21 12:04
    Servizio caffè - 179 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    ATTENZIONE CONTIENE SPOILER DI AMBEDUE I CANDYMAN

    va ammesso la costa è stata coraggiosa e generosa nel cimentarsi in un remake-reboot-recap così ingombrante e impegnativo.

    diciamo che ora come allora il vero problema filologico è che se si intendeva davvero dare un seguito alla vicenda per come questa finiva nel capostipite, andava intitolato candywoman e avere (come da ultimativo passaggio di consegne) la madsen quale incarnato del boogey uncinato (possibile che sia sfuggito a tutti che è helen a diventare la sua degna succedanea?), che invece qua viene tutt'al più vocalmente flashbackuppata nel più ovvio dei modi (stranamente la di costa non rispolvera la non proprio ininfluente figura di trevor, così come vengono bypassati i personaggi di clara e bernadette).

    a sparire sono anche i più stretti rapporti con quella metafisica mitopoiesi che si fa film per privilegiare la solita tiritera meta-testuale dell'artista che finisce conglobato dalla sua ossessione creativa (il diavolo probabilmente, col quale scendere a pericolosissimi patti); l'eternità cui candyman ambiva nel capostipite la trova qui nella metafisica dell'arte. quindi problema filologico risolto, candyman era del resto un pittore e in tal senso il film quadra il cerchio dell'ereditarietà, raddoppiata dal fin troppo propedeutico protagonista: tony, come tony todd, il candyman primigenio, ma anche come l'anthony-baby rapito da helen - e qui il film fa un salto significante, passando dall'injoke (vedi sotto) al pieno raccordo di continuità-contiguità narrativa, a dire il vero introdotta in un modo che faxa un po' tutto il resto del film (leggi: quant'è scontatissima da 1 a 2 la necrosi da shock anafilattico che farà di lui il neo-candyman?) ma anche cripticamente preparata nella più cool delle pensate (svelo l'arcano ai più "disattenti": il rpotagonista diventa candyman dopo che il suo nome di battesimo è ripetuto per la quinta volta nel corso del film)

    resta caruccia sebbene tutt'altro che fresca di giornata cinematografica-teratologica la trovata delle vittime che possono scorgerne il solo riflesso, in fondo già allora il nostro aveva più di un punto in comune con la creatura di stoker: tutto il resto, dal valore metastorico del sangue quale ciclica fonte rigeneratrice ai discorsi sulla necessità del male quale propulsore storico-esistenziale passando per la valenza carrolliana dell'alicesco oltrepassamento dello specchio, il film lo perde via via che la pellicola scorre, assieme a tutto quel romantico sehnsucht che faceva di candyman più una storia d'amore che d'orrore, un'opera che struggeva anziché inorridire o spaventare.

    regista e sceneggiatore sembrano più interessati a svecchiarlo elevandone alla millesima il sottotesto politico, facendone un ipertesto (talvolta in antipatica zona "ah, non l'hai ancora capita? attento bene che te la rispiego") che si infischia quasi completamente delle peculiarità poetiche di barker e dell'estetica sublime di rose, ipertesto che paradossalmente emergeva con più prepotenza nell'originale proprio perché là era ambiguamente alluso e accennato, e più abilmente amalgamato col mito e la leggenda.

    se anthony da injoke diventa termine di ricongiungimento ed erede iconico, attorno a lui non mancano personaggi i cui nomi sembrano fungere sia da omaggio che da riferimento scavalcato - non a caso sono tutte vittime: clive è il nome del gallerista (ahah! e daje de stoccata biografica, per la serie forse non tutti sanno che barker oltre ad essere il papà del franchise è anche pittore - non stupirebbe scoprire che sono suoi i due baconiani quadri nella scena della lite tra anthony e la sua ragazza), la studentessa che evoca candyman con le amiche si chiama, ndovinanpo', helen.

    ciò detto, pur nel suo privilegiare il tema della gentrificazione e annessa nemesi autoindotta (le vittime di questo candyman sono tutte caucasiche), non è un film sbagliato. checché se ne possa inevitabilmente confrontare all'americana, l'idea del fondo di leggenda che allaga la quotidianità, diventandone letale metafora vivente, è ancora vincente, l'atmosfera acchiappa ugualmente (a tratti suggestionando anche parecchio), il piglio drammaturgico è più che centrato, le coreografie delittuose elegantissime e outsider nel loro elidere anziché esplicitare e se anche, diciamo così, il film tende a restare al di qua dello specchio, rimirandocisi vanesio (chi di queste nuove generazioni digiune di barker/rose, nonostante i mòttespiego e i compiaciuti occhiolini ammiccanti a suon di puppetering,comprenderà davvero di chi-cosa si sta parlando?) e non commuovendo mai, ha il pregio di evitare tutte le scorciatoie tipiche dell'horror degli ultimi 15 anni e di giocare la carta della densità e della verticalità e oltre a essere di chilometricissima lunga migliore dei due infelicissimi sequel (non che ci volesse chissà quanto), tutto sommato segna un punto a favore dei reboot, inutili nel 97% dei casi, sorprendenti nel per il residuo 3%, anche se di questo pur azzeccto 3 non se ne sentiva chissà quale bisogno.  

    per me, pur senza stracciarmi le protettive vesti da apicoltore, promosso con riserve - diciamo che può assestarsi su un tre pieno, con una domanda in calce: che ne avrà pensato il buon clive?!

    ATTENZIONE CONTIENE SPOILER DI ENTRAMBI I FILM
     
    Beh, che dire, un'analisi veramente approfondita, visto che sono stato chiamato in causa provo a spiegare il mio giudizio, forse un po' severo anche rispetto ad altre cose che ho recensito (comunque al massimo potevo arrivare a **1/2, non di più).

    Il film della DaCosta funziona benissimo nella prima parte e lei gira veramente bene (la sequenza del doppio omicidio nella galleria è semplicemente pazzesca), purtroppo però, dopo la sequenza a casa della critica d'arte, dal mio punto di vista crolla letteralmente e prende il sopravvento il marchio di fabbrica Peele.

    Dal basso del mio modesto parere io ritengo che Jordan sia autore e regista sopravvalutato, eccessivamente didascalico, pretenzioso, non originale come molti sostengono e a volte faccio un po' fatica a capire come mai venga incensato così tanto (Get Out è un film di medio livello che di fatto ricorda molto Skeleton Key, US per certi versi gli è anche inferiore); in tal senso può darsi che abbia visto la pellicola partendo già prevenuto.

    Facendo confronti con il primo capitolo diretto da Rose il film della DaCosta ha scene di omicidio più interessanti e sfrutta meglio il discorso delle vittime che si vedono nello specchio ma paga incredibilmente dazio nella costruzione dei personaggi veramente anonimi (altro marchio di fabbrica Peele), scritti o caratterizzati male (Yahya Abdul-Mateen II come artista tormentato richiede veramente uno sforzo non indifferente per essere creduto, la coppia di amici gay è puramente ornamentale); in tal senso l'accantonamento quasi totale del personaggio di Helen, che aveva un percorso e uno sviluppo psicologico molto interessante, è un peccato mortale (al riguardo sarei curioso di sapere se la Madsen fosse stata coinvolta o meno)..

    Se nel primo c'era una costruzione della storia volta a creare lo stupendo finale con la scena della pira di fuoco nel film della DaCosta a mio avviso la parte finale è quella più tirata via e anche la scelta di abbandonare quasi del tutto l'ambientazione del quartiere degradato a favore di una più "borghese" fa perdere forza al progetto.

    Diciamo pure che alla miglior riuscita del film di Rose aveva senza dubbio contribuito la colonna di Glass che per me in certi momenti sfiora realmente il capolavoro.

    Tutto sommato questa operazione mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca.

  • Caesars • 29/10/21 13:58
    Scrivano - 16862 interventi
    Nick franc ebbe a dire:
    Diciamo pure che alla miglior riuscita del film di Rose aveva senza dubbio contribuito la colonna di Glass che per me in certi momenti sfiora realmente il capolavoro.
    Concordo con te. Grandissima la OST di Glass.

  • Schramm • 30/10/21 17:04
    Scrivano - 7721 interventi
    si mi accodo, ost che fa sceneggiatura a sé e ha del superlativo, rientra tra le mie top five soundtracks di sempre e se è vero che fa sentire bruciante la sua assenza, sarebbe d'altronde stato impossibile eguagliarla e triste scimmiottarla o recuperarla (cosa che peraltro il film si concede qua e là di fare più o meno pedissequamente). va però ammesso che nell'economia di questo recap, la neo ost non fa affatto una brutta figura e anzi la main theme traina e porta dentro il vortice il giusto
  • Nick franc • 1/11/21 10:31
    Servizio caffè - 179 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    si mi accodo, ost che fa sceneggiatura a sé e ha del superlativo, rientra tra le mie top five soundtracks di sempre e se è vero che fa sentire bruciante la sua assenza, sarebbe d'altronde stato impossibile eguagliarla e triste scimmiottarla o recuperarla (cosa che peraltro il film si concede qua e là di fare più o meno pedissequamente). va però ammesso che nell'economia di questo recap, la neo ost non fa affatto una brutta figura e anzi la main theme traina e porta dentro il vortice il giusto
    Questo senza ombra di dubbio, era un confronto inevitabile ma era difficile uscire vincitore dal confronto con la OST glassiana. Ribadisco che il confronto il film della DaCosta lo perde molto più su altri terreni. Sarei curioso di vederla in un contesto produttivo più libero.
  • Schramm • 1/11/21 11:19
    Scrivano - 7721 interventi
    Poteva andare peggio. Basti ripensare ai due sequel dai quali la DICosta se non altro ci vendica. Io torno a monte lamentando il madornale strappo di continuità: l'intimo passaggio di consegne era avvenuto con Helen non con Anthony. E ciò dopo averle tolto tutto (amica amore rispettabilità pubblica e sanità mentale) e averla fatta impazzire addossandole la colpa dei suoi crimini ma in un certo qual modo anche innamorare. È quest'aspetto che qui mi è molto mancato. Ma ormai l'omelette è fatta e servita e non è uscita così insapore. Aspetto anch'io la ragazza alla prossima prova,  la tavola pitagorica non le manca.
    Ultima modifica: 1/11/21 11:38 da Schramm
  • Schramm • 6/05/22 19:21
    Scrivano - 7721 interventi
    essendo questo un requel (remake/reboot + sequel) con stesso personaggio e dinamiche narrative (e forti riferimenti a quello di rose), lo si può considerare una V?
  • Zender • 7/05/22 08:33
    Capo scrivano - 48333 interventi
    Mah visto che è un sequel lascerei sequel prima di tutto. Vedo che imdb non lo classifica in nessun modo rispetto ai precedenti...