La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere? Questo film dedicato ai sognatori si rivela una splendida sorpresa carica di idee, fin troppo; lui Stéphane, lei Stéphanie, paiono fatti l'uno per l'altra e tra loro scorre un confuso miscuglio di realtà e immaginazione ben rappresentato da lavori artistici notevoli (ma che mazzo si sono fatti?). A volte lo spettatore avrebbe bisogno di tirare il fiato con uno scorrimento più lineare. Però l'ironia e i tanti tocchi di classe sistemano i problemi. Il nuovo Amelie? Geniale e dolcissimo.
Per Stéfane sognare è un vero e proprio lavoro ma non solo: è un modo per trovare se stesso e per comunicare con gli altri. L'idea di base è magnifica e Gondry la sviluppa in modo molto originale, quasi bizzaro. Gli effeti speciali sono decisamente artigianali e per questo risultano "d'effetto". Il montaggio è tale da confondere lo spettatore che più di una volta deve necessariamente interrogarsi se ciò che sta guardando appartiene al mondo dei sogni o se è la vita reale. Al di là dei sogni.
Prendete un geniale regista di videoclip, una sceneggiatura strampalata, dei dialoghi sconclusionati, una scenografia visionaria da film "veramente alternativo" e condite il tutto con un'atmosfera onirica che ti fa chiedere in ogni momento "ma cosa sto guardando?". Il risultato è un film dalle intenzioni visionarie e "veramente alternative", ma che sfinisce e a tratti irrita. Insomma, un lungometraggio non è un videoclip, un briciolo di trama logica è sempre gradita.
Avevo già apprezzato il precedente film di Gondry, ma questo lo supera in caratura. Un film pieno zeppo di stimoli, soprattutto visivi, influenzato da molta dell'ultima arte contemporanea (Optical, PopArt, Informale). Un film che non accetta compromessi: o lo si ama o lo si detesta. Meno scorrevole e appetibile di Se mi lasci ti cancello, in un certo senso è la sua versione d'autore, nessuna concessione al box office. E' come aprire uno scatolone di giocattoli vintage e mettersi a giocare all'infinito.
Gondry se non è Dio è vicino al divino. Sogna, smonta, ricompone visioni preziose senza perdere mai lo smalto della curiosità e, soprattutto, della sperimentazione. L'arte del sogno è piacere dei sensi, visione "estatica" che regala quella regressione alla purezza che un'epoca schifosa ci ha rubato. Gondry è necessario. Nient'altro.
C'è poco da fare. L'unica opera cinematografica degna di nota di Gondry resta Human Nature. Eternal Sunshine, dopo la splendida prima mezz'ora, si perde in vizietti da videoclipparo ortodosso. Questo L'arte del sogno, in mezzo a stop motion d'autore, in mezzo a dei personaggi molto abbozzati non così dissimili dall'Amelie (francese anche lei, sono casi) che tutti ricordano, presenta dei paurosi giri a vuoto sin dall'inizio. Ciò che potrebbe interessare stanca. Ciò che è bello realmente si perde nel nulla cosmico che gli ruota intorno.
Se ci si basa solo sulle difficoltà interpersonali del protagonista e della sua creatività (ispirata dal suo flusso onirico, come conseguente sublimazione) credo non si renda completamente merito alla pellicola. C'è anche la ricerca di identità, la spinta comunicativa, a tratti aggressiva, che emergono, nonché una apprezzabile comicità. Credo che il film sia maggiormente godibile se si entra nello spirito dell'originalità surreale delle idee, sia per le installazioni "reali" che per le animazioni.
Visivamente intrigante, soprattutto quando Gondry dà sfogo alla sua fantasia creando “finti” scenari da sogno. La storia è un po’ confusa e non si capisce molto che film voglia essere, se cinema “d’autore” o commedia degli equivoci. Comunque; sarà per la simpatia del protagonista e del collega di lavoro, per alcune trovate comiche azzeccate, per l’andamento “stralunato” o perché visivamente affascinante, ma il film è riuscito a catturarmi e a soddisfare in pieno i miei “sensi”. Narrativamente imperfetto ma estremamente stimolante.
Un bel viaggio tra lo psichedelico e l'infantile. Ovviamente mi ha incuriosito più per le originali trovate che per la trama. Tante belle invenzioni e una scorpacciata di creatività visiva: un lungo videoclip insomma, divertente, a tratti romantico e malinconico. A mio parere forse un po' tirato nella seconda metà. Bernal è bravo a interpretare l'eterno bambino che viene invasato dall'amore, decisamente meno la Gainsbourg, non particolarmente espressiva. Mi è piaciuta molto l'impalpabile divisione tra sogno e realtà... Se la vita fosse così!?!
Da infezione intestinale. Inutilia totale. Da quali prospettive si riesca a dare del genio a questo gran re fra i cretinetti di pseudoregista resta mistero fittissimo. Ideuzze piccine picciò buone per le teenager svampite la cui bibbia è Cioè espresse con gli scarti dei videoclip che si facevano nei primi eighties. Rifiutarsi di chiamarlo film è un dovere morale.
Sotto le geniali trovate sceniche, sotto i dialoghi surreali, un film che esprime sofferenza vissuta. Non sono riuscito a soffermarmi sul talento visivo del regista degli Acchiappafilm perché, credo che questo sia un grande merito, mi sono immedesimato nello svagato protagonista, incapace di vivere la realtà se non calato nei propri deliri onirici. Garcìa Bernal è bravissimo nell'interpretare una personalità complessa, talmente sensibile ed inadeguata da sfociare nella malattia mentale. A questi livelli, Gondry non si è ancora ripetuto. Anima fragile.
MEMORABILE: Il protagonista, vittima dei propri giochi mentali, diventa verbalmente aggressivo.
Gondry raggiunge lo zenith della sua scrittura con questo film personalissimo, emozionante ed elaborato. La puntualità "realistica" con cui mette in scena gli sforzi del protagonista per controllare il dolore del vissuto e i sogni "veri" della fase REM, contrapponendo l'attività fantastica ad occhi aperti e i macchinari che costruisce (vedi la macchina del tempo) sono mirabili. E nonostante l'articolatezza, alla fine restituisce l'emozione del caso esistenziale quando la vita cambia faccia ogni secondo. Chi sa cosa vuol dire vivere così apprezzerà.
MEMORABILE: Una canzone del Grande Cantautore ci sarebbe stata benissimo.
Dopo Eternal Sunshine, una delusione ed un rammarico. Rammarico perchè Gondry ha il tocco magico dell'incantatore e riesce a trasformare la torta di fango in una trionfale Saint Honoré, ed infatti il suo film è pieno di delizie visive. Però sono fini a se stesse, non raccontano una storia, nè suscitano un'emozione più duratura di quella che si può avere durante la visione di un fuoco artificiale (bello, ma non resta che fumo) - e qui subentra la delusione, perchè le aspettative erano altre e, soprattutto, alte. Voto di incoraggiamento.
Un film che nuovamente pecca di lunghezza diventando ridondante e facendo scemare l'interesse dello spettatore. Forse i protagonisti non sono affiatati come la coppia Carrey/Winslet, sicuramente la sceneggiatura non è all'altezza di quella del film precedente. Gondry cerca allora rifugio in un mondo dei sogni, come solo lui sa rappresentare, che effettivamente rimane l'aspetto più piacevole del film che comunque scorre via e si lascia dimenticare in fretta.
Gondry ha indubbiamente un'incomparabile forza creativa che, spesso, si è infranta contro il muro di una sceneggiatura non all'altezza. Qui, effettivamente, le lacune ci sono, ma in qualche modo il film regge, nel suo avanzare scoordinato tra trovate meravigliose e dialoghi intelligenti. La Gainsbourg è, come al solito, davvero brava e potrebbe reggere da sola tutto l'impianto narrativo. Effetti speciali volutamente lo-fi e low cost ma ultra efficaci. Insomma, non rivoluzionerà nulla ma è un viaggio piacevole e da intraprendere.
Onore al merito per Michael Gondry che ha concepito un film molto interessante e riuscito dal punto di vista visivo e che non concede nulla al facile spettacolo. Per apprezzarlo appieno bisogna calarsi nella realtà dei personaggi e lasciarsi andare alle stimolazioni oniriche di un film che è una festa per gli occhi pur non avendo una sceneggiatura impeccabile.
Dopo lo straordinario Se mi lasci ti cancello Gondry si riconferma un abile regista dalle intuizioni visive molto particolari ed incisive, ma anche un abile sceneggiatore con un gusto molto ricercato. I personaggi sono costruiti con cura e gli attori si dimostrano all'altezza dell'opera (soprattutto Bernal). Un buon film, non c'è dubbio. Consigliato!
Rispetto a Eternal Sunshine, dove la ricerca formale trovava riscontro in un approfondito costrutto narrativo, qui il virtuosismo rischia di stemperarsi in un personalissimo quanto ripetitivo esercizio di stile: le sorprendenti immersioni oniriche - alla lunga - finiscono col fagocitare il film, livellando l'incanto, e gli effetti in stop-motion si rivelano più ingegnosi che adeguati allo scopo. Quando poi diventa chiaro che la storia non riserva grosse sorprese, subentra persino la noia; almeno fino a quando Gondry non si decide ad affondare la lama nell'innocenza. Ma siamo ormai alla fine...
Qui c'è tutto il Gondry che amo e anche molto di quello che amo del Cinema; un film artigianale, surreale e confuso, naif in gran stile, anche nella sceneggiatura che a tratti davvero non sta in piedi (ma è una cosa che in un film così non pesa). Uno stile tutto suo, un uso del (non) sonoro fantastico e una creatività semplice ma sconvolgente, parentesi oniriche e momenti di psicanalisi for dummies; un film che ha influenzato tante piccole produzioni degli ultimi anni (soprattutto nel mondo del videoclip).
Gondry cala dopo il sublime Se mi lasci ti cancello; in questo il sogno fa da sovrano e la trama ne risente. Ottime trovate narrative (la macchina che viaggia un secondo nel tempo) ma troppo spesso usate in modo fine a sé stesso, senza dare un vero contributo alla storia di Stephane e di Stephanie. Bernal e Gainsbourg inoltre non sono un granché in sintonia, meglio ad ogni modo Bernal. A favore di questo film va la sua aria ingenua, naif, che ne viene dall'essere per alcuni versi "troppo" e per altri "troppo poco". Comunque godibile.
Carina l’idea del ragazzo che vive sul crinale tra sogno e realtà, confondendo i piani, facendo rimbalzare (alterata) quella realtà nel proprio cervello trasformato in casalingo set televisivo. E qui ci fermiamo. Perché saranno pure fantasiose le invenzioni visive (ereditate da certo cinema di animazione mitteleuropeo), ma la storia si riduce a poca cosa (il lavoro che non piace, l’indecisione d’amore), non emoziona e soprattutto non si capisce dove voglia andare a parare: e così le invenzioni risultano semplicemente appiccicate. Deludente.
Un film piuttosto scialbo per quanto tenti di essere innovativo. Abbastanza ardita la scelta del regista di trattare il sogno e soprattutto l'onironautica, due temi che, pur essendo molto interessanti, sono difficili da rappresentare attraverso le inquadrature. Il risultato non è dunque dei migliori: alcune scene appiaono ridicole e inaccettabili, altre lunghe e soporifere, poco coinvolgenti. In definitiva una pellicola che si prospettava bene ma che delude sia per il contenuto che per il contenitore. Poco adatti e poco bravi i protagonisti.
Giovane grafico torna a Parigi per lavorare in uno studio. Trama sulla relazione di coppia che non riesce a funzionare per la troppa immaginazione del protagonista. Le dinamiche sentimentali hanno poco da dire e implodono man mano, tanto da risultare irritanti. Ottime invece le idee a livello visivo sfruttando effetti semplici ma dalla grande resa: sembrano evidenti i richiami a un mondo infantile dove conta soprattutto la fantasia. Poca empatia tra Bernal e la Gainsbourg; fan simpatia i colleghi di lavoro che sembrano allo sbaraglio.
MEMORABILE: La macchina del futuro/passato di un secondo; La pista da sci; La posizione della capra sul dirupo; L'acqua di cellophane.
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DiscussioneZender • 5/10/10 11:01 Capo scrivano - 48328 interventi
Per Burattino: te l'ho scritto via mail alla mail che hai lasciato quando ti sei iscritto, ma vedo che continui a scrivere senza maiuscole. Te lo ripeto quindi qui: se scrivi ancora senza maiuscole sarò costretto a cancellare i tuoi prossimi commenti, non posso ogni volta perdere 10 minuti a correggertele tutte...