il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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nel cinema italiano
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360217 commenti | 68412 titoli | 26965 Location | 14206 Volti

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  • Film: Lezioni di volo (2007)
  • Luogo del film: La cassetta dove Chiara (Mezzogiorno) imbuca la lettera destinata ad Apollonio (Miglio Risi)
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  • Film: Il treno dei bambini (2024)
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Enrico Dezan

    Enrico Dezan

  • Pippo Agusta

    Pippo Agusta

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Siska80
Una giovane decide di indagare sul misterioso passato della sua famiglia, facendosi aiutare da un lontano parente... Prevedibile commedia dalla brutta fotografia (questo è il male minore, comunque) che solo di rado strappa un sorriso, nonostante la presenza di un cast in parte (il migliore è il protagonista maschile, il quale dà vita a un personaggio gradevole) e un'azione che si fa via via più concitata col precipitare degli eventi (ma, tranquilli, il lieto fine con tanto di balletto sui titoli di coda non ce lo toglie nessuno!). In sostanza, una pellicola non trascendentale.
Commento di: Gold cult
Uno dei corti migliori della coppia (se non proprio il migliore), capolavoro della comicità con tocchi di mistero e tensione. Non si contano le sequenze memorabili (condensate in soli 26 minuti). Stanlio e Ollio sono qui supportati dalla solita Mae Bush, oltre che da un Jack Barty un po' toccato (per quanto anche la Bush...). Atmosfere impagabili, confezione sublime, ost a effetto, duo in formissima, regia impeccabile e chi più ne ha più ne metta, per un divertimento assicurato. Gioiellino.
Commento di: Siska80
Pur di fare ingelosire il fidanzato, una ragazza si inventa una relazione con un maturo playboy, il quale... Simpatica commedia dallo snodo dinamico, con una bella fotografia in bianco e nero e la presenza di un cast azzeccato: detto ciò, non si può non notare come l'ex bambina prodigio Temple riproponga (in una maniera decisamente fuori luogo) le stesse espressioni infantili a base di occhioni sgranati dalla sorpresa; per fortuna, a salvare la situazione arriva il sempre bravo Niven (che presta il volto a un tipo decisamente sui generis perseguitato dalle ex mogli). Da (ri)scoprire.
Commento di: Anthonyvm
Un'isola idilliaca con tutti i comfort possibili, giovani donne in cerca di svago, ricconi festaioli e generosi, alcol, droga, nessun pensiero al mondo: paradiso? Non proprio. Società patriarcale e misoginia latente costituiscono l'evidente leitmotiv di questo thriller psicologico dai frequenti contraccolpi horror, ispirato al trend allegorico di matrice leviniana cui i vari Get out e Don't worry darling hanno dato forma negli ultimi anni. Nulla di originale, quindi, ma il messaggio di fondo viene veicolato con una certa inventiva, anche a costo di spingersi sopra le righe. Not bad.
Commento di: Tomslick
Splendido dramma, di noir vestito, su misura per un'eccellente Bette Davis e sorretto dall'acutissima regia di William Wyler. Film più di personaggi che di storia, più di sguardi e di non detto che di fatti, più d'atmosfera che di mistero, sa essere appassionante anche nei momenti che sembrano interlocutori. I primi due minuti sono cinema di valore assoluto.
Commento di: Kinodrop
Due cugini ebrei americani intraprendono un viaggio per ripercorrere la memoria della famiglia, in particolare della nonna vissuta in un paesino polacco; un viaggio segnato dalla diversità dei due: uno integrato e razionale, l'altro che vive su se stesso l'eradicazione e l'estraneità dell'ebreo senza patria. Commedia un po' troppo verbosa all'inizio, ampiamente riscattata dalla riflessività della seconda parte del tour che comunque riesce a far sorridere per l'umanità diffusa. Seconda prova alla regia di Eisenberg, qui protagonista convinto, insieme a un inarginabile Culkin.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Ad attirare ogni attenzione non può che essere la livida Vienna del dopoguerra, fotografata con un bianco e nero sublime da Robert Krasker (meritatissimo l'Oscar). L'abilità del regista Carol Reed nel coglierne scorci architettonicamente straordinari allargandoli con grandangoli che ne abbracciano la ricchezza delle decorazioni o le prospettive impossibili (si pensi alle riprese sotto la ruota del Prater) riempie gli occhi, rendendo difficile non distrarsi da una storia che al contrario non ha nulla di troppo eccezionale, un noir spionistico convenzionale retto da un Joseph...Leggi tutto Cotten corretto ma niente più.

Nel film Cotten è Alga Martins (in originale Holly Martins, chissà cosa è saltato in testa ai nostri doppiatori), scrittore di romanzi d'avventura di poche pretese chiamato nella capitale austriaca dal suo amico d'infanzia Harry Lime per un lavoro di cui nulla è dato sapere. Né si saprà in seguito, dal momento che Martins scopre come Harry sia appena stato trovato morto dopo essere stato investito da un'auto. L'uomo presenzia al funerale di Harry e viene messo al corrente dalla polizia che il suo caro amico non era esattamente uno stinco di santo. Non glielo conferma però l'amante di questi, Anna Schmidt (Valli), ancora innamorata dello scomparso e che non tiene per nulla in considerazione le chiare avance di Martins.

Martins prova come può a indagare su alcune circostanze poco chiare relative alla morte di Harry. Ad esempio viene a sapere che, oltre alle due persone che avevano portato via il corpo, sul luogo dell'incidente era presente un terzo uomo (da cui il titolo), la cui identità sembra a tutti sconosciuta. Anzi, gli altri due negano sia mai esistito, questo terzo uomo... Intorno a questa figura misteriosa ruota una storia che non manterrà poi il segreto troppo a lungo svelando progressivamente la soluzione. Nel frattempo alla Valli viene concesso ampio spazio per dare corpo a una figura melodrammatica che l'algida attrice è brava a non far scadere nel melenso.

E' chiaro poi che la comparsa in scena di Orson Welles diventa d'improvviso centrale, contribuendo a dare varietà alla vicenda e permettendo al grande uomo di cinema di confezionare per se stesso un celeberrimo monologo (inutile citare una volta di più la frase sull'Italia che in un'epoca di orrori e odio seppe far nascere Leonardo e il Rinascimento al contrario della Svizzera, alla quale il placido benessere permise di donare al mondo solo... l'orologio a cucù!). Ma ancora e sempre a lasciare meravigliati sono gli scenari studiati in ogni inquadratura soprattutto per i tanti esterni, ancor più fascinosi quando girati di notte, con contrasti di luce che ne mettono in risalto le forme e i particolari.

Si respira modernità nella caratterizzazione di molti personaggi, ambigui e beffardi, meno nello sviluppo della storia, penalizzata da una regia piuttosto compassata che si sviluppa arenandosi in pause non richieste e lungaggini inutili (e l'invadente chitarra acustica di Anton Karas in colonna sonora, quando dilaga, diventa snervante), con l'uso però della lingua tedesca che, non comprensibile al protagonista, ne restituisce in molti casi lo spaesamento. Molte le scene passate alla storia del cinema, ma ancora una volta più per la loro resa grafica (l'inseguimento nelle fogne, la caccia notturna al "terzo uomo", il finale lungo il viale alberato del cimitero) che per il significato delle stesse all'interno del film. Comunque un classicissimo da conoscere.

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Dal Nuovo Galles del Sud, in Australia, il rude sergente della polizia Scobie Malone (Taylor) se ne volerà fino a Londra, dove lo aspetterà una missione decisamente non facile: dovrà riportare in patria - per conto del primo ministro - nientemeno che sir James Quentin (Plummer), alto diplomatico australiano con il quale il politico è in contrasto. L'agente non ne avrebbe alcuna voglia, ma non può evitare di partire.

Appena arrivato nella capitale inglese, Malone si imbuca a un ricevimento organizzato da sir James durante il quale comunica a quest'ultimo...Leggi tutto cosa sia venuto a fare lì, spiegandogli come in Australia dovrà rispondere di essere scappato dal paese poco dopo l'uccisione di sua moglie, della quale è sospettato. L'uomo si mostra comprensivo, corretto, ma spiega che prima dovrà concludere degli importantissimi colloqui di pace che gli impediranno di lasciare Londra se non dopo due o tre giorni. Malone si irrigidisce, spiega come lui debba eseguire degli ordini ma intanto, all'esterno della villa del ricevimento, qualcuno cerca di far fuori sir James, salvato dallo stesso Malone che si lancia all'inseguimento del killer.

I rapporti tra il poliziotto e il diplomatico presto migliorano; ospitato in villa, il primo conosce la moglie del secondo e la sua bella segretaria (Sparv), ma non solo; anche altri personaggi che non si capisce bene quale ruolo avranno nella vicenda, speziata di spionaggio internazionale e a tratti piuttosto confusa. Ad ogni modo la storia si segue e contrappone Malone a uomini che mostrano di avere la seria intenzione di eliminare sir James. Dopo un'introduzione che ce lo mostra alle prese con ladri da quattro soldi nel deserto australiano, in un clima decisamente afoso (si notano le tragiche, sudatissime ascelle di tutti), Malone mostra già la risolutezza di un carattere granitico a colloquio col ministro. Non gli basterà per evitare la trasferta londinese, durante la quale la sua personalità avrà modo di imporsi attirando le attenzioni delle belle donne che ronzano intorno all'elegantissimo, rispettoso e corretto sir James, cui Plummer regala tutta la sua classe. In villa anche Clive "fin qui e non oltre" Revill nel ruolo del maggiordomo poco avvezzo ai comportamenti non sempre “ortodossi” dell'australiano.

La sceneggiatura ha buoni momenti ed è scritta con mano piuttosto felice, ma a difettare è la regia di Ralph Thomas, non fiacca ma priva di scene che riescano a catalizzare l'attenzione. Anche in quella "hitchcockiana" sul Grand Centre di Wimbledon (dove si sta svolgendo un'importante partita di tennis) non si riesce a respirare la necessaria tensione, col risultato di trovarsi di fronte a un action spionistico piuttosto spento, rigidamente british, che nonostante un buon lavoro d'insieme scarsamente coinvolge.

Rod Taylor ha comunque la faccia giusta per il ruolo, quella del poliziotto un po' rozzo e fuori luogo ma che sa come comportarsi nell'alta società senza sfigurare, grazie all'acutezza e alle pronte risposte. Qualche scazzottata di troppo (in cui Malone spesso le prende), una femme fatale dagli occhi di fuoco come l'israeliana Daliah Lavi (volto baviano e rondiano di un 1963 italiano per lei memorabile), un flavour fine Sessanta molto chic ma una storia condotta in modo anonimo e asettico, ben recitata quanto anodina.

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Jack Arnold mescola più generi per un ibrido che a volte pare riprendere lo stile della blacksploitation mescolandolo a un po' di giallo, molto noir, una buona dose di azione, musiche incalzanti e una storia che pesca dalla droga fino alle sette di invasati religiosi per mettere Fred Williamson in condizione di interpretare il detective Stone del titolo con piglio da Sidney Poitier.

L'elemento chiave, sembrerebbe dalle prime scene, è un bastone da passeggio originariamente di proprietà di un vecchio divo del muto appena defunto. Avrebbe dovuto essere seppellito...Leggi tutto con lui, ma glielo sottrae invece una prostituta di cui l'uomo era cliente. Mal gliene incoglie, perché presto un tizio biondo la raggiunge in stanza e la uccide proprio per ottenere quel bastone. Sfortunato pure il ladro, però, perché proprio nello stesso stabile si aggira Shep Stone (Williamson), il quale frequenta lì Cynthia (Graves) ed entra nella stanza del delitto proprio mentre il biondo è ancora dentro. Colluttazione lunga e inevitabile, con il killer che riesce a fuggire e Stone che, temporaneamente sospeso dal servizio (lavora in polizia) per aver avuto la mano troppo pesante con uno spacciatore (d'altronde di droga gli è morta la sorella), si imbarca presto in una nuova avventura: dovrà ritrovare la figlia di un uomo (Anderson) che lo paga profumatamente per farlo.

L'indagine lo condurrà a seguire più tracce e incontrare loschi personaggi, grazie ai quali si svilupperà la prevedibile trafila di inseguimenti e scazzottate che delineano abbastanza chiaramente la matrice del film. Williamson è sprezzante, sicuro di sé, nemmeno troppo dolce con la sua Cynthia (che peraltro lo tradisce con una donna), perfetto esempio di femme fatale da blackspoitation Anni Settanta: fisico prestante, abiti attillatissimi, zampa d'elefante, davanzale in mostra, acconciatura afro... Il perno intorno a cui è costruito il film resta comunque lui, con i suoi modi spicci accompagnati da dialoghi essenziali ma non tirati via, privo ancora degli iconici baffi con cui siamo abituati a riconoscerlo nella serie B di casa nostra.

Venice e la California fanno da sfondo con le spiagge e i bassi edifici, le strade a dossi sui quali le auto saltellano. Se però non si può dire che il risultato sia poi così male, è anche vero che la regia di Arnold è piuttosto piatta e non si nota mai un guizzo che possa rendere interessante qualche scena. Tutto sa di ordinario, di già visto, come se si andasse a memoria sbozzando figure stereotipate da muovere senza fantasia, facendo loro fare esattamente quello che ci si aspetta. Non si avverte mai un vago clima di mistero o di tensione. Si segue l'indagine agganciando i vari spunti, scoprendo cosa lega la prima vittima alla ragazza scomparsa, si incoccia in un colpo di scena piuttosto forzato che in ogni caso dice poco e si apprezza la serietà con cui Wlliamson affronta un ruolo diverso dal consueto, mantenendo più di una riserva sulla sua incisività recitativa. Non è Shaft, insomma.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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