Agghiacciante, feroce e crudele futuro dispotico visto attraverso gli occhi di uno dei più grandi registi oggi sulla piazza (che riesce perfettamente ad amalgamare cinema autoriale a visceralità emotiva), che tira in ballo certo pessimismo fantascientifico, mischiandolo al grottesco surreale bunueliano e al sadismo Pasoliniano (non è un caso che una delle ospiti dell'hotel degli "orrori" si sfracelli gettandosi dalla finestra come la pianista di
Salò)
Gelido e angoscioso viaggio incubotico tra la solitudine e l'impossibilità di amare, che inizia in una clinica per la "cura del benessere" e finisce nei boschi in territori survivol/horror visti sotto l'ottica del cinema d'autore (le regole disumane, la caccia, le fosse scavate per sepolte vive, gli animali che bazzicano tra gli alberi che aggiungono un tono di macabra fiaba nerissima), non poi tanto dissimile dalla natura ostile e oscuramente evocativa di
Antichrist.
Il "gioco" dei ciechi (e l'home invasion sui generis) tornerà nell'altrettanto "devastante"
Il sacrificio del cervo sacro, la crudeltà femminea ne
La favortita (da segnalare la ferina lotta uterina per la strada tra le più disperate mai girate, con il funereo girotondo delle coltellate e del "terrore cieco), dove Lanthimos non risparmia colpi bassi e sanguigna perfidia e spietatezza (da segnalare la "donna senza cuore" della Popoulia, che massacra a sangue i cani a furia di pedate così come si diletta in belluini pestaggi sulla "selvaggina" umana da cacciare nei boschi, preferibilmente al rallentatore-i solitari-pari solo alla bastardaggine perfida e spietata della Seydoux, capo clan dai sentimenti pari allo zero).
La visione di
Stand by me come ultimo desiderio, il sangue da naso (naturale o procurato con metodi poco ortodossi), i freddi strusciamenti sessuali di sensuale glacialità (il sesso in Lanthimos è sempre meccanico e senza passione), la bambina presa a pedate sugli stinchi (momento di delizioso cinismo), il lasciarsi andare alla passione sul divano (pericolosissima, e assolutamente non richiesta) sulle note di
Giochi proibiti (non a caso), l'operazione agli occhi che cela un terrificante inganno, la tortura col tostapane per gli onanisti incalliti, le labbra recise per chi scoperto a flirtare (con punizione zoofila appena accennata), il coniglio scuoiato, e una serie di mostri umani e "pazienti" sfigati da tramandare ai posteri (nel primo caso la coppia di propietari dell'hotel che improvvisa feste squallidissime e imbarazzanti, nella seconda zoppia, sangue da naso, ninfomania, blasia, latenti impulsi omicidi e imperfezioni fisiche che il divin Marchese assai detestava).
Chiusa finale di rara angoscia con la titubanza dell'eye violence e una sospensione che lascia sgomenti.
Grandissimo (in un ruolo assolutamente non facile) Colin Farrell, che dall'inizio alla fine, si aggira per tutto il film con un'aria mesta e rassegnata da cane bastonato, mentre le già citate Seydoux e la Popoulia danno il ritratto di un cinismo muliebre di rara cattiveria.
Folgorante l'incipit con l'insensibile abbattimento del mulo a colpi di pistola e intenso (nonchè doloroso) il racconto su "mamma lupa".
La cupezza e la glaciale geometria/kubrickiana di Lanthimos, poi, fanno il resto.
Curioso, nell'attimo in cui Farrell posa nelle mani della non vedente Weisz alcuni oggetti, come
Mask di Bogdanovich non deve essere stato indifferente ad un giovane Lanthimos.
Al di là di metafore e simbolismi vari, resta uno dei più recenti "futuri dittatoriali prossimi venturi" di raggelante inquietudine e inumana concezione.