Siamo delle parti della fantascienza alla FUGA DI LOGAN, in un futuro alle prese col dramma della sovrappopolazione e col problema "anziani": superati i cinquant’anni si parte per una vacanza perpetua in un villaggio che di fatto funge da confortevole lager. E' la fine a cui sono destinati i vecchiacci ribelli Orso Scoppiato (Tognazzi, fin lì dj sboccato di una radio per nostalgici) e Nicky (Ornella Vanoni, sua moglie), che non si rassegnano ma sono costretti a finire al Villaggio 27 accompagnati dai figli, ligi alle regole e ben diversi dai genitori. Gran parte del film si svolge quindi nel bianchissimo villaggio...Leggi tutto per anziani (in realtà siamo alle Canarie) in cui si pratica l'amore libero e si partecipa ciclicamente a un gioco perfido il cui premio è una crociera di sola andata (un modo per eliminare di volta in volta un po' di poveri vecchierelli). Uno spunto piuttosto classico, per la fantascienza di quegli anni, svolto da Tognazzi regista con più attenzione ai personaggi e ai risvolti umani che alla storia in sé per sé. La conseguenza di un soggetto piuttosto povero spalmato per una durata superiore alla media sono un ritmo blando e qualche pausa eccessiva, ma la suggestiva ambientazione (I'isola è vulcanica e deserta) e la buona interpretazione del cast (la Vanoni oltretutto si spoglia ripetutamente) ne fanno un oggetto curioso che evidenzia più o meno gli stessi pregi e difetti del FISCHIO AL NASO. Particina per Ricky Tognazzi (il giardiniere del villaggio).
Tognazzi alle prese con la fantascienza sociologica (!). In un futuro prossimo i giovani sono al potere e una legge impone a chi ha raggiunto i 49 anni di cessare ogni attività per essere confinato in una specie di villaggio-vacanze-lager. Ogni giorno uno spietato gioco di tarocchi decide i destini dei cinquantenni (degli hippy invecchiati), i vincitori vengono imbarcati su una misteriosa nave e... Di culto Tognazzi dj sboccato e il nudo integrale della Vanoni, tra l'altro davvero brava. Bizzarro.
L'insolita coppia Tognazzi-Vanoni alle prese con un insolito tema fantascientifico di orwelliana memoria. La ricostruzione dell'arido paesaggio nel Meridione e l'"italianità" della pellicola creano una splendida e straniante sensazione, rafforzata da alcune scene di intermezzo dove è invece uno scenario bizzarro e "mondo" a scontrarsi con le architetture razionaliste e il gelo dei rapporti umani. Non secondaria un'intelligente riflessione sul ribaltamento dello scontro generazionale.
Una società orwelliana del prossimo futuro in cui viene sistematicamente praticata l'eliminazione degli anziani è il tema di questo film tratto da un romanzo di Simonetta e diretto da Tognazzi. Un tema piuttosto insolito per un film italiano che viene svolto con una certa attenzione per quanto attiene alla ricostruzione ambientale in effetti suggestiva ma che presenta alcune limitazioni nello sviluppo della storia e dei personaggi. Buona la prova del cast con un'inedita Ornella Vanoni.
Singolare pellicola ambientata in un futuro dove i giovani gestiscono il pianeta e gli anziani (neanche poi tanto) pascolano in zone sorvegliate. E' un mondo emozionalmente asettico, dove gli umorali sono malvisti; e uno come Tognazzi (Deejay Orso Scoppiato) fatica non poco ad accettare le regole, facendo parte della vecchia guardia (praticamente una società con due estremi senza la buona ed equilibrata via di mezzo). Detto questo, sia lui che la Vanoni se la cavano bene, ma non sono supportati da una sceneggiatura sufficientemente solida, scivolando nella ripetitività e nel solito, difficile rapporto di coppia. Sembra più un coraggioso esperimento filmico, in parte riuscito.
MEMORABILE: Il nipotino: "Nonno, perchè quando parli alla radio sei così scurrile, volgare e triviale?". E Tognazzi: "Antonluca, perchè rompi il cazzo?".
Tognazzi trasforma il romanzo di Simonetta – più intimista e icastico – in un’ordinaria distopia da fantascienza, introducendo un invisibile capo supremo (il “Gran Contatore”), propaganda, tentativi di resistenza e delazione ed espungendo le ultime pagine che nel libro presagivano un futuro ancor più sconfortante. L’essenza tuttavia si preserva intatta: giovani grigi, freddi, impettiti e antipatici decretano isolamento e morte degli anziani - solari, parolacciai e genuini – in villaggi vacanza-lager. La Vanoni supera a pieni voti la prova di idoneità per affiancare l'immenso Tognazzi.
Film ambiguo. L'idea di una società dove chi arriva alla soglia dei cinquant'anni deve ritirarsi in villaggio turistico per poi essere eliminato, era gustosa. Purtroppo la storia cade nella ripetitività e le uniche scene che ti tengono "sveglio" sono quelle finali. Tognazzi se la cava, gli altri un po' meno.
Una storia divisa in due parti: la prima è un viaggio che mastica amaramente ciò che si è perso e si sta aspettando. Sequenze on the road che polemizzano quella che è una società progressista e con pochi valori; la seconda è all'interno di un complesso dove gli anziani vivono e poi vengono condannati. Abbastanza coinvolgemente e con un insolito Tognazzi e un'inedita Vanoni, ci accompagna alla riscoperta di valori che vanno perdendosi. Buono il sottofondo e buone dosi di sarcasmo al punto giusto (che quindi non è mai fuori luogo).
Quella di Ugo Tognazzi e Ornella Vanoni risulta una coppia efficace. Oltre al fatto che entrambi sono milanesi, si assomigliano perché hanno in comune un cinismo e uno snobismo, narcisismo, non indifferenti. La sceneggiatura li aiuta, con una volgarità quasi supplice, come se avessero paura che la società d'oggi "non saprebbe più riconoscere la trasgressione". Un film di fantascienza che, grazie ad una partenza ben congegnata, poteva essere davvero geniale, ma che al contrario ne esce "sprecato" per via di un finale schematizzato.
Più apologo alla Ferreri che fantascienza alla Logan, la storia degli anziani relegati "in vacanza" (belle location) e poi soppressi ci parla non tanto di un pericolo futuro quanto dell'odierna esaltazione del giovanilismo e dell'efficienza. La satira un po' semplicistica della prima parte (che anticipa il riflusso anni 80) sfuma poi in un sapore caustico e dolciastro di tenera malinconia, nella quale Tognazzi domina bene la scena, fino a una conclusione di facile simbologia (la fuga sull'arca degli animali imbalsamati) e sconfinata amarezza.
Film squilibrato nell'insieme, con qualche idea promettente che non viene sviluppata troppo bene. Tognazzi recita e dirige bene, ma la sceneggiatura ha qualche caduta di ritmo e di tono. Impossibile non associare l'idea di base alla Fuga di Logan, con la crociera che prende il posto del Carousel. Qui però l'ambientazione in un futuro meno lontano lo rende più credibile e le Canarie si rivelano un'ottima location, decisamente suggestiva. Niente di particolarmente bello, ma una visione la merita. Non è invecchiato troppo male. Particolare.
Quando la vita è in scadenza, scattano le procedure strutturalmente legalizzate, che accompagnano l'essere in un viaggio di non ritorno, piacevole e macabro allo stesso tempo! Non sono ammesse ribellioni! È il duro prezzo da pagare per il ricambio generazionale. Il "viaggio" ritorna anche in un altro film di Tognazzi, Arrivederci e grazie, dove la morte viene sempre "ingabbiata" dentro una piacevole vacanza... Qui il piacere accompagna la morte, con il rammarico di non poter avere il diritto di invecchiare! Discreta prova di Ornella Vanoni.
Nelle sue sporadiche ma molto sentite incursioni registiche, Tognazzi ha sempre privilegiato l'apologo grottesco tanto caro al suo sodale Ferreri. I viaggiatori si muove appunto su questo solco ma fa un passo in più sul piano dell'ambizione, come segnalano non tanto la tematica (il racconto fantastico alla Buzzati), quanto la suggestiva ambientazione (i vulcani di Lanzarote) e il secco viraggio drammatico della seconda parte. Il risultato è un film sofferto ma poco controllato, diseguale ma attraente sul male di vivere dell'anzianità. Ornella desnuda...
Road movie, fantascienza, commedia, drammatico: un incrocio di generi inedito per il cinema italiano dell'epoca, un po' squilibrato ma ricchissimo di spunti. Alcune cose non convincono (i dialoghi, a tratti datati; alcuni personaggi tagliati con l'accetta), ma il film coinvolge grazie alla sua trama intrigante e sottilmente crudele, dove l'ironia non riesce a stemperare l'amarezza. In più abbiamo un cast ben diretto (Vanoni inclusa) e scenografie di gran fascino. Ritorna, dopo Cattivi pensieri, anche il tema del tradimento. Insolito e interessante.
Distopico all'italiana che poteva trovare in Elio Petri un efficace cantore e invece trova in Tognazzi un regista tanto accalorato dall'etica civile quanto pedestre nella messa in scena. Un film freak, sbagliato eppure attuale, interessante e pedissequo, significativo e approssimato, teso e lineare nella narrazione, al quale si finisce col rimanere affezionati nonostante tutto - e quindi in potenziale aura cult. Le ambizioni scenografiche da on the road americano, le parentesi visionarie, lo sviluppo a imbuto chiuso, implementano la fascinazione. Valida e persuasiva la prova di Ornella Vanoni.
Tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Simonetta, scritto e diretto da Ugo Tognazzi, il film, alquanto surreale, narra dei passeggeri di questo mondo che, alla sola età di 49 anni, vengono mandati in una vacanza forzata, senza avere il diritto di poter invecchiare autonomamente e naturalmente. Il tema è piuttosto ambizioso, ma il risultato non proprio all'altezza delle aspettative, specie verso il finale tragico e non aderente al libro. Resta la piacevole sorpresa di una Ornella Vanoni brava anche nelle vesti (e senza) di attrice.
Un Tognazzi crepuscolare dirige e recita una sorta di dramma esistenziale dove una trama surreale e provocatoria pone l’accento sulla condizione della vecchiaia. La vicenda si sviluppa inizialmente asettica per divenire dolentissima. Interpretazione buona sebbene si intraveda un filo di stanchezza. La Vanoni è una sorpresa positiva, mentre il contorno non è all’altezza. Scenografie al risparmio in linea con il periodo.
Da un romanzo di Simonetta un'opera toccante e senza tempo. Il villaggio vacanze non è quello di Jerry Calà e soci bensì un refugium coattivo inserito in sistema di rigidità ed intolleranza ("che è stato votato", ci spiegano più volte i protagonisti). Tognazzi è semplicemente unico in quel suo ruolo (di e) da Orso, scontroso e ritroso all'inizio, esplosivo e autolesionista nel prosieguo. Morire è terribile, ma arrivare già morti all'appuntamento sarebbe ancora peggio...
MEMORABILE: La Vanoni che concede un sontuoso corpo nudo in barba alla carta d'identità.
Bizzarra distopia italica che mette in scena una società in cui gli anziani sono destinati ad andare in "vacanza" prematuramente (50 anni circa). L'idea sarebbe stata anche carina ed interessante (per quanto non originale: molti i rimandi loganiani) ma il modo di declinarla e la regia di Tognazzi non sono molto all'altezza. Lo spunto di base non viene rivitalizzato con idee fresche ed intriganti; i toni non sembrano essere quelli giusti e ci sono molte cose gratuite (i nudi, un po' di volgarità). Finale malinconico e crepuscolare un po' affrettato. Non male: più o meno.
Un film insolito ambientato nel futuro che viene diretto e interpretato da un buon Ugo Tognazzi affiancato da una sorprendente e a volte poco vestita Ornella Vanoni. L'idea di partenza è interessante e qualche battuta a volte scurrile di Tognazzi va anche a segno, ma poi il film sembra afflosciarsi su se stesso e non riesce a risalire la china. Bene le location.
Spiazzante pellicola fantascientifica che proietta un serio e impegnato Tognazzi in un ipotetico futuro distopico caratterizzato da uno stato totalitario che edulcora il passaggio di consegne tra giovani e anziani. Il paesaggio vulcanico e brullo delle Canarie accentua ancora di più il particolare contesto rendendo straniante un’opera inusuale tanto per l’attore quanto per il cinema italiano. Con una durata inferiore avrebbe guadagnato in forza poiché non sempre tiene la testa a galla. Si riprende nell’amaro, ma intenso finale.
Lo spunto distopico è interessante, ma svolto con mano fiacchissima. Inoltre, ed è questo che impressiona, il film pare formalmente già inficiato dalla maniera anni Ottanta (e oltre): sciatteria generale, scenografie alla buona, urtanti volgarità, attor giovani da mani nei capelli, mocciosi insopportabili. Tognazzi se la cavicchia anche se non pare molto convinto; spigliata la Vanoni che si concede generosamente quanto inutilmente.
Distopia all'italiana. L'impressione è discontinua e lascia un retrogusto di occasione mancata. Tognazzi, qui meglio come attore, non gira coi piedi ma l'insieme ha un che di trascurato e poco incisivo; l'espressività latita e, tolto qualche buon passaggio, l'oggetto manca di veri lirismi e auree ambigue (sia nel registro psichico che nella tessitura figurativa) necessari al genere. Le potenzialità per confezionare un buon film, sulla carta, c'erano pure; è la forma a non eccellere, a non affascinare; posizionando il tutto nella mediocrità.
Tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Simonetta il film racconta un futuro vietato ai maggiori di 49 anni. Discretamente drammatico, ironico al punto giusto e crudele come pochi; ci troviamo indubbiamente di fronte a una delle migliori regie (ma anche interpretazioni) di Ugo Tognazzi. Un cast davvero notevole a cominciare da un'inaspettata Ornella Vanoni che se la cava davvero molto bene (e si concede anche al nudo integrale), Tognazzi impeccabile, piccolo (ma importante) ruolo per la splendida Corinne Clery. Da rivalutare!
Stregato dalle pagine dell'omonimo romanzo di Umberto Simonetta, l'artista cremonese mette in scena un grottesco quanto ipotetico anno Duemila in mano a una sorta di dittatura che impone i giovani. E' un film imperfetto ma curioso, come forse è altrettanto curioso il fatto che quelle pagine non siano state profetiche, visto che il mondo era e continua a essere in mano ai vecchi e oggi più di allora bisogna lavorare fino a quando non ci si regge in piedi o quasi. Tognazzi dà al suo personaggio l'aria sorniona che gli sta a cuore; la Vanoni si spoglia.
MEMORABILE: Tognazzi: "Pisciare è molto più vero che urinare, tu hai l'ano e il io culo, tu copuli e io scopo".
Riflessioni sulla vecchiaia (ma 50 anni non sono poi molti!) e di un nuovo ordine che porterà gli ospiti del villaggio verso la crociera finale. Sarà che non siamo abituati a veder trattare un tema fantascientifico con attori italiani del calibro di Tognazzi, sarà che il racconto porta con se un'aura di realismo, come se il villaggio esistesse per davvero e non solo nella finzione cinematografica, ma nel complesso il film funziona e il cast è diretto bene; brava la Vanoni.
Atipica (per il cinema italiano) e coraggiosa distopia, che richiama Orwell, Huxley e Buzzati, realizzata da Tognazzi in stile ferreriano. Lo scontro generazionale tra i giovani rigidi, anaffettivi, quasi hitleriani e i cinquantenni vestiti Fiorucci, rottamati nel pieno della loro vitalità, offre spunti di riflessione sull'annullamento dell'individuo in nome di una pretesa “salute pubblica” che rifiuta l’”inessenziale” per un mondo forse più efficiente e pulito, ma più vuoto. La prova di Tognazzi è caustica e crepuscolare; la Vanoni, al suo fianco, sorprende, affascina e convince.
MEMORABILE: I preparativi per la partenza (e il turpiloquio di Tognazzi, mai così liberatorio); Il “grande gioco”; Orso e Antonluca sulla chiatta; La Vanoni.
Si parte con la difesa del triviale e delle derive del linguaggio declinati ad arma di resistenza senile contro una modernità laccata e imperturbabile - interessante quanto oggi sia l'esatto contrario. Superati Huxley e gli spauracchi totalitari si strappano idee frugando tra edifici e deserti, tra Dick e Ballard, tentando un quadro distopico alquanto mite e povero di risvolti cinematograficamente significativi. Esasperandone i tratti grotteschi si poteva far meglio. Tognazzi immenso attore, ma piccolo regista; come tanti.
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CuriositàZender • 23/03/10 19:51 Capo scrivano - 48908 interventi
Come aveva già supposto bene Gugly un anno fa, la ragazza con i capelli rossi e tailleur grigio che telefona a inizio film è proprio Carmen Russo.
Mentre il giardiniere del villaggio 27, con cui la Vanoni si accoppierà con massima irritazione del marito (Tognazzi) è un giovane Ricky Tognazzi, subito riconoscibile dalla voce e anche aiuto regista, nel film.
Il film venne presentato da Ugo Tognazzi nella trasmissione (condotta da Maurizio Costanzo) GRAND'ITALIA. Successivamente, il compianto Ugo, reclamizzò il suo film anche a DOMENICA IN (allora condotta da Pippo Baudo).
Ecco due immagini di GRAND'ITALIA in cui Tognazzi spiega il film che ha appena terminato ad un beffardo Costanzo che gli ripete di non fare troppa pubblicità alla pellicola:
Nonostante il VM18, la versione mediaset e quella del dvd Medusa mi sono sembrate identiche. Quindi, o sono entrambi integrali, o anche il dvd è tagliato (oppure mi sono perso qualcosa io, però le poche scene censurabili del dvd in tv ci sono tutte...).
Non vorrei errare Deep, ma credo che il divieto sia stato abbassato dai 18 ai 14. La vhs della Creazioni Home Video riportava il 18, il disco medusa, credo, i 14.
Hai ragione. E' probabile quindi che l'abbassamento del divieto sia avvenuto per vie ufficiali e senza nessuna taglio (come per Arancia meccanica). Meglio così!
Deepred89 ebbe a dire: Hai ragione. E' probabile quindi che l'abbassamento del divieto sia avvenuto per vie ufficiali e senza nessuna taglio (come per Arancia meccanica). Meglio così!
La versione trasmessa da Iris è tagliata, manca la scena in cui gli hippy ballano nudi, forse a causa della presenza di alcuni nudi maschili. La cosa strana è che la scena era presente nella versione trasmessa in passato su rete 4.
Inoltre manca, per intero, la sequenza in cui la figlia Anna Maria si accoppia nel bagno con un vigilante.
M.shannon ebbe a dire: La versione trasmessa da Iris è tagliata, manca la scena in cui gli hippy ballano nudi, forse a causa della presenza di alcuni nudi maschili. La cosa strana è che la scena era presente nella versione trasmessa in passato su rete 4.
Inoltre manca, per intero, la sequenza in cui la figlia Anna Maria si accoppia nel bagno con un vigilante.
Come ho già detto più volte, ormai in tv è anarchia, con film che passano cut o uncut senza criterio. Il mese scorso La classe operaia va in paradiso (altro film VM18 in prima istanza e abbassato ai 14 in appello) è passato uncut di mattina proprio su Iris, giusto per citare un esempio.
MusicheAlex75 • 28/07/20 14:32 Call center Davinotti - 710 interventi