Tony Manero - Film (2008)

Tony Manero
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Tony Manero
Anno: 2008
Genere: drammatico (colore)

Location LE LOCATIONLE LOCATION

L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/01/09 DAL BENEMERITO PUPPIGALLO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 17/04/12
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Puppigallo 17/01/09 00:25 - 5273 commenti

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Ambientato in Cile durante la dittatura di Pinochet, questo film parla di un verme senza scrupoli, o rigurgiti di coscienza, che ha una venerazione per Tony Manero. Balla come lui, a volte cammina come lui e tra una prova di ballo e l'altra, va con la sua donna (o almeno ci prova), con la figlia della sua donna e palpa una vecchia (tanto per capirci). Oltre a questo, picchia e ammazza senza battere ciglio. E' una storia sporca (c'è odore di spazzatura umana) e può risultare piuttosto pesante, con riprese quasi amatoriali, ma ha un protagonista decisamente azzeccato, bastardo fino al midollo.
MEMORABILE: Il protagonista soccorre un'anziana scippata, l'accompagna a casa, dopodichè, la riempie di pugni e le ruba il televisore.

Brainiac 18/01/09 20:11 - 1083 commenti

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Il Tony Manero interpretato da Castro è un perdente assoluto. È uno sciacallo senza personalità e radici (tanto da dover "prendere in prestito" un'identità). La sua rivincita sulla società è quanto di più abietto ed è perpretata ai danni dei più deboli (deruba e massacra un'anziana, depreda un morto). La descrizione dell'alienazione è credibile, la metafora della dittatura impotente, violenta ed accondiscesa è calzante. Purtroppo in alcuni passaggi lo stile di Pablo Larrain è troppo didascalico e finisce per rendere piatti alcuni spunti notevoli.
MEMORABILE: Dovreste andare al cinema, a vedere Tony: Lui sa.

Pigro 19/01/09 08:16 - 9666 commenti

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Sogna di essere Tony Manero e distrugge ogni ostacolo verso la consacrazione tv come suo miglior sosia. Storia geniale, sceneggiatura splendida: straordinarie la descrizione di un mondo di perfidi disperati, l'ambientazione nella dittatura cilena, le deprimenti scene di sesso. L'ossessione del protagonista (attore eccellente) è quella di una società incapace di riconoscersi e proiettata nel virtuale. Peccato che la regia sia troppo devota al Dogma (solo camera a spalla, immagini sfuocate), aggiungendo intellettualismo dove non ce n'era bisogno.

Cotola 6/02/09 18:43 - 9043 commenti

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Notevole ritratto di un uomo a dir poco sgradevole il cui unico interesse nella vita è quello di essere il sosia di Tony Manero. Belle la regia e la sceneggiatura che riescono a sottolineare perfettamente il clima di degrado e di squallore in cui vivono il protagonista e gli altri personaggi del film. Meritevole di apprezzamento è anche la scelta narrativa di raccontare una storia a tratti sgradevole e per nulla edulcorata e consolatoria. Ottima l'interpretazione di Castro. Da vedere ma non per tutti i gusti.

Mascherato 26/01/09 18:25 - 583 commenti

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Ricordate in Caro Diario, la simpatica gag di Nanni che abita gli incubi del critico colpevole di aver recensito bene Henry-Pioggia di sangue? La spietata legge del contrappasso ha voluto che quasi vent'anni dopo un film, che di quello di John McNaughton riprende l'estetica della rappresentazione casuale della violenza (oltre all'estetica del pedinamento postZavattini: più Dardenne per intenderci), vincesse il Festival di Torino da lui diretto. Chissà se al "megadirettore" è piaciuto Tony Manero. Stilisticamente già visto, ma uno sguardo sul Cile che mancava. Niente di più, però.

Manrico 15/08/09 14:07 - 95 commenti

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Disturba e colpisce, Tony Manero, con la sua inarrestabile discesa verso il nulla individuale [bravissimo il protagonista Alfredo Castro, cinico e insensibile a qualsiasi evenienza] e il disastro collettivo [la dittatura di Pinochet, resa con sguardo polveroso e sghembo]. Essere qualcunaltro quando non puoi essere nessuno, anche in uno scalcinato programma di sosia, anche nell'abiezione di rapporti umani la cui animalità rimane quasi sempre soffocata, diventa una condizione esistenziale angosciante e resa benissimo da Larrain.
MEMORABILE: Tony fa costruire al bimbo una mirror-ball con un pallone da calcio e uno specchio rotto.

Daniela 13/10/09 18:11 - 12662 commenti

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Fra i tanti modi con cui era possibile raccontare questa storia, il regista sceglie quello più apparentemente neutro, in realtà il più feroce. Il disgraziato Raul, immerso in una realtà squallida e senza scampo, uccide per pochi soldi e deruba i morti, drogato da un sogno, quello di annullarsi nell'imitazione di un mito che già in origine nasce come espressione di sotto-cultura. Alfredo Castro, il fisico minuto e gli occhi che si mangiano la faccia, somiglia a Pacino ed è straordinario, facendo perdonare anche qualche inutile vezzo registico (come le frequenti sfuocature).
MEMORABILE: L'omicidio (tenuto ai margini dell'inquadratura) della vedova del militare

Jandileida 28/10/09 19:04 - 1565 commenti

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In una Santiago grigia e triste si snoda la vicenda di un emarginato che sogna di diventare il sosia di Tony Manero, non già per sfuggire alla propria misera condizione ma perché spinto dalla follia. Interni spogli ed esterni desolanti fanno da sfondo ad un film tutt'altro che facile ma che racconta la dittatura di Pinochet da una prospettiva totalmente diversa da quella solita: la vicinanza dei corpi non dà origine a solidarietà socialiste quanto piuttosto a sessualità animalesche e violenza gratuita. 1/2 punto in meno per gli sfuocati inutili.

Herrkinski 2/11/09 22:01 - 8109 commenti

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Eccellente ritratto di un perdente, circondato da perdenti come e più di lui, sullo sfondo del Cile di Pinochet. Tra atmosfere ed ambienti a dir poco desolanti, un realismo impressionante (aumentato dall'assenza di una colonna sonors vera e propria), uno stile registico sobrio ed essenziale (alla ultimo Van Sant o Von Trier) e un protagonista veramente ottimo (Alfredo Castro, una versione ancor più abietta del Tony Montana di Al Pacino in Scarface), Tony Manero si segnala come una delle migliori uscite degli ultimi 2 anni. Da vedere.

Il Dandi 19/05/10 21:23 - 1917 commenti

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C'è una grande intuizione metacinematografica alla base di questo film: la presa d'atto che il "travoltismo" sia stato un fenomeno di costume; l'idea che Tony Manero, già di per sé un perdente, potesse essere un mito solo per chi è ancora più perdente di lui. Per questo il balletto di Alfredo Castro sulle note di "You should be dancing" è pieno di tutti i rumori del pavimento che nel film hollywoddiano di Badham non erano contemplati. L'aderenza al vestito completo bianco è la ricerca di un'identità che ha un solo obiettivo: rinnegare la propria.
MEMORABILE: Al cinema La febbre del sabato sera viene sostituito da Grease: il protagonista non ci si riconosce più e abbandona la sala in pochi minuti.

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Didda23 22/10/10 17:07 - 2426 commenti

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Pablo Larrain ci offre una prova di grande cinema. Sin dalle prime immagini si è rapiti dalla forza di una sceneggiatura abile e da una regia asciutta ed essenziale. La forza di "Tony Manero" sta soprattutto nel racconto critico ed aspro della deriva cilena nel periodo di Pinochet, deriva dovuta soprattutto ad una americanizzazione forzata, incarnata egregiamente dal protagonista. Da vedere, ma assolutamente non per tutti i gusti.

Cif 26/10/10 22:39 - 272 commenti

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Un film ruvido, che vuole deludere lo spettatore e diseducarlo scientemente. Oltre le convenzioni sociali e registiche c'è una storia, che non vuole attrarre né sedurre, ma semplicemente repellere. Anche il ritmo lento, decisamente non accattivante, segue i tempi di una vita sbilenca, insensata, zoppicata dietro ai passi di Tony Manero. Questo mediocre, canuto e febbricitante del sabato sera si esibisce ina una casa di legno ad uso locale da ballo, ed insegue un sogno parimenti mediocre. 3 pallini e 1/2.
MEMORABILE: Bravissimi attori secondari: la compagna, la figlia della compagna e l'altra donna attempata che convive con loro.

Gestarsh99 3/06/11 12:08 - 1395 commenti

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Scorcio tetro e rarefatto di un'ossessione, quella di uno Scarface svuotato e incatenato che non tentenna dinanzi a nessun ostacolo frapposto tra lui e il suo obiettivo: essere Tony Manero. Il personaggio di Travolta si manifestava come spinta alla concretizzazione del "sogno americano", incarnando l'ideale riscatto dalle ristrettezze della vita di quartiere; per Raul invece la mania emulativa rappresenta solo una fuga mentale fine a se stessa, esternazione di seri disturbi interiori e al contempo specchio irreale di un modello forzato imposto ad una intera nazione.
MEMORABILE: Le brutali percosse mortali inferte senza batter ciglio all'anziana vedova che aveva ospitato Raul in casa sua.

Giùan 12/05/11 13:05 - 4559 commenti

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Straordinario capolavoro disturbante quello del giovane Larrain, capace, con la storia del suo maniaco travet dello spettacolo che non si ferma davanti a nulla pur di vincere la sua "Corrida" (gigantesca interpretazione di Alfredo Castro) di gettare uno sguardo sulla follia umana e al contempo di dire qualcosa di definitivo non tanto sul Cile di Pinochet quanto sull'azzeramento delle coscienze nei regimi dittatoriali tutti. Il mondo autoreferenziale del suo Tony Manero è una metafora che resta scolpita nella memoria di qualunque spirito libero.
MEMORABILE: La scena di sesso con la figlia della sua compagna (?) che lo ripaga con la sua stessa moneta preferendo ricorrere all'autoerotismo sul più bello.

Galbo 1/06/11 07:08 - 12392 commenti

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Raramente si è visto al cinema un protagonista maggiormente "respingente" di questo ballerino/sosia (Alfredo Castro, davvero bravo) del film di Pablo Larrain. Il regista porta sullo schermo un'umana storia di sconfitta e desolazione ma Tony Manero rivela anche la perfidia del vero sciacallo in un contesto di angoscia politico sociale di un regime militare che si intravede a margine. Molto efficace il finale sospeso.

Greymouser 31/05/11 11:06 - 1458 commenti

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Lui, "Tony Manero", è un ributtante rifiuto umano senza un barlume di coscienza, un parassita opportunista che uccide per due soldi se gli capita l'occasione. Però ha il sogno e l'ossessione di essere come John Travolta. Il regista riesce a rappresentare perfettamente il clima di squallore e marciume materiale e spirituale degli anni della dittatura di Pinochet in Cile. Mostra la violenza come routine quotidiana, senza strfare e senza sensazionalismi, e per questo risulta ancor più efficace e disturbante. Notevole e sgradevole.

Mickes2 27/06/11 16:46 - 1670 commenti

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Riuscito feroce ritratto di un perdente, uno spaccato di vita di un uomo disperato nella sua routine che non si fa scrupoli, che non vede vie d'uscita se non quella di diventare il sosia di Tony Manero. Il regista allarga gli orizzonti e ci racconta (seppur in modo piuttosto pleonastico) anche il clima generale di degrado che imperversa nel Cile durante la dittatura di Pinochet. Il taglio registico è il punto dolente: mix poco riuscito tra la camera a mano Dardenniana e i pedinamenti alla Van Sant. Irritanti snodi didascalici ed esibizionistici.
MEMORABILE: La fotografia livida e desaturata, con tutti i colori che virano al grigio, si adatta benissimo all’atmosfera di degrado. Le irritanti scene di sesso.

Lupoprezzo 1/07/11 13:33 - 635 commenti

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Tony Manero altro non è che la metafora di un regime (per la precisione, quello cileno di Pinochet), violento, brutale, insensibile e dittatoriale. Ma Tony Manero vorrebbe essere anche riflessione sulla violenza e sull'illusione, sull'impossibilità di fuggire perseguendo un sogno (americano). L'atmosfera squallida che pervade la vicenda è apprezzabile, ma il registro scelto da Larrain non convince molto: spesso soffre di un didascalismo che depotenzia la carica del film. Scene di sesso brutte e francamente evitabili.

Luchi78 14/02/12 14:04 - 1521 commenti

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Un film che contrappone l'ansia della ricerca del successo con l'oppressione politica e sociale di un paese come il Cile ai tempi di Pinochet. Tony Manero è il veicolo su cui viaggia questa storia interpretata magistralmente da Alfredo Castro, suo aspirante sosia, che si cimenta in scene di violenza, sesso frustrante e patetiche imitazioni dell'originale. Le location sporche e le riprese con mdp a spalla trasmettono una forte irrequietezza. Riuscito.
MEMORABILE: La ricerca del materiale per costruire la pista da ballo per le esibizioni dell'aspirante Tony Manero.

Capannelle 31/12/12 10:54 - 4411 commenti

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Lo squallore e il cinismo trovano in questa pellicola efficacissima sintesi, travolgendo le figure coinvolte in una Santiago grigia e desolata. Da apprezzare la scelta del regista di non offrire raggi di speranza ma senza ricorrere alla violenza esplicita come era scontato fare per un film ambientato al tempo di Pinochet. Bastano infatti gli omicidi gratuiti, il sesso squallido, l'atmosfera della balera. Protagonista eccelso nella parte, anche se alla fine il tutto può apparire ripetitivo.

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Markus 14/07/13 19:41 - 3687 commenti

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Santiago Del Cile, fine Anni '70. Una storia di disperazione e di squallida esistenza di un uomo di mezza età, tale Raùl Peralta, che trova nell'emulazione in Tony Manero l'unica esistenza di vita, macchiandosi talvolta e con una disinvoltura sconcertante di crimini. Raùl è a sua volta vittima: tra accettazione della situazione sociopolitica - allora ben lungi dall'esser finita - e le stimolanti icone di un paese che per la propria sovranità la strappò agli altri. Un po’ pretenzioso, ma decisamente un buon film.

Rebis 16/10/13 20:49 - 2337 commenti

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Raùl Peralta si prende tutto quello che gli serve per realizzare il suo sogno: cose, vite, identità. È un mostro, uno come tanti. Il degrado umano che lo circonda, giustifica la sua abiezione? È tenero o pietoso quando costruisce una mirror-ball con un pallone da calcio e frammenti di specchio? L'evasione dalla realtà è il segno di una spaccatura identitaria insanabile con il mondo. La dittatura di Pinochet, che ha ucciso l'orgoglio di una nazione, nella messa in scena di Larrain: una macchina a mano incerta e traballante, che sfoca intimidita di fronte alla portata di un orrore estraniante.

Schramm 2/06/15 16:58 - 3495 commenti

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Tony Maniera. Il serial killer metafora e acida parodia dello showbiz emulato/doppiato dall’anti-spettacolarità a sua volta allegoria polarizzata del Cile pinochetiano. L’intercontinentale cuginetto di Bronson, dai modi altrettanto spicci e dalla vuotezza stilistica che si fa contenutismo, con le fonti dell’immagine (salotto tv, cabina di proiezione) scenografanti delitti di chi si integra solo grazie all’apocalisse dittatoriale, cavalcando la totale perdita di identità civile sociale storica umana, genitrice di uno squallore esistenziale, urbano ed epocale senza uguali. Sottile come pochi.

Pinhead80 14/06/16 20:05 - 4758 commenti

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Nel Cile del régimen militar un uomo è ossessionato dal mito di Tony Manero, il protagonista del film La febbre del sabato sera. Finirà per coinvolgere in questo delirio chiunque ruoti attorno a lui. Tony Manero è l'incarnazione di un Paese soffocato da una dittatura ottenebrante e oppressiva, che ha eliminato chiunque e qualsiasi cosa gli si sia posta innanzi senza aver mai pagato dazio. In questa atmosfera alienante anche i sentimenti vengono continuamente mortificati e umiliati nel nome di un'oscena spersonalizzazione.

Paulaster 5/07/17 10:29 - 4417 commenti

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Messa in scena di uno spettacolino sulle orme di Travolta nel Cile di Pinochet. Attenzione agli effetti della dittatura (tenuta sullo sfondo) per il popolo che la subisce e nel contempo tira fuori gli aspetti più biechi per sopravvivere. Grande prova di Castro in un personaggio malvagio pronto a tutto per il suo piccolo obiettivo di uscire da una realtà vessatoria. Alla lunga gli eventi miserabili perdono di effetto e anche il finale mostra una delusione che comunque l’eventuale successo non avrebbe risolto la situazione quotidiana.
MEMORABILE: Il pallone ricoperto di vetri; Il furto della pizza del film; Le sberle alla vecchia signora.

Fulcanelli 6/12/17 15:22 - 135 commenti

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Un'ottima realizzazione di un soggetto davvero atipico. Sceneggiatura inattaccabile, eccellenti performance degli attori. Se da un lato sono tutti pregi, dall'altro, per la natura stessa del soggetto (uno psicopatico fanatico di Tony Manero) non è comunque il tipo di film che possa aspirare a diventare indimenticabile. Alquanto superficiale nella sostanza, la visione non lascia il segno a parte l'onnipresente stato di degrado nelle location cilene e nella vita dei protagonisti. Buon film, non di più.
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  • Musiche Gestarsh99 • 5/06/11 12:36
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Il celeberrimo brano cult dei Bee Gees, contenuto nell'album Children of the world (1976):

    You Should Be Dancing
  • Discussione Raremirko • 10/12/13 00:18
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Tra tutti i vari temi ben toccati dal film, andrebbe fatto notare anche quello della dipendenza da immagini, così tanto sentito dal protagonista che addirittura lo esterna imitando lo stesso Manero.