The whale - Film (2022)

The whale
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Whale
Anno: 2022
Genere: drammatico (colore)
Note: In concorso al Festival di Venezia 2022. Sceneggiato da Samuel D. Hunter a partire da una sua pièce.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per chi ancora ricorda Brendan Fraser come moderno Indiana Jones nella saga della MUMMIA o addirittura come Tarzan pasticcione dal fisico scolpito in GEORGE RE DELLA GIUNGLA..?, il primo impatto lascia sgomenti: ritrovarlo nei panni di una vera balena umana (estremizzati da un uso massiccio della computergrafica), adagiato sul divano di casa che si masturba davanti a un video hot, spiazza a dir poco. Eppure dietro la "maschera" i tratti inconfondibili del suo volto sono gli stessi; anche per questo colpisce doverne rinoscere la prova attoriale superba, infinitamente superiore...Leggi tutto a quelle offerte quando esibiva soprattutto grande prestanza fisica e physique du rôle. Qui accetta una parte difficile, sfaccettata, combattuta, che definire malinconica sarebbe un eufemismo.

Charlie se ne sta lì, di tanto in tanto collegato via audio (in video mai) coi ragazzi cui dà ripetizione per cercare di tirar fuori da loro uno spicciolo di onestà intellettuale. Si muove in casa col deambulatore a fatica, si sottopone alle amorevoli cure di un'amica (Chau) che passa di tanto in tanto a controllarne il precario stato di salute (la pressione raggiunge picchi elevatissimi) assistendolo anche quando egli stesso non vorrebbe, ormai rassegnato a morire in solitudine, ostinato nel non richiedere alcuna cura assistenziale. La routine quotidiana sconfina nell'apatia: Charlie pensa solo a mangiare panini e barrette di cioccolata... almeno fino a quando non bussa alla sua porta un giovane (Simkins) che dice di volerlo aiutare, in missione per il gruppo religioso di "New Life". Lo guarda pieno di compassione, cerca di vincerne la ritrosia e la scarsa voglia di comunicare promettendo di fargli capire quanto la fede potrebbe salvarlo.

Ma Charlie pensa ad altro, e quando in scena entra a sorpresa Ellie (Sink), sua figlia, adolescente scontrosa a dir poco, l'unico obiettivo diventa il riguadagnarne la stima. Sa di averla lasciata quando aveva soli otto anni per fuggirsene con l'amante e ora, a distanza di tanto tempo, vorrebbe poterle parlare in tutta sincerità. Ma lei è perfida, “cattiva” (come dice sua madre), letteralmente insopportabile nel ricercare sempre, ad ogni costo, la risposta che non t'aspetti attraverso la quale vomitarti addosso tutto il suo disprezzo per il mondo e la gente, di ogni razza e religione. Una scheggia impazzita a contatto con un uomo apparentemente indifeso, arrendevole, rassegnato, un padre che di fronte a qualsiasi offesa della ragazzina reagisce giustificandola e restituendole complimenti che appaiono quantomeno fuori luogo, nella circostanza. D'altra parte, di fronte a un film girato per intero in un unico ambiente, o ci si inventa una sceneggiatura efficace, curiosa e ficcante (la scrive Samuel D. Hunter a partire da una sua pièce) o non ha nemmeno senso cominciare.

Il focus comunque, l'elemento attorno a cui ruota ogni azione sul set, è Fraser e talvolta sono suoi anche certi comportamenti che si faticano a comprendere. Affranto, di fronte alla figlia ritrovata dopo otto anni sente di doverne accettare qualsiasi vendetta e bassezza superando ogni senso di umana sopportazione. Gli altri personaggi si fanno in breve secondari, spalle da alternare in scena (si rifarà viva persino la moglie, cui dà il volto Samantha Morton) in attesa di scatenare quella lacrima che ripetutamente farà capolino in chi guarda, o perlomeno negli animi più sensibili. Aronofksy non arretra infatti di fronte al rischio di apparire melenso, scontato nel tratteggio commovente di un uomo sfortunato il cui sguardo comunica profonda bontà. Perché sa di poter comunque imporre il proprio stile (magari il 4:3 poteva risparmiarselo, così come una fotografia dai toni tanto scuri) e di avere in mano un personaggio relativamente nuovo per il cinema, forte, immenso in ogni senso. Una prova intensa, quella di Fraser, che sconta solo parzialmente una certa superficialità nell'approccio (mascherata dalla professionalità nella messa in scena) che è stata spesso il tallone d'Achille di Aronofsky. A trovare gli spunti di riflessione ci penserà la critica, perché di materiale su cui riflettere ce n'è in abbondanza. La persistente sensazione di umana pietà che si prova nei confronti del protagonista e che Fraser reclama silenziosamente con estrema naturalezza diventa il punto di approdo di un film coraggioso, talora artificioso nelle caratterizzazioni secondarie (della figlia soprattutto, insopportabile ben oltre il credibile) ma ricco di momenti autenticamente toccanti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/09/22 DAL BENEMERITO TAXIUS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 26/02/23
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Taxius 5/09/22 13:33 - 1656 commenti

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Tratto dall'omonima opera teatrale di successo, the Whale, è la storia di un uomo in fin di vita di quasi 300 kg che non può muoversi da casa; lui è un uomo buono e onesto, con pesanti traumi passati e un difficile rapporto con la figlia che appena conosce. Aronofsky ha il merito di rendere un film dalla trama pesante scorrevole e mai noioso, ma il difetto di voler cercare furbamente una lacrima troppo facile nello spettatore. Protagonista assoluto è un monumentale Brendan Fraser, capace di riversare nel personaggio tutta la sua  personale sofferenza patita negli ultimi anni.
MEMORABILE: L'immensa bravura di Brendan Fraser, che vale al film un punto in più.

Xamini 7/09/22 15:47 - 1252 commenti

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Darren Aronofsky torna a ripetere quel che aveva fatto con The wrestler: il riscatto spetta questa volta a un Brendan Fraser ulteriormente imbolsito dal trucco e perno centrale di questo dramma dalle tinte cupe, una "balena" melvilliana costretta in una cambusa, protetta dalle tempeste ma non dal suo male e finalmente capace di sentimenti. Il regista scende nell'abisso di ciascuno dei suoi personaggi sino a farlo pulsare di passione e cesella alla perfezione i tempi, sublimando il conflitto nel confronto padre/figlia, una Sadie "Max" Sink tutta da costruire. Portate i fazzoletti.

Dolores h. 8/09/22 19:34 - 10 commenti

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Da sempre autore di “contrasti” (la ferocia nella grazia de Il cigno nero; la vita eterna nella morte in The fountain…) Aronofsky crea bellezza in ciò che più genera repulsione: la smisurata perdita di controllo del proprio corpo e della propria vita. Nella sua personale cambusa-appartamento, con un bastone per rampone e un girello per Pequod, Charlie, cetaceo e Ahab di se stesso, ci conduce negli abissi della propria schiacciante autodistruzione, alla ricerca di un approdo salvifico di parole. Standing ovation al Lido, nella forte commozione di Fraser e del pubblico (me inclusa).
MEMORABILE: La “tempesta emotiva” di binge eating in piena tempesta atmosferica; La superlativa recitazione di Fraser; La ricerca di parole "dannatamente oneste".

Deepred89 19/02/23 02:54 - 3706 commenti

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Se l'essere scaraventati nel microcosmo di una persona di oltre duecento chili inizialmente frastorna e conquista, l'entrata in scena di ulteriori personaggi trasforma il film in uno strappalacrime magari non programmatico, ma ricattatorio e dannatamente ripetitivo, col cast che fa a turno per insultare un protagonista passivo non solo fisicamente, senza una vera progressione narrativa se non il fiacco dispiegarsi del rapporto con una figlia la cui dimensione psicologica non riesce a renderne digeribile l'odiosità. Interpretato benissimo e non noioso, ma monotono e irritante.

Herrkinski 23/02/23 14:54 - 8111 commenti

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Forse un po' sopravvalutato in virtù della prova - peraltro ottima, non c'è dubbio - di un irriconoscibile Fraser; il film infatti è un dramma corale, di chiara impostazione teatrale, che gioca la carta della lacrima facile ma che nella rappresentazione della grave obesità del protagonista non differisce particolarmente da una puntata di certi reality di oggi in tema. Detto questo, tutto il cast regala interpretazioni intense e alcuni momenti studiati ad hoc, come il finale, sicuramente sortiscono l'effetto auspicato; con The Wrestler però Aronofsky aveva centrato meglio l'obiettivo.

Leandrino 24/02/23 15:55 - 513 commenti

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Si parte con un certo riserbo, se non altro perché reduci dalla tartassante sponsorizzazione - che ormai rischia di inimicarsi l'opera prima di assistervi - tutta indirizzata al redivivo Fraser. E' lui a reggere - benissimo - il peso di un film che non maschera la filiazione teatrale, ma anzi la assorbe in virtù di una resa intima che presto diventa claustrofobica: un piccolo mondo in rovina intessuto di oggetti, rimorso e disgusto, solo nel finale scucito da una muta luce di speranza. Vale la pena di rimanere attenti e senza pregiudizi, così da sentire il peso dell'esperienza.

Capannelle 26/02/23 23:09 - 4411 commenti

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Il film si identifica nel suo protagonista e nello scavare nel suo passato, passato i cui errori condizionano irrimediabilmente il presente. A dare letteralmente corpo a tutto ciò un superbo Fraser, bravo nel trasmettere le caratteristiche ambivalenti di Charlie il quale vive in un ambiente chiuso dove Aronofsky si muove con consumata abilità introducendo personaggi sempre efficaci. Scappano le lacrime, c'è sicuramente qualcosa di ricattatorio, ma il crescendo emotivo è ben orchestrato ed è vincente l'idea di rimanere su confronti serrati a due persone, senza aprire al corale.

Enzus79 5/03/23 22:17 - 2896 commenti

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Tratto dall'omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter, è un dramma con tutti i crismi del genere. È un concentrato di emozioni in cui la compassione la fa da padrona. In risalto è messo anche il rapporto conflittuale uomo/Dio. Regia fina ed efficace. Colonna sonora che riesce nell'intento di trasmettere commozione nelle scene cosiddette toccanti. Brendan Fraser da applausi.

Rambo90 6/03/23 21:42 - 7697 commenti

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Film che stupisce soprattutto per la performance di Fraser, che al di là della trasformazione fisica operata dal make up si rivela attore a tutto tondo, lasciando alle spalle i ruoli brillanti e comici. Si assiste inoltre a una sceneggiatura piuttosto ordinaria, ben orchestrata dal regista che sa sfruttare l'unità di luogo senza appesantire il racconto. Apprezzabile qualche momento ironico, altri dialoghi son più ripetitivi ma in definitiva è un buon film.

Paulaster 16/03/23 18:44 - 4419 commenti

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Uomo obeso insegna online a telecamera spenta per la vergogna. Impianto teatrale, dato che il protagonista vive sepolto in casa, che Aronofsky sfrutta senza gran ritmo cercando solo di creare un clima sottilmente angosciante. Gli unici snodi sono i dialoghi con personaggi senza spessore, nei quali viene ripetuto alla nausea che lui ha abbandonato la famiglia. La figlia in lotta col mondo è stereotipata, il missionario sembra anacronistico e la madre strilla; Fraser ha un gran ruolo sfruttato in parte. Conclusione di redenzione in cui il messaggio del romanzo "Moby Dick" passa poco.
MEMORABILE: Fraser che cerca di alzarsi in piedi; Sulla sedia a rotelle; La telecamera accesa alla fine; Il soffocamento.

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Thedude94 21/03/23 23:54 - 1097 commenti

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"The whale" è il film che più si allontana dalla poetica di Aronofsky il quale, oltre al patto meta-cinematografico di riportare in auge un attore lontano da anni dal grande cinema (in questo caso un ottimo e tenero Fraser), decide di mettere in scena una storia molto dolce e fortemente drammatica, che ha come unico difetto forse quello di essere troppo spinta verso la lacrima facile per lo spettatore. Per il resto la fattura dell'opera è comunque buona, grazie allo strepitoso make up del protagonista e alle ottime performance del cast.

Didda23 27/03/23 10:30 - 2426 commenti

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Se in The wrestler i tormenti interiori del protagonista sfociavano in una estrema spettacolarizzazione della vicenda, qui il validissimo Aronofsky ci catapulta nel microcosmo di un uomo che paga (forse eccessivamente) il peso delle proprie scelte (sempre consapevoli, per carità) con una gestione della tensione narrativa pressoché inattaccabile e un finale di rara potenza emotiva. Fraser nel ruolo probabilmente della vita, supportato da un cast che rispecchia gli standard del politicamente corretto hollywoodiano. Un'opera che rimane dentro e che induce la riflessione. Grandioso.
MEMORABILE: La retromarcia col tipico suono del carrello elevatore; Fraser che mostra le proprie fattezze agli alunni; Il finale.

Rigoletto 27/04/23 12:32 - 1786 commenti

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Con questa interpretazione, Brendan Fraser, ex-belloccio primi anni 2000, si toglie di dosso l'etichetta di cicciobello dal fisico scolpito per offrire al pubblico una prova adulta, matura nella sua interezza. Uscire di cliché non è mai facile, Fraser ci è riuscito alla grande. Il film però, se gode di un protagonista in stato di grazia, non trova nel resto del cast chi sappia tenergli testa; colpa anche di una caratterizzazione stereotipata (e di una certa ripetitività) nei personaggi. Aronofsky centra il bersaglio in maniera convincente, nonostante la cupezza di fondo.

Schramm 8/05/23 00:32 - 3495 commenti

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È buffa giustizia poetica e crudele ironia che un kammerspielnocchio nella pancia della balena più donchiottescamente ambita sia scritto da un Hunter e la figlia spietata che fa da arpione e naviglio affondato sia incarnata da una Sadie. Sincronicità junghiane proprie di quel vecchio lupo di mare che è Darren: vuoi il caso vuoi la scelta, a lui solo riesce il prodigio di rendere ogni attore elemento scenico frame elaborato sia Achab che Moby Dick, sia vecchio che mare con occhio semirivolto al sé-ring. Il pur strameritato oscar a Fraser rende lo 0,1% di giustizia alla sua oceanicità.

Magerehein 7/06/23 09:30 - 1001 commenti

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Dramma impostato con studiata furbizia, propenso a strappare lacrime ma anche capace di far riflettere sulla natura dei vari personaggi mostrati; tutti costoro, difatti, hanno sia un elemento fonte di compassione che uno da biasimare (specialmente la Sink sa rendersi davvero odiosa, pur avendo le sue buone ragioni alle spalle). Ciò che fa davvero imprimere il film nella memoria è però l'impressionante prova di Fraser, che infonde nel proprio personaggio qualcosa di più che semplice buona vena recitativa, confezionando la propria rinascita artistica. Meritevole di almeno una visione.
MEMORABILE: L'infermiera minaccia di accoltellare Fraser, e lui: "Fai pure, tanto non arriveresti agli organi".

Daniela 9/06/23 06:27 - 12662 commenti

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Fatta la tara alle polemiche assurde come l'accusa di fat shaming e apprezzata la prova di Frazer che, sepolto sotto chili di trucco prostetico, deve affidarsi soprattutto alla dolcezza dello sguardo, cosa resta? L'impressione non tanto di vedere un film quanto di avere una pistola alla testa che ti intima di commuoverti per un caso umano tanto eclatante: il problema non è la chiara derivazione teatrale ma l'artificiosità della costruzione drammatica e la pretestuosità delle figure di contorno ridotte a funzioni narrative. Di nuovo Aronofsky intriga ma non convince per eccesso.

Caesars 11/07/23 10:11 - 3790 commenti

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Di chiara derivazione teatrale (praticamente un'unica ambientazione, pochi personaggi) che trova il suo punto di forza nell'interpretazione fornita da Fraser, il quale riesce a trasmettere allo spettatore tutte le emozioni provate dal personaggio. La pellicola ha uno sviluppo interessante, pur possedendo una "pesantezza" decisamente forte, che fa scorrere le le circa due ore di proiezione senza affaticare la visione. I personaggi di contorno non sempre convincono al 100% e spesso sembrano usati solo per vivacizzare la situazione ma, visto il tipo di film, la cosa ci può stare.

Galbo 9/11/23 16:50 - 12392 commenti

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Un film che merita la visione sebbene sia certamente "ricattatorio" emotivamente, cercando e trovando la commozione del pubblico che difficilmente può restare indifferente di fronte alla vicenda. Ci sono però da riconoscergli una rigorosa e valida messa in scena, di tipo rigorosamente teatrale, la regia e soprattutto l'eccellente prova di Brendan Fraser, che sia pure con un valido ausilio tecnico, offre una prova memorabile che lascia incredulo chi ricorda l'attore in sue precedenti interpretazioni. Di minimo rilievo la presenza degli altri attori.

Puppigallo 5/02/24 18:33 - 5273 commenti

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Il film va visto per la prova di Fraser, che recita sia con la sua massa quasi informe che con quel poco che gli resta del volto originale in maniera così convincente da meritare l'approvazione dello spettatore. Purtroppo la figura della figlia, spesso sopra le righe e piazzata lì troppo forzatamente per sottolineare al protagonista le conseguenze delle sue scelte, rende il tutto un po' meno naturale, lasciando qualche dubbio sul valore di quest'opera (indubbiamente teatrale nella costruzione). Comunque, resta meritevole di visione, anche grazie all'angelo "badante" di Fraser.
MEMORABILE: "Se mi ringrazi un'altra volta ti accoltello". "Tanto non raggiungeresti nessun organo vitale"; "Il mio titolo è meglio"; Annusa la camera da letto.

Dante\'s Ieri 19:12 - 2 commenti

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Un film che entra dentro. Fraser è sublime nel rappresentare il dramma di un colto obeso afflitto e tormentato dai molti drammi della sua vita. L'orgoglio di un uomo ormai quasi disumano. Una sceneggiatura pensata per il teatro e perfettamente trasposta in pellicola. Un finale delicato e d'effetto, capace di lasciarti la soddisfazione di aver visto qualcosa di ottimo, pur non avendo visto nulla di eclatante. Le musiche accompagnano in modo magistrale la trama sempre incalzante e mai banale. Oscar meritatissimo. Per gustarlo al meglio occorre conoscere un minimo di cultura americana.
MEMORABILE: L'impresa di alzarsi da una sedia.

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